L’ultima analisi di “The ISO Survey of Certifications”, fonte ufficiale dell’Organismo Internazionale di Certificazione, sottolinea per il 2010 la rilevanza nel mercato globale delle norme di gestione ISO del sistema per qualità, ambiente, dispositivi medici, sicurezza alimentare e sicurezza delle informazioni rivelando un aumento dei certificati del 6,23%, per un totale mondiale di 1.457.912 certificati e utenti, in 178 Paesi.
I maggiori aumenti delle certificazioni sono dovuti soprattutto allo specifico settore alimentare come: lo standard ISO 22000:2005 sui sistemi di gestione della sicurezza alimentare che è aumentato del 34% e l’ISO 27001:2005 sulle informazioni sul sistema di gestione della sicurezza, che è aumentato del 21%.255 Ripercorrendo le tappe affrontate dalla ISO 22000:2005 si può dire che è stata sviluppata in un periodo storico che ha conosciuto le più gravi crisi del settore alimentare degli ultimi decenni a fronte delle quali vari Paesi avevano cominciato a sviluppare standard nazionali per la sicurezza alimentare. Con la norma suddetta, l’ISO ha, in primo luogo, contrastato la proliferazione di norme differenti, eventualmente disomogenee, che potevano creare per le aziende difficoltà sui mercati internazionali, oltreché un aggravio di costi per ottemperare alla relativa conformità e, in secondo luogo, ha cercato di creare, a seguito della diminuzione di frontiere e di un aumento di fornitori provenienti da varie nazioni e sempre più competitivi, un’arma di difesa efficace a garanzia di standard qualitativi più elevati che possono essere valutati sui mercati europei. 256
Gli approcci volontari alla qualità, perciò, si sono affermati come strumenti di garanzia efficaci e affidabili, propedeutici al rispetto delle leggi, con il plus di funzionare come caratteri distintivi, fattori di miglioramento e di riduzione dei rischi, anche attraverso l’accresciuta consapevolezza delle risorse umane interne all’azienda, di incremento del grado di fiducia che il mercato vi ripone, con effetti significativi in termini di differenziale competitivo.
Le certificazioni “volontarie” di sistema rimangono tuttavia in una “zona grigia” per quanto riguarda la percezione del consumatore finale, anche a causa della bassa visibilità. Rispetto al “biologico” e ai “marchi di qualità”, i cui “bollini” possono essere direttamente apposti sull’imballaggio esterno del prodotto, le sigle ISO 9001, ISO 14001, ISO 22000, possono essere stampate sul pack in modo fortemente circoscritto e limitativo, per non indurre il consumatore a credere che sia il prodotto a essere certificato.257
All’entrata in vigore della ISO 22000:2005 molti tecnologi alimentari e responsabili di qualità avevano pensato alla norma come la “regina” degli standard per la sicurezza da applicare nelle industrie alimentari.
Al contrario di quanto ci si aspettasse, invece, la ISO 22000 non ha avuto la diffusione attesa: le industrie alimentari hanno ben presto sottolineato un suo grosso limite legato ai PRP (Programma dei Prerequisiti) che erano citati, ma non erano specifici.
Benché introduca il concetto di PRP, fondamentale per la sicurezza alimentare, la ISO 22000, infatti, lascia libera l’azienda di identificare quali e quanti prerequisiti analizzare: di qui la difficoltà nel trasformarli in prerequisiti operativi, applicabili in base alle Good Manufacturing Practice; lacuna che non corrispondeva alle esigenze di tutti gli attori della filiera agroalimentare.
Un secondo limite rilevante deriva dalla posizione assunta dal Global Food Safety Initiative (GFSI) che, effettuando una gap analysis dello standard, ha evidenziato come ISO 22000 abbia un’ottima logica di sistema di gestione ma, proprio a causa della carenza precedentemente esposta, non riusciva a coprire con sufficiente dettaglio i PRP e per questo non l’ha riconosciuto tra i suoi standard.
