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I discorsi dei messaggeri

Capitolo 4. I discorsi: una scena tipica?

4.4 I discorsi erodotei: una struttura tipica?

4.4.1 I discorsi dei messaggeri

Nel suo Speech and authority in Herodotus' Histories’ de Bakker dedica un intero capitolo ai “Transported Speeches”223. La figura del messaggero è infatti molto frequente nelle Storie, sia che si tratti di un anonimo araldo, sia che un personaggio più o meno importante parli

221 Hohti 1976. 222 Lang 1984.

94 per proprio conto, senza riportare il messaggio di altri224. Una delle scene più elaborate è quella che vede il dialogo tra Alessandro di Macedonia, inviato da Mardonio agli Ateniesi, gli Ateniesi stessi e gli ambasciatori spartani, prima della seconda occupazione di Atene da parte dei Persiani (VIII 140-144). Il discorso di Alessandro è particolarmente complesso e strutturato con un effetto ‘a scatole cinesi’: egli infatti riferisce verbatim il messaggio di Mardonio che, a sua volta, riporta le parole di Serse e, infine, parla per proprio conto (VIII 140):

ἄνδρες Ἀθηναῖοι, Μαρδόνιος τάδε λέγει· “ἐμοὶ ἀγγελίη ἥκει παρὰ βασιλέος λέγουσα οὕτω· ‘[…]’. τούτων δὲ ἀπιγμένων ἀναγκαίως ἔχει μοι ποιέειν ταῦτα, ἢν μὴ τὸ ὑμέτερον αἴτιον γένηται. λέγω δὲ ὑμῖν τάδε. […]”. Μαρδόνιος μὲν ταῦτα ὦ Ἀθηναῖοι ἐνετείλατό μοι εἰπεῖν πρὸς ὑμέας. ἐγὼ δὲ […].

“Ateniesi, Mardonio dice: ‹‹Mi è giunto dal re un messaggio che dice: ‘[…]’ Poiché mi sono giunti questi ordini, devo necessariamente agire così, a meno che non vogliate impedirlo. Allora vi dico: […]›› Mardonio, Ateniesi, mi ha ordinato di dirvi questo. Io invece […]”

Subito dopo il suo discorso intervengono gli ambasciatori spartani e, infine, gli Ateniesi rispondono prima all’uno e poi agli altri.

Un elemento ricorrente in tutto il dialogo è l’anticipazione di cosa accadrà se si seguirà il consiglio o l’ordine e cosa accadrà, invece, se saranno trascurati225. Serse afferma infatti che, se gli Ateniesi vorranno accordarsi con lui, verranno loro restituiti i territori e ricostruiti i templi incendiati (VIII 140α,2: τοῦτο μὲν τὴν γῆν σφι ἀπόδος, τοῦτο δὲ ἄλλην πρὸς ταύτῃ ἑλέσθων αὐτοί, ἥντινα ἂν ἐθέλωσι, ἐόντες αὐτόνομοι· ἱρά τε πάντα σφι, ἢν δὴ βούλωνταί γε ἐμοὶ ὁμολογέειν, ἀνόρθωσον, ὅσα ἐγὼ ἐνέπρησα226) e Mardonio aggiunge che, in caso contrario, saranno privati della terra e della vita (VIII 140α,4: μὴ ὦν βούλεσθε παρισούμενοι

224 I passi erodotei che ho analizzato in questa tipologia di discorso sono: I 69 (ambasciatori di Creso a Sparta);

I 124 (lettera inviata da Arpago a Ciro); I 206 e I 212 (araldo di Tomiri a Ciro); IV 133 (gli Sciti agli Ioni); V 24 (messaggero di Dario a Istieo); V 98,2 (inviato di Aristagora ai Peoni); VI 86 (Leutichida agli Ateniesi); VII 135 (ambasciatori spartani e Idarne); VII 150 (araldo di Serse a Argo); VII 157-162 (ambasciatori greci a Gelone); VIII 29 (araldo dei Tessali ai Focesi); VIII 75 (messo di Temistocle ai Persiani); VIII 110,3 (messo di Temistocle a Serse); VIII 140-144 (Alessandro di Macedonia agli Ateniesi e ambasciatori spartani); IX 7; 11 (inviati ateniesi a Sparta); IX 45 (Alessandro di Macedonia agli Ateniesi); IX 48 (araldo di Mardonio agli Spartani); IX 98,3 (messaggio di Leutichida agli Ioni).

225 Questo elemento ricorre in molti discorsi di messaggeri: I 124; I 206; I 212; IV 133; V 98,2; VI 86; VII 135;

VII 150; VII 157,3; IX 48.

