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durata: minuti 12 passo: mm. 16 parlato in: italiano

ente che lo distribuisce: USIS

modalità per la distribuzione (gratuita o a pagamento): gratuita

soggetto (descrizione sintetica delibazione): Metodi moderni impiegati per l’ allevamento del pollame per una produzione su larga scala.

utilizzazione: a) in quali ambienti, per quali categorie ed età:

Utilizzabile particolarmente in un centro rurale, per adulti e giovani.

b) spunti didattici e riferimenti (per letture, lezioni, conferenze, corsi, visite, ecc.):

Spunto per la formazione di una cooperativa che si occupi di questo problema sotto tutti i punti vista (allevamento e produzione in genere). Suggerimenti per una comunità di ragazzi. Visite presso aziende modello. Spunto per la soluzione di problemi più gene­ rali riguardanti la produzione. Riferimento a un altro documentario : « Caccia alle anatre » (Ponti - De Laurentis).

osservazioni: Buoni la fotografia e il parlato. È possibile proiettare il documentario diviso in più parti accompagnandolo con commento appropriato.

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Documentari

titolo: Studio pedagogico

durata: minuti 20 passo: mm. 16 parlalo in: italiano

ente che lo distribuisce: British Council

modalità per la distribuzione (gratuita o a pagamento): gratuita

soggetto (descrizione sintetica dell1 azione): Attraverso una serie di studi su bambini, ignari della presenza

della macchina da presa, si conduce un’ analisi dello sviluppo psichico dell’ età infantile.

utilizzazione: a) in quali ambienti, per quali categorie ed età:

Per categorie che si interessano dell’ educazione dei bambini.

b) spunti didattici e riferimenti (per letture, lezioni, conferenze, corsi, visite, ecc.)

Il documentario può essere inserito in un ciclo di lezioni per genitori ed educatori, e offrire spunti per la scelta di letture sull’infanzia.

Bibliobus e

RobertF. As h b y: L ’uso del­ la « biblioteca mobile » e le altre form e di servizio bibliotecario in Inghilter­

ra. Conferenza tenuta a

Milano e Roma il 30 mar­ zo e il 14 aprile 1954 sotto gli auspici del Bri- tish Council, pubblicata in « Accademie e Biblio­ teche d’Italia », n. 7-12, a. XXIII, 1954.

« Tutti coloro che hanno studiato lo sviluppo delle bi­ blioteche pubbliche in In­ ghilterra avranno notato il loro carattere essenzialmen­ te locale: sono state iniziate localmente e continuano ad essere finanziate localmente, dirette ed amministrate da persone del luogo.

A i fini di questo articolo desidero sottolineare le con­ seguenze di questo dato di fatto, cioè che la biblioteca appartiene al popolo in mo­ do veramente concreto e che chiunque ha il diritto legale e morale di godere dei suoi servizi.

Questa è una realtà do­ vunque, nelle lontane isole Ebridi come nelle metropoli, e al giorno d’oggi Tabitante del villaggio ha bisogno e ha diritto ai servizi che la bi­ blioteca gli può fornire nel­ la stessa misura di chiunque altro.

Ora si noterà che in una comunità urbana molto den­ samente popolata, quale ad esempio una città di media importanza, non è veramen­ te un problema rispondere ai desideri più complessi di un pubblico di lettori, e per pubblico di lettori intendia­ mo potenzialmente chiunque sa leggere. Il principio da accettare è semplice : ogni

Estratti e

biblioteche

città deve avere una propria biblioteca, situata nella lo­ calità più centrale e conve­ niente. Poiché molte città si fanno un vanto del loro ser­ vizio di biblioteca, di solito avviene che questa sia col­ locata proprio nel centro della città e che spesso sia uno degli edifici più impor­ tanti. Ma particolarmente negli ultimi trent’anni le città hanno avuto la tenden­ za a svilupparsi verso la campagna circostante.

Il sobborgo, disperso ed informe, offre ben poco in materia di vita sociale e di distrazione. Da un lato man­ ca la distrazione della città, dall’altro viene meno il mo­ do di vivere tradizionale della campagna. La biblio­ teca pubblica ha perciò mol­ to da offrire in questa si­ tuazione ed è suo dovere di offrirlo.