Non essendo la ISO 22000 riconosciuta dal GFSI, come gli standard promossi dai grandi retails europei (BRC, IFS, SQF e Deutch HACCP), che contengono già prerequisiti specifici che i produttori devono rispettare per garantire un adeguato grado sicurezza igienica dei prodotti, la grande distribuzione organizzata (GDO) internazionale, che fa parte del tavolo di lavoro del GFSI,
non ha mai realmente spinto perché i fornitori utilizzassero questo sistema certificativo.
A colmare questa carenza il 15 dicembre 2009 è stata pubblicata da ISO un’appendice della 22000: la specifica tecnica ISO 22002- 1:2009, “Prerequisite programmes on food safety -Part 1: Food manufacturing”, il tassello che mancava, per completare lo schema certificativo di ISO 22000 nella parte che attiene al cosiddetto “Programma dei Prerequisiti”. Questo standard però, è stato progettato per le sole organizzazioni coinvolte nella fase di produzione della catena alimentare. Tale norma ha integralmente recepito a livello internazionale lo standard inglese “Public Available Specification”o PAS 220 precedentemente pubblicato nel 2008 da BSI (British Standard Institution) su iniziativa della CIAA (“Confederation of Food and Drink Industries of the European Union”), tra l’altro fondatrice della ISO 22000, ed elaborato con il sostegno di alcuni grandi gruppi dell’industria alimentare (Nestlè, Kraft, Danone ed Unilever).
ISO 22002-1:2009, perciò, è un completamento “tecnico” alla norma 22000 che riporta le buone prassi igieniche e rende espliciti i requisiti di programma per i produttori alimentari da seguire durante lo sviluppo e l’attuazione di processi di produzione lungo tutta la filiera, estendendo il punto 7.2 (Programma di prerequisiti ) della ISO 22000.258 Con questa specifica tecnica la ISO 22000 arriva così a soddisfare tutti i requisiti GFSI e anche se non è ancora riconosciuta, al pari degli altri standard GFSI, sono numerosi gli operatori del settore a predire che la ISO 22000 offrirà molto in futuro. Il GFSI è certamente riuscito nell’innalzare il profilo della sicurezza alimentare ma la ISO 22000, essendo ancora relativamente nuova, apporterà cambiamenti positivi nel futuro. 259
258 Cfr. http://www.confindustria.ud.it/InfoCMS/RepositPubbl/table17/288/Allegati/FSSC%2022000-
Tabella 1 - Panoramica della certificazione ISO 22000:2005 assoluta e percentuale (da “The ISO
Survey of Certifications” 2010).
Tabella 2 - Numero di Paesi/economie dove è presente la certificazione ISO 22000:2005 (da “The ISO Survey of Certifications” 2010).
I dati forniti da “The ISO Survey of Certifications”, per ciò che riguarda la ISO 22000:2005, testimoniano che alla fine di dicembre 2010, erano stati emesse 18.630 certificazioni in 138 Paesi ed economie diverse.
Anno 2008 2009 2010
TOTALE 4074 99% 5675 69% 4749 34%
Africa/Asia occidentale 941 179% 702 48% 428 20%
Centro/Sud America 155 168% 10 4% 157 61%
America del Nord -1 -2% 55 115% 78 76%
Europa 2116 77% 1185 24% 1033 17%
Estremo Oriente 834 118% 3698 240% 3027 58%
Australia/Nuova Zelanda 29 242% 25 61% 26 39%
Tabella 3 - Tasso di crescita della certificazione ISO 22000:2005 in assoluto e in percentuale (da “The ISO Survey of Certifications” 2010).
