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La dirigenza oggi tra riforme epocali e riforme mancate

di Maria Concetta Giardina*

1. La dirigenza oggi tra riforme epocali e riforme mancate

2. La condizione dei Segretari comunali – la punta di iceberg che si fi nge di non vedere.

3. La battaglia della Vighenzi contro lo spoils system / Una battaglia per tutta la dirigenza.

1. La dirigenza oggi tra riforme epocali e riforme mancate

Per affrontare il tema della dirigenza, oggi come ieri, il punto di partenza do- vrebbe essere sempre ricercato negli artt. 97 e 98 della Costituzione.

97. – I pubblici uffi ci sono organizzati secondo disposizioni di legge, in modo che siano assicurati il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione. 98. – I pubblici impiegati sono al servizio esclusivo della Nazione.

La PA ha subito negli anni radicali trasformazioni, con una evoluzione del tradizionale obiettivo di garantire la regolarità e la legittimità dell’azione amministrativa ad una sempre maggiore attenzione alla effi cienza ed effi ca- cia dei comportamenti amministrativi orientati al raggiungimento dei risul- tati prefi ssati.

Ma il riferimento ai principi costituzionali del buon andamento e dell’imparzialità sono rimasti punti fermi su cui hanno continuato a ruo- tare le troppo frequenti riforme epocali che la PA ha subito.

Nei termini resi, la Corte Costituzionale, più volte, ha affermato che il prin- cipio di imparzialità stabilito dall’art. 97 della Costituzione – unito quasi in endiadi con quelli della legalità e del buon andamento dell’azione amministra- tiva – costituisce un valore essenziale cui deve informarsi, in tutte le sue diverse articolazioni, l’organizzazione dei pubblici uffi ci.

Sicché, il principio di “imparzialità” si rifl ette immediatamente in altre nor- me costituzionali, quali l’art. 51 (tutti i cittadini possono accedere agli uffi ci pubblici in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge) e l’art. 98 (i pubblici impiegati sono al servizio esclusivo della Nazione) della Costituzione, attraverso cui si mira a garantire l’amministrazione pubblica e i suoi dipendenti da infl uenze politiche o, comunque, di parte, in relazione al complesso delle fasi concernenti l’impiego pubblico

Negli ultimi anni abbiamo assistito impotenti ad una campagna di comuni- cazione che ha scaricato sulla burocrazia tutte le colpe di un sistema normativo ed ordinamentale convulso e spesso incoerente, e sicuramente Segretari comu- nali, dirigenti e dipendenti comunali, ci sentiamo ogni giorno in “trincea”.

Da operatori della PA (o manovali giuridico quali siamo…), tocchiamo ogni giorno con mano le criticità di un sistema che ci porta a pensare che il lavoro del- la dirigenza oggi sia quello di garantire i servizi al cittadino ed il funzionamento della macchina amministrativa, a dispetto delle leggi, nonostante le leggi.

Chi vive ogni giorno nella Pubblica Amministrazione locale non può non sostenere che oggi la battaglia debba essere fatta per invocare più autonomia reale nella gestione (penso al blocco del turnover, ai limiti all’indebitamento, patto di stabilità o equilibri fi nali del bilancio, abbiamo cambiato nome ma non ci siamo accorti della differenza...) che oggi ingessano gravemente l’attività.

Abbiamo assistito impotenti alla evoluzione (o involuzione?) di ANAC, Au- torità che sembrava (appena nata) potesse esserci di aiuto nel ruolo di garanzia della legalità che (a fatica in alcuni contesti) noi Segretari svolgiamo, ma che invece ha assunto sempre più un ruolo punitivo e non certo di supporto (venia- mo sanzionati se il nostro PTPC è simile a quello di altro ente, se non sono pub- blicati tutti i dati nella sezione trasparenza, se non ci atteniamo alle direttive in materia di appalti...).

E non ci sembra ci aiuti, ad essere effi cienti, effi caci e produttivi, la nuova armonizzazione contabile o il nuovo codice dei contratti.

La preoccupazione è che, qualunque sia la forza politica al governo, si punti, in un contesto senza controlli, sulla precarizzazione della dirigenza per poter essere pronti all’occorrenza a trovare scorciatoie per raggiunge- re gli obiettivi.

Su quali debbano essere poi gli obiettivi sarebbe da parlarne...perché in un ordinamento che in barba agli intenti di semplifi cazione e sburocratizzazio- ne, inasprisce il sistema sanzionatorio, a me, ma credo a tutti i dirigenti, viene

spontaneo dire: prima guardiamo alle norme che generano sanzioni! Dopo alle norme la cui violazione non comporta sanzioni...

Che non è un buon criterio, lo sappiamo, per essere effi cienti e produttivi. In questo contesto sono due principali concause che oggi hanno messo in

ginocchio gli assetti organizzativi degli enti locali:

1) il fallimento del principio di separazione delle competenze, che legato di fatto allo spoils system, ha vanifi cato l’obiettivo della responsabilizzazione della dirigenza, ed è diventato solo un comodo espediente per deresponsabi- lizzare la politica;

2) la totale assenza di controlli sull’attività degli enti locali che avrebbe do- vuto essere il giusto riconoscimento all’autonomia degli enti locali, ma si é ridotto ad utile escamotage per bypassare un sistema di vincoli e paletti che il legislatore non riesce a graduare in rapporto alle diverse complessità orga- nizzative degli enti locali.

Precarizzare la dirigenza e spingere sullo spoils system, deresponsabilizzan- do totalmente la politica, come si è inteso fare negli ultimi anni, va nella dire- zione opposta al buon funzionamento del sistema, perché rischia di trasformare i dirigenti in comodi capri espiatori.

Nei paesi anglosassoni, dove lo spoils system è praticato, il politico risponde delle azioni del dirigente di fi ducia in base al concetto della accountability, che qui in Italia è invece sconosciuto.

2. La condizione dei Segretari comunali – la punta di iceberg che si fi nge