Poi vi è, naturalmente, la campagna vera e propria : la gente che vive raccolta nei villaggi, le famiglie disper­ se in fattorie lontane non sono, per intelligenza e p,.r desiderio di letture, al disot­ to degli abitanti della città. Occorre provvedere anche per loro.

Tutti i contribuenti che abitano in campagna spen­ dono anche per il servizio della biblioteca e, a parte qualunque altra considera­ zione, hanno diritto di rice­ vere qualcosa in cambio dei contributi che pagano. Per il fatto che vivono in vallate lontane, distanti dalla ferro­ via e alle quale si accede so­ lo per povere strade e per stretti ponti, essi pongono un problema di rifornimento cui il servizio bibliotecario deve dare una soluzione.

segnalazioni

Esaminiamo allora le for­ me possibili di un servizio bibliotecario sia nei sobbor­ ghi che nei villaggi isolati, perché il problema è più o meno lo stesso, pure essendo diverso nei dettagli.

Si può obiettare che il so­ lo vero servizio biblioteca- rio è quello svolto dalla grande biblioteca di città : che tutti devono venire ogni tanto in città perché in cit­ tà vi sono molte cose che non si possono avere nel sob­ borgo o nel villaggio; che tutti vanno in città per com­ prare utensili e arredi per la casa o vestiti, o per an­ dare al cinematografo, o per prendere qualche svago e che, come in città si trova­ no i migliori negozi, così è logico che vi si trovi la mi­ gliore biblioteca. E ’ anche economico concentrare tutti i servizi di una biblioteca in un solo edificio: c ’è una lar­ ga scelta di libri e insieme il vantaggio di un persona­ le esperto, si può avere un lungo orario di apertura sic­ ché la biblioteca è accessi­ bile quasi in ogni momento della giornata. Si possono dire anche altre cose per so­ stenere questo punto di v i­ sta; ma questo non vuol dire andare incontro ai bisogni di molta gente.

E ’ sorprendente notare ad esempio quanto raramente una donna di casa del sob­ borgo « va in città ». Anche Tabitante della campagna può fare al grande centro più vicino visite molto meno frequenti che non si creda. Per essi la grande bibliote­ ca centrale pon è una rispo­ sta ai loro problemi.

L’altra soluzione possibile è quella di porre una sezio­ ne permanente distaccata nel centro commerciale del

¡sobborgo. Questa sezione può offrire una ragionevole scel­ ta di libri, un continuo con­ tatto, per quanto indiretto, con la biblioteca centrale, i servizi di un personale ad­ destrato e quasi tutti i van­ taggi di una grande biblio­ teca di città su scala ridotta. Ma molti vivono sparsi in piccole comunità rurali e nei grandi sobborghi cresciuti fuori di ogni piano urbani­ stico, e riesce loro molto diffìcile trovare un naturale centro di incontro. Per essi si richiede un altro tipo di servizio. Le comunità hanno per lo più una specie di cen­ tro di vita sociale: la gente appartiene per lo più ad una Chiesa o ad un’altra orga­ nizzazione sociale ; perciò una terza possibilità è quel­ la di porre la biblioteca nel­ la casa parrocchiale o nel municipio o in qualsiasi al­ tro luogo dove la gente na­ turalmente si raccoglie.

Il « centro bibliotecario » tipo dovrebbe essere for­ mato di un migliaio di vo­ lumi, regolarmente sostituiti, allogati in armadi chiusi. Questo centro può essere aperto circa sei ore ogni set­ timana e servito da biblio­ tecari volontari che si dan­ no il turno.

Una simile combinazione può assicurare un certo ser­ vizio; ma non vorrei dare l’impressione che noi con­ sideriamo questa come la so­ luzione migliore o defini­ tiva. I suoi principali van­ taggi sono che in tal mo­ do è possibile tenere un nu­ cleo di libri a disposizione di tutti, assicurare i contatti con una biblioteca centrale e un servizio abbastanza ac­ cessibile per tutti i membri della comunità; ma il per­ sonale, per quanto ricco di entusiasmo e di buona cul­ tura, è naturalmente impre­ parato dal punto di vista tecnico. La scelta dei libri è limitata ed è limitato l’orario d’apertura : in so­ stanza non si tratta di una biblioteca nella comune ac­ cezione del termine, anche

se alcuni dei centri meglio funzionanti ne hanno tutte le caratteristiche.

