• Non ci sono risultati.

Il dibattito sulla natura punitiva dell’order e l’opinione pubblica

5. Le zone d’ombra del werkstraf, il community service order olandese: un’analisi

5.1. Il dibattito sulla natura punitiva dell’order e l’opinione pubblica

Dopo l’introduzione del community service order nel codice penale olandese nel 1989 cominciò un serio dibattito, che non si è ancora oggi concluso, sulla natura punitiva di questa sanzione.

Si cominciò ad affermare che in seguito all’introduzione del community service order quale terza condanna formale e autonoma nell’ordinamento, la natura punitiva di esso avrebbe dovuto riflettersi anche nel contenuto stesso della sanzione.261

L’argomento fu discusso a lungo tra la dottrina che attribuì diversi elementi punitivi al community service order sin dalle sue prime applicazioni, quali, ad esempio, il dovere di fare uno sforzo essendo un obbligazione di facere e non un semplice pati, il metodo conflittuale del funzionamento della sanzione, la vergogna nei confronti della società, ed anche la stigmatizzazione quale risultato di una maggiore visibilità del trasgressore rispetto alla pena detentiva.262

Nel 2000 venne pubblicato uno studio da Van Mulbregt sull’opinione dei trasgressori, dei giudici, degli avvocati e dei pubblici ministeri circa la natura punitiva del community service order: fu interessante rilevare che i tre gruppi di professionisti individuarono gli elementi punitivi nella condanna stessa, mentre i trasgressori individuarono elementi relativi alla condanna, quali il peso per la famiglia del trasgressore causato dalla sanzione e la paura della reazione della comunità.263

L’Autrice più volte citata ritiene che l’elemento punitivo delle community sanctions debba essere individuato nella lunghezza temporale durante il quale la libertà

261 BOONE, M.M. (2010) op. cit., pg. 28

262 Ibidem

263 BOONE, M.M. (2010) op. et loc. cit. L’Autrice si riferisce al seguente studio MULBREGT, J.M.L. VAN (2000) Het betere werk, Verwachtingen en ervaringen met betrekking tot het strafkarakter van een

del trasgressore è limitata, mentre il contenuto delle community sanctions dovrebbe essere determinato guardando al contributo offerto da queste misure alla riabilitazione del reo, e non alla loro natura punitiva.264

Il punto di vista della dottrina sul community service order è sempre stato messo a dura prova dall’opinione pubblica e dal suo grado di soddisfazione o meno verso l’utilizzo di questa misura.

Nel 1993 lo studio di Van der Laan ha concluso che vi era un ampio supporto da parte della società olandese per il community service order: esso ha presentato sette casi di trasgressori ad un campione di 1027 persone che, anche per reati più gravi quali violenza pubblica con moderate lesioni, frode fiscale e guida in stato d’ebbrezza con conseguente incidente stradale e vittime, hanno appoggiato il community service order, eventualmente combinato con una pena pecuniaria.265

Tuttavia nel corso degli anni la situazione è molto cambiata ed il community service order ha dovuto confrontarsi con le polemiche sollevate dall’attenzione dei media verso questa sanzione e con la pubblica e politica disapprovazione.

L’attenzione dei media verso la sanzione in analisi fu sollevata in seguito a due vicende giudiziarie, rispettivamente del 1995 e del 1997.

La prima vicenda riguardava un calciatore di fama internazionale che causò un fatale incidente stradale mentre eccedeva il limite di velocità di 40 km/h; due settimane dopo commise un'altra infrazione stradale, questa volta senza causare vittime: esso ricevette per entrambi i reati un community service order di 240 ore.266

La seconda vicenda avvenne due anni dopo e coinvolse un altro personaggio pubblico, questa volta un famoso cantante lirico, responsabile di un analogo incidente stradale: il trasgressore era in stato di ebbrezza al momento del reato ed anche per esso la sanzione si concretizzò in un community service order di 240 ore, il massimo dell’ammontare di ore lavorative concesso nell’imposizione di tale sanzione.267

L’opinione generale che si venne a creare in seguito a queste due vicende giudiziarie fu che il community service order era una sanzione troppo indulgente per questo tipo di reati, e che il solo motivo per cui i trasgressori in questione erano riusciti ad evitare la pena detentiva risiedeva nel loro status e nella loro fama.268

Questa circostanza è parzialmente vera, poiché i danni all’immagine e alla reputazione che il trasgressore subirà a seguito della condanna e della sua pubblicità

264 BOONE, M.M. (2010) op. et loc. cit.

265 BOONE, M.M. (2010) op. et loc. cit. Lo studio a cui l’Autrice si riferisce è il seguente VAN DER LAAN, P.H. (1993) Het publiek en de taaskstraf, Een maatschappelijk. Draagvlak voor de taakstraf, in

Justtitiële Verkenningen, Vol. 19, No. 9, 89-110 Nello studio sono riportate le percentuali dei soggetti che

si sono dimostrati favorevoli all’imposizione del community service order per i tre reati sopra citati: il 63% per reati di violenza pubblica con lesioni moderate, il 33% per la frode fiscale e il 38% per il reato di guida in stato di ebbrezza con conseguente incidente stradale e vittime.

