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2. PREMESSA

2.7 LA DIMENSIONE RELAZIONALE

Gli strumenti compensativi e le misure dispensative sopra indicate mirano a favorire il successo nell’apprendimento, che si oppone alla tendenza degli alunni con DSA ad

una scarsa percezione di autoefficacia e di autostima, rinforzando la sensazione di poter riuscire nei propri impegni, nonostante le difficoltà che il disturbo impone, con evidenti esiti positivi anche sul piano psicologico. E’ necessario sottolineare, tuttavia, la delicatezza delle problematiche psicologiche che ci innestano nello studente con DSA per l’utilizzo degli strumenti compensativi e delle misure dispensative. Infatti, ai compagni di classe gli strumenti compensativi e le misure dispensative possono risultare incomprensibili facilitazioni. A questo riguardo, il coordinatore di classe, sentita la famiglia interessata, può avviare adeguate iniziative per condividere con i compagni di classe le ragioni dell’applicazione degli strumenti e delle misure citate, anche per evitare la stigmatizzazione e le ricadute psicologiche negative. Resta ferma, infine, la necessità di creare un clima della classe accogliente, praticare una gestione inclusiva della stessa, tenendo conto degli specifici bisogni educativi degli alunni e studenti con DSA.

2.8 Modalità di Verifica e di Valutazione

La valutazione scolastica, periodica e finale, degli studenti con DSA deve essere coerente con gli interventi pedagogici-didattici previsti dal PDP. La scuola adotta modalità valutative che consentono all’alunno o allo studente con DSA di dimostrare effettivamente il livello di apprendimento raggiunto, mediante l’applicazione di misure che determinino le condizioni ottimali per l’espletamento della prestazione da valutare, riservando particolari attenzioni alla padronanza dei contenuti disciplinari, a prescindere dagli aspetti legati all’abilità deficitaria.

Per una corretta valutazione degli apprendimenti è opportuno che:

✓ ciascun docente, per la propria disciplina, definisca modalità facilitanti con le quali programmare e formulare le prove, anche scritte, informandone lo studente;

✓ si presti attenzione alla competenza più che alla forma, ai processi più che al solo “prodotto” elaborato;

✓ in caso di verifica scritta, dare lettura del compito assegnato e assegnare tempi più lunghi per lo svolgimento;

✓ si privilegi la prestazione orale;

✓ si garantisca l’uso degli strumenti compensativi e delle misure dispensative per lo svolgimento del compito;

✓ le prove scritte in lingua straniera vengano programmate, progettate e valutate secondo modalità compatibili con le difficoltà dell’alunno.

In sede di ESAME DI STATO, la Commissione, considerati gli elementi forniti dal Consigli di Classe, terrà in debita considerazione le specifiche situazioni soggettive, le modalità didattiche e le forme di valutazione individuate nell’ambito dei percorsi individualizzati e personalizzati. Sulla base del disturbo specifico le Commissioni possono riservare ai candidati tempi più lunghi di quelli ordinari. Al candidato potrà essere consentita l’utilizzazione di apparecchiature e strumenti informatici nel caso in cui siano stati impiegati per le verifiche in corso d’anno o comunque siano ritenuti funzionali allo svolgimento dell’esame, senza che venga pregiudicata la validità della prova. I criteri valutativi saranno attenti soprattutto ai contenuti piuttosto che alla forma, sia nelle prove scritte, anche con riferimento alle prove nazionali INVALSI, sia in fase di colloquio.

2.9 Didattica a distanza per alunni con BES E DSA

La nota ministeriale n. 338 del 17/03/2020

EMERGENZA SANITARIA DA NUOVO CORONAVIRUS,

ricorda di dedicare particolare attenzione agli alunni con DSA e con BES. Gli studenti con difficoltà di apprendimento potrebbero riscontrare, infatti, maggiori criticità nell’organizzazione quotidiana dello studio a casa nella situazione attuale: gestione dei tempi e delle pause, seguire una didattica personalizzata e accedere a contenuti adatti alle loro caratteristiche di apprendimento.

