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Centro sociale A.02 n.2 Marzo-Aprile. Inchieste sociali servizio sociale di gruppo educazione degli adulti

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Centro Sociale

inchieste sociali

servizio sociale di gruppo

educazione degli adulti

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C e n t r o S o c i a l e

inchieste sociali - servizio sociale di gruppo

educazione degli adulti

a. II - n. 2 marzo-aprile 1955 - un numero L. 250 - abbonamento annuo (6 fascicoli e 12 tavole 70x100, di cui 6 allegate) L. 2300 abbonamento alle sole 12 tavole L. 1800 - spedizione in abbonamento postale gruppo IV - c. c. postale n. 1/20100 - Direzione Redazione Amministrazione: piazza Cavalieri di Malta, 2 - Roma - telefono 593.455

S o m m a r i o

i Cultura e assistenza

M. Mazzocchi

Alemanni 3 Reti di prestito, centri di lettura, bibliobus

Teresa Ciolfi 5 I - Reti di prestito

B. Scagliarmi

e A . Paradiso 8 II - Centri di lettura e d’ informazione

P. Chiaromonte

e M. Picchioni 16 III - Il bibliobus

24 Organizzazione delle biblioteche in Italia

25 Documenti 29 Notizie

35 Estratti e Segnalazioni

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Bibliobus e biblioteche - Servizio sociale e Comu­ nità — La scuola comunitaria

Struttura del Servizio Incremento

Econo-mico e Sociale dell’UNRRA Casas

Allegati

Il bilancio dello Stato (tavola di M . Sortino - commento di T. M igliori e R. Viglietta).

Documentari: Allevamento del pollame (USIS); Studio pedagogico(British Council)

Periodico bimestrale redatto a cura del Centro Educazione Professionale Assistenti Sociali sotto gli auspici dell’ UNRRA CASAS Prima Giunta

Comitato di direzione: Achille Ardigò, Vanna Casara, Giorgio Molino,

Ludovico Quaroni, Giorgio Ceriani Sebregondi, Giovanni Spagnoili, Angela Zucconi - Direttore responsabile: Paolo Volponi - Redattore: Anna Maria Levi

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Cultura e assistenza

La biblioteca del Cardinal Federigo

...Del suo poi era così scarso e sottile misuratore a se stesso, che badava di non immettere un vestito, prima che fosse logoro affatto: unendo però, co­ me fu notato da scrittori contemporanei, al genio della semplicità quello di una squisita pulizia: due abitudini notabili infatti, in quell’età sudicia e sfar­ zosa. Similmente, affinché nulla si disperdesse degli avanzi della sua mensa frugale, gli assegnò a un ospizio di poveri; e uno di questi, per suo ordine, en­ ti ava ogni giorno nella sala da pranzo a raccoglier ciò che fosse rimasto. Cure, che potrebbero forse indur concetto d’una virtù gretta, misera, angu­ stiosa, d’una mente impaniata nelle minuzie, e incapace di disegni elevati; se non fosse in piedi questa biblioteca ambrosiana, che Federigo ideò con sì animosa lautezza, ed eresse, con tanto dispendio, da’ fondamenti; per fornir la quale di libri e di manoscritti, oltre il dono de’ già raccolti con grande stu­ dio e spesa da lui, spedì otto uomini, de’ più colti ed esperti che poté avere, a farne incetta, per l Italia, per la Francia, per la Spagna, per la Germania, per le Fiandre, nella Grecia, al Libano, a Gerusalemme. Così riuscì a radu­ narvi circa trentamila volumi stampati, e quattordicimila manoscritti. Alla biblioteca unì un collegio di dottori {furon nove, e pensionati da lui fin che visse; dopo, non bastando a quella spesa l’entrate ordinarie, furon ristretti a due) ; e il loro uffizio era di coltivare vari studi, teologia, storia, lettere, antichità ecclesiastiche, lingue orientali, con l’obbligo ad ognuno di pubblicar qualche lavoro sulla materia assegnatagli; v’unì un collegio da lui detto trilin­ gue, per lo studio delle lingue greca, latina e italiana; un collegio d’alunni, che venissero istruiti in quelle facoltà e lingue, per insegnarle un giorno; v’unì una stamperia di lingue orientali, dell’ebraica cioè, della caldea, dell’arabica, della persiana, dell’armena; una galleria di quadri, una di statue, e una scuo­ la delle tre principali arti del disegna. P er queste, poté trovar professori già form ati; per il rimanente, abbiam visto che da fare gli avesse dato la rac­ colta de’ libri e de’ manoscritti; certo più difficili a trovarsi dovevano essere i tipi di quelle lingue, allora molto men coltivate in Europa che al presente; più ancora de’ tipi, gli uomini. Basterà il dire che, di nove dottori, otto ne prese tra i giovani alunni del seminario; e da questo si può argomentare che giudizio facesse degli studi consumati e delle riputazioni fatte di quel tempo : giudizio conforme a quello che par che riabbia portato la posterità, col mettere gli uni e le altre in dimenticanza. Nelle regole che stabilì per l’uso e

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per il governo dello biblioteca, si vide un intento d utilitu perpetua, non so­ lamente bello in sé, ma in molte parti sapiente e gentile molto al di là dell’idee e dell’abitudini comuni di quel tempo. Prescrisse al bibliotecario che mante­ nesse commercio con gli uomini più dotti d’Europa, per aver da loro notizie dello stato delle scienze, e avviso de’ libri migliori che venissero fuori in ogni genere, e farne acquisto; gli prescrisse d’indicare agli studiosi i libri che non conoscessero, o potesser loro esser utili; ordino che a tutti, fossero cittadini o forestieri, si desse comodità e tempo di servirsene, secondo il bisogno. Una tale intenzione deve ora parere ad ognuno troppo naturale, e immedesimata con la f ondazione d’urna biblioteca : allora non era così. E in una storia del­

l’ambrosiana, scritta (col costrutto e con l’eleganze comuni del secolo) da un

Pierpaolo Bosca, che vi fu bibliotecario dopo la morte di Federigo, vien no­ tato espressamente, come cosa singolare, che in questa libreria, eretta da un privato, quasi tutta a sue spese, i libri fossero esposti alla vista del pubblico, dati a chiunque li chiedesse, e datogli anche da sedere, e carta, penne e cala­ maio, per prender gli appunti che gli potessero bisognare ; mentre in qualche altra insigne biblioteca pubblica d’Italia, i libri non erano nemmen visibili, ma chiusi in armadi, donde non si levavano se non per gentilezza de’ biblio­ tecari, quando si sentivano di farli vedere un m om ento; di dare ai concorrenti il comodo di studiare, non se n’aveva neppur l’idea. Dimodoché arricchir tali biblioteche era un sottrar libri all’uso comune : una di quelle coltivazioni,

come ce n’era e ce n’è tuttavia molte, che isteriliscono il campo.

