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Lavoro individuale e lavoro di gruppo nei villaggi U N R R A -C A S A S

« L’A. S. chiede se i pro­ blemi individuali debbano es­ sere trattati e come può comportarsi l ’A. S. per evi­ tare le reazioni delle altre famiglie, in quanto il mag­ gior interessamento per una famiglia è qui interpretato come particolarismo. E ’ vero che vi sono situazioni che si ripetono quasi identiche in diverse f a m i g l i e e quin­ di affrontabili con attività di gruppo, ma è anche vero che esistono problemi ri­ guardanti quella persona e quella famiglia e non affron­ tabili altrimenti che con un trattamento individuale ».

(dalla relazione mensile di un Gruppo Assistenza)

La riunione del Gruppo Assistenza di Catanzaro svoltasi nel mese di aprile aveva all’ordine del giorno alcuni problemi di lavoro, li- beramento p r o p o s t i dagli A.S. Rilevando l’opportunità di una iniziativa del genere, che permette una precisa individuazione dei problemi attuali, uno scambio di espe­ rienze, ed una spontanea ri­ cerca in seno al Gruppo, ab­ biamo qui riportato una del­ le questioni proposte, che ci sembra di interesse generale. Poiché nel corso della riu­ nione la discussione non ne ha svolto esaurientemente tutti gli aspetti, riteniamo opportuno aggiungere qual­ che chiarimento.

Sembra innanzi tutto uti­ le chiarire alcuni punti sulla

seconda parte del quesito. Infatti si tratta di capire cosa si intenda per « situa­ zioni quasi identiche ». E ’ evidente che se si vogliono indicare con questo termine problemi che riguardano la comunità, come per esempio l'apertura di un asilo, l'alle­ stimento di un campeggio o di un trasporto collettivo al luogo di lavoro o alla scuola, si può senz’altro dire che problemi « simili » possono essere trattati in un gruppo e cioè discutendone con gli interessati e cercandone in­ sieme ■ le soluzioni pratiche. Se invece con problemi « si­ mili » si vogliono indicare questioni che si presentano in modo simile (p er esempio: dieci madri di famiglia che trascurano la casa, dieci bambini che vanno male a scuola) allora occorrerà pri­ ma vedere se la ricerca dei

« bisogni reali » che stanno

dietro a questi tipi di com­ portamento ci p e r m e t t e r à di parlare ancora di proble­ mi simili o non piuttosto di problemi che sembrano si­ mili, ma che sono in realtà diversi.

P er ritornare agli esempi sopra citati delle dieci ma­ dri, potremmo vedere che : una non pulisce perché trop­ po stanca, una perché non abituata al nuovo tenore di vita e al nuovo ambiente, un’altra perché reagisce in questo modo all’avvilimento di sentirsi trascurata dal

marito, ecc; e così per i bambini: uno non riesce per un deficit intellettuale, uno perché sordastro, un altro perché non si sente inserito nel gruppo, un altro ancora perché, o p p r e s s o dal con­ fronto con il fratello mag­ giore, non ha nessuna fidu­ cia in sé e cede al primo ostacolo; e così per tutti gli altri casi. Infine, noi ci tro­ viamo di fronte a persone diverse in situazioni diverse, oppure anche, a volte, in si­ tuazioni uguali, ma di cui esse risentono in modo di­ verso e perciò reagiscono variamente, ciascuna con le sue particolari risorse. Chia­ riti questi punti, la rispo­ sta al quesito è più fa cile: per lavorare in una comuni­ tà occorrono necessariamen­ te tanto il lavoro di gruppo quanto il lavoro individuale. Infatti, anche nei casi in cui un lavoro individualizzato è l’unico appropriato, il lavo­ ro di gruppo può essere un utile sussidiario al tratta­ mento ed inoltre un impor­ tante strumento diagnostico e parzialmente terapeutico. Infatti, trattandosi delle dieci madri che trascurano la casa, possiamo fare un corso di economia e d’igiene domestica per tutte le donne della comunità, e osservare se queste vi partecipano o meno, e nel caso che vi par­ tecipassero, se e come inter­ vengono nelle discussioni; potremmo così constatare che per una o due di esse, l'aver messo sul tavolo il problema e il sentirlo un problema di tutte, potrà av­ viarle verso l'accettazione del comportamento medio

della comunità, e verso un migliore adattamento al nuo­ vo tenore di vita. Dal com­ portamento del gruppo l’as­ sistente sociale accorto po­ trà trarre elementi preziosi e necessari che non potreb­ be mai avere da un’intervi­ sta individuale.

