D ON G IOVANNI OVVERO LE JEU DE LA VANITÉ
2. La dimensione della moquerie ironica orienta, invece, l'indagine verso Stendhal A
differenza di Balzac che amplia il suo spettro di analisi sociale ad una città come Parigi per selezionare una tipologia umana all'interno di un panorama vasto e per legare il malessere del vivere urbano – quasi una forma di corruzione – al comportamento umano, Stendhal, come Nievo, restringe il campo d'azione ad una cittadina, meglio se provinciale – come Parma – perchè è in questi microcosmi che si osserva con maggior nettezza il rigido sistema della vanità.
L'interesse nieviano per Stendhal - come è stato già detto - si spiega in modo molto semplice pensando a quanto siano centrali nell'estetica letteraria dello scrittore francese parole come ironie,
politique, mode, société, vanité e pouvoir, in un sistema gerarchizzato in cui si passa dallo strumento
d'analisi – l' ironie – all'oggetto analizzato fino all'individuazione dei fondamenti della società. Come si è detto a proposito dell'ispirazione stendhaliana nel ritrarre la classe aristocratica de I
Beffeggiatori, questi elementi sono, tanto in Stendhal che in Nievo, le immagini di un potere retto in
base ad un sistema di valori fondato sull'ipocrisia dissimulatoria – sentimentale, relazionale, politica – e sulla vanità, applicando a entrambi gli scrittori la prospettiva di ricerca proposta da Girard. Si tratta, dunque, di rilevare nel teatro nieviano una strutturazione romanzesca sempre più evidente, che unisce ascesa sociale all'interno di un piccolo gruppo alla vicenda sentimentale, di cui si sottolinea la vacuità e la leggerezza, per svelare un meccanismo sociale. Infatti è la vanità che permette al meccanismo di ascesa sociale e di presa di coscienza della necessità di diventare qualcuno nel microcosmo della corte, di entrare in gioco, tramite la menzogna e il desiderio di possesso di quello che ancora non si ha. Volendo mettere da parte la storia di Don Giovanni che
398 La differenza tra Balzac e Stendhal si basa su due concezioni diverse dell'idea dell'ipocrisia: « l'hypocrisie est, chez
une nation, le dernier degré du vice. C'est donc faire acte de citoyen que de s'opposer à cette tartuferie […]. Il règne donc bien certainement une maladie morale». Per Balzac l'ipocrisia è un vizio sociale, mentre per Stendhal è uno strumento necessario al vivere. Entrambi criticano l'ipocrisia del comportamento sociale, ma il punto di vista di Balzac è quello delle «complaintes satiriques sur les moeurs du temps présent», mentre Stendhal si limita a mettere in luce i meccanismi che l'ipocrisia mette in atto. H. de BALZAC, Complaintes Satiriques sur le moeurs du temps
corteggia le donne della famiglia Riccioli, quello che resta è il ritratto di un microcosmo socialmente collocato in un'aristocrazia volutamente relegata in un paese del milanese – come per I
Beffeggiatori i nobili vivevano in una villa fuori Palermo e aspiravano alla vita di corte cittadina –
in cui si mima l'atteggiamento che si dovrebbe tenere in città. Anche se il secondo atto presenta l'indicazione didascalica “in casa della Marchesa” si rimane sempre nel contesto di un paese di provincia in cui ci si comporta come si farebbe in città, tentando la conquista di questo primo gradino sociale per poi proseguire verso più alte mete399.
In questo piccolo sistema sociale ci sono tutti gli elementi che lo stesso Stendhal riesce a ritrarre nei suoi romanzi che, seppur corali rispetto alle commedie nieviane – ma non certamente inferiori alla complessità dei romanzi nieviani -, ritraggono dei microambienti all'interno della classe sociale più facilmente criticabile. L'aristocrazia, infatti, agli occhi di Stendhal e Nievo non aveva più una propria legittimazione sociale, nonostante la Restaurazione francese e i moti del'48 italiano, avessero dimostrato quanto rimanessero più o meno inalterati i limiti sociali dell'ancien regime400. La provincia milanese nieviana, così come quella palermitana de I Beffeggiatori, non sono diversi da Parma:
En ce cas Parme comme cité, comme ensemble urbain et social n'existe pas: rien sur le thème réaliste de la petite ville de province, sur les notables, les ambitions et les passions. Il y a le Prince, la cour, les héros. Mais c'est que le pouvoir absolu annule la société en détruisant les liens entre les hommes: le pouvoir divise les hommes et les livres à leur égocentrisme naturel: à l'égoïsme monstrueux du prince, réponde une société des égoïsmes401.