Non domandate quali siano stati gli effetti di questa fondazione del Bor­ romeo sulla coltura pubblica : sarebbe facile dimostrare in due frasi, al modo

che si dimostra, che furon miracolosi, o che non fùron niente; cercare e spie­ gare, fino a un certo segno, quali siano stati veramente, sarebbe cosa di molta fatica, di poco costrutto, e fuor di tempo. M a pensate che generoso, che giudizioso, che benevolo, che perseverante amatore del miglioramento umano, dovess’essere colui che volle una tal cosa, la volle in quella maniera, e l’eseguì, in mezzo a quell’ignorantaggine, a quell’inerzia, a quell’antipatia generale per ogni applicazione studiosa, e per conseguenza in mezzo ai co­ s’importa? e c’era altro da pensare? e che bell’invenzione! e mancava anche questa, e simili; che saranno certissimamente stati più che gli scudi spesi da

lui in quell’impresa; i quali furon centocinquemila, la più parte de’ suoi. Per chiamare un tal uomo sommamente benefico e liberale, può parer che non ci sia bisogno di sapere se n’abbia spesi molt’altri in soccorso imme­ diato de’ bisognosi; e ci son forse ancora di quelli che pensano che le spese di quel genere, e sto per dire tutte le spese, siano la migliore e la più utile elemosina.

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Reti di prestito, centri di lettura, bibliobus

di M . Mazzocchi Alem anni

Le relazioni che qui di seguito si pubblicano, incorniciate da una memo­ rabile pagina manzoniana, sono abbastanza significative in sé per non aver bisogno di particolare commento e introduzione. Sono, una volta tanto, i re­ sultati di esperienze dirette e non di generiche elucubrazioni ; frutto di quel lavoro concreto che tanto spesso (e ormai sembra lecito affermare, a scopo di alibi) viene invocato come istanza, esigenza di fondo e simili, nelle torhate accademiche dei nostri gruppi di studio politici e non politici. L ’impor­ tante è dunque — dopo essersi fatta la bocca con la prosa manzoniana — leggerle, queste relazioni, studiarle, meditarle, tenendo presenti i limiti e le motivazioni pratiche di ricerca. Si tratta di assistenti sociali che, (in ap­ pendice ai corsi sul lavoro di gruppo e i problemi della cultura popolare) si chiedono quali effettive risorse si offrano nel settore della lettura a gente che vive isolata in piccoli centri o alla periferia di una grande città.

■Si tratta di osservatori appassionati, ma del tutto imparziali, (certa­ mente estranei ai conflitti che ostacolano la collaborazione tra il Comitato Centrale per la Cultura Popolare e la Direzione Generale delle Biblioteche). Non si può chiedere loro delle conclusioni, ma in compenso il modo di osser- servare non è viziato da preconcetti o da gelosie specialistiche; semmai dal- l’abitudine di considerare sempre la complessità degli stati di bisogno e la concomitanza dei rimedi, e di considerare, al limite, la cultura in funzione assistenziale.

Tuttavia una considerazione di carattere generale e al tempo stesso sin­ tetica delle resultanze delle stesse relazioni ci sembra non del tutto inutile. La zona delle biblioteche popolari, dei centri di lettura ecc. è notoria­ mente una zona depressa e di scarsissima densità, in conseguenza del parti­ colare tipo di storia dei nostri istituti bibliografici. Istituti ricchi di una plurisecolare tradizione umanistica, isole della conoscenza privilegiata, ser­ batoi e depositi di « preziosi » librari ad usum Delphini. Ad uso di una clas­ se predestinata al padroneggiamento e al monopolio della tecnica verbale, alla perpetuazione della specie letteraria e accademica (e causídica). Il con­ cetto di biblioteca pubblica è di non remota acquisizione; e, d’altra parte, tale concetto è venuto sempre più — né poteva essere altrimenti, data la struttura della nostra organizzazione culturale — a contrapporsi a quello di biblioteca popolare. Istituto, quest’ ultimo, d’ambito ristretto; sacrificato a una funzione esclusivamente subalterna e di surrogato. La ventata di rinno- vamente politico-culturale successiva alla Liberazione non ha potuto, natu­

ralmente — i miracoli non accadono in questo campo — mutare il volto di una realtà secolare, rugosa. Lo ha, al più, messo a nudo, sollevandone i veli che la retorica dell’imperialismo fascista, erede dei più vieti motivi della re­ torica classicheggiante, carducciana, della nostra borghesia addottorata, vi aveva potuto stendere con estrema facilità.

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A chi oggi — la prospettiva degli anni è già sufficiente — volesse trac­ ciare una storia e una cronaca delle esperienze di educazione popolare e in particolare di organizzazione di biblioteche popolari del dopoguerra, risul­ terebbe presto chiaro che la causa del sostanziale fallimento o, se si vuole, della modestia dei resultati delle varie e a volte « entusiastiche » iniziative è proprio in questo vuoto, in questa irrealtà sui quali si è creduto possibile fondare una costruzione duratura e suscettibile di ampliamento. E un altro dato significativo non potrebbe sfuggire a quello storico : il caratterizzarsi della cultura d’élite e delle corrispondenti istituzioni librarie e documenta­ rie come cultura e organizzazioni ogni giorno più specializzate e sviluppate nel senso della meccanizzazione dei metodi e delle tecniche di ricerca (micro­ film, microscheda — un libro in una scheda! — catalogatore elettronico ecc.) ; caratterizzazione che, in parole povere, viene a significare il progres­ sivo, rapidissimo aumento dell’intervallo tra tale cultura e quella — la pseu­ docultura, la fame di cultura — della massa e del mondo subalterno.

L ’ignoranza di tale problematica o, peggio, la finta ignoranza per cui oggi accade di scorgere un sorriso di incredula sufficienza anche in onesti propugnatori di progresso democratico al solo pronunciare il termine « or­ ganizzazione della cultura », impedisce e impedirà sempre la fruttuosa realiz­ zazione di qualsiasi iniziativa nel campo dell’educazione degli adulti e della educazione popolare. Ora, tale difetto di origine è denunciato con partico­ lare evidenza dalle relazioni che vengono pubblicate. Anche — e per con­

trario — da quella sulla «rete di p re stito »; che indica come, dove all’ini­ ziativa dell’organizzazione libraria popolare presiedano idee chiare e non preconcetti, onestà, volontà, rigore tecnico, il bilancio, sia pure modesto, non appaia fallimentare.

Tanto ricchi di dati e di osservazioni utili e precise sono- questi docu­ menti che andrebbero sottolineati e commentati punto per punto. 0 , almeno, dove si accenna al discutibile criteriodella scelta dei libri (Renato Serra al Trullo!), alla mancata osservanza di essenziali norme nel funziomento delle bibliotechine popolari, alla casualità e alla banalità dell’impiego dei mezzi audiovisivi, al problema dei locali, all’impossibilità di reclutare personale qualificato con le attuali ridicole retribuzioni, alla mistica fiducia di « crea­ re l’educatore degli adulti con la emissione di una semplice circolare ».

Dove il paradosso di questi astratti metodi di divulgazione culturale bal­ za davvero agli occhi e giunge quasi a trasformarsi in una tragicomica alle­ goria è nel resoconto, così ricco di humour e di gusto poetico, dell’esperienza relativa all’attività d’uno dei Centri mobili di lettura. In questo Bibliobus, degno se non della penna di Kafka almeno di quella di Dino Buzzati, che si arrampica per le ripide salite dell’Appennino, s’insinua per le strette vie dei paesi senz’acqua e senza luce, per distribuire automaticamente Renzi e Lucie, Fabiole e Bovary, Padroni di Ferriere e Garroni, e lanciarsi poi con una sgroppata di sollievo sulle felici strade della pianura, lasciando nelle squallide piazzette ragazzini e vecchi frastornati come dopo la partenza di un coloratissimo circo, questo Bibliobus lucente e costoso, « spettacolare, moderno, lucido, scomodo », ci pare l’ immagine allusiva della nostra cultura dalla coda di paglia che crede di poter stabilire contatti, articolare dialoghi, a base di programmi, di dichiarazioni e di ostentazione. E di motorizzazione.