Anno 2007 2008 2009 2010
TOTALE 4132 100% 8206 100% 13881 100% 18630 100% Africa/Asia occidentale 526 12,73% 1467 17,88% 2169 15,63% 2597 13,94% Centro/Sud America 92 2,23% 247 3,01% 257 1,85% 414 2,22% America del Nord 49 1,19% 48 0,58% 103 0,74% 181 0,97% Europa 2749 66,53% 4865 59,29% 6050 43,58% 7083 38,02% Estremo Oriente 704 17,04% 1538 18,74% 5236 37,72% 8263 44,35% Australia/Nuova Zelanda 12 0,29% 41 0,50% 66 0,48% 92 0,49% Anno 2007 2008 2009 2010 TOTALE 93 112 127 138 Africa/Asia occidentale 25 33 40 44 Centro/Sud America 12 15 19 22
America del Nord 3 3 3 3
Europa 38 45 44 45
Estremo Oriente 14 14 19 22
Questa cifra rappresenta un aumento di 4.749 (+34%) rispetto al 2009 quando il totale era di 13.881 in 129 Paesi ed economie260. Tale crescita può avere varie cause, ma sicuramente una di queste è la pubblicazione della ISO 22002 che ha perfezionato la norma rendendola più facilmente attuabile e adatta alle esigenze degli stakeholders.
Tabella 4 - Primi 10 Paesi per la certificazione ISO 22000:2005 nel 2010 (da “The ISO Survey of
Certifications” 2010).
La crescita è in gran parte (44%) avvenuta in Estremo Oriente dove probabilmente la crisi economica si è fatta sentire in misura minore, tant’è che la Cina da sola ha raggiunto 5.575 certificazioni ISO 22000 (30% del totale mondiale) e sta continuando a crescere ad un ritmo esponenziale, perché soltanto nel 2010 ha emesso 2.233 certificazioni. Anche in Europa, nonostante la crisi finanziaria sia tuttora diffusa nella maggior parte dei Paesi e dei settori dell’economia, c’è stata una crescita rispetto al 2009 (+17%) dimostrando chiaramente che le certificazioni ISO 22000 sono diventate strumenti essenziali dell’economia mondiale e conservano la loro attrattiva per le organizzazioni, probabilmente perché le aziende ricercano dei validi sistemi di gestione per sostenere i loro obiettivi, ancor più durante una crisi.261
Da sottolineare che le certificazioni ISO sono principalmente riconosciute in queste due zone geografiche (come si evince dal grafico) e rappresentano l’83% delle certificazioni ISO 22000 presenti nel mondo.
260 Cfr. http://www.iso.org/iso/pressrelease.htm?refid=Ref1491 1 Cina 5575 2 Grecia 1197 3 Turchia 1088 4 India 1020 5 Taipei cinese 948 6 Romania 641 7 Polonia 629 8 Giappone 482 9 Spagna 364 10 Egitto 276
Figura 5 – Grafico sulla presenza della ISO 22000:2005 nel mondo (da“The ISO Survey of
Certifications” 2010).
Tabella 5 - Primi 10 Paesi per la crescita della certificazione ISO 22000:2005 nel 2010 (da “The ISO
Survey of Certifications” 2010).
Molto incoraggiante è il dato proveniente dall’Italia che vede un incremento annuo 2009-2010 delle certificazioni di sistemi di gestione per la sicurezza alimentare, di 103 unità.262 262 Cfr. http://www.accredia.it/news_detail.jsp?ID_NEWS=723>emplate=default.jsp&ID_AREA=10 1 Cina 2233 2 Giappone 265 3 Grecia 210 4 Egitto 209 5 Taipei cinese 138 6 Malaysia 137 7 Italia 103 8 Spagna 95 9 Serbia 90 10 Polonia 80 0 1000 2000 3000 4000 5000 6000 7000 8000 9000 Afric a/As ia o ccid enta le Cen tro/S ud A mer ica Am eric a de l Nor d Euro pa Est rem o O rient e Aust ralia /Nuo va Z elan da Anno 2007 Anno 2008 Anno 2009 Anno 2010
Non disponendo del dato ufficiale di quante organizzazioni italiane dispongono di questa certificazione a fine 2010, si può comunque affermare che tale crescita, fa collocare l’Italia al 7° posto della graduatoria, dato molto significativo per il periodo economico-finanziario che il Paese ha passato.
Da notare che la realtà italiana è composta da tante piccole - medie imprese e molte di queste organizzazioni, a differenza delle multinazionali, pur considerando la ISO 22000 ad un elevato livello di standard per la sicurezza alimentare, temono di imbattersi in difficoltà economiche e organizzative nell’implementarla e questo può costituire un freno alla sua espansione.