E' dunque l'interesse del singolo che fonda ogni rapporto sociale, ed è per questo che per l'uomo che vuole entrare in questa microsocietà:
le pouvoir n'est que vanité. Celle-ci chez Stendhal est le mauvais coté de l'homme, le double inférieur et banale de l'orgueil […], l'imitation des autres ou du moins leur considération; la duchesse définit exemplairement la vanité quand elle se reproche pour voir son bonheur de le regarder dans les yeux de l'envie. […] La vanité réclame comme compensation une conquête sexuelle, mais le désir ne va pas sans un projet de destruction. […] Mais l'argent – dit Stendhal – est un moyen de vanité, mot profond, idée capitale. L'argent n'est pas une jouissance en lui-même, ni par les plaisirs qu'il permet d'obtenir, il vaut comme supériorité sur autrui, comme moyen de comparaison avec les autres402.
Ed ecco quindi che la vanità e il denaro diventano due strumenti di sopravvivenza nella realtà, falsata, della “petite ville de province”, all'insegna di quell'ipocrisia che fonda i rapporti sociali.
Negli appunti per il Don Giovanni di Nievo questi aspetti sono evidentissimi, al punto tale da risultare preminenti sulla vicenda sentimentale dato che richiamano in modo chiarissimo quei tratti del vivere quotidiano che lo scrittore mette in luce nei suoi scritti.
E' sufficiente scorrere alcuni articoli giornalistici di Nievo per capire quanto l'attenzione per questi
399 Il tema del provincialismo si ritrova nel Pindaro Pulcinella, cfr. P. VESCOVO, Introduzione, a I. NIEVO, Commedie, cit.,
pp. 16-17.
400 M. CROUZET, Rire et tragique dans La Chartreuse de Parme, Paris, Eurédit, 2006, p. 106. 401 Ivi, p. 112.
aspetti sociali fosse il centro di una riflessione che, anche quando muoveva da una critica letteraria o teatrale, veniva facilmente ricondotta alla tipologia realistica403.
La messa alla berlina di alcuni comportamenti – Don Giovanni ricco, ma tirchio, la Marchesa che “fu” una donna alla moda e ora cerca di rinverdire il suo successo con un savant francese (e in questo riferimento si coglie molto bene come il sistema di mimesi della corte cittadina non sia che una debole imitazione di una caratteristica non più à la mode) – sembra importare maggiormente a Nievo rispetto alle vicende sentimentali che diventano strumento per arrivare ad un successo sociale. Lo sguardo nieviano derivato da Stendhal non può che essere basato che su un «ridicule sort de la compréhension de la vanité comme une valeur psycho-sociale et esthétique404».
La trasformazione del mito di Don Giovanni in un progetto teatrale comico e l'ironia con la quale si tratteggia questo microsistema richiama profondamente il ruolo del comico La Charteuse
de Parme. L'ironie è dunque uno strumento che si realizza con:
antiphrase, récusation du caractère sérieux du réel, “comiquer” les situations même les plus tragiques, mélange de sérieux et de plaisanterie, changement continu de point de vue405.
Il mondo di questi personaggi mossi da ambizioni volgari nell'accezione di istinti quasi primordiali è quello della corte, tratteggiata nelle pagine stendhaliane:
la cour, monde petit, monde fou, monde de fous dans tous les sens du mot est un monde formalisé et mécanisé par cette étiquette évoquée çà et là les salons de Versailles et que Saint Simon décrivait lui- même comme une “mécanique” […] C'est un rituel qui porte que sur l'apparence. […] Les personnages sont politiquement bouffes, point extrême d'un politiquement correct qui traverse l'individu de part à part. […] La princesse est toujours et uniquement la princesse, c'est à dire la toilette d'apparat de la princesse (et en plus les pensées d'une princesse), elle doit “être toujours ainsi” c'est à dire paraitre ainsi. Le marquis, avare fastueux qui prodige l'argent pour honorer ses anciens et montrer sa fortune, devient une sortie d'apparence (une apparence obsédée, soupçonneuse) tant il privilège la forme: le fantoche est formalisé, son peu de vie est dans la rigidité de l'écorce. Ce qui compte, c'est la poudre, le costume, les décorations qu'il collectionne, le titre qu'on lui donne et que a une valeur toute matérielle: il remplit la bouche et occupe une bonne ligne dans une page406.
