• Non ci sono risultati.

Diagnosi psicologica sui minori vittime di maltrattamenti

CAPITOLO 10. La funzione dell‟assistente sociale e degli interventi psicologici nei cas

10.5 Diagnosi psicologica sui minori vittime di maltrattamenti

Quando parliamo di maltrattamenti, sia fisici sia psicologici, dobbiamo tener conto che il limite entro il quale essi si manifestano cambia in base ai fattori socio-culturali degli attori in gioco.

In particolare occorre esaminare l‟eccesso di tali azioni considerando il suo significato in un determinato contesto, cioè bisogna distinguere i dati oggettivi e soggettivi1.

I bambini sognano spesso di diventare adulti. Questa esigenza nasce proprio in virtù del fatto che i loro genitori, quando li puniscono, creano dentro di loro un senso di un‟ingiustizia. In alcuni casi diventa un ambiente di sfida, con la conseguenza che matura nei figli la volontà di eccedere dalle regole solo per il gusto di andare contro i loro padri e madri.

L‟eccesso del maltrattamento sta nel fatto di superare il limite del rispetto della persona,

La fase dell‟indagine, dunque, è legata proprio alle difficoltà che i sevizi si trovano ad analizzare un contesto alquanto complicato perché al suo interno ci sono una miriade di modi di pensare e credenze che si intrecciano a sentimenti e vissuti psichici di ogni persona.

In base a come una persona matura un proprio punto di vista, le proprie convinzioni, sviluppa anche una propria visione di cosa significa andare oltre i limiti nell‟educazione del figlio. Di conseguenza, può capitare che un bambino possa tacere su delle violenze e che arrivi a pensare che sia conveniente farlo.

Il maltrattamento racchiude molti spazi che vanno dalle percosse, alle umiliazioni, fino alle mancanze di rispetto. Anche il solo fatto di pretendere che un figlio faccia o meno qualcosa in base alla condotta del genitore andando contro le leggi, si può classificare qualcosa di non rispettoso verso la prole. La tendenza di solito, quando c‟è la segnalazione o il dubbio su un maltrattamento fisico, è quella di esaminare bene ogni elemento, infatti, negli anni la collaborazione tra psicologo e autorità giudiziaria è aumentata.

Questo perché c‟è stata un‟invasione di concetti psicologici nel campo giuridico che si sono tradotti in una maggior attenzione ai bisogni dei bambini. Si è incominciato a sentire le ragioni del minore con tutti i limiti connessi alla tradizione verbale delle confessioni, ed ecco che lo psicologo diventa una figura fondamentale.

Infatti, serve a far chiarezza nei casi complessi, dove non sempre le dinamiche sono chiare. Per la precisione basta pensare alla differenza che c‟è tra sentire e ascoltare. Il magistrato sente e trascrive ciò che ascolta, mentre lo psicologo tenta di comprendere il minore considerando anche il suo modo d‟essere, la sua persona, le sue impressioni e le sue difficoltà familiari.

E‟ molto importante, capire come l‟esperienze del maltrattamento condizionano la personalità della vittima, in particolare come tali accadimenti diventano “ segreti ”.

I percorsi principali che ci danno modo di approfondire gli aspetti sopra citati sono due: il primo riferito agli interventi psicoterapeutici che riguardano il bambino vittima di maltrattamento, il secondo concerne gli aspetti degli adulti che in sede analitica ricordano i traumi subiti.

In passato poteva accadere che l‟assistente sociale aiutasse un minore senza utilizzare un piano psicoterapeutico lasciando al caso il suo futuro. S'insisteva maggiormente sugli affidi a lungo termine, provocando in lui continui abbandoni, facendo si che il circolo vizioso dei traumi non avesse mai fine2. Quando si presentano situazioni gravi come quella in cui il bambino viene allontanato dalla famiglia o quando invece solo un genitore maltrattante venga distanziato dal figlio, è importantissimo che il minore sia seguito a livello psicologico.

1

Cleopatra D’Ambrosio, Psicologia delle punizioni fisiche: i danni delle relazioni educative aggressive, Erickson Editore, Trento, 2004.

2

91

Nello specifico può succedere nei casi di violenza fisica, che la vittima s'immedesimi con la madre attuando in lei una mortificazione punitiva, portandola per esempio, ad entrare nel giro della droga. La tempestività nell‟intervento psicoterapeutico è un elemento che non deve essere tralasciato. Questo deve essere accompagnato da altri tipi di supporti attivati all‟interno della famiglia.

La psicoterapia non è una soluzione garantita che porta sempre al distrigarsi del problema, ma presenta dei limiti, uno dei quali è proprio il fatto che non deve essere messa in azione da sola. Ci sono molti aspetti da analizzare. Sicuramente c‟è un‟enorme differenza tra un trattamento dentro strutture territoriali o private. Nel primo caso lo psicologo lavora in equipe, in un contesto di rete integrata, in collaborazione con il Tribunale dei Minorenni mentre nel secondo si trova a lavorare in maniera singola, cercando di porre attenzione alla presa in carico dei casi ma soprattutto all‟alleanza terapeutica1.