Nella progettazione e nella realizzazione delle attività a distanza, ogni docente del CdC è tenuto ad adottare accorgimenti specifici che possano facilitare il lavoro degli alunni con BES o con DSA:

❖ fare ricorso, l’intero team dei docenti, ad un’unica piattaforma online, attraverso la quale inviare i contenuti e restare in contatto con gli studenti;

❖ non limitarsi alla sola assegnazione di compiti, come lo svolgimento di esercizi su schede da stampare o pagine da leggere sullo schermo del computer, ma favorire sempre l’interazione alunno-docente;

❖ definire in anticipo un orario settimanale di video-lezioni e interazioni online;

❖ privilegiare sistemi di comunicazione diretta, che richiedono il coinvolgimento attivo dei ragazzi;

❖ promuovere l’apprendimento cooperativo in piccolo gruppi virtuali;

❖ prevedere una personalizzazione del materiale da studiare e dei compiti da svolgere, facendo riferimento agli strumenti compensativi e alle misure dispensative previste dal PDP, evitando il carico cognitivo.

PARTE TERZA

INTERVENTI A FAVORE DEGLI STUDENTI IN SITUAZIONI DI SVANTAGGIO SOCIO-ECONOMICO,

LINGUISTICO E CULTURALE (BES 3)

3. Premessa

Il presente protocollo

✓ contiene informazioni sulle pratiche per l’inclusione degli alunni in situazione di svantaggio socio-economico, linguistico e culturale;

✓ definisce i ruoli ed i compiti di ciascuno;

✓ traccia le linee di tutte quelle attività volte a favorire un reale percorso di

apprendimento e migliorare il processo di integrazione degli alunni in situazione di svantaggio.

Per quanto riguarda gli alunni in situazioni di svantaggio, la normativa di riferimento è costituita dalla Direttiva Ministeriale del 27 dicembre 2012 dedicata agli

“Strumenti d’intervento per alunni con Bisogni Educativi Speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica”

La Direttiva, a tal proposito, ricorda che:

“Ogni alunno, con continuità o per determinati periodi, può manifestare Bisogni

Educativi Speciali: o per motivi fisici, biologici, fisiologici o anche per motivi

psicologici, sociali, rispetto ai quali è necessario che le scuole offrano adeguata e

personalizzata risposta”

3.1 Lo svantaggio scolastico

Lo svantaggio scolastico può essere classificato in tre grandi aree:

▪ socio-economico: legato ad una particolare situazione sociale

▪ culturale: legato a situazioni di difficoltà di inserimento in un contesto culturale diverso

▪ linguistico: legato alla non conoscenza della lingua italiana

La condizione di svantaggio ambientale (economico sociale, culturale, linguistico) frequentemente dà origine a deprivazione di occasioni di apprendimento o a fenomeni di disadattamento che si traducono in difficoltà di apprendimento e minor successo scolastico. Per questa ragione, anche qualora queste difficoltà fossero transitorie, come sovente accade (si pensi alla condizione di un alunno neo-arrivato dall’estero), è necessario che la scuola metta in atto particolari cure educative per accompagnare ciascuno verso il conseguimento di obiettivi personalizzati.

Il termine “ben fondate considerazioni psicopedagogiche e didattiche” presuppone che un alunno (in assenza di diagnosi o certificazioni mediche), il quale mostra delle difficoltà di apprendimento legate al fatto di provenire da un ambiente con svantaggio socio-economico, con deprivazioni culturali o linguistiche, può essere aiutato dalla scuola con l’adozione di percorsi individualizzati e personalizzati oltre che adottare strumenti compensative e misure dispensative.

La scuola, in questi casi, non è obbligata a fare il PDP, ma sceglie in autonomia se elaborare o meno il PDP e questi interventi saranno presi per il tempo necessario all’aiuto in questione.

Il PDP, infatti, previsto dal DM n. 5669 12/07/2011 sui DSA, è obbligatorio solo in presenza di una diagnosi di Disturbo Specifico di Apprendimento; per tutti gli altri BES, il Consiglio di Classe o il team docenti, dopo una attenta analisi del caso specifico, indica se è necessaria ed opportuna l’adozione di un PDP, la personalizzazione della didattica, strumenti compensativi e misure dispensative, nella

“Tali tipologie di BES dovranno essere individuate sulla base di elementi oggettivi ((come ad es. una segnalazione degli operatori dei servizi sociali), ovvero di ben fondate considerazioni psicopedagogiche e didattiche.”