Questa descrizione illuminante del sistema dell'apparire e del mondo fondato sulla vanità che potrebbe essere utilizzata per spiegare anche il ricorrere di alcune immagini ne I Beffeggiatori, spiega l'interesse nieviano per la ripresa di temi stendhaliani, presentati con quella stessa distanza che solo lo strumento ironico permette di mettere in pratica.
Il Don Juan stendhaliano viene tratteggiato negli scritti autobiografici dell'autore come una
403 Si vedano, per esempio, le stesse Cronache – già citate – da Mantova, Milano e Venezia, in cui il motivo primario –
recensire uno spettacolo o una stagione teatrale – diventata mezzo per parlare dei vizi della società cittadina e provinciale. Cfr. I. NIEVO, Scritti giornalistici, cit.
404 P. JOUSSET, La question des genres dans Le Journal Littéraire, en Stendhal hors du roman, textes réunis par D.
SANGSUE, Dijon, Le tête et l'édition, 2001, pp. 13-14.
405 M. H. PROUTEAU, Héroïsme et ironie en Stendhal. La Chartreuse de Parme, Paris, Ellipses édition, 2000, p. 146; V.
CAROFIGLIO, Théorie de rire et anthropologie comparée du comique chez Stendhal et Baudelaire, en Stendhal et le
Romantisme, actes du XV congrès international stendhalien par V. DEL LITTO, Aran, édition du Grand Chêne, 1984,
pp. 279-286.
proiezione provocatoria di sé stesso ed è messo immediatamente in relazione con una casistica di donne che si contraddistinguono per una schietta materialità in campo sessuale: le donne stendhaliane, come quelle nieviane, non sono angeliche, non hanno i caratteri di una pura sensualità, ma, in un testo come Le journal intime o nel celebre De l'amour sono classificate in cinque gruppi in base al gusto che si prova nel sedurle, nell'averle e nel non riuscire a conquistarle407.
Da giovane conquistatore il Don Juan stendhaliano408 inizia a cambiare volto nel confrontarsi con la società e diviene «moins un séducteur, mais plutôt il exprime sa révolte envers la société, le souhait d'une vie brillante409». Don Juan non è più «l'hymne à l'amour et à la femme410» , ma si lega profondamente alla società, incarnando un tipo che, seppur con qualche somiglianza con il dandy, ritrae colui che si schiera contro «la société, la religion courante, la politique car son but – la vanité- est un péché social411» . Il personaggio stendhaliano nasce, dunque, da alcune pagine non così diverse per tema e motivo da quella Physiologie du mariage balzacchiana che si è visto quanto sia fondamentale per la comprensione dell'opera nieviana, ma poi si irrobustisce al confronto diretto con la società.
Stendhal, però, dimostra come il tipo sociale si costruisca sul personaggio letterario e ne presenta nella novella Les Cénci una chiara e illuminante evoluzione:
Le Don Juan de Molière est galant sans doute, mais avant tout il est homme de bonne compagnie; avant de se livrer au penchant irrésistible qui l'entraine vers les jolies femmes, il tient à se conformer à un certain modèle idéal, il veut être l'homme qui serait souverainement admiré à la cour d'un jeune roi galant et spirituel.
Le Don Juan de Mozart est déjà plus près de la nature, et moins français, il pense moins à l'opinion des autres, il ne songe pas, avant tout, à parestre, comme dit le baron de Foeneste, de d'Aubigné. Nous n'avons que deux portraits du Don Juan d'Italie, tel qu'il dut se montrer, en ce beau pays, au xvi siècle, au début de la civilisation renaissante.