Al lavoro dì gruppo si può chiedere molto purché non si chieda ad esso quello che non può dare e cioè il trat­ tamento completo dei pro­ blemi personali, come ana­ logamente non si può chie­ dere solo al trattamento in­ dividuale di scoprire e ri­ solvere i problemi della so­ cialità individuale.

Quello che maggiormente può aiutare, è l’aver ben chiarì i principi fondamen­ tali del servizio sociale, e sulla base di essi scegliere il metodo di intervento più opportuno per ogni deter­ minata situazione che si pre­ senti.

Essendo perciò d’accordo sul fatto che un lavoro in­ dividuale è indispensabile, sorge, ci dice l’A.S. di un villaggio UNRRA Casas, il pericolo di essere accusati di

« particolarismo ». Suggeri­

re soluzioni pratiche e dare una risposta adeguata è pro­ blematico, se non addirittu­ ra impossibile, per chi non vive, o perlomeno non co­ nosce, la situazione del luo­ go. Diversi elementi posso­ no però essere considerati: prima di tutto bisognerebbe sapere se e come l’assistente ha spiegato alla comunità in che cosa consiste il servizio che gli è affidato, e come la comunità lo ha capito ed ac­ cettato. Sappiamo quanto è difficile in pratica fa r com­ prendere che l’A .S . è lì per tutti ugualmente e che ognu­ no ha •bisogno di un aiuto

differente.

Inoltre sarebbe fondamen­ tale sapere come l’assistente ha impostato il suo rappor­ to con gli assegnatari. E ’ evidente, per esempio, che se l’A . S. nei confronti del vil­ laggio ha un atteggiamento di benevolenza amichevole,

che si concreta in un gene­ rico interessamento che egli, di sua iniziativa, più o me­ no periodicamente dà a tut­ te le famiglie, qualora egli tratti più frequentemente una di esse, questo fatto po­ trebbe venire interpretato come « particolarismo ». Se invece l’aiuto dell’assistente venisse dato solo dietro una esplicita r i c h i e s t a ed ogni assegnatario sapesse che lo

...« Un’altra istituzione che meriterebbe di essere mag­

giormente conosciuta per

una più ampia utilizzazione non solo dagli alunni della Scuola Popolare ma anche dal pubblico, è quella del Centro Informativo istituito presso ogni Provveditorato agli- Studi.

Quello della Provincia di Roma ha sede presso la scuola « Dante Alighieri » in via Ariosto 25. Chiunque, non disponendo del tempo e della possibilità di svolgere

ricerche particolareggiate,

desideri soddisfare una cu­ riosità o arricchire la pro­ pria erudizione, può rivol­ gersi al citato Centro dove un numeroso gruppo di in­ segnanti provvede ad attin­ gere da fonte di fiducia la risposta al quesito o la ri­ soluzione del problema. Ci­ tiamo per curiosità alcune

domande pervenute dalla

lontana periferia della pro­ vincia : « Come si chiama quell’insetto che corrode i cavi telefonici? ». Risponde la Teti : « E ’ il Sinandron Sex Dentatus ». « Come fa il canguro ad introdursi nel­ la tasca materna se è cieco ed è lungo pochi centime­ tri? ». Qui, invece, risponde il buon senso. Le domande e le risposte riempiono ormai un intero scaffale : dalla lon­ gevità delle libellule alle fa ­ coltà intellettive della peco­ ra, dal perché i cavalli

dor-assistente è a disposizione di chiunque ne desideri la collaborazione nel risolvere un suo particolare problerna, ne deriverebbe alla fisiono­ mia del servizio una più chiara impostazione, in base alla quale potrebbe essere più facile evitare o superare eventuali errate interpre­ tazioni.

G. L.

mono in piedi al perché i de­ putati si prendono a pugni in parlamento ».

(dal « Corriere del­ la Nazione »)

La favola dell’ Orca

«Per iniziativa di un grup­ po di Deputati e precisa- mente dell’on. Quintieri pro­ fessor Renato, dell’on. Cera- volo prof. Mario, dell’on. Spadazzi Odo, si è costituito un Comitato Permanente per l’Assistenza ai bimbi del Me­ ridione.

La prima realizzazione del Comitato è stata la festa data ieri al Circolo Calabre­ se in onore dei bimbi po­ veri del Meridione ; festa che è senza dubbio tra le manifestazioni di beneficenza la più bene organizzata, se si pensa al difiìcile compito di radunare circa trecento bambini dalle più distanti borgate della Capitale.

