2. Il PCI nel dopoguerra
3.3 Onore, parentela, discendenza
3.3.2 Difendere l'onore dell'Italia
Scrivono Banti e Ginsborg che la forza che l'applicazione della concezione parentale al discorso sulla nazione è resa ancora più intensa perché si collega ad una «seconda figura profonda, identificabile con la costellazione figurale di amore/onore/virtù».442 Questi attributi definiscono in modo asimmetrico le identità di genere all'interno della comunità nazionale. Nell'immaginario nazional- patriottico delle narrazioni risorgimentali è di fondamentale importanza che le
439Giuseppe Di Vittorio, La CGIL non si tocca, in «l'Unità», 6 agosto 1948. 440Ivi.
441Luigi Longo,Portare avanti la sua opera fino alla vittoria finale, in Ivi. Cfr. S. Bellassai, La
morale comunista, cit., p. 147.
442A. M. Banti, P. Ginsborg, Per una nuova storia del Risorgimento, in Id., Storia d'Italia, Annali 22, Il Risorgimento, Einaudi, Torino 2007, p. XXX.
relazioni matrimoniali eterosessuali siano armoniche e non perturbate da rapporti extra-matrimoniali:443 un matrimonio stabile e duraturo è infatti un presupposto fondamentale per la salute della comunità. Questo assunto nasce da una preoccupazione di carattere biopolitico, che deriva dalla concezione parentale della nazione: se ciò che giustifica l'esistenza di una nazione è la coerenza della linea genealogica, allora è necessario che tale linea sia certa. Di qui i ruoli diversi che ricoprono uomini e donne entro la comunità: i primi devono difendere la purezza della linea parentale della nazione, anche con le armi, difendendo così l'onore delle donne della comunità; le donne, invece, devono condurre un tenore di vita che non metta in discussione la certezza delle loro relazioni ed essere disposte a resistere ad ogni offesa al loro onore, anche fino al sacrificio di se'.444
Certezza della linea di discendenza implica purezza del sangue dei membri della nazioni, che non deve in nessun modo essere messa in pericolo da «rapporti erotico-sessuali impropri».445 Questa minacciosa commistione può avvenire in vari modi: nel modo più diretto e violento, quello della violenza sessuale; oppure, in una forma meno traumatica, da promesse di matrimonio o dall'innamoramento tra due persone appartenenti a ceppi nazionali diversi. Quest’ultima opzione prevede una serie di varianti che in questa sede non percorriamo, ma in ogni caso la minaccia peggiore è la mescolanza del sangue: «ciò che si deve evitare non è soltanto la contaminazione delle donne, quanto, soprattutto, l’empia mescolanza di sangue diverso: per questo la colpa della procreazione di meticci è così grave».446 Emerge qui un altro elemento decisivo delle narrazioni che strutturano l’idea di nazione per cui combattono gli uomini e le donne del Risorgimento: «L’onore da difendere, l’onore offeso nella violazione della terra, l’onore offeso nella violazione della dignità delle persone, l’onore offeso nella violazione della purezza delle donne».447
443A. M.Banti, Sublime madre nostra, cit., p. 38.
444A. M. Banti, P. Ginsborg, Per una nuova storia del Risorgimento, cit., p. XXII. 445A. M. Banti, La nazione del risorgimento, cit., p. 84.
446Ibid., p. 92. 447Ibid., p. 93.
Per riferirsi a questo tipo di situazioni il terzo modello di riferimento del discorso nazionale è «il linguaggio delle società cetuali, il linguaggio dell’onore».448 Come al solito c’è una trasposizione: in questo caso però non riguarda l’impianto narrativo, ma il contenuto etico implicato dalle figure narrative in questione. Banti enuclea la struttura narrativa basilare: «Ciò che è andato perduto – prima dell’unità, prima dell’autonomia, prima della libertà – è l’onore della nazione»449, cioè «la sua identità, il controllo di se stessa e del suo destino, il rispetto da parte dei popoli stranieri».450 Prima ancora che sul piano militare, l’indipendenza deve essere riconquistata sul piano dell’onore perduto, perché c’è un rapporto di causa-effetto tra «il riscatto dell’onta subita e la rinascita nazionale».451
Nelle narrazioni dei testi del «canone» analizzati da Banti,452 i valori fondamentali da difendere sono tre, il valore militare, l’armonia all’interno della comunità e la purezza delle donne. Il primo è il valore fondamentale, spiega Banti, in quanto il secondo e il terzo dipendono da esso: perché vi sia concordia all'interno della comunità e le donne siano protette nella loro integrità fisica, è necessario che gli uomini della comunità siano capaci di prendere le armi. Questo può avvenire o nella forma dell’insurrezione/guerra o nella forma del duello.453
Nel corso del 1948 su «l’Unità» viene usato ampiamente un lessico legato alla difesa dell’onore: difendere l’onore dell’Italia, l’onore della nazione, l'onore della patria, sono espressioni che ricorrono frequentemente. Vediamone alcuni esempi, cercando di capire in quale misura quei termini rechino con se' le strutture discorsive che abbiamo sopra enunciato.