Non abbiamo ancora esau­ rito tutti gli sviluppi che so­ no impliciti in quello che può esser chiamato un ser­ vizio stabile di biblioteca. C’è l’altra proposta di collocare una cassetta di libri in una fattoria o in un negozio di villaggio o nella casa di qualcuno che sia disposto a prendersi la cura di presta­ re i libri ai vicini. Questo si­

stema è stato impiegato

dalla Società Umanitaria di Milano con eccellenti risul­ tati. Anche il British Coun- cil se n’è servito per un fine diverso e tuttavia analogo: la « scatola di studio » (Stu-

dy box) per cui sono forniti

insieme tutti i materiali per la discussione intelligente di un dato argomento. Questa di fornire una cassetta di libri è una idea eccellente; ma ha limiti numerosi ed evidenti.

Esiste un metodo che pos­ sa combinare i vantaggi del­ la biblioteca e le caratteri­

stiche del centro locale?

Alcuni pensano di averlo trovato nelle « biblioteche mobili » : si tratta di solito di una speciale costruzione a furgone adattata sul pro­ lungamento di un automez­ zo; qualche volta è invece sistemata su un rimorchio. In Inghilterra gli scaffali so­ no collocati all’interno, sic­ ché la costruzione si presen­ ta come una piccola biblio­ teca contenente circa 2.000 volumi. Negli Stati Uniti i fianchi del furgone sovente sono apribili cosicché gli scaffali sono accessibili dal di fu ori; ma in Inghilterra bisogna tener conto del cli­ ma. C’è un banco, una porta o anche due, e la luce elet­ trica; fa il servizio un bi­ bliotecario di professione.

Egli opera visitando una zona predeterminata ad ore prestabilite e il suo arrivo è annunciato con un mani­ festo. Appena arrivato, con una presa di corrente sulla rete locale illumina la biblio­

teca -viaggiante ; c o n il clacson o in altro modo se­ gnala la propria presenza; serve i lettori che si presen­ tano spontaneamente e, do­ po un paio d’ore, chiude i battenti e se ne va in una altra zona.

Questo metodo sembra da­ re una completa risposta al­ le difficoltà. I vantaggi di esso sono: una larga scelta di libri (più larga che non nella biblioteca di villaggio) che sono frequentemente so­ stituiti (ogni settimana, se necessario); il rapporto di­ retto con personale esperto e, per suo mezzo, con la biblioteca centrale : un servi­ zio rapido di approvvigiona­ mento per i libri richiesti; nessuna spesa di manuten­ zione di locali e la possibilità di non affidare una biblio­ teca stabile ad una comunità che non è disposta ad ac­ coglierla f a v o r e v o l m e n t e . Inoltre la biblioteca viag­ giante utilizza i libri inten­ sivamente servendo varie lo­ calità in un giorno, mentre un « centro » può passare lunghe ore del giorno chiu­ so; può essere adoperata sia per trasporti di libri nello

ambito dell’organizzazione,

tra le grandi sezioni e i « centri », quando non è ne­ cessaria per il servizio lo­ cale, sia per rifornire i cen­ tri rurali dando così una possibilità di scelta ai biblio­ tecari locali.

Si tratta indubbiamente di uno strumento di grande valore. Ma i vantaggi non ci debbono accecare sui suoi difetti. È anzitutto molto costoso da costruire, dato che deve avere pareti partico­ larmente rinforzate che sop­ portino il peso dei libri e dato che occorre usare spe­ ciali precauzioni contro lo scotimento; come tutte le macchine ha bisogno di ma­ nutenzione, sicché può tro­ varsi periodicamente del tut­ to fuori servizio ; tiene il personale molto legato. La

biblioteca viaggiante può

avere la fortuna di trovare un buon bibliotecario che

sia anche, al tempo stesso, un buon autista di camion; ma la coesistenza delle due qualità è inconsueta, perciò il veicolo ha bisogno di due persone, una delle quali è sempre in ozio mentre l ’altra lavora. È impossibile adat­ tare completamente l’orario di visita ai bisogni locali, poiché ogni comunità do­ vrebbe essere visitata nello stesso momento, di solito nel tardo pomeriggio. Il veicolo deve perciò o fare il suo ser­ vizio in ore poco gradite o rimanere inoperoso. Inoltre la biblioteca mobile non è così mobile come si può pen­ sare: i luoghi che si deside­ ra servire sono sovente col­ legati da cattive strade che passano su cattivi ponti ed è appunto per questo che si

vogliono servire; ma un

grande autocarro non è co­ modo per un tal genere di lavoro.