Un ricco pranzo preparato con cura dal ristorante ge­ stito dal comm. Fiorio e con spirito di solidarietà curato dal suo collaboratore ha tra­ mutato i bimbi in voraci lu­ pacchiotti e gli stessi ono­ revoli e la dame del Comi­ tato hanno servito le diver­ se pietanze.

...Infine ha p a r la t o da vero professore l’on. Renato Quintieri che gli operai del circolo calabrese amano con quel sentimento generoso e

U n a p r o p o s t a i n t e r e s s a n t e

forte dei figli della Calabria. Egli ha spiegato la favola dell’orca che mangiava bim­ bi ma che venne commossa dalla bontà di un bimbo po­ vero... Così i bimbi del Me­ ridione dovranno convincere la « città di Roma » (l’orco cioè), a non considerare i terroni vittime da sacrifica­ re ma... ».

(da « Momento Sera »)

Una definizione

« Mi riferisco al n. 1, 1955 di « Centro Sociale » alla rubrica Documenti (« Con­ tributi per una definizione della figura dell’ A. S. »).

Considerata l’eterogenei­ tà del pubblico (necessaria­ mente non sempre esatta­ mente consapevole della fi­ gura dell’Ass. soc.) cui la ri­ vista giunge, è opportuna la segnalazione degli attributi conferiti agli A. S. o delle funzioni riconosciute loro co­ me preminenti, senza alcun commento? ».

Maria Bergamini Novara

Il problema della defini­ zione dell’assistente sociale era stato da noi già accen­ nato nel fascicolo n. 4-5-6 del 1954 (pag. 17), in ri­ sposta ad una lettera dove ci venivano chieste precisa­ zioni in proposito. Poiché

« Centro Sociale » non si oc­

cupa di servizio sociale in senso lato, ma solo di quegli aspetti che più direttamen­ te riguardano l’educazione degli adulti, pensiamo più opportuno un richiamo a pubblicazioni specializzate: le definizioni che qui inte­ ressano sono state riportate nei « Quaderni di Informa­ zione per Assistenti Socia­ li » rispettivamente a pagi­ na 1 del n. 1 e a pag. 1 del secondo allegato al n. 13-14- D’altra parte, parlare degli A . S. come di angeli del se­ colo o come di moderni mis­ sionari, esperti a dirimere le difficoltà coniugali, ci pa­ re abbastanza paradossale da non richiedere commenti.

« Leggo con molto inte­ resse « Centro Sociale » so­ pratutto perché offre nume­ rosi e notevoli spunti di di­ scussione. A questo riguar­ do io ho avvertito fin dallo inizio della mia lettura, e sempre più avverto, l’utilità che per me (spero per mol­ ti altri) avrebbero degli in­ contri periodici dei lettori

(di Roma naturalmente) an­ che mensili, in cui discutere a viva voce (per iscritto è tanto meno proficuo non so­ lo ma anche, per mancanza di tempo, meno facile a fa r­ si) i vari problemi, argomen­ ti ecc. dibattuti nella rivi­ sta. Questi incontri potreb­ bero essere anche la sede

idonea per suggerimenti,

formulazione di iniziative nel campo del lavoro di gruppo, delineazione di pro­ grammi di formazione del personale qualificato (sopra­ tutto per le Scuole di Ass. Soc.) per i Centri Sociali ecc. e, ultimo ma non meno

...« Non mi pare che la discussione in gruppo di problemi individuali, di cui si fa cenno in « Centro So­ ciale », n. 1, a II, nella ru­ brica Documenti, sotto il ti­ tolo Lavoro di Gruppo e Ca­

si, sia dannosa o sconsiglia­

bile in linea assoluta. Ve­

dasi l’esperienza positiva

delle riunioni di madri e pa­ dri di bambini irregolari del comportamento organizzato dalla « École des parents et des éducateurs » di Pa­ rigi.

Il rendersi conto da parte dei genitori di un bambino « diffìcile » che il loro caso non è eccezionale, l’ascolta­ re l’esposizione, l ’analisi e la successiva chiarificazione di difficoltà incontrate da altri genitori nel campo dei

rap-importante, educazione per molti di noi (io mi includo per prima) alla discussione, alla collaborazione, alla ac­ cettazione degli altri.

Gradirei conoscere il vo­ stro parere che mi augure­ rei moltissimo fosse favore­ vole.