La partecipazione comunista nella guerra civile spagnola viene letta in chiave patriottica: «il Battaglione Garibaldi era formato da antifascisti italiani, quasi tutti emigrati, decisi a salvare, anche a costo della vita, l'onore dell'Italia,
448A. M. Banti, La nazione del risorgimento, cit., p. 139. 449Ivi.
450Ivi. 451Ivi.
452Ibid., p. 140. 453Ibid., p. 141.
minacciato dall'aggressione fascista contro il popolo spagnolo».454 Nonostante l'80% dei garibaldini fossero comunisti, si scelse come bandiera del battaglione il tricolore, «simbolo dell'unità del popolo italiano», e quale comandante, «sempre per amore dell'Italia»,455 il repubblicano Pacciardi, oggi ministro del governo De Gasperi.456 In questo caso la difesa dell'onore è strettamente legata alla dimostrazione delle virtù militari. I fascisti avevano mandato contingenti militari in Spagna per combattere la Repubblica e bombardato città a tappeto: la presenza degli antifascisti italiani nelle file dei repubblicani aveva anche dunque la funzione di ristabilire l'onorabilità degli italiani messa a repentaglio dall'attacco proditorio degli italiani fascisti.
Nel corso del discorso di apertura del VI congresso Togliatti interviene denunciando la dichiarazione di Marshall che gli Stati Uniti sarebbero stati i difensori della libertà dell'Italia, giudicandola «lesiva e dell'onore e della libertà d'Italia».457 In questo caso la difesa dell'onore dell'Italia significa la difesa della possibilità della nazione di decidere autonomamente il proprio futuro e quindi avere il rispetto delle altre nazioni
Pietro Ingrao interviene in giugno su «l'Unità» per stigmatizzare un discorso tenuto dal gesuita Padre Lombardi, in cui il canonico avrebbe accusato i partigiani di aver commesso degli eccidi nel corso della guerra: sono affermazioni «politiche», scrive Ingrao, «le quali toccano la vita, le lotte e l'onore del popolo italiano e – diremmo – le basi stesse della Repubblica».458 Qui Ingrao pare utilizzare il termine onore nell'accezione di buona reputazione.
Spesso la questione dell’onore d’Italia è legata all’accusa di tradire gli interessi nazionali: domenica 6 giugno viene riportato un dibattito parlamentare in cui socialisti e comunisti accusano il governo di servilismo nei confronti degli Stati Uniti. Viene dato largo spazio all'intervento di Giancarlo Pajetta, il quale
454Randolfo Pacciardi vice-presidente, in «l'Unità», 4 febbraio 1948. 455Ivi.
456Ivi.
457Togliatti indica la funzione dell'Italia nella lotta per la libertà e la pace nel mondo, in «l'Unità», 6 gennaio 1948.
