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L’Iliade: l’ira di Achille

Capitolo 4. I discorsi: una scena tipica?

4.3 I discorsi come ‘motore’ dell’azione

4.3.1 L’Iliade: l’ira di Achille

Μῆνιν è la prima parola dell’Iliade e, come tale, mette in luce fin da subito il tema centrale di tutta la narrazione. La vicenda infatti, intervallata da episodi riguardanti altri personaggi, singoli duelli e scontri di massa, procede seguendo il filo rosso dell’ira di Achille: la lite con Agamennone, la richiesta a Teti di far intervenire Zeus in aiuto dei Troiani, la decisione di Achille di ritirarsi dai combattimenti, l’ambasciata di Odisseo, Aiace e Fenice per chiedere il suo rientro in battaglia, la discesa in campo di Patroclo e la sua morte, il ritorno a combattere di Achille e l’uccisione di Ettore, con la conseguente richiesta del corpo da parte di Priamo.

È interessante sottolineare come tutti questi avvenimenti, che costituiscono degli importanti passaggi narrativi per lo sviluppo della trama, non vengano descritti in terza persona dall’aedo-narratore onnisciente, ma siano presentati al pubblico direttamente attraverso le parole dei personaggi che, nei loro dialoghi, spiegano di volta in volta la situazione che si viene a creare e introducono, motivandola, l’azione che segue.

L’assemblea dei capi e la lite tra Achille e Agamennone: lo scoppio dell’ira (I 57-305)

Crise arriva alle navi degli Achei per riscattare la figlia Criseide ma, quando Agamennone gli nega la restituzione della ragazza, egli non può far altro che invocare l’aiuto di Apollo; il dio, in risposta alla preghiera del sacerdote, scatena tra i Greci una terribile pestilenza. Si riuniscono allora i capi achei, ai quali l’indovino Calcante rivela le cause della peste e ai quali Agamennone spiega i motivi per cui non ha intenzione di restituire Criseide (vv. 112- 115: πολὺ βούλομαι αὐτὴν / οἴκοι ἔχειν· καὶ γάρ ῥα Κλυταιμνήστρης προβέβουλα / κουριδίης ἀλόχου, ἐπεὶ οὔ ἑθέν ἐστι χερείων, / οὐ δέμας οὐδὲ φυήν, οὔτ᾽ ἂρ φρένας οὔτέ τι

86 ἔργα210). Achille di conseguenza si scaglia contro Agamennone e minaccia di tornare nella sua terra, abbandonando la guerra; quando infine l’Atride decide di prendere con sé Briseide come ricompensa per la restituzione di Criseide, il Pelide con un solenne giuramento prefigura le successive vittorie troiane per mano di Ettore. I due eroi, durante il loro alterco, si attaccano a vicenda e tracciano l’uno il ritratto dell’altro, mettendo in risalto le caratteristiche negative che li contraddistinguono. Sta poi a Nestore, con il suo discorso, delineare un ritratto opposto dei due capi, sottolineando la loro grandezza in battaglia e il loro potere in assemblea.

È direttamente attraverso le parole dei personaggi, dunque, che viene spiegata la situazione in cui si trova il campo acheo (necessità di interpellare l’indovino, motivo della pestilenza), viene motivata l’ira di Agamennone e Achille, viene tracciato un ritratto dei due eroi e prende il via l’azione successiva, ovvero il ritiro del Pelide dai combattimenti e la conseguente crisi dell’esercito acheo, che si troverà a cadere sotto i colpi di Ettore.

Il discorso di Achille a Teti: il ritiro dalla battaglia (I 357-427)

Achille, dopo essersi ritirato dai combattimenti, invoca l’aiuto di sua madre. Teti interviene e, nel dialogo tra i due, viene spiegato l’antefatto della vicenda, ovvero in che occasione Agamennone ha ottenuto Criseide come bottino di guerra, e viene riassunto quanto è stato narrato fino a quel momento211. Achille chiede poi alla madre di intercedere presso Zeus e, in questo modo, il dialogo tra i due personaggi allo stesso tempo motiva e genera l’intervento del dio in favore dei Troiani. Si conferma inoltre il ritiro di Achille dalla battaglia, elemento che ‘muove’ l’azione in avanti dando il via alla successiva serie di scontri ai quali l’eroe non prende parte. La situazione è particolarmente rappresentativa dal momento che mette in evidenza come la parola, nella sua sorta di sacralità, abbia il potere di condizionare non solo l’agire umano, ma anche quello divino.

L’ambasciata ad Achille: la conferma dell’ira (IX 222-657)

L’episodio, dopo ben otto libri, riporta la narrazione sul tema centrale dell’ira di Achille. Aiace, Odisseo e Fenice si recano alla tenda dell’eroe per pregarlo di tornare in battaglia. Ancora una volta i discorsi pronunciati dai personaggi spiegano la situazione che si è venuta

210 “Desidero molto averla in casa: la preferisco anche a Clitemnestra, mia sposa legittima, poiché non è

inferiore a lei né di corpo, né di statura, né di animo, né di bravura”.

211 Sono nuovamente narrate le vicende relative alla pestilenza e alla lite tra Agamennone e Achille. La

87 a creare, ovvero la crisi dell’esercito acheo messo in ginocchio dalle imprese di Ettore, e viene nuovamente ricordato il motivo dell’ira di Achille. Alla fine del lungo dialogo, inoltre, le parole del Pelide anticipano il suo ritorno a combattere (vv.650-655): egli afferma che non si darà pensiero finché Ettore non giungerà alle tende e alle navi dei Mirmidoni. Anche se il Troiano non arriverà mai ad intaccare i suoi beni, infatti, il discorso di Achille prefigura il suo rientro in battaglia dopo che Ettore avrà distrutto quanto ha di più caro e vicino: Patroclo.

L’assemblea per il ritorno di Achille: l’ira deposta (XIX 54-276)

Dopo l’uccisione di Patroclo, il cui ingresso in battaglia viene motivato e generato da due dialoghi, quello con Nestore (XI 647-805) e quello con Achille (XVI 5-100), il Pelide torna a combattere. Ancora una volta il motivo della decisione viene spiegato durante un discorso che l’eroe rivolge a sua madre (XVIII 79-137) ed è sempre il dialogo tra Achille e Teti a muovere l’azione successiva, la richiesta a Efesto di una nuova armatura, e a prefigurare l’uccisione di Ettore. È però con l’assemblea del XIX libro che il ritorno in battaglia di Achille diventa concreto: l’eroe, rivolgendosi ad Agamennone, depone finalmente l’ira (v. 67: νῦν δ’ἤτοι μὲν ἐγὼ παύω χόλον). Sono proprio i dialoghi che avvengono durante l’assemblea, ancora una volta, a fare da ‘motore’ per l’azione seguente: tutti si apprestano al pasto e solo dopo essersi rifocillati potranno tornare a combattere. Achille mette quindi da parte il suo rancore verso Agamennone, ma resta ancora accesa in lui l’ira per la sete di vendetta nei confronti di Ettore.

Priamo e Achille: la fine dell’ira (XXIV 485-570)

Il XXIV libro si apre con una serie di discorsi dai quali prende il via l’ultima grande azione dell’Iliade: il riscatto del corpo di Ettore. Le parole che Priamo rivolge ad Achille spiegano la situazione in cui si trova il re, privato dei suoi figli, e sono sempre le sue parole a motivare e generare la restituzione del cadavere di Ettore. L’ira di Achille, innescata dalla lite con Agamennone nel I libro, arriva così a placarsi: Patroclo è stato vendicato e il cadavere del nemico, per volontà degli dei, viene restituito.