Luciana Urbini Scuola Nazionale per .Dirigen­ ti di Lavoro Sociale - Roma

La proposta della dott.ssa Urbini fa eco ad altri con­ sensi che verbalmente ci so­ no stati espressi: ci sembra un risultato positivo che non speravamo di raggiungere così rapidamente. Nel pros­ simo autunno si tenterà di dare attuazione alla propo­ sta di incontri periodici, che ci pare potrebbero utilmen­ te affiancarsi al lavoro di studio e alla ricerca di docu­ mentazione che va compien­ do in Roma il Comitato di Iniziativa Centri Sociali.

porti interfamiliari e della educazione ai figli, il parte­ cipare sovente con un pro­ prio parere a tali discussio­ ni, può costituire un potente

mezzo di distensione, di

sdrammatizzazione, di allen­ tamento di tensioni e di con­ seguente maggiore obiettivi­ tà nella valutazione del pro­ prio problema ».

A . S. Sandro Lom azzi Roma

Ringraziamo del chiari­ mento, che concorda con uno dei punti accennati dalla no­ stra collaboratrice G. L. in altra parte di questa rubri­ ca. Soprattutto interessante e fertile di suggerimenti pratici ci pare il confronto con il lavoro della « École des Parents ».

N otizie

della Cultura Popolare Il Congresso dell’ Unione

Dal 7 al 10 aprile si è svolto a Bari il 3° Convegno Nazionale dell’Unione Ita­ liana della Cultura Popo­ lare.

Tutta la giornata del 7 aprile fu dedicata intera­ mente allo studio dei pro­ blemi organizzativi e alla

elaborazione delle linee

programmatiche dell’attività dell’Unione per il prossimo biennio, e i lavori si con­ clusero con la elezione del Consiglio Nazionale che ri­ sultò composto da : prof. A l­ berto Albertoni, dott. Ric­ cardo Bauer, dott. Cecrope Barilli, prof. Guido Caloge­ ro, dott. Mario Melino, dott. Alessandro Nencini, dottor Augusto Beccaria, a w . E- miliano Zazo, prof. Ferruc­ cio Parri, dott.ssa Ebe Fla­ mini, dott. Guido Vianello. Durante la riunione del Consiglio Nazionale che se­ guì immediatamente dopo la chiusura dei lavori, il dott. Riccardo Bauer fu rieletto all’unanimità presidente del­ l’Unione Italiana della Cul­ tura Popolare.

Nei giorni successivi il Congresso, aperto a tutti gli studiosi dei problemi educa­ tivi e sociali, affrontò il te­ ma « L ’educazione dei lavo­ ratori », articolato nei se­ guenti aspetti :

« Principi e metodi per la educazione dei lavoratori » di B. Cacérès, segretario ge­ nerale del Movimento « Peu- ple et Culture » ; « L’educa­ zione dei lavoratori all’este­ ro e le organizzazioni inter­ nazionali per l’educazione dei lavoratori » di H. Nutt,

segretario generale della

I.F.W .E.A. di Londra; «La educazione dei contadini » di M. Rossi iDoria. I problemi specifici dell’educazione dei lavoratori attraverso le

ini-Dal 29 aprile al 4 maggio si è svolto a Bari — a cura dell’Ente di Riforma Fon­ diaria per la Puglia e la Lucania ed in collegamento con il Comitato Centrale Educazione Popolare — un Corso Residenziale per con­ tadini assegnatari delle Pro­ vincie di Foggia, Matera e Potenza.

I frequentanti, in numero di 17, furono scelti in sei paesi diversi — con una me­ dia di tre per paese — in modo che appartenessero a zone non troppo eterogenee fra loro.

La ragione del « gruppo » dello stesso paese era legata

all’obbiettivo pratico del

corso: ottenere che ciascun gruppo diventasse, al suo ri­ torno in sede, un iniziale

centro di mobilitazione di iniziative proprio in rappor­

to alle caratteristiche del mondo contadino meridiona­ le, ieri privo di iniziative attive ed oggi con una cre­ scente tensione in questo senso, che però sta ancora ricercando il suo sbocco co­ struttivo.

Da una tale impostazione è nato il programma del corso articolato in lavoro di

ziative aziendali e sindacali furono illustrati da A. Pel- lizzari (Scuola di Arzigna- no), L. Codignola (Centro Culturale Olivetti di Ivrea) e G. Tagliazucchi.

gruppo sulla situazione e sui problemi di ogni paese e sui caratteri comuni alle singole situazioni locali, ed in brevi relazioni.