De ces deux portraits, il en est un que je ne puis absolument faire connaitre, le siècle est trop collet monté, il faut se rappeler ce grand mot que j'ai répéter bien des fois à lord Byron: this age of cant. Cette hypocrisie si ennuyeuse et qui ne trompe personne a l'immense avantage de donner quelque chose à dire aux sots: ils se scandalisent de ce qu'on a osé dire telle chose, de ce qu'on a osé rire de telle autre, etc. Son désavantage est de raccourcir infiniment le domaine de l'histoire412.
In questa prima parte dell'introduzione alla novella, Stendhal osserva le differenze tra le due letture che costruiscono il mito: quella di Molière e quella di Mozart. La ricerca stendhaliana mira a mettere in evidenza il rapporto tra il personaggio – calato in una dimensione non solamente
407 M. BERTELÀ, Stendhal et l'autre. L'homme et l'oeuvre à travers l'idée de féminité, Firenze, Olschki, 1985, pp. 39-45. 408 Stendhal ritrae il personaggio di Don Juan o di matrice dongiovannesca in diverse opere: a partire da i Souvenirs
d'egotisme (1822, ma pubblicati nel 1892), passando per Lucien Leuwen (1837) e Julien Sorel de Le Rouge et le Noir (1830) , fino ad arrivare a Fabrizio del Dongo de La Chartreuse de Parme (1838) e Les Cénci (pubblicata
prima sulla «Revue des deux Mondes» nel 1837 e poi nelle Chroniques italiennes, Stendhal riflette, arrichisce e modifica una tipologia d'uomo che non ha nulla del Seduttore tramandato dalla tradizione, ma si relazione in modo realistico con una tipologia umana, tipica del sistema sociale cortigiano e provinciale. Cfr. Dictionnaire de Stendhal, pubblié sous la direction de Y. ANSEL, P. BERTHIER et M. Nerlich, Paris, Champion, 2003, pp. 231-232.
409 Dictionnaire de Don Juan, cit., p. 888.
410 Persuasion d'amour. Nouvelle lecture de De L'amour de Stendhal par D. SANGSUE, Généve, Droz, 1999.
411 Dictionnaire de Stendhal, pp. 231-232; sul rapporto tra i due scrittori: Stendhal et Balzac, actes du VII congres international stendhalien (Tours 26-29 septembre 1969), par V. DEL LITTO, Aran, Chene, 1972.
letteraria – e il sistema sociale a cui fa riferimento. Il primo elemento discriminante che permette di trasformare il personaggio fittizio in una tipologia reale è l'individuazione dell'ipocrisia come motore sociale.
In un passaggio centrale Stendhal afferma che:
Pour ce que le don Juan soit possible, il faut qu'il y ait de l'hypocrisie dans le monde. Le don Juan eut été un effet sans cause dans l'antiquité, la religion était un fête, elle exhortait les hommes au plaisir, comment aurait-elle flétri des êtres qui faisaient d'un certain plaisir leur unique affaire? Le gouvernement seul parlait de s'abstenir; il défendait les choses qui pouvaient nuire à la patrie, c'est-a dire ò l'intérêt bien entendu de tous, et non ce qui peut nuire à l'individu qui agit. Tout homme qui avait du gout pour les femmes et beaucoup d'argent pouvait donc être un Don Juan dans Athènes, personne n'y trouver à redire […] Parmi nous, les femmes ne sont plus à la mode, c'est pourquoi les Don Juan sont rares, mais quand il y en avait, ils commençaient toujours par chercher des plaisirs fort naturels […] Ainsi c'est à la religion chrétienne que j'attribue la possibilité du rôle satanique de Don Juan. […]. Parmi les choses bonnes ou mauvaises, mais toujours singulières et curieuses, et qui eussent bien étonné Aristote, Polybe, Auguste, et les autres bonnes têtes de l'antiquité, je place sans hésiter le caractère tout moderne du Don Juan. C'est, à mon avis, un produit des institutions ascétiques des papes venus après Luther; car Leon X et sa cour (1506) suivant à peu près les principes de la religion d'Athènes. […] C'est probablement la comédie du monde qui a été représentée le plus souvent413.
