2.3 DISOBBEDIENZA CIVILE Invisibili, tute-bianche e EZLN
DICHIARAZIONE DI GUERRA AI POTENTI DELL’INGIUSTIZIA E DELLA MISERIA
Apprendiamo da fonti giornalistiche italiane che i governi italiano e americano hanno deciso in una riunione svoltasi al Viminale, Roma, il 24 maggio 2001, di dichiarare formalmente guerra alle moltitudini di fratelli e sorelle che confluiranno a Genoa durante il vertice del G8 previsto per luglio. La scelta di usare le vostre forze armate e i corpi speciali contro l’umanità, vi rende più vicini ai vostri alleati che nel sud del mondo quotidianamente uccidono, affamano, perseguitano chi non accetta lo sfruttamento del neoliberismo. In ogni parte di questo pianeta i vostri militari intervengono con i fucili contro le idee e i sogni di un mondo diverso, un mondo che contenga molti mondi. Il mondo che voi volete imporre anche nella vostra riunione di Genova, è un mondo unico, dove esista un pensiero unico, dove l’unica ideologia
sia quella del denaro, dei profitti, del mercato delle merci e dei corpi. Il vostro mondo è un impero, voi gli imperatori, miliardi di esseri viventi semplici sudditi.
Dalle periferie di questo impero, dai molti mondi che resistono e crescono con il sogno di una esistenza migliore per tutti, oggi, noi, piccoli sudditi ribelli, vi dichiariamo formalmente guerra. È una scelta che voi avete provocato, perché noi preferiamo la pace, è una decisione che per noi significa sfidare la vostra arroganza e la vostra forza, ma siamo obbligati a farlo.
È un obbligo tentare di fermarvi perché finisca l’ingiustizia
È un obbligo dare voce ai fratelli e sorelle che in tutto il pianeta soffrono a causa vostra È un obbligo non cedere alla paura dei vostri eserciti e alzare la testa
È un obbligo perché solo per obbligo noi dichiariamo le guerre. Ma se dobbiamo scegliere tra lo scontro con le vostre truppe d’occupazione e la rassegnazione, non abbiamo dubbi. Ci scontreremo.
Vi annunciamo formalmente che anche noi siamo scesi sul piede di guerra. Saremo a Genova e il nostro esercito di sognatori, di poveri e bambini, di indios del mondo, di donne e uomini, di gay, lesbiche, artisti e operai, di giovani e anziani, di bianchi, neri, gialli e rossi, disobbedirà alle vostre imposizioni. Noi siamo un esercito nato per sciogliersi, ma solo dopo avervi sconfitto. Oggi noi diciamo “Ya Basta!”
Dalle periferie dell’Impero
Tute Bianche per l’umanità contro il neoliberismo 26 maggio 2001 – Genova, Italia, Pianeta Terra-
La dichiarazione di guerra è firmata come tute bianche ma le stesse si sciolgono durante le giornate di Genova quando, allo stadio Carlini, ufficialmente si ribadisce la figura della tuta bianca come un mezzo attraverso il quale comunicare al mondo, uno strumento identitario creato per l’occasione e così come una tuta la si indossa, la si toglie anche. Le tute bianche si sciolgono per immergersi completamente all’interno della moltitudine giunta da ogni parte del mondo per protestare contro l’abuso degli otto paesi più industrializzati della terra. “Voi 8, noi 6 miliardi” era uno degli slogan più diffusi durane le giornate di protesta.
Purtroppo Genova rappresenta, e non solo per molte ex-tute bianche, anche uno dei momenti più bui della nostra democrazia19. Durante le giornate furono commessi tanti errori di gestione delle piazze e
19Amnesty International ha pubblicato nel 2001 un dossier dove critica apertamente le modalità e la
gestione della piazza a Genova durante le giornate del Genova Social Forum accusando lo Stato italiano e il governo allora in carica (Berlusconi) di aver commesso gravi crimini contro la società civile, gravi danni e lesioni a soggetti innocenti e innocui. Per conclusione si sottolinea come quelle giornate siano state uno dei momenti più bui della democrazia italiana dove di fatto vigeva uno stato di guerra
tanti interrogativi ancora rimangono senza risposte. Non si capisce come mai la polizia caricò violentemente un presidio pacifico indetto dalla rete Lilliput e dai Beati costruttori di pace, organizzazioni e associazioni pacifiste e cattoliche che avevano l’autorizzazione per allestire una piazza tematica. Non si capisce come mai il corteo delle tute bianche fu caricato inspiegabilmente quando gli accordi segreti tra le tute bianche e i dirigenti della polizia prevedevano il raggiungimento delle barriere protettive. Il movimento no-global, al quale appartenevano le tute bianche e nel quale si sono poi sciolte, aveva sempre mostrato una forte radicalità nei discorsi e nelle pratiche ma una radicalità che esaltava l’immaginario del conflitto e non la sua reale attuazione indiscriminata e spontanea. Il conflitto è lo spazio d’azione dei movimenti e la radicalità delle pratiche sono un mezzo attraverso il quale comunicare delle volontà e conquistare spazi di discussione di più ampio raggio, come ad esempio quando si mira a fare notizia. Usare gli strumenti del nemico in modo astuto, critico e intelligente, per un proprio tornaconto personale che è quello della volontà politica del Noi che in questa prassi di articola come entità distinta, come identità antagonista. Questo è sicuramente un atteggiamento ambiguo ma coma abbiamo già detto le ambiguità sono del divenire umano, sono nel mondo, dentro e fuori di noi, la vera sfida sta nel coglierle e selezionarle, nell’agire con astuzia dentro, attraverso e fuori lo spazio del potere. Scrive ancora R. Bui20:
- Il problema (relativo) della sovra-esposizione mediatica può essere risolto "raddrizzando"
continuamente la rotta, non trovandosi mai dove ti aspettano (e checché ne dica Vitali, è proprio quello che è successo con la "dichiarazione di guerra").
Dicono che sei violento? Tu scompagini completamente il dibattito su violenza e non-violenza, proponendo forme che non rientrano in nessuna delle due categorie. Dicono che sei una minoranza estremista? T'infiltri nella cultura pop, costruisci consenso, metti in crisi le rappresentazioni ordinarie.
Cercano di contrapporti al Black Bloc? Tu difendi quest'ultimo, smontando le calunnie e gli stereotipi.
Cercano di descrivere la parte come se fosse il tutto, dicendo che le tute bianche sono il movimento, e così cercano di inchiodarti a un "dialogo" che tanto meno ha senso tanto più viene mediaticamente strombazzato? Tu precisi che non c'è bisogno di "dialogo", che il governo deve limitarsi a garantire l'essenziale e che comunque la linea rimane la stessa: bloccare il G8 ora e per sempre. Ti infilano dappertutto come il prezzemolo? Silenzio-stampa. Ti chiedono pareri anche sulle cose che non fai tu?
Tu dici che sei solo una parte del movimento, e che tocca agli altri spiegare ciò che fanno –