Una cultura, per dirla con il cattolico Veuillot, che « passa facendosi del bene ».

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I - Reti di prestito

« Fui, per circa due anni, non so se

più cacciatore di topi che guardiano di libri nella biblioteca che un monsignor Boccamazza, nel 1803, volle lasciar mo­ rendo al nostro Comune. E ’ ben chiaro che questo Monsignore dovette conoscere poco l’indole e le abitudini de’ suoi con­ cittadini; o forse sperò che il suo la­ scito dovesse col tempo e con la comodità accendere nel loro animo l’amore per lo studiò. Finora, ne posso rendere testi­ monianza, non si è acceso : e questo dico in lode de’ miei concittadini. Del dono anzi il Comune si mostrò così poco grato al Boccamazza, che non volle nep- pur erigergli un mezzo busto pur che fosse, e i libri lasciò per molti e molti anni accatastati in un vasto e umido ma­ gazzinov donde poi li trasse, pensate voi in quale stato, per allogarli nella chie­ setta fuori mano di Santa Maria Libe­ rale, non so per quell ragione sconsacrata. Qua li affidò, senz’alcun discernimento, a titolo di beneficio, e come sinecura, a qualche sfaccendato ben protetto il qua­ le, per due lire al giorno, stando a guar­ darli, o anche senza guardarli affatto, ne avesse sopportato per alcune ore il tanfo della muffa e del vecchiume ».

Dopo un giro nella provincia di Chieti per assistere, in varie località, all’inaugurazione di alcuni « posti di prestito » (i primi — credo — della regione), ho voluto rileggere la Pre­ messa de « Il fu Mattia Pascal » di Pirandello, da cui è tolto il brano che abbiamo riportato. Il sovrainten- dente bibliografico dell’Abruzzo, dot­ tor De Gregori, aveva ricordato tale prefazione parlandomi, durante il giro, del grave problema delle biblio­ teche comunali (forse neppure 300 nei 7751 comuni italiani) : prive di attrezzature adeguate, di mezzi finan­ ziari, spesso non più alimentate da decenni o rimaste com’erano al mo­ mento della fondazione. Tutte le volte che il dott. De Gregori, come egli stesso mi diceva, partecipava all’inau­

gurazione di un biblioteca comunale, iniziava il discorso con la lettura di quel brano. E ciò per mettere in guar­ dia da facili entusiasmi. Tutti sanno infatti che una biblioteca costa molto, ma pochi considerano che le spese maggiori dovranno essere affrontate dopo la sua costituzione, quando si tratterà di aggiornarla e di rinno­ varla, perché possa svolgere efficace­ mente la sua funzione. E che dire del suo costo in rapporto alle possi­ bilità di bilancio della maggior parte dei comuni italiani?

Certo il problema non è solo di ca­ rattere finanziario; meglio, l’aspetto finanziario acquista valore anche in rapporto alla risonanza che il proble­ ma stesso della biblioteca acquista nell’ambito della comunità, come in­ dice tra i più significativi del livello di maturazione civile raggiunto dai membri di essa.

Perciò, pur non trascurando anzi stimolando le risorse dei comuni per creare le premesse per una maggiore diffusione della lettura, dobbiamo ancora far leva sulle biblioteche dei capoluoghi di provincia.

Far leva sulla biblioteca del capo­ luogo significa puntare tutte le ener­ gie affinché-essa divenga anzitutto un centro bibliografico inteso come un vero e proprio servizio di pubblica utilità, realmente aperto a tutti e ri­ spondente alle esigenze di tutta una zona.

Ma nello stesso tempo non si do­ vrebbe trascurare la situazione dei comuni privi di biblioteca. E ’ appun­ to a questo proposito che la Direzione Generale delle Biblioteche ha prepa­ rato un piano, già in atto in alcune provincie, per la costituzione di una « rete nazionale di prestito » che si sviluppi dalle biblioteche provinciali. Da queste dovrebbe partire, per tut­

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ti i paesi del territorio dove non esi­ sta una biblioteca comunale, un certo numero di libri, sistemati in apposite « cassette » (ogni « cassetta » ne con­ tiene da trenta a trentacinque) e rin­ novabili periodicamente. La « casset­ ta » dovrebbe essere affidata « ...a persona non incolta che sia mossa da un impulso profondo di solidarietà sociale e dal desiderio di fare di quel nucleo periodicamente rinnovato di libri, giornali e riviste che gli ven­ gono dal capoluogo, un valido stru­ mento di diffusione di cultura e di civiltà » (1).

La biblioteca della provincia dovrà quindi, in secondo luogo, essere raf­ forzata e configurarsi anche secondo le nuove necessità, in vista del suo sviluppo fuori della città e dell’in­ gresso nei piccoli centri del territo­ rio, dove si presenteranno problemi ed esigenze assai diverse per la par­ ticolarità delle nuove situazioni.

La prima tappa per la costituzione di una « rete provinciale di prestito » è dunque costituita dalla rispondenza della biblioteca del capoluogo alla funzione di « centro propulsore ». La Direzione Generale delle Biblioteche, infatti, volendo dar vita a tale inizia­ tiva su scala nazionale, nella circolare ai Direttori delle biblioteche provin­ ciali poneva con chiarezza queste pre­ messe :

« Perché sia possibile dar vita ad una rete provinciale di lettura è in­ dispensabile :

1) che la biblioteca del capoluo­ go di provincia sia un istituto biblio­ grafico ben ordinato e ben diretto, capace di irradiarsi nel territorio;

2) che le Autorità (Amministra­ zione provinciale, Comune del Capo­ luogo e Comuni della Provincia) siano sensibili agli interessi della cultura e alla necessità di cooperare attiva­ mente ad ogni iniziativa che miri ad

(1 ) Ca r i n i Da in o t t i V., Il Servizio Na­

zionale di Lettura, in « La Parola e il Li­

bro », fascicolo 5-6, 1954.

elevare il tenore di vita dei loro am­ ministrati ;

3) che in tutti coloro che atten­ dono all’organizzazione ed al funzio­ namento del servizio, operi un impul­ so profondo di solidarietà sociale e la volontà di fare, della diffusione del libro, uno strumento efficace di onesta informazione e di elevazione morale e tecnica ».

L ’altro problema importante della questione, potremmo dire l’altra tap­ pa, è quello del « posto di prestito ». A chi affidare le « cassette » ? Se il prestito non funziona, se i libri non vengono letti, si rischia di mettere in moto inutilmente una macchina assai complessa, con il pericolo di sotto­ porre una quantità non indifferente di patrimonio librario ad un dannoso logorio.

Riguardo al « posto di prestito » la Direzione delle Biblioteche fornisce alcune indicazioni generali, con il chiaro intento di lasciare campo li­ bero alle varie soluzioni che le diverse situazioni locali possono suggerire. Per il luogo dove sistemare la « cas­ setta » si parla della « sala consi­ gliare » o genericamente anche di un « locale decoroso » ; riguardo alla per­ sona alla quale affidare il funziona­ mento del prestito, si dice, come ac­ cennavo in precedenza, che dovrebbe essere « ...fornita di una buona cul­ tura media e circondata dalla pubbli­ ca stima... »v

Nel mio breve giro in alcuni paesi dell’Abruzzo ho potuto vedere come in pratica sono stati affrontati que­ sti problemi e risolte le difficoltà per la costituzione delle prime « stazio­ ni » della « rete » nella provincia di Chieti.