(Area dello svantaggio socioeconomico, linguistico e culturale CM MIUR n. 8-561 del 06-03-2013)

prospettiva di una presa in carico globale ed inclusiva di tutti gli alunni. Il PDP è di pertinenza della scuola, anche in mancanza di certificazione o diagnosi.

Pertanto, si ribadisce che:

Il PDP va firmato da tre figure: il Dirigente Scolastico, dai docenti e dalla famiglia, come indicato nella CM n.8 del 06/03/2013: infatti il PDP rappresenta un accordo di reciproca collaborazione tra scuola e famiglia.

3.2 Il Piano Didattico Personalizzato (PDP)

Il PDP è il mezzo per attuare progettazioni didattico- educative, calibrate sui livelli minimi attesi per le competenze in uscita.

Ha, quindi, duplice funzione:

strumento di lavoro per docenti;

strumento di documentazione delle strategie di intervento programmate per le famiglie.

Il PDP favorisce una riflessione importante sul tema della metodologia didattica:

flessibilità delle proposte;

recupero delle attività laboratoriale;

formazione di grappi aperti;

apprendimento collaborativo.

E’ necessario che la famiglia sia informata dei bisogni rilevati dagli insegnanti, ma anche dalla necessità di una loro collaborazione e corresponsabilità. Senza un parere positivo della famiglia i percorsi personalizzati non possono essere attivati. Una volta redatto, il PDP deve essere condiviso con la famiglia dell’alunno.

“anche in presenza di richieste dei genitori accompagnate da diagnosi che, però, non hanno diritto alla certificazione di Disabilità o di DSA, il consiglio di classe è

autonomo nel decidere se formulare o meno un Piano Didattico Personalizzato, avendo cura di verbalizzare le motivazioni della decisione.”

Piano Didattico Personalizzato, pag. 2 Nota Ministeriale MIUR del 22/11/2013, n.2363

Lentezza ed errori nella lettura temi e/o fornire, durante le verifiche, prove su supporto audio e/o digitale;

▪ consentire la registrazione delle lezioni.

Difficoltà nel ricordare le categorizzazioni: i nomi dei tempi verbali, dei complementi e delle strutture grammaticali italiane e straniere

▪ Favorire l’ uso di schemi;

▪ privilegiare l’utilizzo corretto delle forme grammaticali rispetto all’acquisizione teorica delle stesse con conseguente difficoltà e lentezza nell’esposizione orale

▪ Fissare interrogazioni e compiti programmati;

▪ evitare di richiedere prestazioni nelle ultime ore;

▪ ridurre le richieste di compiti per casa;

▪ controllare la gestione del diario.

3.3 Didattica Inclusiva

Come si evince dalla Direttiva MIUR 27/12/2012, la didattica inclusiva è una sinergia tra la

didattica individualizzata

(obiettivi comuni e metodologie differenziate in base alle caratteristiche individuali) e la

didattica personalizzata

(obiettivi diversi affinché ognuno sviluppi al meglio le sue potenzialità, attingendo a molteplici metodologie e strategie didattiche), nel corso della quale

“gli insegnanti non devono variare tante didattiche quanti sono gli allievi con BES, ma devono sperimentare un nuovo modello didattico inclusivo, adeguato alla complessità della classe, che contempli differenti modalità e strumenti per tutti”.

DIDATTICA INDIVIDUALIZZATA DIDATTICA PERSONALIZZATA

Ci si pongono obiettivi comuni per tutto il gruppo classe, perseguiti mediante metodologie calibrate alle caratteristiche individuali del singolo individuo allo scopo di farne emergere i talenti e le potenzialità naturali delle diverse forme di intelligenze, attraverso:

✓ attenta osservazione degli interessi e dei comportamenti degli alunni;

✓ una rete di obiettivi in cui ciascuno potrà individuare i propri traguardi;

✓ attività da svolgere prevedendo percorsi interdisciplinari;

✓ una didattica interdisciplinare che privilegi l’autonomia degli allievi;

✓ uno stile di insegnamento non direttivo;

✓ la valutazione come riflessione comune e condivisa che mette in risalto impegno, partecipazione attiva, motivazione.