Ci sono molte differenze tra il contesto di terapia coatto e quello spontaneo2.

Nel primo caso ci sono degli elementi che meritano di essere sottolineati poiché influiscono sul rapporto che si istaura tra la famiglia e lo psicoterapeuta.

Intanto, nel contesto coatto, sussistono alcuni fattori fondamentali che sono: l‟assenza di domanda, l‟imposizione del professionista, la diffidenza nei suoi confronti, la circolazione dei contenuti nella rete e la restituzione dei risultati al magistrato.

Questi elementi presuppongono un‟obbligatorietà del contesto verso la famiglie, che influisce necessariamente sul rapporto con gli operatori.

In questa situazione, ovviamente i genitori sono costretti a presentarsi davanti allo psicoterapeuta obbligatoriamente per dare avvio alla valutazione della genitorialità dove quindi il professionista dovrà riportare tutto al Tribunale.

Inoltre, la copia del resoconto finale sarà fatta leggere anche alla famiglia, sia che risulti positiva o negativa.

In pratica tutto si svolge come se fosse una terapia nel contesto spontaneo, cioè con le video registrazioni e l‟equipè professionalizzata.

Stefano Cirillo, famoso psicoterapeuta, spiega nel suo testo come il lavoro con le famiglie maltrattanti sia veramente difficile e presupponga una propensione ad andare oltre i limiti del classico lavoro standardizzato.

Primo, perché questo fenomeno in tutti i modi influisce emotivamente su coloro che ci lavorano, fino ad arrivare anche alla sindrome del “ burnout3 ”, poi perché porta gli operatori a compiere delle scelte

al di la della ragioni diverse dal denaro, che possono essere il fascino della sfida, l‟interesse per la materia e il desiderio di giustizia.

Nel contesto spontaneo molti degli elementi che sussistono in quello coatto vengono meno. Intanto esso è caratterizzato da: la domanda del cliente, la scelta del terapeuta, la fiducia in lui e il segreto professionale.

Questi elementi sono importanti poiché la persona sceglierà il professionista più idoneo, pagherà indirettamente con le tasse il servizio, saprà che ciò che racconterà rimarrà tra lui e lo psicoterapeuta senza che le informazioni possano uscire da li.

Tutto questo presuppone una fiducia maggiore, una possibilità di riuscita della terapia molto più alta e la consapevolezza di avere un problema da risolvere che ormai è riconosciuta.

Non è detto che in tutti i casi del contesto spontaneo la terapia sia di facile risoluzione ma molti elementi concorrono a far si che funzioni.

Lo psicoterapeuta deve avere il cosi detto “ spirito terapeutico ” cioè il desiderio di trovare all‟interno della situazione che si deve risolvere, qualche risorsa per stimolare una persona verso il cambiamento. Ovviamente questa volontà molte volte è assente e quindi sta al professionista attivarla fino a quando quella dell‟utente sostituisce la sua. Questo non è facile da fare, bisogna che ci sia un equipè che aiuti lo psicologo a non cadere in tranelli o a superare gli ostacoli.

La funzione dell‟assistente sociale e di tutte le altre figure all‟interno della tutela minorile, è di essere promotori di “ cambiamento sociale ” e non di fotografare la realtà e farla rimanere statica.

Nei casi di maltrattamenti possono esserci molti formati di cui lo psicologo ma anche l‟assistente sociale può avvalersi.

A seconda della situazione può essere opportuno scegliere di incontrare un solo membro della famiglia o più di uno.

1

Stefano Cirillo, Cattivi Genitori, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2005.

2

Ibidem.

3

La sindrome del “burnout” definita da Maslach e Leiter, è definita come: “un’erosione dell’anima, un deterioramento che colpisce i valori, la dignità, lo spirito, e la volontà delle persone. E’ una condizione di malessere collegato alle difficoltà di controllo dello stress di vita, sia per eventi esterni alla persona, sia per le connessioni ai conflitti interni irrisolti ”.

92

Un formato possibile è quello della seduta congiunta. In questo caso c‟è tutta la famiglia insieme che è esortata alla discussione tra tutti i membri, compresi i più piccoli. Questa modalità ha dei vantaggi e degli svantaggi. A seconda del tipo d‟argomento che il professionista intende trattare la modalità d‟incontro può cambiare notevolmente fino ad arrivare a quelle delle sedute separate con ciascun genitore o quella parallela o individuale.

Ogni tipologia di convocazione da un messaggio indiretto a coloro che non sono chiamati in causa direttamente. Per esempio, se l‟assistente sociale chiama al colloquio solo la moglie per paura di affrontare il marito molto più aggressivo, quest‟ultimo potrebbe pensare che ci sia una sorta di alleanza contro di lui fino ad arrivare a fare di tutto per metterle i bastoni tra le ruote.

Gli operatori sociali devono vagliare ogni singola situazione cercando di ipotizzare tutti gli eventuali effetti che deriverebbero da ogni mossa intrapresa. Questo perché ogni azione può comportare, se fatta alla sprovvista, dei danni su tutto il percorso che ancora deve iniziare.