In generale, mi sembra, si è af­ frontata l’organizzazione del servizio con grande semplicità e senso pra­ tico. Si è scelto come « centro propul­ sore » della rete la biblioteca comu­ nale di Ortona anziché quella del ca­ poluogo di provincia in quanto, a

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detta del sovraintendente, meglio at­ trezzata allo scopo ed in posizione geografica più favorevole. Per le « cassette », in mancanza di quelle me­ talliche, ci si è serviti di rudimentali scatole di cartone.

Ma, delle diverse soluzioni adottate in questa zona, quella che mi sembra meriti particolare attenzione riguar­ da il « posto di prestito », per i criteri con cui è stata scelta la persona alla quale affidare la « cassetta » e per la collocazione di quest’ ultima.

Il sovraintendente bibliografico si ò appoggiato, nell’organizzazione del­ la « rete », al gruppo assistenza del- l’U N R R A C A S A S di Castel di San- gro, individuando nei Centri Sociali creati dall’Ente in alcuni paesi del territorio il punto più vivo al quale gli abitanti di un piccolo centro pos­ sano naturalmente far riferimento per un pubblico servizio di lettura.

Abbiamo toccato nel nostro g iro: Lama dei Peligni, Palena, Lettopa- lena, Montenerodomo. Ovunque era l’assistente sociale a ricevere la « cas­ setta ». Nei Centri Sociali ci attende­ vano, insieme ai frequentanti impe­ gnati nelle normali attività, il sin­ daco, il direttore didattico, i maestri incaricati dei corsi di educazione de­ gli adulti che si tengono nei Centri stessi, ed altre persone interessate alla vita sociale del paese.

E ’ interessante notare che in al­ cuni Centri Sociali, spesso già prov­ visti di una piccola biblioteca, ha sede il Centro di lettura del Comitato Centrale di Educazione Popolare. Con il nucleo di libri di cui è dotata la cassetta, il patrimonio librario del paese risulta così notevolmente arricchito. L ’inserimento del Centro di lettura nel Centro Sociale ci sem­ bra inoltre un indice di come questo ultimo sia riuscito ad operare su un piano unitario evitando un inutile fra ­ zionamento di iniziative.

Nei suddetti Centri Sociali si svol­ gono varie attività, da quelle sportive

e ricreative ai corsi di addestramen­ to professionale e di educazione degli adulti, alle quali liberamente la popo­ lazione partecipa. Ma le attività sin­ gole hanno importanza in quanto, nel cercare di risolvere problemi parti­ colari, i cittadini giungono a muover­ si su un piano più vasto : partendo dalla coscienza di bisogni limitati o di piccoli gruppi, finiscono per com­ prendere i problemi generali della comunità e ad affrontarli attiva­ mente.

E ’ evidente che, lavorando su que­ sto piano, all’assistente sociale non deriverà dalla responsabilità del « po­ sto di prestito » solo una fatica in più da aggiungere alle tante : il libro sarà invece un indispensabile stru­ mento nella vita del Centro Sociale e costituirà un utilissimo sussidio per qualsiasi attività.

L ’azione di individuazione del pun­ to vitale di un centro abitato, dove possa svilupparsi un così delicato servizio pubblico, va condotta con grande cura e prudenza se non si vuole costruire una macchinosa im­ palcatura per mandare a dormire dei libri da una soffitta a una cantina. Questa delle « rete provinciale di pre­ stito » di Chieti ci è sembrata una soluzione interessante, anche se, evi­ dentemente, non la sola possibile.

L ’esperimento ora descritto è ap­ pena agli inizi e solo col tempo si potranno vedere i primi risultati e trarre dall’esperienza insegnamenti per un funzionamento migliore.

Uno degli aspetti più difficili e de­ licati del problema è senz’altro la scelta dei libri, che potrà avviarsi ad una soluzione soddisfacente quando alla scelta del bibliotecario o del « di­ rigente del posto » potrà progressiva­ mente sostituirsi, attraverso la lenta e costante azione educativa del diri­ gente, la richiesta del lettore.

Teresa G olfi

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IL Centri di lettura e di informazione (1) 2

Le Circolari ministeriali (2) 1) I Centri di Lettura sorgono in tutti i Provveditorati (dopo un controllato esperimento condotto in due provincie) come iniziativa atta a impedire una ricaduta nel­ l’ isolamento mentale per quegli adulti che lasciano i corsi di Scuola Popolare. Il Centro di L. non è una denominazione nuova, di cosa che già esiste (la biblioteca), ma ancora scuola che inizi alla «v era arte del leggere » e appaghi « le esi­ genze dell’ homo sapiens e le ne­ cessità dell’ homo faber ».

« Un libro vale ciò che il maestro lo fa valere ».

« Un profilo mentale e psicologico di ciascuno dei lettori è sempre necessario ». « Il consiglio sul libro da leggere... sarà tratto da intuito, da esame, da dialogo, da discussione » .

Il Centro di Lettura della Borgata del Trullo

Presso la scuola elementare non c’è alcuna indica­ zione del Centro, ma l’indirizzo corrisponde a quello in nostro possesso ed entriamo.

Siamo annunziati alla Direttrice Didattica che mo­ stra di essere a conoscenza della nostra visita. Ci dice di avere tre scuole che le danno molto da fare : alla Borgata del Trullo, alla Parrocchietta, a Via Papa- reschi. Da due anni è in questa Borgata dove ha in progetto di fare molte altre cose.

Entriamo in argomento e chiediamo particolari sul­ l’ambiente della borgata, che ha circa 6.000 abitanti: i lavoratori sono per lo più manovali, ma recentemente si sono scoperti elementi di un certo livello culturale che si avvicinano al Centro. Gli interessi sono molto vari. Interessano in particolare le proiezioni, ma la Direttrice ha in mente di svolgere anche attività tea­ trali.

L’orario di biblioteca è dalle 17,30 alle 19,30 del lunedì, mercoledì e venerdì. Naturalmente per la deter­ minazione degli orari si è tenuto conto delle occupa­ zioni dei frequentanti. Infatti le punte massime di frequenza sono verso le 19 e le 19,30 e il numero è con­ tinuamente variabile. Ad avviso della direttrice, durante le vacanze estive il Centro non dovrebbe essere chiuso.

Il Dirigente del Centro è in contatto coi due Corsi di Scuola Popolare che si svolgono presso la scuola e dirige un Corso di richiamo : « E’ un elemento in gamba, ma è sempre occupato ».

La Direttrice pensa che un buon Centro si fa cono­ scere da sé. Abbiamo chiesto se può mostrarci dei dati statistici, ma non ne ha a disposizione. Successivamente ci rechiamo insieme al Centro di Lettura. E’ un’aula

(1) L’esperienza è stata limitata a pochi Centri della città di Roma. (2) Allo scopo di mettere a fuoco le caratteristiche fondamentali dei Centri di lettura e di informazione e di puntare la nostra attenzione su di esse durante le visite, abbiamo consultato le circolari ministeriali emanate dal Comitato Centrale per l’ Educazione Popolare, sofferman- doci sui passi riportati a margine.

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di circa m. 6 X 8 con 14 banchi, un banco da falegname, un tavolinetto centrale, due armadi, cattedra e lavagna.

Di conseguenza lo spazio a disposizione è minimo. Per l’illuminazione c’è una sola lampada centrale. Sap­ piamo poi che si tratta dell’aula del maestro stesso, che nel pomeriggio la adibisce a Centro di Lettura e di Informazione.