L’insegnamento, oltre ai presupposti della didattica individualizzata, ha lo scopo di dare a ciascun alunno l’opportunità di sviluppare al meglio le proprie potenzialità e garantirgli il successo formativo adeguando le metodologie alle sue differenti caratteristiche attraverso:

✓ l’osservazione e la valutazione iniziale delle competenze degli alunni;

✓ la definizione degli obiettivi specifici di apprendimento a partire dalle Indicazioni Nazionali;

✓ l’organizzazione di contesti didattici ricchi e stimolanti;

✓ l’uso di metodologie differenziate;

✓ la verifica eventualmente semplificata e/o personalizzata e comunicata in anticipo;

✓ l’analisi qualitativa dell’errore.

3.4 Tabella di correlazione tra difficoltà e Strumenti compensativi e misure dispensative

Lentezza ed errori nella lettura con conseguente difficoltà nella comprensione del testo

▪ Stimolare la lettura silente;

▪ sintetizzare i concetti con l’uso di mappe concettuali;

▪ leggere le consegne dei compiti, le tracce dei temi e/o fornire, durante le verifiche, prove su supporto audio e/o digitale;

▪ ridurre nelle verifiche scritte il numero degli esercizi senza modificare gli obiettivi;

▪ evitare le verifiche scritte nelle materie tradizionalmente orali, consentendo l’uso di mappe durante l’interrogazione;

▪ consentire la registrazione delle lezioni.

Difficoltà nel ricordare le categorizzazioni: i nomi dei tempi verbali, dei complementi e delle strutture grammaticali italiane e straniere

▪ Favorire l’ uso di schemi;

▪ privilegiare l’utilizzo corretto delle forme grammaticali rispetto all’acquisizione teorica delle stesse con conseguente difficoltà e lentezza nell’esposizione orale

▪ Fissare interrogazioni e compiti programmati;

▪ evitare di richiedere prestazioni nelle ultime ore;

▪ ridurre le richieste di compiti per casa;

▪ controllare la gestione del diario.

Difficoltà di concentrazione ▪ Fornire schemi/mappe/diagrammi prima della spiegazione;

▪ evidenziare concetti fondamentali/parole chiavi sul libro;

▪ spiegare utilizzando immagini;

▪ utilizzare materiali strutturati e non;

▪ fornire la procedura scandita per punti nell’assegnare il lavoro;

▪ uso costante e simultaneo di più canali percettivi e utilizzo delle tecnologie multimediali.

Difficoltà della lingua straniera ▪ Privilegiare lo sviluppo delle abilità orali;

▪ valorizzare l’efficacia comunicativa rispetto alla correttezza formale;

▪ fornire i testi scritti in anticipo per permettere la decodifica anticipata;

▪ utilizzare per lo scritto prove a scelta multipla.

3.5 Documenti per l’inclusione degli alunni con Svantaggio

La documentazione, presentata dalla famiglia, può essere rilasciata da una struttura privata in via provvisoria, in attesa del rilascio della certificazione da parte di strutture sanitarie pubbliche o accreditate. In assenza di certificazioni, è compito della scuola rilevare, con l’attività di osservazione didattica, lo svantaggio che si manifesta nei comportamenti in classe e nelle attività di apprendimento. Le attività di individuazione del problema NON costituiscono diagnosi, la quale spetta solamente agli specialisti.

3.6 Modalità di verifica e valutazione

I parametri di valutazione da considerare sono:

a. i progressi evidenziati, considerati i livelli di partenza, sia in relazione all’apprendimento sia alla maturazione personale;

b. l’ impegno profuso, pur in presenza di un livello di competenza ancora incerto;

c. la motivazione, l’impegno, gli interessi, e le attitudini dimostrate.

Considerata la caratteristica di temporaneità dei percorsi didattici per questi alunni, è necessario:

a. individuare e concordare con l’alunno modalità di verifica strutturate ed organizzate con modalità diverse rispetto alla classe ma si raccordano con il percorso comune in termini di contenuti e competenze;

b. stabilire i livelli essenziali di competenza che consentano di valutare la contiguità con il percorso comune;

c. curare principalmente il processo di apprendimento piuttosto che il prodotto elaborato.

