Capitolo 2. Le scene di seduzione e di vestizione
2.4 Vestizione e arming scenes nelle Storie
Scene di seduzione e di vestizione sono dunque collegate tra loro119. Non stupisce allora che lo stesso linguaggio impiegato negli episodi della donna di Cos e di Niteti, considerate delle
119 Come sottolinea anche Edwards 1992 (p. 312) che, nella sua analisi delle varie scene tipiche, intitola un
47 scene di seduzione, si ritrovi anche in un passo del I libro delle Storie riguardante la descrizione dell’abbigliamento di Ciro bambino (I 111,3):
ὡς δὲ τάχιστα ἐσῆλθον, ὁρέω παιδίον προκείμενον ἀσπαῖρόν τε καὶ κραυγανώμενον, κεκοσμημένον χρυσῷ τε καὶ ἐσθῆτι ποικίλῃ.
“Appena entrato, vedo un bambino esposto che si agita e piange, adornato d’oro e di una veste ricamata.”
La presenza dell’oro e delle vesti ricamate richiama subito le due scene di seduzione erodotee e il parallelismo risulta ancora più chiaro se si analizza il passo dal punto di vista lessicale, data la presenza del participio del verbo κοσμέω, di ἐσθῆτί e di χρυσῷ.
Un ulteriore riferimento all’abbigliamento di Ciro, in cui è possibile riconoscere nuovamente tutti gli elementi appena evidenziati, si trova a distanza di poche righe (I 111,4): χρυσῷ τε καὶ εἵμασι κεκοσμημένον120.
Non essendo narrato l’atto di indossare le vesti, ma essendo presente semplicemente una loro descrizione, il passo non può essere considerato una vera e propria scena di vestizione secondo il modello omerico. Ma se, come nel caso dell’abbigliamento delle donne libiche analizzato nel paragrafo precedente, si accetta come valida una tale estensione del valore di tipicità della scena, è possibile individuare altre ‘parziali’ scene di vestizione all’interno dell’opera erodotea.
Come è noto, le Storie erodotee presentano in numerosi passi una caratterizzazione fortemente etnografica. Lo storico si sofferma su usi e costumi di molti popoli e, spesso, concentra la sua attenzione anche sul tipo di abbigliamento indossato dalle popolazioni cui fa riferimento. Una delle descrizioni più dettagliate, ma apparentemente priva di elementi tipici, si trova nel I libro, durante la lunga digressione su Babilonia. Erodoto si sofferma infatti sull’abbigliamento dei Babilonesi (195,1):
τὰ μὲν δὴ πλοῖα αὐτοῖσι ἐστὶ τοιαῦτα, ἐσθῆτι δὲ τοιῇδε χρέωνται, κιθῶνι ποδηνεκέι λινέῳ· καὶ ἐπὶ τοῦτον ἄλλον εἰρίνεον κιθῶνα ἐπενδύνει καὶ χλανίδιον λευκὸν περιβαλλόμενος, ὑποδήματα ἔχων ἐπιχώρια, παραπλήσια τῇσι Βοιωτίῃσι ἐμβάσι. κομῶντες δὲ τὰς κεφαλὰς μίτρῃσι ἀναδέονται, μεμυρισμένοι πᾶν τὸ σῶμα.
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“Tali sono le loro barche. Invece usano questo tipo di veste, una tunica di lino lungo fino ai piedi; sopra indossano un’altra tunica di lana e si avvolgono in un mantello bianco, hanno calzari locali, simili ai sandali beoti. Si legano i capelli lunghi con mitre, dopo essersi profumati tutto il corpo.”
L’episodio, come si accennava, non sembra presentare elementi tipici, ma appare come una semplice descrizione. Il passo può però essere confrontato con quello riguardante l’abbigliamento dei sacerdoti egiziani, in cui Erodoto si sofferma brevemente sul tipo di veste e di sandali indossati (II 37,3: ἐσθῆτα δὲ φορέουσι οἱ ἱρέες λινέην μούνην καὶ ὑποδήματα βύβλινα121). Pochi paragrafi dopo, infine, parlando dei giovani egizi, lo storico fa nuovamente riferimento all’abbigliamento e, ancora una volta, si sofferma sulla tunica e sul mantello (II 81,1):
ἐνδεδύκασι δὲ κιθῶνας λινέους περὶ τὰ σκέλεα θυσανωτούς, τοὺς καλέουσι καλασίρις· ἐπὶ τούτοισι δὲ εἰρίνεα εἵματα λευκὰ ἐπαναβληδὸν φορέουσι.