Tali relazioni tentarono l’impostazione delle questio­ ni delle iniziative sul piano della comunità (iniziative di organizzazione sociale, eco- n o m i c h e, amministrative verso il Comune, politiche verso lo Stato, educative, ecc.) e presentarono il pro­ blema dei rapporti umani nell’ambito dei vari comples­ si sociali.

L ’aspetto culturale fu trat­ tato in due conversazioni con discussione sul valore dell’istruzione e sul senso della storia ; l’espressione artistica fu avvicinata at­ traverso la lettura di poe­ sie ed un’audizione musicale. Malgrado le incertezze ed i difetti di un primo esperi­ mento, il corso registrò una continua e crescente parte­ cipazione dei contadini: in­ fatti quello di loro che aveva tenuto la presidenza duran­ te la riunione conclusiva, fece di sua iniziativa la sin­ tesi del corso in modo cosi intelligente e completo da rendere superflua ogni ag­ giunta del gruppo dirigente.

Inaugurazione dell V i l i corso del Centro Educazione Professionale Assistenti Sociali A sinistra: la Presidente Ori. Maria Jervolino tra la Direttrice dr. Angela Zucconi e il prof. Guido Calogero. A destra: il Ministro Romita e la signora Maria Calogero

“ Lo spirito della Resistenza e il Servizio Sociale ”

Il 27 aprile ha avuto luo­ go al Centro di Educazione Professionale per Assistenti Sociali l’inaugurazione del- l ’VIII corso con una prolu­ sione del prof. Guido Calo­ gero sul tema « .Lo spirito della Resistenza e il Servi­ zio Sociale ».

Il prof. Calogero ha ricor­ dato come le idealità a cui si ispirò la Resistenza non siano sostanzialmente

diver-II Soprintendente Biblio­ grafico per l’Abruzzo e Mo­ lise, in collaborazione col

Distretto UN RRA-CASAS

di Castel di Sangro, ha isti­ tuito un servizio di « alimen­ tazione » bibliografica, che, avendo il suo centro nella biblioteca comunale di Or- tona, interesserà i seguenti Comuni: Francavilla a Ma­ re, Lettopalena, Palena, La­ ma dei Peligni, Montenero- domo, Quadri.

I libri verranno consegna­ ti ai Centri Sociali UNRRA- CASAS e affidati agli AA. SS. per un’attenta diffusio­ ne. Il sei-vizio di

alimenta-se da quelle che ogni assi­ stente sociale deve tener pre­ senti per orientarsi nel suo lavoro. Ogni sua attività non può avere altro criterio che quello di aiutare gli uomini a convivere col massimo pos­ sibile di autonomia persona­ le e di eguaglianza di sorti: e questi erano appunto i motivi per cui la Resistenza combatte l’autoritarismo e l’antiegalitarismo fascista.

zione bibliografica o « Ser­ vizio nazionale di lettura » si va ora sempre più esten­ dendo in tutta la regione, a cura del Ministero della P.I. il quale si avvarrà an­ che altrove, dove sarà pos­ sibile, dei centri sociali UNRRA-CASAS come cen­ tro di appoggio e di diffu­ sione. Infatti sono in corso trattative fra la Sede Cen­ trale UN RRA-CASAS ed il Ministero P.I. per estendere questa collaborazione su sca­ la nazionale.

Segnaliamo l’importanza

di questa nuova responsabi­ lità affidata agli A.S., che

costituisce un riconoscimento del naturale legame tra ser­ vizio sociale ed educazione popolare (v. articolo a pa­

gina 5).

A . A . I. e Patronati Scolastici

Sotto la presidenza dello avv. Martino si è svolto re­ centemente al Lido di Roma un Convegno di studio or­ ganizzato dall’Amministra­ zione per le Attività Assi­ stenziali Italiane e Interna­ zionali e dall’Associazione Nazionale Patronati Scola­ stici. Scopo dell’incontro era di rinsaldare la collabora­ zione fra l’A A I e i Patronati Scolastici al fine di miglio­ rare q u a l i t a t i v a m e n t e e quantitativamente l’assisten­ za scolastica.

Il dott. Molino ha trattato il tema « Programma assi­ stenziale dell’A A I in rappor­ to all’attività dei Patronati scolastici ». Il prof. Stagnoli ha parlato degli aspetti edu­ cativi dell’assistenza scola­ stica ed ha trattato le que­ stioni riguardanti i dopo­ scuola e gli interscuola.

Al termine dei lavori è stato annunciato che l’A AI,

in collaborazione con la

Collaborazione con la Sovraintendenza bibliografica

AN PS, ha posto allo studio l’istituzione di centri-tipo di refezione scolastica, di corsi

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