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Difficoltà nell’ascolto e nella trascrizione e soluzion

II PARTE LO STUDIO

4. Analisi dei risultat

4.3 Difficoltà nell’ascolto e nella trascrizione e soluzion

Nella fase di ascolto delle registrazioni delle intercettazioni, dai dati raccolti si evince che i rumori di sottofondo rappresentano la difficoltà maggiore (punteggio medio più alto: 7) per i periti, seguito dalle voci sovrapposte (6,4). La pronuncia (4,8), riconoscere le voci dei parlanti e i problemi di campo (uguale punteggio: 3,6), la velocità dell’eloquio (3,2) e il tono della voce (3) sono gli ostacoli che causano invece meno problemi.

I punteggi attribuiti alle diverse difficoltà nell’ascolto delle registrazioni trovano conferma in quelli assegnati alle stesse nella fase di trascrizione. I rumori di sottofondo sono, anche in questo caso, il problema maggiore per i periti (6,6), seguito sempre dalle voci sovrapposte (5,8), mentre il riconoscimento delle voci si conferma come una difficoltà minore (3,6).

In breve, gli elementi che potrebbero compromettere tanto l’ascolto quanto la trascrizione delle intercettazioni sono soprattutto rumori di sottofondo e la sovrapposizione delle voci.

Per ovviare a questi inconvenienti, i periti adottano diverse strategie al fine di svolgere nel modo più efficiente possibile il loro lavoro.

Per i rumori di sottofondo, il 60% di essi decide di trascrivere, se comprensibile e chiedendo anche il parere di terzi, il rumore specifico, in modo anche da aggiungere un’informazione utile alle indagini, mentre il restante 40% trascrive ‘rumori di sottofondo’ senza specificare il rumore di cui si tratta. Si evidenzia come, in ogni caso, tutti i periti decidono di segnalare la presenza di rumori di sottofondo e nessuno opta per non segnalare il problema nella trascrizione.

Quando invece durante la conversazione le voci dei parlanti si sovrappongono, tutti periti segnalano che le voci sono sovrapposte e trascrivono il contenuto delle battute in due turni diversi (60%), oppure, nel caso in cui sia impossibile comprendere il contenuto, trascrivono ‘voci sovrapposte – incomprensibile’ (40%).

È interessante notare che il 20% dei periti coinvolti non riporta nella trascrizione il tono della voce dei parlanti, nonostante, come visto nei capitoli precedenti, gli studi dimostrino che la prosodia sia un aspetto fondamentale dell’oralità, giacché, anche il tono della voce può veicolare significati o attitudini. Di conseguenza, è possibile supporre che la decisione di non riportare il tono della voce nella propria trascrizione sia legata al fatto che il perito consideri questo fattore poco rilevante ai fini della perizia.

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Quando si ha difficoltà a comprendere ciò che viene detto, il 60% dei periti afferma di trascrivere ‘incomprensibile’, mentre il 40% riporta le diverse alternative che sembrano possibili. In entrambi i casi, è facile supporre che sia la scelta dell’ ‘incomprensibile’ sia quella di riportare le diverse possibilità rispondano all’esigenza di evitare di riportare il falso nella trascrizione e di evitare quindi di compromettere l’intera perizia.

4.4 La lingua

Tutti i periti coinvolti nello studio si sono trovati a dover trascrivere conversazioni in dialetto durante la loro carriera. Il dato è in linea con le aspettative se si considera l’enorme eterogeneità linguistica che caratterizza la realtà delle regioni italiane e se, inoltre, si pensa che, soprattutto in una conversazione tra familiari o persone che si conoscono bene il dialetto è ancora spesso utilizzato31.

Se nel caso di conversazioni in lingua straniera è d’obbligo (a meno che non si conosca quella lingua) nominare un ausiliario, nel caso del dialetto, invece, l’80% dei periti afferma di non essersi affidato ad un ausiliario poiché il dialetto utilizzato dai parlanti era molto simile a quello parlato nella zona di provenienza del perito trascrittore. Anche questo dato non sorprende: oggi è credenza diffusa che il dialetto non sia una lingua “altra” all’italiano, ma una semplice variazione di esso, che si conosce in modo più o meno approfondito. In realtà, tra lingue e dialetti non sussistono differenze a livello prettamente linguistico32: come la lingua, anche i dialetti hanno un lessico e una grammatica propria ed assecondano tutte le principali funzioni del linguaggio. Come afferma Masini (2013), le diversità riguardano più che altro fattori di carattere sociale e culturale: i dialetti vengono parlati in un’area più circoscritta e godono in generale di un prestigio inferiore33 rispetto alla lingua nella comunità di parlanti. Si può dunque supporre che anche questa concezione di inferiorità del dialetto porta i giudici e, dunque, i periti a non far ricorso ad un ausiliario.

Quando si imbattono in una conversazione in dialetto, al momento della trascrizione, i periti coinvolti nello studio adottano due strategie diverse: il 60% di essi trascrive il testo direttamente

31 Secondo dati Istat, nel 2015 (ultimi dati disponibili) si stima che il 45,9% della popolazione di sei anni e più

(circa 26 milioni e 300mila individui) si esprima prevalentemente in italiano in famiglia e il 32,2% sia in italiano sia in dialetto.

https://www.istat.it/it/archivio/207961 (consultato in data 5/02/2019).

32 Sull’argomento, cfr. Bonomi et al. (2013), per esempio.

33 Masini (2013: 22) afferma: “negli strati sociali più attardati, gli stessi che sono stati i principali e storici portatori

della competenza dialettale, il dialetto è stato vissuto a lungo come un simbolo di arretratezza, un ostacolo all’emancipazione sociale e all’avanzamento economico, una realtà perciò da superare in direzione della conquista dell’italiano”.

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in italiano standard, mentre il restante 40% afferma di trascrivere prima la parola o la frase in dialetto e poi di fornire la relativa traduzione in italiano. In altre parole, direttamente o indirettamente, tutti i periti coinvolti decidono di tradurre quanto detto nel testo originale e nessuno decide di trascrivere il solo testo in dialetto. Sarebbe bene indagare se queste strategie rispondono ad una scelta personale del perito o se sono il frutto della richiesta del giudice.