“Indossano tuniche di lino, che chiamano calasiri, ornati di frange intorno alle gambe; sopra a questi portano mantelli di lana bianchi.”
Confrontando i tre passi è possibile notare che le descrizioni erodotee degli abiti si basano sempre su tre elementi: tunica (κιτών), calzature e mantello. Appare dunque inevitabile il confronto con chitone, sandali e mantello, elementi che caratterizzano le scene di vestizione omeriche.
Allo stesso modo, per estensione del tema della vestizione delle armi, possono essere presi in considerazione alcuni passi erodotei che, pur non narrando il momento in cui i personaggi indossano le armi, si soffermano sulla loro descrizione.
Nelle Storie la più evidente descrizione di uomini in armi è rappresentata dal lungo catalogo delle truppe di Serse, nel VII libro (61-95). Erodoto infatti, elencando tutti i popoli che partecipano alla spedizione contro la Grecia, si sofferma sull’abbigliamento e sulle armi dei vari contingenti.
Il catalogo si apre con la descrizione più elaborata, che riguarda, ovviamente, il contingente persiano (61,1):
49 οἱ δὲ στρατευόμενοι οἵδε ἦσαν· Πέρσαι μὲν ὧδε ἐσκευασμένοι· περὶ μὲν τῇσι κεφαλῇσι εἶχον τιάρας καλεομένους πίλους ἀπαγέας, περὶ δὲ τὸ σῶμα κιθῶνας χειριδωτοὺς ποικίλους < καὶ θώρηκας >122 λεπίδος σιδηρέης ὄψιν ἰχθυοειδέος, περὶ δὲ τὰ σκέλεα ἀναξυρίδας, ἀντὶ δὲ ἀσπίδων γέρρα· ὑπὸ δὲ φαρετρεῶνες ἐκρέμαντο· αἰχμὰς δὲ βραχέας εἶχον, τόξα δὲ μεγάλα, ὀιστοὺς δὲ καλαμίνους, πρὸς δὲ ἐγχειρίδια παρὰ τὸν δεξιὸν μηρὸν παραιωρεύμενα ἐκ τῆς ζώνης.
“Questi erano coloro che partecipavano alla spedizione. I Persiani erano equipaggiati così: sulla testa avevano copricapi di feltro flosci, chiamati tiare, sul corpo tuniche di vario colore fornite di maniche < e corazze > di piastre di ferro dall’aspetto simile a un pesce, brache intorno alle gambe, scudi di vimini al posto degli scudi; sotto erano appese le faretre; avevano lance corte, archi grandi, frecce di canna e inoltre pugnali che pendevano dalla cintura lungo la coscia destra.”
Erodoto descrive ciò che i Persiani indossavano in testa (tiara), sul busto (tuniche e corazza) e sulle gambe (brache), poi passa alle armi, e quindi allo scudo, alle frecce e alle lance. Il parallelismo con le arming scenes omeriche è immediato: nei poemi, infatti, vengono sempre citati l’elmo, la corazza, le gambiere, lo scudo, la spada e la lancia.
Nel catalogo erodoteo non tutti gli elementi descrittivi di dettaglio utilizzati per il contingente persiano sono presenti in relazione a ogni popolo, ma c’è sempre un riferimento parziale al tipo di armi e, spesso, al copricapo e alla veste. La maggior parte delle descrizioni, dunque, risulta più sintetica e si sofferma di volta in volta su alcuni particolari123.
Particolare rilievo assume la descrizione del contingente dei Cilici, in cui risulta più chiaro il parallelismo con i passi omerici (91,1):
οὗτοι δ᾽ αὖ περὶ μὲν τῇσι κεφαλῇσι κράνεα ἐπιχώρια, λαισήια δὲ εἶχον ἀντ᾽ ἀσπίδων ὠμοβοέης πεποιημένα, καὶ κιθῶνας εἰρινέους ἐνδεδυκότες· δύο δὲ ἀκόντια ἕκαστος καὶ ξίφος εἶχον, ἀγχοτάτω τῇσι Αἰγυπτίῃσι μαχαίρῃσι πεποιημένα.
“Costoro avevano sulla testa elmi indigeni, scudi leggeri fatti di pelli villose di bue non conciate, e indossavano tuniche di lana; avevano due giavellotti ciascuno e una spada, fatta in modo molto simile alla sciabola egiziana.”