Sono presenti tre studenti e una ventina di ragazzi e ragazze. Il Dirigente ci mostra il Registro dei Pre­ stiti. Da un calcolo approssimativo risulta che l’anno scorso ha prestato circa 120 volumi. Ci spiega che i libri che non « vanno » sono quelli di letteratura « pseu­ doinfantile » ; che sono richiesti i classici stranieri ; che, su 250 libri esistenti al Centro, una ventina sono tecnici in corrispondenza alle prevalenti occupazioni locali, e che alla lettura seguono generalmente discus­ sioni. Egli ritiene che la compilazione delle schede di lettura prescritta dalle circolari ministeriali sia quasi una costrizione ed ha avuto la sensazione che questo allontani le persone : « E’ una cosa forzata e preferisco non insistere per il rispetto delle idee altrui ». Poi ha soggiunto: «Preferiscono parlare anziché scrivere». Quindi le schede di lettura non sono mai state inviate agli organi centrali prima d’ora. L’attuale Dirigente fu incaricato del Centro di lettura nell’aprile 1954, quan­ do esso era in una situazione « un po’ confusa » e da allora non sono più stati fatti invii di libri. Ci dice che si è deciso per il futuro, a differenza di quanto si è fatto in passato, di inoltrare una richiesta d’accordo col gruppo dei lettori. Per il momento si regola sui ca­ taloghi e su « La Parola e il Libro » fino a ricoprire lo importo annuo stabilito di L. 25.000. Ma questi fondi sono insufficienti e non sempre vengono spediti i libri richiesti.

Il Centro non è abbonato ad alcuna rivista, ma il Dirigente ne mette a disposizione tre (Epoca, Illustra­

zione Italiana, Sistema A) che acquista coi suoi mezzi.

Ci vengono indicati dei libri inviati dal Ministero e che sono poco letti: Renato Serra: Epistolario (due copie); Edward Hyams: Modello 998 (due copie); Ma­ rino Moretti : Cento Novelle (due copie).

La Direttrice, presente al nostro colloquio, invita il Dirigente a iniziare i lettori a questi volumi.

Non esistono schedari : il Dirigente stima che sia facile trovare i libri dato il loro numero, tanto più che i lettori per lo più sono giovani e quindi possono « genuflettersi » e cercarli. Non vi sono tesserine per i lettori ; i libri vengono dati sulla fiducia.

Chiediamo se, come previsto dalle circolari, si siano tenute riunioni con altri Dirigenti di Centri di Let­ tura: non hanno mai avuto contatti con nessuno.

« Può giovare che il maestro legga egli stesso qualche passo curando la dizione in guisa che parole, ritmi, immagini, riacquistino ter­ sezza, misura, c olo re».

« Sommamente importante che la scelta di questa guida (il dirigente) sia ponderata e deliberata sul fon­ damento di riconosciute qualità di cultura, di fervore, di abnega­ zione ».

« Il Direttore Didattico propone l'istituzione di un Centro di L., tramite l’ Ispettore Scolastico, al Provveditorato agli Studi. La proposta deve essere accompa­ gnata da breve relazione che pre­ cisi:

a) posizione topografica del Co­ mune o frazione in cui sorgerà il Centro di lettura;

b) notizie sulla vita economica e sociale della località prescelta; c) locale in cui funzionerà il Centro, che potrà essere anche allogato in aula scolastica;

f) elenco dei volumi che forme­ ranno il primo nucleo librario del Centro.

Potranno essere indicate anche pubblicazioni settimanali e riviste (non più di due) di carattere tecnico-pratico ».

« Il Provveditore agli Studi esa­ mina le proposte dei Direttori e si accerta che nella località indi­ cata non esistano biblioteche popo­ lari e scolastiche o altre istituzioni analoghe, e che l’ insegnante desi­ gnato per dirigere il Centro abbia capacità, attitudine e doti morali di animatore vero ».

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« L’ insegnante riunisce, nelle ore serali, nel locale prescelto, gli adulti che intendono frequentare il Centro di lettura » .

« Le discussioni siano il più possi­ bile vive e frequenti. Per la tratta­ zione di argomenti di carattere tecnico l’ insegnante potrà avva­ lersi di persone che siano partico­ larmente preparate e che deside­ rino prestare la propria opera gratuita».

« G li Ispettori Scolastici e i Diret­ tori didattici saranno le guide animatrici dell’attività dei Centri, portando ad essi il contributo della loro autorità e competenza » .

« L’orario del Centro è fissato dal Direttore Didattico, d’ intesa con l’ insegnante e i frequentanti. Si consiglia di far funzionare il Cen­ tro per almeno due ore, tre volte la settimana » .

(dalla Circolare 1° giugno 1951, n. 3080/5/SP sulla Costituzione dei Centri di Lettura).

La Direttrice spera di avere successo con gli adulti semmai per altre vie, come a Tor di Quinto, dove esiste una magnifica scuola tipografica per gli alunni delle elementari.

Con il maestro accenniamo a possibili discussioni con gli adulti. Risponde che sono quasi tutti autodidatti ed è difficile che transigano dalle loro idee. Si con­ vincono solo davanti ad un testo.

In passato il Dirigente ha fatto qualche tentativo per migliorare la dizione dei lettori.

Chiediamo particolari sulla proiezione di documen­ tari : la scuola è dotata di un proiettore da 16 mm. e i documentari sono dati in prestito dalla Cineteca Sco­ lastica e dall’USIS. Quest’anno ne sono stati proiettati sette o otto, per lo più scientifici, e la sala è stata sempre piena di persone (scolari e adulti). Purtroppo la scelta dei documentari fino ad oggi è stata fatta a caso, anche per la esigua disponibilità delle cineteche. Il maestro dice che ogni proiezione è seguita da discussione, ma non è in grado di fornirci una documentazione in pro­ posito.

Il Dirigente non ha avuto mai occasione di giovarsi della collaborazione di esperti prevista dalle circolari. Nella zona non vi sono Corsi di Educazione Popolare.

Il Centro di Lettura della Parrocchietta

Poco dopo, sempre accompagnati dalla Direttrice Didattica, abbiamo visitato il Centro della Parroc­ chietta.

Anche qui un’aula è stata adattata a Centro, ma non ha banchi. La stanza, di m. 6X4 circa, è arredata con due grandi tavoli, due armadi, un tavolino e una ven­ tina di sedie e una sola lampada centrale.

Troviamo sedici persone (giovani e adulti) intente alla lettura a stretto contatto di gomito intorno ai due tavoli. Fuori della stanza altri sei bambini, intorno ad un tavolo, sfogliano dei libri.

I libri in dotazione del Centro sono 84 e si trovano

in un armadio che contiene pure i libri della biblioteca scolastica, anch’essi affidati alla Dirigente del Centro. Ella preferisce che i libri siano letti al Centro e per questo i prestiti sono pochi. I lettori sono 25; le schede di lettura compilate sono tre o quattro; sono stati proiettati cinque documentari.

L’orario è lo stesso del Centro precedente e negli stessi giorni. Poiché l’ambiente è operaio, i libri par­ ticolarmente richiesti sono quelli di meccanica e sui vari mestieri.

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Esiste un catalogo per soggetto e la collocazione dei libri è fatta in ordine alfabetico per autore.

I rapporti con la Scuola Popolare si limitano al prestito di qualche libro.

Si è rilevato ovviamente che l’ambiente scolastico allontana i lettori adulti e che se il Centro non fosse situato in una scuola sarebbe più frequentato.

Anche qui la Dirigente è tra le insegnanti più attive e col maggior sovraccarico di lavoro.