3.7 Riferimenti legislativi

- C.M. n. 24 dell’1/3/2006 “Linee guida per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri”

- C.M. n. 2 dell’ 8 Gennaio 2010 “Integrazione alunni con cittadinanza non italiana”

- Legge 170/2010 “

Nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico”

-La Direttiva Ministeriale del 27 dicembre 2012 dedicata agli

“Strumenti d’intervento per alunni con Bisogni Educativi Speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica”

- Circolare Ministeriale n. 8 Prot. n. 561 del 6 marzo 2013

Indicazioni operative sulla

direttiva ministeriale “Strumenti d’intervento per alunni con Bisogni Educativi

Speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica”

PARTE QUARTA.

INCLUSIONE DEGLI ALUNNI STRANIERI

4. Premessa

Il presente protocollo, alla luce delle

“Linee Guida per l’accoglienza e integrazione degli alunni stranieri”

(C.M.4233/2014), indica i princìpi e le azioni su cui si basano l’accoglienza, l’inclusione, l’accompagnamento verso il successo formativo dell’alunno di origine straniera, ovvero interessato da Bisogni Educativi Speciali in ragione dello svantaggio linguistico e/o culturale. Il Protocollo indica il ruolo, le funzioni, e i compiti di tutti i soggetti coinvolti per l’avvio e lo svolgimento del percorso scolastico.

Il presente protocollo

- contiene informazioni sulle pratiche per l’inclusione degli alunni stranieri privi di adeguata conoscenza della lingua italiana;

- definisce i ruoli ed i compiti di ciascuno;

- traccia le linee di tutte quelle attività volte a favorire un reale percorso di

apprendimento e migliorare il processo di integrazione degli alunni stranieri privi di adeguata conoscenza della lingua italiana.

4.1 Finalità

• Definire pratiche condivise all'interno della scuola in tema di accoglienza di alunni stranieri;

• Facilitare l'ingresso a scuola di ragazzi di altra nazionalità nel sistema scolastico e sociale;

• Sostenere gli alunni neo-arrivati nella fase di adattamento al nuovo contesto;

• Favorire un clima d'accoglienza e di attenzione alle relazioni che prevenga e rimuova eventuali ostacoli alla piena integrazione;

• Costruire un contesto favorevole all'incontro con altre culture e con le "storie" di ogni alunno;

• Favorire un rapporto collaborativo con la famiglia;

• Promuovere la comunicazione e la collaborazione fra scuola e territorio sui temi dell'accoglienza e dell'educazione interculturale nell'ottica di un sistema formativo integrato;

• Definire ruoli e compiti degli operatori scolastici;

• Tracciare le diverse fasi dell’accoglienza e le diverse fasi di facilitazione della lingua italiana.

4.2 Fasi del percorso di accoglienza e di integrazione scolastica

❖ Iscrizione

L’ iscrizione, da intendersi come primo passo del percorso di accoglienza e di integrazione dell’alunno straniero, è in carico all’ Ufficio di Segreteria e rappresenta anche il primo approccio dei genitori stranieri con l’istituzione.

E’ compito della segreteria:

• raccogliere informazioni e i documenti necessari, a norma di legge, o le autocertificazioni (anagrafici, sanitari e scolastici);

• richiedere documento tradotto e convalidato dal Consolato Italiano presso il paese di provenienza, attestante la classe o la scuola frequentata nel Paese d’

origine;

• verificare la scelta di avvalersi o meno dell’insegnamento della religione cattolica;

• Informare i genitori del tempo che intercorrerà tra l’iscrizione e l’effettivo inserimento nella classe.

“Ai minori neo-arrivati in Italia viene riconosciuto il diritto-dovere all’istruzione e possono essere iscritti anche in corso d’anno, salvo che il numero degli alunni in classe sia già completo”

Decreto del Presidente della Repubblica 31 Agosto 1999 n. 394 art. 45

❖ Accoglienza

L'accoglienza non può essere una fase definita nel tempo, ma dovrebbe corrispondere ad una modalità di lavoro atta ad instaurare e mantenere nella scuola un clima accettabile e motivante per tutti i protagonisti dell'azione educativa (genitori, alunni, docenti, collaboratori scolastici). La collegialità è fondamentale in tutte le fasi della programmazione: la lingua è trasversale a tutte le discipline e l’alunno appartiene alla classe, non ad un unico insegnante.