afferma la volontà dei comunisti di assicurare indipendenza e libertà «per la nostra patria»:459
In questo i comunisti non fanno che riallacciarsi alla gloriosa tradizione di lotta e di sacrificio della guerra di liberazione nazionale. L'oratore ricorda l'atteggiamento dei comunisti non solo nei confronti dell'occupante tedesco, ma anche nei confronti degli alleati anglo-americani l'atteggiamento dei quali essi criticarono ogni qualvolta parve lesivo all'onore e all'indipendenza dell'Italia. […] Voi avete realizzato allora – prosegue rivolto verso il banco del governo – come la realizzate adesso, la politica dello straniero. E oggi siete sorti, oggi vi reggete come il governo dello straniero.460
Pajetta prosegue accusando «il progressivo asservimento del nostro Paese di fronte agli orfani degli Stati Uniti», ricordando «il doppio gioco di De Gasperi» e il comportamento non onorevole del conte Sforza. Successivamente accusa il governo democristiano di disinteressarsi dell'onore degli italiani e dell'Italia messo in pericolo dalle gravi ingerenze americane che mostrano mancanza di rispetto per la dignità nazionale dell'Italia. Tali intrusioni nella politica interna dell'Italia si sono concretizzate nella schedatura di cittadini italiani da parte del Dipartimento di Stato «allo stesso modo [...] come venivano schedati allora dall'OVRA per conto di Mussolini».461
In alcuni casi emerge la consapevolezza da parte dei comunisti del cortocircuito che può nascere dall'utilizzare un lessico nazional-patriottico da parte di un partito «nazionale e internazionale». Questa preoccupazione emerge indirettamente quando il quotidiano si trova a riportare dichiarazioni in cui gerarchi fascisti e nazisti sotto processo nei tribunali italiani parlano di patria, di onore, di nazione. Così accade durante il processo contro il principe Junio Valerio Borghese, ex comandante della X MAS. Viene ad esempio sottolineato che durante la lettura delle imputazioni, il principe interrompe frequentemente
459Pajetta attacca duramente il governo dell'America e della guerra, in «l'Unità», 6 giugno 1948.
460Ivi. 461Ivi.
parlando dei «concetti di Patria, Onore, bandiera, Dolore, Tradimento (quello nostro), 8 settembre, Duca d'Aosta)». La stessa sovrapposizione la si ritrova nel prosieguo dell'articolo: «In particolare merita di riferire come il principe arrivò al tradimento (quello suo)».462
Analogo disagio si avverte quando Umberto Terracini sente la necessità di sottolineare la differenza tra gli stessi termini, quando sono pronunciati dai comunisti e quando sono pronunciati dai fascisti: ricordando il quinto anniversario della destituzione di Mussolini del 25 luglio il dirigente comunista dice: «...Il 25 luglio sorse sotto l'insegna della pace e della concordia. Purtroppo però la pace non si affermò perché un falso senso dell'onore non fece strappare subito l'indegno trattato che ci legava ai tedeschi....».463 Lo stessa necessità di marcare la distinzione torna nel corso di un altro processo, quando viene posta in rilievo la differenza tra il concetto di onore espresso da un nazista e quello proprio dei comunisti: l'ex generale nazista Wagner, accusato della fucilazione di 17 italiani a Rodi, chiede che la sentenza non tocchi il suo onore. L'articolista de «l'Unità» replica: «quale?».464
Lo stesso accade nei giorni concitati successivi all'attentato a Togliatti, quando esce un articolo in cui i giornalisti de «l'Unità» tracciano un quadro della personalità dell'attentatore Antonio Pallante:
Non basta dire che Antonio Pallante è un fascista: fascismo è l'effetto vistoso, è la conseguenza estrema. Prima di tutto, Pallante è un intossicato dalla droga nazionalista. Pallante è cresciuto nella religione, anzi, nella idolatria, del nazionalismo: questo chiuso, cupo, gretto sentimento collettivo che nell'individuo, ha il suo uso corrispettivo nella gelosia morbosa e nel cieco istinto della proprietà. Non sembri un accostamento avventato: si tratta proprio di tre diverse manifestazioni di uno stesso barbaro impulso. In altra congiuntura storica e particolare, Pallante avrebbe potuto sparare sull'uomo che avesse gettato una semplice occhiata sulla sua donna o avesse scavalcata la siepe della vigna per cogliere un grappolo d'uva. Negli individui come lui il furore omicida nasce da un complesso megalomane e dal semplice sospetto che qualcuno voglia toccargli quello che è 462 Gli eccidi della X MAS nell'interrogatorio di Borghese, in «l'Unità», 9 novembre 1948. 463De Gasperi vuole cancellare la data del 25 luglio, in «l'Unità», 27 luglio 1948.
loro.