Elencando queste difficol­ tà non ho alcuna intenzione di denigrare uno strumento che ha un valore immenso quando è adoperato nel giu­ sto modo. In alcune circo­ stanze è lo strumento mi­ gliore, anzi il solo, ed ha avuto notevole successo nel rifornire di libri comunità che altrimenti non avrebbe­ ro ricevuto alcun servizio. Ma nel nostro lavoro di bi­ bliotecari siamo esposti ad una tentazione, quella di la­

sciarci affascinare dagli

« aggeggi » complicati, e la biblioteca mobile è un « ag­ geggio » che può dare un gran divertimento.

Ciò che occorre è che si

prendano in esame le condi­ zioni in cui si trova ogni comunità e si decida quale forma di servizio biblioteca- rio conviene ai bisogni di ciascuna. Per una la Biblio­

teca Centrale sarà eviden­ temente la più adatta, per un’altra la sezione perma­ nente, per un’altra il centro bibliotecario, per un’altra ancora la biblioteca mobile. Tutti questi sistemi possono svolgerle una loro funzione e, sebbene la svolgano in un

modo diverso, tutti contri­ buiscono allo stesso fin e: in­ formare e provvedere di li­ bri ogni uomo dovunque ab­ bia avuto in sorte di passare la vita ».

Servizio sociale e Comunità

M. G. R o ss: Réalisations

communautaires dans le domaine de l’hygiène et de l’entr’aide s o c i a l e : leurs répercussions dans le Service social (Le rea­ lizzazioni comunitarie nel campo dell’igiene e dello aiuto sociale: loro riper­ cussioni sul servizio so­ ciale), in « Informations

Sociales », (mensile della Union Nationale des Cais- ses d’Allocations Familia- les), Parigi, 1955, n. 4.

(Estratto della comunica­ zione fatta al V II Congres­ so Intemazionale delle Scuo­ le di Servizio Sociale, To­ ronto, luglio 19 5 A).

Il dott. Murray G. Ross si propone in questa comu­ nicazione di precisare in che cosa consista « il contributo dei gruppi comunitari, nella molteplicità dei piani di as­ sistenza e di mutuo aiuto che si sviluppano nella società, di caratterizzare l’ apporto specifico delle realizzazioni comunitarie, e di suggerire le ripercussioni che queste potranno avere sul servizio sociale ». Non si limiterà, ad un esame dei programmi di assistenza propriamente detta, perché questi non so­ no che un settore dell’assi­ stenza e del mutuo aiuto.

Quanto agli obiettivi ed ai principi che promuovono le rivoluzioni sociali, che si so­ no venute maturando in que­ sti ultimi anni e che conti­ nuano a mutare le strutture di molti paesi, è importante osservare come siano basati su criteri prevalentemente politici ed economici.

Questo stato di cose porta necessariamente degli squi­ libri nelle comunità, poiché le riforme in esse realizzate

non corrispondono sempre ai loro effettivi bisogni, e vengono attuate ad un ritmo e con metodi che non pos­ sono essere seguiti utilmen­ te dalla popolazione. « Tale è la società nella quale vi­ viamo. Non è compito di noi assistenti sociali essere de­ gli iniziatori, né di deci­ dere i fini e i metodi da adottare. Noi dovremo nel servizio sociale cercare di 1) aiutare gli individui, i gruppi, le comunità, ad adat­ tarsi, per quanto è possibile, ad una società in evoluzione che essi non sempre com­ prendono. 2) d’ottenere la priorità dei programmi e delle realizzazioni che ten­ gono conto dei desideri, dei sentimenti e delle tradizioni della popolazione ».