La Direttrice afferma più volte di voler amalgamare l’insieme di servizi che ella dirige in modo da « evitare camere stagne » tra. gli uni e gli altri. Nei suoi alunni delle elementari vede dei futuri lettori e per questo favorisce la loro presenza al Centro.

2) « C iò che definisce il Centro di Lettura è il suo costituirsi come scuola de! leggere e pertanto risponde agli scopi ogni mezzo che porta a leggere più e meglio » : « una trasmissione radio, una proie­ zione di film, la recita di una com­ media, una conferenza ed altri simili ausili se si propongono l'intendimento di dare gusto più vivo di un libro o di un autore » .

Il Centro di Lettura della Borgata M agliana

Ci presentiamo alla scuola elementare della Magliana all’ora stabilita e veniamo accompagnati al secondo piano, dove ci viene incontro un giovane che si pre­ senta come il Dirigente del Centro.

Entriamo in una stanza adibita da una parte ad ambulatorio e dall’altra arredata con due tavoli adia­ centi, un tavolino, una credenza e una vetrina dello stesso tipo. Il Dirigente ci dice che è un po’ presto per vedere in funzione il Centro, poiché i frequentanti so­ no soliti venire verso le 18,30.

Spieghiamo il motivo della nostra visita. Il Dirigente allora trova opportuno andare a chiamare la Direttrice didattica che è in commissione d’esami, perché ci può illustrare meglio quanto ci interessa.

La Direttrice, saputo lo scopo della visita, prende subito a parlare e ci presenta il giovane maestro cui ha affidato il Centro. Ella apprezza molto la iniziativa dei Centri e ne istituisce di nuovi ogni anno nel suo Circolo didattico, dopo la lusinghiera esperienza fatta a Fiumicino, dove il Centro funziona da due anni ed è in continuo sviluppo. Qui il Centro è aperto dal 1° no­ vembre 1954.

La Direttrice per perfezionare la preparazione tec­ nica dei suoi Dirigenti li ha esortati (così come ha fatto per gli altri maestri del suo Circolo) a frequen­ tare un corso di dizione. Aggiunge che però tanta abnegazione, volontà, entusiasmo nel lavoro non sono ripagati a sufficienza, giacché il Dirigente è a dispo­ sizione del lettore tre volte la settimana dalle 18 alle 20 per sole 5.000 lire al mese.

Verso le 18 arrivano sei ragazzi, ai quali la Diret­ trice spiega il motivo della nostra presenza. Essi pren­ dono le riviste e due volumi del « Leonardo ».

I libri e i periodici da acquistare debbono essere: «o p ere di sommi poeti, capolavori della narrativa italiana e straniera, biografie e autobiografie, testi piani e per­ spicui di divulgazione scientifica, di interesse storico-geografico, ^e, accanto ad essi, manuali tecnici ed altre compilazioni intese a for­ nire facili e precise informazioni sull'igiene, il lavoro, il compor­ tamento, i rapporti sociali, l'edu­ cazione familiare, ecc. ».

« È ovvio che talvolta il buon di­ rigente ha sanato con la sua attivi­ tà gli errori commessi nella scelta dei libri; ma in quei rarissimi casi in cui l'infelice scelta dei libri è sta­ ta aggravata da quella non felice della persona chiamata a dirigere il Centro, questo ha avuto vita effimera atta soltanto a parodiare l'istituzione » .

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Norme integrative alla cui osser­ vanza vigileranno «alcuni esperti»: « Il Centro di lettura vive, se chi lo dirige con la sua cultura e la sua attività lo fa vivere. Non si crei quindi un Centro se non si hanno precise garanzie sulla capacità e sul fervore di colui il quale sarà chiamato a dirigerlo.

A questo proposito, si consiglia nella scelta dei dirigenti di tenere in debito conto gli insegnanti forniti del diploma che li abilita a dirigere biblioteche scolastiche e popolari » .

« Si crei tra i lettori dei vari Centri, mediante la corrispondenza personale o collettiva, una solida­ rietà mentale e affettiva che nasca da scambi di giudizi, impressioni, valutazioni intorno ad autori ed opere » .

« Infine si assistano i dirigenti radu­ nandoli di tanto in tanto preferi­ bilmente presso un Centro, per discutere intorno alle esperienze compiute e a quelle da tentare, ai risultati buoni e a quelli meno incoraggianti ».

Anche qui la Direttrice è convinta che i Centri in locali scolastici siano controproducenti perché gli adul­ ti si mortificano facilmente e rischiano di venire mot­ teggiati dagli scolari che li vedono entrare nella loro scuola. Vede come importantissimo il problema dell’ar­ redamento, in merito al quale non sa a chi rivolgersi, avendo il Comune risposto che tale questione non lo riguarda.

Tentiamo di condurre l’intervista sulla traccia già preparata e chiediamo quali esigenze ambientali ab­ biano suggerito l’istituzione del Centro e attraverso quali inchieste esse siano state individuate. Ci rispon­ dono che non sono state condotte inchieste, ma che l’ambiente non è economicamente depresso perché molte sono le industrie della zona e quindi il reddito è suffi­ ciente e la disoccupazione scarsa. La borgata è di circa 7.000 abitanti. L’esperienza dice che esiste anal­ fabetismo di ritorno, ma che c’è un gran desiderio di imparare, come dimostra il fatto che molta gente abi­ tante in case lontane percorre vari chilometri per venire a leggere al Centro. Per questo sarebbero auspi­ cabili corsi di Scuola Popolare abbinati ai Centri di Lettura e funzionanti in stanze adiacenti, in modo da consentire un’attiva collaborazione ; il che purtroppo non si è potuto realizzare quest’anno per ragioni finan­ ziarie. La Direttrice vorrebbe organizzare qualche atti­ vità accetta agli uomini, così come è riuscita con i corsi di taglio e cucito per le donne. Ritiene che quello che s’è fatto finora nel campo scolastico per gli adulti sia sporadico e slegato. Occorre personale altamente specializzato, scelto col criterio della particolare sen­ sibilità che occorre per trattare l’adulto senza morti­ ficarlo e ispirandogli fiducia, mentre oggi si tende esclusivamente ad assorbire, mediante i corsi, i maestri disoccupati.

Chiediamo particolari sull’organizzazione del Centro. Il Dirigente ci mostra i due registri in dotazione. Sche­ dari non ne ha. Quest’anno ha fatto le sue richieste limitatamente alla somma indicata, puntando soprat­ tutto sulle enciclopedie ed è riuscito ad averle. Ha ac­ quistato tre volumetti della collezione « Classe unica », Edizioni Radio Italiana, poiché al Centro c’è un vec­ chio apparecchio radio e vengono seguite le trasmis­ sione di « classe unica », di cui interessa particolar­ mente il corso su Dante, che il maestro deve integrare con notizie storico-letterarie.

I libri sono 91 di cui circa venti sono tecnici e sono molto richiesti. Tra i classici vi sono quelli che manda il Comitato Centrale a tutti i Centri: Dante, Manzoni, Nievo, Golàoni, Verga. Vi sono inoltre le enciclopedie

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Garzanti e Bompiani, il Dizionario « A-Z, », ecc. Il Centro è abbonato a due riviste : « Scienza e Vita » e « Sistema A », entrambe ben accolte.

