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La scarsa dimestichezza con gli strumenti informatici, la sottovalutazione dell’impor tanza della comunicazione nonché la mancanza di mezzi per farsi conoscere sono stat

ostacoli alla circolazione delle informazioni attorno a questi organi e ne hanno condizio- nato la vitalità (Molteni, 2014d).

Autopsia di un diritto politico. Il voto degli italiani all’estero nelle elezioni del 2018 26

zioni si svolsero nel segno della continuità (Molteni, 2014b; Comites Marsiglia, s.d.).

Diverso fu il caso di Parigi e Lione, dove, almeno in te- oria, la seconda lista era stata creata per promuovere una scelta alternativa ai «soliti nomi» e avviare un passaggio dalla vecchia alla nuova emigrazione. Nella pratica, invece, alcuni candidati tradizionali ricomparvero anche in queste liste. Gli eletti per Democrazia Rinnovamento Partecipazione, che si presentò a Parigi in alternativa a Diritti e Difesa degli Italiani in Francia, erano tutti riconducibili alla rete associativa di area cattolica o della sinistra riformista che collaboravano assieme fin dai tempi dell’Ulivo. Un’altra loro caratteristica comune era quella di appartenere a una élite professionale di medici, manager, ingegneri, cui si aggiunse un magistrato in pensione, Mario Vaudano, a rappresentare la «crema» della mobilità italiana in Europa. La lista antagonista era composta invece da notissimi nomi dell’associazionismo regionale o locale, la cui rete si era consolidata nel tempo attraverso so- prattutto un’attività di animazione che ricordava quella delle pro-loco (Molteni, 2014c).

A Lione, la lista Rinnovamento e Servizio, che si presenta- va sul web con modalità analoghe alla parigina Democrazia Rinnovamento Partecipazione (Lista Comites drp, 2015; Lista Civica, 2015), era capeggiata dal segretario del co- mites uscente, Claudio Rocco, un giornalista di Euronews, in polemica con il presidente dello stesso. Rinnovamento e Servizio riuscì a eleggere quattro rappresentanti, Rocco e tre membri che rispondevano ai requisiti del «nuovo»: un fisico, un’insegnante e una manager (Di Gennaro, 2015). Gli elettori premiarono comunque la lista tradizionale, che espresse otto membri nel consiglio.

Tirando le somme di questa disamina, pare si possa affer- mare che la dialettica che caratterizzò le elezioni dei comites in Francia nel 2015 fu quella tra «vecchio» e «nuovo», la medesima che si ripete ciclicamente nel discorso sull’emigra- zione, ogni qualvolta variano le condizioni economiche e le norme che accompagnano il fenomeno (Carbone, 2015).

L’esito del voto per i comites nel 2015, sia per quanto ri- guardava l’elettorato passivo che quello attivo, mostrava una continuità con il passato, che l’esito elettorale del 2018 avreb- be contraddetto, nella misura in cui i nuovi profili socio-pro- fessionali sarebbero prevalsi su quelli tradizionalmente legati

Il voto «europeista» degli italiani in Francia 27

al mondo del lavoro in fabbrica, nella piccola impresa e nella ristorazione. Un’altra considerazione importante è che nes- sun candidato di area francese alle elezioni politiche del 2018 aveva un percorso nella rappresentanza locale. In ultimo, si è confermata l’esistenza di una rete di sostenitori del pd, for- matasi ai tempi dell’Ulivo, capace di proporre persone nuove sia a livello locale sia in occasione delle elezioni parlamentari, senza tuttavia avere la forza politica per sostenerle all’interno della coalizione di sinistra.

In Francia, quindi, la rappresentanza locale, che mobi- litava così pochi votanti e non era certo fondamentale alla visibilità, non ha costituito un trampolino di lancio per la carriera politica. D’altra parte, qui, nessun rappresentante di comites né funzionario di patronato era individuabile all’interno in un qualche lista di sostenitori, creata, come per esempio il Movimento delle Libertà, per trainare un can- didato in Parlamento.