Malgrado i motivi che operano i mutamenti delle strutture economiche di mol­ ti Paesi, e i metodi poco adatti che ivi sono stati im­ pegnati, l’esperienza ha dato un buon numero di lezioni crudeli agli esperti ed ai progettatori di nuovi piani. Si possono perciò oramai di­ scernere molti cambiamenti nei metodi impiegati, muta­ menti di notevole importan­ za che l’autore passerà ora brevemente in rassegna.

a) Vengono c o n c e s s i aiuti solo dietro esplicite richieste, ed anche se que­ ste vengono fatte da appo­ site commissioni che rap­ presentano molto spesso una élite nel Paese, e perciò non sempre comprendono i bisogni del resto della popo­ lazione, tuttavia si nota già la tendenza a rinunciare alle iniziative dall’esterno.

b) Non ci si contenta

più di fornire materiali, o di organizzare i servizi ri­ chiesti ; ma si fa tutto il possibile per assicurarne la utilizzazione più efficace o il miglior rendimento. Infat­ ti non basta installare un servizio, ma occorre insegna­ re ai beneficitari il modo migliore per servirsene.

c) A i metodi elementari di pubblicità si sono sosti­ tuite tecniche molto più sot­ tili.

L’esperienza aveva infatti dimostrato come le popola­ zioni non accettassero facil­ mente le innovazioni e come, dopo la partenza dei tecnici stranieri, tutto tendesse a tornare come prima. Si è arrivati così a ricercare la collaborazione della popola­ zione attraverso i dirigenti dei nuovi servizi, i comitati locali, la propaganda educa­ tiva attuata per mezzo di films, discussioni, circoli di studio; ed infine l’istituzio­ ne e il funzionamento di

« servizi pilota ».

d) Si è effettuato il

passaggio dall’impiego di

tecniche ormai relativamen­ te sorpassate, all’impiego di tecniche ispirate alle scienze sociali e alla antropologia.

Compito dell’esperto di

scienze sociali è di prevedere quali saranno le resistenze che si incontreranno in una data popolazione e di indi­ viduare i metodi più adatti per neutralizzarle.

e) Un altro passo avan­ ti è stato fatto da quando per norma si prendono in considerazione le conseguen­ ze sociali delle riforme tecni­ che. Questo implica una pre­ sa di coscienza delle conse­ guenze che una riforma de­ stinata ad una parte della comunità porta alla comu­ nità intera. Anche gli eco­ nomisti, che sono in effetti i promotori delle riforme che si vanno compiendo, si sono resi conto che le modifica­ zioni che introducono in un piano economico oltrepassa­ no questo campo e che per­ ciò è necessario tenerne con­ to nei piani. « È interessante notare, intanto, che i tecnici usano sempre l’espressione ” conseguenze sociali di ri­ forme tecniche ” e non ” ri­ forme tecniche viste come conseguenze di un’azione so­ ciale ” ». Due diverse espres­ sioni che rappresentano una

profonda d i v e r g e n z a con­ cettuale.

/ ) « Un passo ancora, che deriva dai precedenti, è la nuova tendenza di cercare per i vari paesi varie solu­ zioni, specifiche per ogni ca­ so, e non più una soluzione unica, come per es. lo svi­ luppo dell’industria ».

g) « Infine un cambia­

mento essenziale c o n s i s t e nella recente tendenza, di so­ stituire ai ” rimedi moltepli­ ci ” (trattamento delle par­ ti) quello che si potrebbe chiamare ” trattamento di insieme ” o ” sviluppo delle risorse esistenti ” . In questo modo viene meglio compresa la necessità di incoraggiare le comunità a scoprire i pro­ pri bisogni e ad intrapren­ dere un’azione c o n c e r t a t a per soddisfarli — le riforme si compiono nella misura in cui la comunità ne sente il bisogno e acquista la vo­ lontà e l’attitudine per rea­ lizzare quelle che giudica opportune. Le direttive ven­ gono dalla comunità stessa e non più dall’esterno, per cui l’attitudine e la volontà acquisite dal gruppo di rea­ lizzare una riforma, sono più importanti della sua rea­ lizzazione concreta ».

« Il problema che ora si pone è di sapere quale meto- '» do o quale gruppo di metodi sia il migliore », dice l’auto-1 re, e nota come fra i parte­ cipanti del congresso ci sia la tendenza di fa r dipendere la scelta del metodo dalla diversità dei fattori che si presentano in ogni proble­ ma, mentre egli pensa che la scelta debba dipendere dal fine che ci si propone: « Se si pensa di ottenere in una

data popolazione migliori

condizioni igieniche, il fine

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