Chiediamo se c’è l’abitudine di condurre delle di­ scussioni sulle letture. Il Dirigente ci dice che, quando nascono spontanee su qualche lettura, egli coglie la occasione per spiegare e allora tutti ascoltano. Ha preparato da novembre la presentazione di alcuni classici inquadrandoli con notizie storico-letterarie, ma perde molto tempo per rinfrescare nozioni di base di cui i lettori hanno bisogno per capire quanto leggono.

Chiediamo se fa compilare le schede di lettura : ci risponde che non le conosce. Sussidi didattici all in­ fuori della radio non ne ha. Non si serve del cinema perché, a parte il fatto che la scuola non ha la mac­ china di proiezione, i films che la cineteca può fornire sono scadenti. Domandiamo ancora qualcosa sulla fre­ quenza: la media dei frequentanti è di 10 al giorno, ma con la fine dell’anno scolastico la vita del Centro subisce un’interruzione « anche perché si sta meglio all’aperto ».

Anche a Fiumicino d’estate il Centro è pressoché deserto. Un anno la Direttrice tentò di offrire il servizio del prestito del Centro anche ai villeggianti di quella località, ma fu un’esperienza disastrosa perché, potendo contare solo sul recapito provvisorio locale dei lettori, perse moltissimi libri che non furono restituiti.

Chiediamo se tra i lettori si formano gruppi con particolari interessi. Il Dirigente ci dice di no. Inoltre non trovano necessario separare gli adolescenti dagli adulti perché, insieme, gli uni giovano agli altri.

Rapporti di gruppo fra i lettori dei vari Centri non ve ne sono per quest’anno, né coi Corsi di Scuola Popolare. Di Corsi di Educazione Popolare non hanno mai sentito parlare.

A proposito della preparazione dei Dirigenti (conve­ gni, corsi, ecc.) la Direttrice osserva che è stata orga­ nizzata qualche conferenza, che però è risultata di nessuna utilità. Ella lamenta la diffidenza che in ge­ nere sussiste tra i Direttori e che frena lo spirito di iniziativa.

Verso le 19,30 i lettori se ne vanno quasi tutti in­ sieme. Il Dirigente ci spiega che oggi, essendo egli rimasto a parlare con noi, la vita del Centro non ha seguito il suo normale corso, anche perché la presenza di un visitatore e della Direttrice intimidisce i lettori che non vengono a porre quesiti.

La Direttrice e il Dirigente ci invitano a tornare nel prossimo anno scolastico, quando il Centro di Let­ tura sia in periodo di maggiore attività.

La Circolare dà inoltre indicazioni sulla compilazione del Registro di ingresso e del Registro di pre­ stito, sulla segnatura dei librile sulla conservazione degli stessi in « armadi forniti dal Comune e portanti la dicitura: N u c l e o L i b r a r i o d e l C e n t r o d i L e t t u r a » .

« Per la rilegatura e la manuten­ zione dei volumi potranno essere utilizzate le economie fatte nel­ l’acquisto dei libri » .

(dalla Circ. 20 nov. 1952, n.6740/7/SP sui Centri di lettura).

3) « a) il Centro di lettura assume­ rà il nome di «C en tro di lettura e di informazione » e svolgerà le due congiunte funzioni in guisa che l’una si avvantaggi dell’altra. I quesiti dei lettori saranno inviati direttamente all’Ufficio Nazionale di Informazione che provvederà alla risposta.

b) non debbono essere istituiti Centri nelle località in cui esistono biblioteche popolari e scolastiche o altre istituzioni analoghe. Il di­ vieto non consente eccezioni. c) i Centri che, per cause non eli­ minabili, non abbiano saputo ca­ ratterizzarsi come stimolatori di cultura e di interessi mentali non saranno riaperti.

d) non si istituisca il Centro là dove non sia possibile disporre di una attrezzatura di semplicissima suppellettile, come tavoli e sedie, affinchè i lettori non siano costretti a stare in banchi costruiti per ragazzi ».

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«Saranno inviate ai Centri alcune opere dei Classici del popolo appo* sitamente stampate dal Poligrafico dello Stato » .

(dalla Circolare 15 giugno 1953, n. 5500/8/SP sulla Scuola Popolare).

4) «N e lle località ove esistano Cen­ tri di lettura si curerà con parti­ colare impegno il collegamento tra i Corsi e i Centri » .

(dalla Circolare 16 giugno 1953, n. 5411/EP sui Corsi di Educazione Popolare).

5) « La somma stanziata per ciascun Centro è di L. 85.000; spetta al Dirigente del Centro la somma di L. 60.000 annue; all'acquisto dei libri, riviste e pubblicazioni varie sono destinate L. 25.000 » . (dalla Circolare 25 giugno 1954, n. 7300/9/SP sulla Scuola Popolare).

Osservazioni

Non si può dire che le circolari sui Centri di lettura e di informazione siano manchevoli nei loro dettagli.

Si può affermare anzi che, se fossero ben cono­ sciute, molti errori oggi esistenti sarebbero eliminati. C’è, tuttavia, qualche interrogativo da porre sul loro contenuto. Ci si potrebbe infatti domandare il signifi­ cato della nuova dizione di « Centro di lettura e di infor­ mazione » ; la ragione e lo scopo che hanno indotto la stampa della « scheda di lettura » ; se sia sempre giu­ stificata la considerazione in cui è tenuto « il provetto insegnante di ruolo » della scuola elementare per quanto riguarda l’educazione degli adulti. E soprattutto come ci si sia adoperati per tradurre in pratica spirito e lettera delle disposizioni.

E’ infatti logico chiedersi perché si sia com­ messo il grave errore iniziale di creare Centri di lettura nelle scuole elementari, con tutte le conseguenze nega­ tive che ne sono derivate, quando già da decenni era scontata la non idoneità dell’ambiente scolastico ad assolvere simili compiti. Perché soprattutto non si sia saputo tener conto di esperienze già fatte, non ci si sia accorti che certe iniziative hanno valore solo quando sono inserite tra iniziative complementari che hanno lo stesso fine : l’arricchimento della personalità umana, per il cui raggiungimento il Centro di lettura può essere valido mezzo. Questo distacco dalla realtà spiega la mancanza di efficacia delle circolari, il cui linguaggio non può essere ben compreso da chi si è interessato sempre e soltanto della scuola elementare, è portato a veder tutto in funzione di essa, e necessita quindi di una preliminare azione di avvìo, di preparazione e aggiorna­ mento nei confronti dei nuovi compiti che gli ven­ gono affidati.

I Dirigenti dei Centri non potrebbero infatti fare di più e diversamente, data l’impreparazione allo spe­ cifico lavoro, la mancanza di guida e di strumenti, il cumulo di lavoro che grava su di loro, l’insufficiente retribuzione.

Inoltre vengono designati in genere ai Centri i maestri più attivi, che vivono più intensamente la scuola, e un tale compito, affrontato seriamente, non concede margini di tempo sufficienti ad assolvere altre attività, che richiedano altrettanta serietà di impegno.

Non si può creare l’educatore degli adulti con la emissione di una semplice circolare, anche se essa parla di « capacità » dei Dirigenti a compiere il loro lavoro.

E’ dubbio infatti che un Dirigente sappia compilare « un profilo mentale e psicologico di ciascuno dei lettori » in modo da avere esatta conoscenza dell’elemento

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umano per il quale e con il quale deve lavorare ; che sia in grado, senza un’opportuna preparazione, di dirigere una « discussione » tra i lettori in modo da permettere che ciascuno proceda un gradino più su sul piano della conoscenza e dei rapporti umani, senza che la discus­ sione necessariamente giunga ad una conclusione; che possa rendersi conto di che cosa effettivamente signi­ fichi « la vera arte del leggere » per un adulto, e sappia attuarla.