226 “Restituisci loro la terra e, oltre a questa, ne scelgano un’altra, quale che vogliano, restando autonomi;

95 βασιλέι στέρεσθαι μὲν τῆς χώρης, θέειν δὲ αἰεὶ περὶ ὑμέων αὐτῶν, ἀλλὰ καταλύσασθε227). Anche Alessandro prevede la rovina ateniese in caso di rifiuto dell’alleanza (VIII 140β,3: ἢν ὦν μὴ αὐτίκα ὁμολογήσητε […] δειμαίνω ὑπὲρ ὑμέων […] φθειρομένων μούνων228), mentre gli ambasciatori spartani ricordano agli Ateniesi che, qualora si accordassero con Serse, sarebbero responsabili della schiavitù dei Greci (VIII 142,3: αἰτίους γενέσθαι δουλοσύνης τοῖσι Ἕλλησι Ἀθηναίους οὐδαμῶς ἀνασχετόν229).

Nell’episodio analizzato viene inoltre brevemente spiegata la situazione in cui si trova sia chi manda il messaggio sia chi lo riceve, ovvero le circostanze che caratterizzano il mittente e il destinatario230, e sono frequenti anche i riferimenti ai temi della libertà e della schiavitù231. Un particolare degno di nota si trova poi in conclusione del messaggio di Mardonio che Alessandro, come si è visto, riporta verbatim. Il generale persiano tenta di convincere gli Ateniesi a scendere a patti con il re e afferma ἔστε ἐλεύθεροι, ἡμιν ὁμαιχμίην συνθέμενοι ἄνευ τε δόλου καὶ ἀπάτης (VIII 140α,4)232. La formula ἄνευ τε δόλου καὶ ἀπάτης si trova altre due volte nelle Storie e, in entrambi i casi, all’interno di discorsi di messaggeri. Nel primo caso (I 69,2) è utilizzata dai messi inviati da Creso a Sparta per proporre un’alleanza; il secondo caso (IX 7α,1), invece, è particolarmente interessante perché fa riferimento proprio all’ambasciata di Alessandro il Macedone, narrata da Erodoto pochi paragrafi prima. Gli ambasciatori ateniesi si recano infatti dagli Spartani per rimproverarli di non essere ancora intervenuti in loro aiuto, permettendo così ai Persiani di invadere l’Attica, e per ricordare loro la proposta di alleanza avanzata da Serse (ἔπεμψαν ἡμέας Ἀθηναῖοι λέγοντες ὅτι ἡμῖν βασιλεὺς ὁ Μήδων τοῦτο μὲν τὴν χώρην ἀποδιδοῖ, τοῦτο δὲ συμμάχους ἐθέλει ἐπ᾽ ἴσῃ τε καὶ ὁμοίῃ ποιήσασθαι ἄνευ τε δόλου καὶ ἀπάτης233). L’utilizzo della stessa formula sottolinea dunque lo stretto legame tra i due episodi. Il tema dell’inganno, inoltre, può avere nei discorsi erodotei anche una seconda sfumatura: ci sono infatti episodi in cui i messaggeri hanno il compito di riferire dei messaggi ingannevoli, come nel caso di Dario che, per evitare ribellioni, tenta di convincere Istieo a recarsi in Persia

227 “Non vogliate dunque, misurandovi con il re, essere privati della terra e lottare sempre per la vostra vita,

ma cessate le ostilità”.

228 “Se non vi accordate subito […] ho paura per voi […] che soli sarete annientati”.

229 “Non è assolutamente tollerabile che voi Ateniesi diveniate responsabili della schiavitù dei Greci”. 230 La spiegazione della situazione, che ha spesso la funzione di motivare l’invio del messaggero, si trova in

quasi tutti i discorsi presi qui in considerazione: I 69; I 124; IV 133; V 24; V 98,2; VII 150; VII 157; VIII 29; VIII 75; VIII 110,3; IX 7; IX 45; IX 48.

231 Tema che, per quanto riguarda i discorsi dei messaggeri, si trova anche in IV 133, 139,2; VII 135 (nella

risposta degli ambasciatori a Idarne); VII 157; IX 45; IX 98,3.

232 “Siate liberi, stringendo con noi un’alleanza senza frode e inganno”.

233 “Gli Ateniesi ci hanno mandato a dirvi che il re dei Medi ci restituisce la terra e ci vuole rendere suoi alleati

96 (V 24), o di Temistocle che invia Sicinno ai Persiani, prima della battaglia di Salamina, per far credere loro di parteggiare per il re (VIII 75).

Un ultimo elemento che ricorre spesso nei discorsi dei messaggeri, ma che non è presente nel passo relativo all’ambasciata di Alessandro il Macedone, è la lode rivolta al destinatario del messaggio234. Un caso particolare, in cui appare una variazione del tema, è rappresentato dall’episodio di Sicinno (VIII 75) che, al cospetto di Serse, tesse le lodi di Temistocle, da cui è stato inviato, anziché quelle del persiano.

Per riassumere, dunque, è possibile riconoscere nei discorsi dei messaggeri alcune tematiche ricorrenti: l’anticipazione di cosa accadrà se si accetterà o meno la richiesta, il consiglio o l’ordine, la spiegazione della situazione in cui si trova chi invia o chi riceve il messaggio, spiegazione che nella maggior parte dei casi motiva l’invio del messaggero, l’inganno, la lode del destinatario e i riferimenti ai temi della libertà e della schiavitù.