266 BOONE, M.M. (2010) op. et loc. cit.

267 BOONE, M.M. (2010) op. et loc. cit.

negativa, sono spesso considerati quali fattori di mitigazione della pena da parte dell’organo giudicante.269

Vi è tuttavia da considerare anche un altro fattore: i reati considerati sono spesso reati per i quali il giudice ha una visione diversa rispetto all’opinione pubblica circa la loro meritata punizione poiché le infrazioni stradali, sebbene possano provocare seri danni a cose e persone, sono raramente commesse con intenzionalità.270

Il maggiore impatto negativo sul pubblico consenso al community service order fu provocato da un bizzarro incidente: nell’Ottobre del 2007 il programma televisivo Zembla trasmise un documentario dal sensazionale titolo “Murder, homicide, community service order”.271

Il principale messaggio trasmesso con questo programma televisivo fu che il sistema giudiziario olandese aveva violato la ratio alla base del Wetboek van Strafrecht imponendo il community service order anche per reati più gravi, quali omicidi e violenze sessuali.272

Comprensibile fu il tumulto provocato dalla trasmissione.

Pochi giorni dopo, il Parlamento convocò il Ministro della Giustizia al fine di ottenere chiarimenti sulla questione, e questi, al fine di evitare risposte affrettate e non supportate da dati scientifici, decise di commissionare un progetto di ricerca sul community service order, i cui risultati furono pubblicati nell’Aprile del 2008.273

Lo studio ha dimostrato che gli autori del programma avevano utilizzato dati inaffidabili, quali definizioni formali dei crimini che non corrispondevano alla gravità del reato: una “violenza sessuale” si dimostrò essere un bacio alla francese un po’ forzato e un “tentato omicidio” una minaccia piuttosto feroce.274

269 Ibidem

270 BOONE, M.M. (2010) op. et loc. cit. Sebbene l’obiezione della dottrina sia pertinente, a parere di chi scrive, non è tuttavia decisiva: per quanto in tali reati possa mancare l’elemento soggettivo del dolo intenzionale, si può senza dubbio individuare un dolo eventuale da parte del trasgressore. Quest’ultimo, ponendosi alla guida in stato di ebbrezza o superando i limiti consentiti dal Codice della Strada, accetta il rischio che il suo comportamento sprovveduto possa provocare seri danni alla circolazione dei mezzi e alle persone. Più che l’elemento soggettivo del reato, nelle due vicende giudiziarie sopra riportate sembra essere stata la popolarità e la fama internazionale dei trasgressori ad averli evitato una condanna meno mite.

271 GROENHUIJSEN, M.S. (2010) Special minimum sentences and community service in contemporary

Dutch criminal law, in M. S. Groenhuijsen, T. Kooijmans, & T. A. Roos (Eds.), Fervet Opus: Liber Amicorum Anton van Kalmthout, pg. 90

272 GROENHUIJSEN, M.S. (2010) op. et loc. cit.

273 Le risultanze dello studio commissionato dal Ministero della Giustizia sono contenute in KLIJN A., VAN TULDER F., BEAUJEAN R., VAN DER HEIJDEN T., RODENBURG G. (2008) Moord,

doodslag, taakstraf? Een Zembla-uitzending nader bekeken, Raad voor de Rechtspraak, Research

Memoranda, 4(1)

274 BOONE M.M., VAN SWAANINGEN R. (2013) Regression to the mean: punishment in the

Quale risultato, reati quali l’omicidio, l’omicidio colposo e ben tredici su quindici casi di tentato omicidio, erano stati impropriamente divulgati come reati per i quali era stato imposto un community service order.275

I ventotto casi in cui il giudice aveva imposto il community service order, contrariamente alla richiesta del pubblico ministero, vennero presentati e fatti analizzare da due professori di diritto penale: in ventuno casi essi si ritenevano soddisfatti con la sanzione imposta dal giudice, in sei casi essi avevano opinioni differenti sulla questione ed in un solo caso essi erano d’accordo sul fatto che il community service order non fosse una pena sufficientemente severa per il reato che era stato commesso.276

Nonostante lo studio commissionato dal Ministro della Giustizia abbia mostrato come il documentario televisivo fosse stato creato su dati inaffidabili, l’opinione pubblica e il generale grado di accettazione verso il community service order ne uscì profondamente turbato dalla vicenda.