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Nel presente lavoro di ricerca si è voluto indagare l’effetto dello stato ipnoidale del soggetto sulla risposta vegetativa in 3 condizioni sperimentali cercando di verificare se vi fossero differenze nelle risposte vegetative a seconda che venissero fornite suggestioni di rilassamento o di stress. Obiettivo secondario è stato valutare se la prospettiva Polivagale di Porges potesse fornire nuovi indicatori che ci permettessero di comprendere meglio la relazione tra la risposta vegetativa ad alcune suggestioni nello stato ipnoidale.

Secondo i risultati ottenuti da questo studio esiste un rapporto statisticamente significativo tra lo stato ipnoidale e la reattività sovradiaframmatica; tale relazione la si è evidenziata solo utilizzando il questionario di Porges (BPQ). Tale questionario infatti è in grado di misurare la reattività vegetativa attraverso indicatori comportamentali del SNA come ad esempio: deglutire frequentemente, avere la pelle d’oca, eccetera. La relazione tra stato di trance e attivazione del SNA misurato con indicatori bio-comportamentali risulta essere un dato interessante in quanto evidenzia, più che con una misurazione pletismografica, lo spostamento dell’omeostasi vegetativa a favore del sistema nervoso parasimpatico. Il risultato della maggiore attivazione del parasimpatico nello stato di trance misurato con uno strumento di valutazione bio-comportamentale del SNA, quando misurato attraverso il questionario della teoria polivagale di Porges, si è rivelato più sensibile rispetto a metodi più tradizionali quali la registrazione pletismografica. Infatti se la reattività sovradiaframmatica è regolata dall’attività del vago, ovvero la componente del sistema parasimpatico filogeneticamente più evoluto e connesso a comportamenti pro sociali, la relazione tra stato ipnoidale (o trance) e reattività sovradiaframmatica ci evidenzia i

benefici che si ottengono nello stato di trance in quanto maggiormente associato alla attivazione della componente vagale di quiete e di incremento della aritmia seno- respiratoria (RSA) e di intersoggettività. Porges ed il suo gruppo di ricerca (2011; 2014) infatti, attraverso studi di neurofisiologia, hanno evidenziato tre strategie di difesa in risposta ad un pericolo: attacco, fuga e freezing. I primi due, più conosciuti in ambito scientifico, risultano associati all’attivazione del sistema ortosimpatico. Poco noto è invece il meccanismo di freezing o morte simulata. Negli umani alla morte simulata si associa una riduzione del tono muscolare, rallentamento della frequenza cardiaca e della respirazione ed abbassamento della pressione arteriosa (Porges, 2011), in altre parole uno stato di immobilizzazione. Questo tipo di risposta ad un evento stressante, un trauma ad esempio, potrebbe rendere l’individuo impermeabile ad input positivi quali suggestioni di rilassamento durante la terapia ipnotica. Lo stato di “immobilizzazione” si associa secondo Porges (2011) ad una iperattività vagale sottodiaframmatica caratterizzato dall’incapacità di inibire meccanismi di difesa filogeneticamente antichi caratterizzati da ritiro e rifiuto del supporto sociale. L’attività sovradiaframmatica del vago invece si associa al comportamento di “mobilizzazione” con cambiamento della capacità di leggere segnali sociali positivi con formazione di legami di attaccamento e maggiore relazione sociale. In condizioni di stress (o in situazioni traumatiche), il pattern neurale attivato in soggetti con maggiore attività vagale sovradiaframmatica permette una maggiore espressività del viso, rotazione della testa, con comportamento pro-sociale caratterizzato in questo contesto da vocalizzazione e richiesta di aiuto. Indipendentemente dalla consapevolezza quindi il sistema nervoso valuta il rischio del contesto e regola l’espressione di comportamenti adattivi per accoppiarlo con la neurocezione (attivazione del SNA) di un ambiente sicuro, pericoloso o minaccioso.

Il soggetto con la tendenza ad una iperattivazione sovradiaframmatica sarà in grado di inibire maggiormente comportamenti di difesa caratterizzati da ritiro e congelamento, con riduzione di affettività e di interazione sociale.

In questa prospettiva i primi dati del nostro studio evidenziano come un più profondo stato ipnoidale sia maggiormente associato ad una maggiore capacità empatica, maggiore “mobilizzazione”, maggiore capacità di relazione associata ad una più grande flessibilità cognitiva da permettere un’assimilazione delle suggestioni di cambiamento in condizioni terapeutiche quali ipnosi, meditazione, biofeedback, rilassamento progressivo ed altro.

Non si è invece vista alcuna relazione tra l’HSS e le componenti del SNV quali la resistenza galvanica cutanea e la frequenza cardiaca e quindi i risultati non hanno mostrato una correlazione tra HSS e il sistema parasimpatico. I soggetti distinti in base alla tipologia della trance in effetti presentano cambiamenti dell’attività vegetativa in base al tipo di sessione sperimentale, tuttavia la tipologia della trance non influisce sulla risposta del SNA a suggestioni di rilassamento o di stress.

Questi dati in parte trovano riscontro con quanto emerge dalla letteratura. Diversi studi che si sono interessati del rapporto tra SNA e ipnosi hanno riportati dati discordanti in merito al coinvolgimento del sistema vegetativo, ed in particolare del parasimpatico, nell’ipnosi. Alcune ricerche (Aubert et al., 2009; Barber &Hahn, 1963; Bauer & McCanne, 1980; Crasilneck & Hall, 1960; De Benedittis et al., 1994; Diamond et al., 2007; van der Kruijs et al., 2014; Vande Vusse et al., 2010) hanno infatti supportato l’idea che l’ipnosi comporti una riduzione del tono simpatico ed un conseguente incremento dell’attività del sistema parasimpatico, associato all’effetto rilassante tipico della trance ipnotica. Tuttavia questi risultati non sono sempre confermati in letteratura; infatti numerosi studi (Diamond, 1984; Edmonston, 1968;

Gruzelier et al., 1988) non hanno evidenziato alcun decremento dell’attività del sistema nervoso simpatico né un incremento dell’attività del parasimpatico. Questi dati sono concordi quindi con i risultati emersi dal nostro studio quando il monitoraggio del sistema vegetativo non tiene conto degli aspetti bio-comportamentali.

In ultima analisi è necessario sottolineare il fatto che tale studio presenta alcuni limiti, tra cui il fatto che vi sono alcuni dati mancati nelle diverse misurazioni del sistema nervoso vegetativo, vi è uno squilibrio nel campione per quanto riguarda il rapporto tra maschi e femmine ed infine il campione presenta una numerosità ridotta. Infatti un dato rilevante è proprio l’assenza, nel nostro campione, di soggetti Classic High caratterizzati dalla massima espressione della condizione di trance. Questi soggetti tuttavia sono scarsamente rappresentati nella popolazione generale. La scarsa numerosità campionaria non ci ha permesso quindi di esplorare meglio il SNA in questa condizione di trance.

Inoltre sia il PCI che il BPQ sono strumenti self-report che potrebbero essere quindi caratterizzati da risposte troppo soggettive da parte dei partecipanti ed avere un bias nelle risposte o per effetto lunghezza o per effetto stanchezza.

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