122 L’integrazione qui accolta nel testo è quella proposta da Biel.
123 Nella descrizione dei Traci (75,1) sono nuovamente presenti tutti gli elementi messi in evidenza per il
50 Nella descrizione sono presenti tutti gli elementi ricorrenti nelle arming scenes omeriche e, a differenza degli altri passi erodotei analizzati, c’è anche un riferimento alla spada. Il particolare che, però, evidenzia maggiormente il legame con le vestizioni degli eroi omerici è il riferimento ai due giavellotti. Le arming scenes riguardanti Patroclo e Agamennone, infatti, si differenziano da quelle relative a Paride e Achille proprio per la presenza di due lance.
2.5 Sintesi
Nell’epos omerico è possibile riconoscere un forte legame tra scene di seduzione e di vestizione. La vestizione femminile, definita adornment scene, è parte della scena di seduzione, mentre quella maschile, dressing scene, è legata alle arming scenes. Anello di collegamento tra le due tipologie di vestizione può essere considerata la vestizione delle armi da parte di figure femminili. Tali legami sono riconoscibili anche nell’opera erodotea: è stata infatti riscontrata una somiglianza linguistica, fondata soprattutto sul verbo κοσμέω, tra scene di seduzione, come quelle della donna di Cos e Niteti, di vestizione, nel caso di Ciro, e di vestizione delle armi da parte di figure femminili, come per le giovani degli Ausei e Fia. Allo stesso tempo, all’interno delle Storie sono presenti anche delle scene di vestizione maschile e delle arming scenes. Tali scene, benché a differenza di quelle omeriche non descrivano il momento in cui gli abiti o le armi vengono indossati, possono essere ugualmente definite tipiche: sono infatti costituite da una serie di elementi descrittivi ricorrenti che, in molti casi, corrispondono a quelli epici.
Se per le scene di vestizione è possibile parlare di una ripresa più fedele dello schema omerico, soprattutto per quanto riguarda l’ordine con cui vengono indossati o descritti gli indumenti, per la scena di seduzione il legame potrebbe essere leggermente più complesso. Al di là del semplice aspetto formale, infatti, le scene di seduzione erodotee possono essere ricollegate alle corrispettive scene omeriche anche per quanto riguarda il contesto narrativo in cui sono inserite. In Omero lo stretto rapporto tra eros e guerra viene particolarmente evidenziato in alcune delle scene di seduzione prese qui in analisi: Era seduce Zeus per permettere ai Greci di prevalere sui Troiani, Elena è all’origine della guerra di Troia e Penelope, nella scena del XXI libro dell’Odissea, si prepara per la gara che permetterà a Odisseo di compiere la sua vendetta contro i Proci.
Allo stesso modo, anche le scene di seduzione erodotee presentano un forte legame con il tema bellico: l’episodio della donna di Cos si colloca nello spazio narrativo della battaglia di Platea, Fia rappresenta l’espediente di Pisistrato per recuperare la tirannide ad Atene e
51 l’inganno di Niteti è all’origine del conflitto tra Persiani e Egiziani. Il tema del rapporto tra seduzione e guerra è, inoltre, particolarmente caro ad Erodoto: nel proemio delle Storie, proprio a sottolineare che la sua opera si colloca sulla scia dei poemi omerici, lo storico racconta dei vari rapimenti che hanno causato l’ostilità tra Oriente e Occidente e nel III libro (134) specifica che è Atossa, moglie di Dario, a chiedere al marito la conquista della Grecia. Emblematico del rapporto tra seduzione, vesti e guerra è, infine, il celebre episodio della moglie di Candaule che, vista di nascosto da Gige mentre si spoglia, obbliga l’uomo ad uccidere suo marito e ad impadronirsi del potere (I 8-12). Anche in questo caso il ruolo della donna è fondamentale per lo svolgimento della vicenda narrata: con l’uccisione di Candaule e la salita al potere di Gige il regno di Lidia passa dagli Eraclidi alla stirpe di Creso.
A differenza della scena di vestizione, dunque, per la quale il riferimento agli episodi omerici è più immediato, la scena di seduzione da un lato ha concesso minori margini di elaborazione, dall’altro ha portato alla necessità di un legame più stretto con il contesto narrativo. In altre parole, la scena di seduzione, all’interno del contesto delle Storie, si trova ad avere una funzionalità maggiore rispetto alla scena di vestizione che è, invece, più elaborata e che trova perfettamente posto in un contesto simile a quello originario.
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