Questo è, anche, il nazionalismo: dicono amor di patria, dicono onore, perché perfino gli istinti più bassi si rivestono di un nome decente. Credono che amare la patria, come loro l'amano, significhi
dovere di odiare chi l'ama in modo diverso, seppure più alto e generoso.465
C'è in questo articolo la volontà di prendere le distanze dall'ideologia nazionalista e dai suoi concetti («una cultura e ideali aventi valore, ormai, quanto potrebbero averne, di fronte alla scienza d'oggi, le argomentazioni di una fattucchiera medioevale»466) ma c'è anche la consapevolezza che quei concetti sono gli stessi in altra sede propugnati dai comunisti. Però si dice che essi sono utilizzati in modo fuorviante da parte dei nazionalisti.
La questione dell'onore nazionale viene utilizzata anche a proposito dell'elezione del presidente della Repubblica. Nell'editoriale di prima pagina, non firmato, quindi espressione del quotidiano, l'articolista accusa De Gasperi e la Dc di voler imporre il loro candidato alla presidenza, facendo valere i voti di maggioranza, senza cercare un nome accettabile anche per l'opposizione. Questo perché, accusa «l'Unità», la Dc non accetta i limiti imposti dalla Costituzione e vuole imporre un nuovo regime fascista, mettendo a repentaglio le conquiste democratiche della lotta partigiana. Perciò si chiama il parlamento a ribellarsi «all'offesa che si vuole infliggere alla sua dignità, all'onore e agli interessi del paese».467 Qua viene messo in gioco l'onore probabilmente perché, secondo i comunisti, i democristiani vogliono imporre come massima autorità dello stato, una figura di parte, magari asservita anch'essa allo straniero.
La richiesta dell'ANPI Roma al parlamento di mettere fuorilegge il MSI e di approvare l'autorizzazione a procedere nei confronti del deputato Giorgio Almirante, viene motivata con il fatto che quest'ultimo è colpevole «di aver pubblicamente vilipeso ed insultato tutti coloro che hanno combattuto per
465Il veleno nazionalista ha armato la mano omicida, in «l'Unità», 20 luglio 2948. 466Ivi.
467Opposizione in tutti i settori del Parlamento al Presidente di parte voluto da De Gasperi, in «l'Unità», 10 maggio 1948.
l'indipendenza, la libertà e l'onore del nostro Paese».468
Il 4 novembre viene riportata la cronaca delle celebrazioni della Festa dell'unità nazionale: una delle personalità intervenute, Vittorio Emanuele Orlando, inizia il suo discorso con un saluto ai «Caduti di tutte le guerre e particolarmente a quelli che nel primo e secondo risorgimento combatterono per tener alto l'onore e il nome dell'Italia».469
Il 28 dicembre Mario Montagnana nell'articolo di fondo parla della politica del governo italiano dopo la guerra: il popolo italiano «non è mai stato veramente libero», perché il liberatore straniero ha preteso una politica di asservimento ai propri interessi, implicitamente alludendo al diverso comportamento che secondo il dirigente comunista sarebbe stato tenuto dai sovietici nei paesi dell'Est Europa:
In realtà il nostro popolo non fu realmente libero se non brevissimi giorni. Poi ricominciarono le vessazioni, gli intrighi, le aperte ed oscure manovre per impedire che l'Italia risorgesse, per impedire che il nostro popolo diventasse arbitro del proprio destino. La corruzione, la paura e la violenza al servizio del privilegio arrestarono in questi anni la marcia dell'Italia sulla via del progresso politico, economico e culturale.470
Poi racconta l'episodio di una partigiana, mutilata, che in parlamento ha mostrato la bandiera della sua formazione partigiana calpestata dalla celere di Scelba:
Da un lato, in mezzo a noi, nelle file dell'opposizione, una eroina del popolo e la sua bandiera gloriosa, punteggiata da 117 stelle di caduti per la libertà, dall'altro lato, sul banco del governo, i mandanti di coloro che la bandiera avevano lacerato e insultato, in odio ai partigiani, in odio alla libertà. Gli uomini del governo abbassarono il capo, sgomenti. L'episodio aveva suscitato in tutti la sensazione precisa che questo governo disonora l'Italia.471
468L'Anpi per lo scioglimento del Movimento Sociale, in «l'Unità», 15 ottobre 1948. 469Nobile appello di Orlando per la difesa della pace, in «l'Unità. Edizione piemontese», 5
novembre 1948.
470Una bandiera, in «l'Unità», 28 dicembre 1948. 471Ivi.