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Miele su telaino Arrivo in mieleria Disopercolatura Smielatura Raccolta nel decantatore Decantazione Filtrazione Miele pronto per il consumo Confezionamento Confezionamento in altri contenitori Confezionamento in vasetti Deposito e stoccaggio Vendita e/o spedizione

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3. Materiali e metodi

Le analisi sono state condotte su mieli prodotti da apicoltori della Lucchesia e della Versilia e su mieli reperibili presso la grande distribuzione. Della grande distribuzione sono stati analizzati 5 mieli, tutti di Millefiori. Per i produttori locali, invece, sono stati analizzati 19 campioni provenienti da 7 differenti aziende; nello specifico 6 campioni di miele di Robinia, 6 campioni di miele di Castagno e 7 campioni di Millefiori.

Ciascuna azienda locale ha messo a disposizione tre diverse tipologie di miele: Acacia, Castagno e Millefiori in vasetti da g 500. Ad ogni campione è stato attribuito un codice in maniera tale da mantenere anonimo il risultato.

Tutte le aziende hanno compilato 4 schede: una relativa all‟azienda, le altre relative a ciascun campione di miele.

Nella scheda aziendale sono stati riportati dati relativi al territorio di produzione (specie botaniche prevalenti, aspetti agronomici del territorio, numero di apicoltori presenti nella zona) e dati relativi all‟azienda (numero di alveari posseduti, produzione annua di miele, dimensioni dell‟azienda dotazione di attrezzature e mieleria).

Nella scheda dei mieli, invece, sono state inserite notizie relative alla data di produzione e smielatura, periodo di permanenza degli alveari sulla fioritura e cenni relativi alle tecnologie di lavorazione (filtrazione, disopercolatura, metodo di smielatura, utilizzo di fumo); sono, inoltre, state riportate le avversità in apiario e le tipologie di prodotti sanitari utilizzati, le modalità di applicazione ed i tempi.

I vari campioni di miele sono stati poi sottoposti a Filth test.

Sono stati poi presi in esame e rielaborati i dati ottenuti da Loi e Canovai (2002) durante il quadriennio di assistenza tecnica alle aziende svoltosi nel periodo 1996-1999 confrontando tra loro le varie tipologie di miele. Da tale indagine, che fu svolta su campioni provenienti dall‟ intera Toscana, sono stati considerati soltanto i 55 campioni di miele provenienti dalla Lucchesia e dalla Versilia. Nello specifico 10 campioni di miele di Robinia, 30 campioni di miele di Castagno e 15 campioni di miele di Millefiori.

Si è poi provveduto a confrontare i risultati ottenuti nel caso della presente tesi con quelli ottenuti da Loi e Canovai (2002).

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Tecnica di Filth test

La tecnica utilizzata è quella impiegata da Loi e Canovai (2002). Ciascun vasetto fornito dalle aziende è stato suddiviso in 3 parti: una prima parte di 150 g è stata versata in un becker, una seconda parte di 250 g è stata posta all‟interno di un vasetto per successive eventuali analisi e la parte restante (100 g) è stata lasciata nel vasetto originario.Al miele posto nel becker è stata aggiunta una pari quantità di acqua deionizzata preventivamente riscaldata (circa 40 °C), il tutto è stato poi posto su un fornello munito di agitatore magnetico fino ad arrivare alla completa solubilizzazione. Infine si è proceduto a filtrazione sottovuoto con imbuto Buchner collegato ad una pompa aspirante elettrica. La filtrazione è avvenuta mediante l‟utilizzo di filtri rapidi di carta di circa 10 cm di diametro; questi sono stati preventivamente quadrettati in modo tale da favorire la successiva lettura. Il filtro ottenuto da questo processo di filtrazione è andato a costituire il “primo filtro”.Anche il miele rimasto all‟interno del vasetto originario ha seguito il percorso appena descritto. In questo modo si è ottenuto un secondo filtro detto “fondo”. Sia durante il processo che porta al “primo” filtro che quello che porta al “fondo” si è avuta cura, una volta filtrato il contenuto, di risciacquare più volte le pareti dei recipienti che contenevano il miele e il tappo del vasetto in maniera tale da recuperare qualsiasi eventuale impurità. Tutte le fasi appena descritte sia a carico del primo filtro che del fondo sono state svolte sotto cappa.

Figura n. 11 - Schema riassuntivo del Filth test (modificato da Loi e Canovai, 2002) Campione di miele gr. 500 Campione conservato gr. 250

Risciacquo del vasetto con acqua calda e filtraggio sotto vuoto Vasetto del campione con

rimananti g. 100 Becker con gr. 150 di miele diluito in acqua

calda "Fondo" In frigorifero 1 2 3 “1° filtro

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I filtri così ottenuti sono stati esaminati al microscopio; le impurità individuate sono state montate su vetrino mediante una soluzione di Berlese modificata (idrato di cloralio 200 g, acqua distillata 50 g, glicerina 20 g, gomma arabica 30 g) (Canovai et al., 1999). Nella lettura dei filtri, secondo il criterio adottato da Loi e Canovai (2002) e Rocchi (comunicazioni personali), sono state prese in considerazione le seguenti tipologie di impurità solide: il numero di frammenti di origine animale, il numero di acari, il numero di frammenti di origine varia, la quantità di particelle combuste ed infine la cera. Non sono stati presi in considerazione i frammenti di origine vegetale in quanto tali impurità, che sono di piccole dimensioni, sono particelle correlate frequentemente al lavoro svolto dalle api e non vanno ad incidere sulla qualità del miele. La somma dei risultati ottenuti dalla lettura del primo filtro e del fondo ha fornito il numero totale di impurità presenti nel miele.

Sulla base dei risultati ottenuti per ciascuna tipologia di impurità i mieli sono stati suddivisi in quattro classi: classe A, classe B, classe C e classe D secondo lo schema seguente proposto da Loi e Canovai (2002). La suddivisione in classi è molto utile per ridurre l‟impatto che l‟eventuale rottura di frammenti di origine animale, verificatosi durante le fasi di esecuzione del filth test possa portare a una sovrastima nella valutazione del numero totale di frammenti presenti.

Frammenti di origine animale e di varia origine (organica o

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