La constatazione dello scrittore colpisce per il disarmante realismo. L'ipocrisia cristiana e l'istituzione di un mondo fondato su un sistema comportamentale che punisce chi non si uniforma definisce il personaggio di Don Giovanni. Rispetto alla visione tradizionale non è una scelta volontaria di Don Giovanni che lo costringe ad un comportamento sopra le righe, ma è la società che, osservando il suo modo di vivere, trasforma la libertà in peccato. Presso gli antichi, nota Stendhal con acume, l'amore per le donne e il denaro non diventavano un problema finchè non interferivano con lo stato. La priorità è la salvaguardia dello stato e nessun elemento che pertenga alla sfera privata può e deve interessare. Nel momento in cui la religione cristiana e il peso crescente di un potere papale – non illuminato evidentemente come quello di Leone X – prevalgono sull'interesse generale, allora «la comédie du monde » si può svolgere completamente perchè:
C'est qu'il y a le diable et l'amour, la peur de l'enfer et une passion exaltée pour une femme, c'est-à- dire, ce qu'il y a de plus terrible et de plus doux aux yeux de tous les hommes, pour peu qu'ils soient au-dessus de l'état sauvage. […] Il n'est pas étonnant que la peinture du Don Juan ait été introduite dans la littérature par un poète espagnol. L'amour tient une grande place dans la vie de ce peuple; c'est, là-bas, une passion sérieuse et qui se fait sacrifier, haut la main, toutes les autres, et même, qui le croirait? La vanité! Il en est de même en Allemagne et en Italie. […] Il ne faut point parler du Don Juan de Lord Byron, ce n'est qu'un Faublas, un beau jeune homme insignifiant, et sur lequel se précipitent toutes sortes de bonheurs invraisemblables. C'est donc en Italie et au XVIe siècle seulement qu'a du paraître, pour la première fois, ce caractère singulier. C'est en Italie et au XVIIe siècle qu'une princesse disait, en prenant une glace avec délices le soir d'une journée fort chaude:
Quel dommage que ce ne soit pas un pêché! Ce sentiment forme, suivant moi, la base du caractère du
Don Juan, et comme on voit, la religion chrétienne lui est nécessaire. […] Car un Don Juan, pour être tel, doit être homme de coeur et posséder cet esprit vif et net qui fait voir clair dans les motifs des actions des hommes. […] Le Don Juan romain est bien gardé de la maladresse insigne de donner la clef de son caractère, et de faire de confidences à un laquais, comme le Don Juan de Molière; il a vécu sans confident, et n'a annoncé de paroles que celles qui étaient utiles pour l'avancement de ses
desseins414.
Secondo una visione condivisa dalla letteratura francese, i comportamenti sessualmente attivi sono propri della Spagna e dell'Italia e non completamente della Francia perché – come osserva spesso Stendhal nei suoi romanzi – il mondo francese è sempre stato legato ad uno stretto codice dell'apparire che ha tolto spontaneità anche ai legami amorosi. La frase della principessa italiana che vorrebbe trasformare il gelato in un peccato chiarifica ulteriormente cosa sia Don Giovanni per Stendhal: un essere creato da una società fondata sul senso di colpa che limita la libertà – intesa come la possibilità di seguire le proprie passioni – e necessita di questa limitazione per rendere desiderabile anche un gelato. La misura del piacere – e quindi anche del meccanismo di desiderio - che sta alla base del sistema triangolare perchè “si vuole ciò che non si ha e che è posseduto da altri” - dipende dalla possibilità di infrangere la regola. Dello stesso ordine d'idee appare la battuta nieviana “il mondo non capirebbe” in riferimento alla relazione tra Aglaura e Don Giovanni: il mondo – cioè chi apparentemente si uniforma alla regola della colpa/peccato – apparentemente giudicherebbe questa relazione che è tanto desiderata quanto maggiormente identifica un'apertura verso il peccato. Violare l'interdizione diventa il motivo per cui le donne nieviane – come in parte quelle stendhaliane – si lasciano corteggiare da Don Giovanni. Per la medesima ragione un uomo ricco e amatore delle donne che nel mondo antico non avrebbe destato interesse, si distingue dagli altri perchè rappresenta il peccato e nello stesso tempo ciò che gli altri uomini vorrebbero essere.