Gli esiti del voto

I risultati delle elezioni politiche del 2018 mostrano che il voto italiano in Francia, e in quasi tutti i Paesi presi fin qui a confronto, è stato in controtendenza rispetto al dato na- zionale. Infatti, il pd ha ottenuto il 36,94% dei voti contro il 20,78% della coalizione di centrodestra e il 17,05% del m5s. La tendenza a sinistra dell’elettorato residente in Francia è marcata: oltre al successo del pd, si registra il buon risultato di Liberi e Uguali, che raggiunge il 7,54%. Se poi si sommano i voti ottenuti da pd, +Europa e la lista Civica Popolare, che si presentavano come coalizione, con quelli conquistati da leu, formazione contrapposta, ma innegabilmente schierata a sinistra e a vocazione europeista, si scopre che il 56% dei residenti italiani in Francia si è collocato all’interno dell’area che si ispirava alla tradizione socialista e cristiano-sociale.

Il confronto con gli esiti del voto alle politiche del 2013 mostra una certa continuità nelle scelte degli elettori. Am- messo che sia lecito sommare i voti raccolti da pd, Sinistra Ecologia Libertà (sel), Partito comunista e Rivoluzione Ci- vile, considerandoli voti «a sinistra», la percentuale di vo- tanti in Francia orientata in questo senso era pari al 36,23 %, cioè si trattava della seconda maggiore per seguito dopo il Belgio, dove aveva complessivamente riscosso il 38,19%. Tuttavia, lo schieramento che ottenne maggiore consenso

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in termini assoluti fu la lista Con Monti per l’Italia (cmi)7.

L’esecutivo Monti, come noto, era sorto nel novembre 2011 dall’esigenza di governare la crisi del debito italiano e di al- lineare l’Italia alle richieste di rigore avanzate dalla Banca Centrale Europea. Le riforme contenute nel suo atto fon- damentale, il decreto legislativo 6/2011, il famoso «decreto salva Italia», vennero presentate come la sola via d’uscita per evitare il tracollo economico e il destino della Grecia. Nono- stante l’impopolarità in patria delle misure approvate, cmi conseguì un importante risultato in tutta la circoscrizione estero, con la sola eccezione dell’America del Sud. In Euro- pa arrivò al 27,44%, poco al di sotto del pd, che si fermò al 29,66%. Di contro, in Italia cmi, alleata con l’udc e la nuova formazione Futuro e Libertà, ottenne appena il 10,56%. Il successo riscontrato all’estero pare potersi spiegare non solo con la chiara e totale adesione del governo Monti alle norme europee, ma anche con la retorica dell’affidabilità dell’Ita- lia e della sua volontà di mantenersi al livello delle grandi nazioni. Il fatto, poi, che il nuovo presidente del Consiglio avesse preso le redini del Paese dopo le dimissioni di Silvio Berlusconi, inviso alla stampa europea, potrebbe averlo fatto percepire come un uomo quasi di sinistra presso un elettora- to che attingeva alle fonti di informazione locali.

I media francesi non sono mai stati benevoli con Berlusco- ni, non ultimo per la sua attività imprenditoriale nel settore dell’audiovisivo, per la quale era stato accusato, dagli intellet- tuali d’Oltralpe, di voler importare in Francia il modello di televisione commerciale statunitense, dai politici di destra di essere amico, all’epoca, di François Mitterrand e, da tutta la stampa, di essere un populista (Ginori, 2012). Resta quindi un’interpretazione possibile quella per cui alcuni degli elet- tori di destra, e forse anche qualcuno di sinistra, avessero pre- ferito dare il proprio voto a Monti nel 2013, ritenendolo una sorta di salvatore dell’onore italiano. A riprova dell’influenza che il contesto politico del Paese di residenza può esercitare sulle scelte elettorali degli espatriati, è interessante il dato della Spagna, dove il m5s ricevette solo 221 voti in meno del pd, collocandosi al terzo posto, dietro cmi e, appunto, il pd.

7. Se si contassero assieme i voti di cmi e del Partito della Libertà, in quanto «di destra»,

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