Sarà compito degli insegnanti preparare l'accoglienza, predisponendo attività mirate a sensibilizzare la classe all'accoglienza del nuovo compagno e favorire l’inserimento dell’alunno straniero nella classe.

❖ Assegnazione alla classe

I dati raccolti nelle fasi precedenti permettono di assumere decisioni in merito alla classe di inserimento e secondo le indicazioni del DRP 31/08/’99 n°394.

“I minori stranieri soggetti all’obbligo scolastico vengono iscritti alla classe corrispondente all’età anagrafica, salvo che venga deliberata l’iscrizione ad una classe diversa, tenendo conto:

- dell’ordinamento degli studi del Paese di provenienza dell’alunno, che può

determinare l’iscrizione ad una classe immediatamente inferiore o superiore rispetto a quella corrispondente all’età anagrafica;

- dell’accertamento di competenze, abilità e livelli di preparazione dell’alunno;

- del corso di studi eventualmente seguito dall’alunno nel Paese di provenienza;

- del titolo di studio eventualmente posseduto dall’alunno”.

❖ L’inserimento nella classe

Nella prima fase dell’inserimento scolastico, l’insegnamento della lingua italiana come seconda lingua deve tendere soprattutto a:

• fornire all’alunno straniero gli strumenti linguistici che gli possono permettere di partecipare ad alcune attività comuni della classe;

• sviluppare l’italiano utile sia alla scolarizzazione che alla socializzazione in generale.

L’alunno, nella prima fase di accoglienza è inserito nella classe, impara a comunicare con compagni e insegnanti, apprende il lessico e i modi per la conversazione:

richiamare l’attenzione, chiedere, denominare oggetti, azioni, rispondere a richieste e a comandi, esprimere i propri vissuti.

Gli argomenti che si presenteranno potranno essere affrontati secondo la seguente impostazione:

• presentazione del lessico di base relativo al tema proposto (utilizzando anche oggetti, foto, immagini, disegni, CD rom, situazioni utili alla contestualizzazione);

• memorizzazione del lessico e riutilizzo anche in contesti diversi;

• introduzione del nuovo vocabolario in strutture semplici e via via più complesse;

• esercizi di riconoscimento, discriminazione;

• espressione orale e scritta (risposta a semplici domande, produzione di frasi di brevi testi) con riutilizzo del lessico e delle strutture presentati.

I temi iniziali riguarderanno l’alunno, la sua storia, le caratteristiche principali dell’identità e del suo ambiente di vita quotidiana.

4.3 Suggerimenti metodologici

Per quanto riguarda le materie di studio è utile precisare che il comma 4 dell’art. 45 del D.P.R. 394/1999, che qui si riporta:

“Il Collegio dei docenti definisce, in relazione al livello di competenza dei singoli alunni stranieri il necessario adattamento dei programmi di insegnamento; allo scopo possono essere adottati specifici interventi individualizzati o per gruppi di alunni, per facilitare l’apprendimento della lingua italiana utilizzando, ove possibile, le risorse professionali della scuola. Il consolidamento della conoscenza e della pratica della lingua italiana può essere realizzata altresì mediante attivazione di corsi intensivi di lingua italiana sulla base di specifici progetti, anche nell’ambito delle attività aggiuntive di insegnamento per l’arricchimento dell’offerta formativa.”

4.4 Valutazione -PDP

In accordo con quanto contenuto nella normativa nazionale, per gli alunni neoarrivati e/o alunni con uno svantaggio linguistico con particolari bisogni linguistici e di apprendimento, per i quali il consiglio di classe lo ritenesse opportuno, viene predisposto un Piano didattico Personalizzato (PDP)- (Direttiva Ministeriale sui bisogni educativi speciali del 27 Dicembre 2012) – nei tempi previsti per la programmazione curriculare o, in corso di ingresso in corso d’anno, entro due mesi

In accordo con quanto contenuto nella normativa nazionale, per gli alunni neoarrivati e/o alunni con uno svantaggio linguistico con particolari bisogni linguistici e di apprendimento, per i quali il consiglio di classe lo ritenesse opportuno, viene predisposto un Piano didattico Personalizzato (PDP)- (Direttiva Ministeriale sui bisogni educativi speciali del 27 Dicembre 2012) – nei tempi previsti per la programmazione curriculare o, in corso di ingresso in corso d’anno, entro due mesi

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