La mancanza di senso della realtà al vertice si riper­ cuote alla base, dove una insufficiente organizzazione raramente permette il conseguimento di risultati pre­ stabiliti. La deficienza più grave sta forse nella man­ canza di quella comunicazione tra i Centri e il Comitato Centrale per l’Educazione Popolare, e tra Centri e Centri, che permetta una partecipazione attiva e stimolante dei Dirigenti all’organizzazione, mediante lo scambio delle comuni esperienze e la presentazione di proposte che, già sperimentate sul piano pratico, siano poste al vaglio degli esperti del Comitato. Così sarebbe possi­ bile trarne delle norme che, perfezionate ai lumi della tecnica e dell’esperienza, si adeguino facilmente a quel­ la stessa base da cui sono scaturite come soluzioni a bisogni reali e immediati.

Si sarebbe allora attuato in questa sede il principio democratico dello Stato come coordinatore delle ini­ ziative locali, e non come ente che dall’alto a tutto pensa e a tutto provvede. Principio strettamente con­ nesso alla sostanza più vera ed essenziale di ciò che va inteso per « educazione civica ».

B. Scagliarmi - A. Paradiso

___________________

X o v i t n

-PSICOLOGIA SOCIALE DELL’ EDUCAZIONE

di C . M. F L E M I N G

Tutti possiedono la capacità di educare. Ognuno ha provato ¡1 desiderio di educare. In questo libro si tenta di descrivere le condizioni nelle quali si attua l'educazione e alcune delle ragioni del suo successo incompleto. I problemi trattati sono gli stessi sia che se ne tenti la soluzione nelle scuole come nei laboratori, negli stabilimenti, nelle case, nei campi o nei clubs. -Il soggetto è di vitale importanza. Dalla maniera in cui si svolge l'educazione e dalla interpretazione della natura umana su cui essa si basa, dipende la guerra o la pace, le malattie nervose o la sanità psichica, la tirannia o la vita democratica nelle case, nelle scuole e nel laboratori così come in più larghe comunità di stati o continenti,

«P R O B LE M I DI PS IC O LO G IA » n. 1. Pagg. Vi-160. L. 650

L A N U O V A IT A L IA E D IT R IC E - F IR E N Z E - P ia z z a In d ip e n d e n za 29

6) « Nei Corsi che si svolgono in lo­ calità ove esistano Centri di let­ tura dovranno essere inserite nel programma almeno due conversa­ zioni tenute dal Dirigente del Cen­ tro. Tali conversazioni illustreran­ no i compiti del Centro di lettura e forniranno notizie sulla sua dota­ zione libraria, specialmente su quella che abbia attinenza con gli argomenti svolti nel Corso ». (dalla Circ. 27 agosto 1954, n. 8270/EP sui Corsi di Educazione Popolare).

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I l i - Il bibliobus

Il Deposito

Il Deposito è la base stabile del Centro Mobile di Lettura, la cui regolare attività viene qui orga­ nizzata.

Proprio per la sua ragion d’essere è sorto contemporaneamente al­ l’ istituzione del Centro Mobile.

Vi si effettua il prestito dei libri alle Scuole Popolari ed ai Centri di Lettura:

- direttamente, attraverso i diri­ genti dei Centri che possono sce­ gliere e ritirare i volumi; - per mezzo di spedizione, a titolo di primo rifornimento;

- per mezzo del Bibliobus, a titolo di rifornimento periodico.

La nostra esperienza ha avuto inizio al Centro

Deposito di Modena, dove si è prolungata per una quindicina di giorni, durante i quali si son raccolte osservazioni e stabiliti contatti.

E ’ lì che ci siamo aggirate tra i tanti scaffali carichi di libri domandando quali erano i più ri­ chiesti e da chi, ed anche perché di libri mai dati in prestito vi fossero, talvolta, tante copie; ma soprattutto chiedendoci con quale criterio si era proceduto alla scelta generale dei libri, e come ci si sarebbe regolati per i nuovi acquisti.

Già avevamo notizie generali sull’attività del

Bibliobus o Centro Mobile di Lettura. M a la ricerca diretta di dati risultava sovente laboriosa o inutile. Laboriosa, quando da cifre quasi anonime vole­ vamo ricavare, attraverso la documentazione, dati significativi : più che il numero dei libri pre­ stati in una determinata località c’interessava sa­ pere quelli erano questi libri, per orientarci, in un quadro generale, sulla differenza delle richieste

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nelle varie località, per esempio nei paesi di mon­ tagna e in quelli di pianura. Inutile, come quando, dopo aver tratto, dal Diario di Bordo, giorno per giorno quadri riassuntivi, abbiamo per caso sco­ perto che di prospetti già ne esistevano. E si trattava di cifre riguardanti l’intera attività an­ nuale del Centro Mobile. E ’ necessario aggiungere che le cifre da noi faticosamente raccolte non corri­ spondevano a quelle pubblicate; le nostre erano diverse, generalmente per difetto, perché le altre, ci fu detto, avevano un valore di appros­ simazione.

A l Centro Deposito abbiamo cominciato ad accostare il mondo della Scuola. Dai giovani mae­ stri che qui si offrivano come tirocinanti, nella speranza di un qualsiasi lavoro per loro vantaggio­ so se non altro dal punto di vista del punteggio, a quei maestri, che dovendo iniziare l’attività nei Centri di Lettura, venivano a rifornirsi di libri.

Molti sembravano non porsi problemi all’ infuo- ri di quelli riguardanti la loro posizione : lo scarso compenso (60.000 lire complessive per tutti i mesi di attività), e l’essere « costretti » ad occu­ parsi di quel lavoro, quando già l’insegnamento prende loro l’ intera mattinata.

Quanto alla scelta dei libri, a parte dizionari e enciclopedie, libri di tecnologia, e alcuni di nar­ rativa, sceglievano secondo le loro preferenze per­ sonali, o prendevano quel che veniva loro offerto, o richiedevano pacchi di libri già confezionati, di­ cendo : « Che so io dei gusti di quella gente, se ancora non l’ho mai vista ». Sapevano già, però, che si trattava di gente « ignorante » e che tale sarebbe rimasta. La gente di pianura, dicevano, ha in più anche la pretesa di aver raggiunto la civiltà, mentre nei paesi più dimenticati, in mon­ tagna, dove non esistono altre distrazioni, si può invece fidare sull’interesse verso il Centro di Let­ tura. Questo parere veniva confermato dal maestro

che viaggiava sul bibliobus, e da tutti quelli che avevano avuto occasione di avvicinare l’attività del Centro Mobile.

I volumi qui radunati sono circa 20.000. Alla loro scelta presiede un'apposita commissione compo­ sta di professori delle Scuole Medie. Gli elenchi dei libri, compilati prin­ cipalmente in base ai cataloghi inviati dalle case editrici, sono sottoposti per l’approvazione al Provveditorato agli Studi.

Il Bibliobus.

Il Bibliobus ò un torpedone della lunghezza di circa 10 metri. Quat­ tro vetrine permettono l’esposi­ zione esterna dei libri.

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Due tavoli, quattro poltrone, sga­ belli ribaltabili, leggìi mobili per­ mettono a circa venti persone contemporaneamente la consulta­ zione di libri e riviste.

Finalmente iniziammo il viaggio sul bibliobus. Che il bibliobus, spettacolare, perché smisurato, potesse essere un automezzo costoso, e poco adat­ to specialmente per raggiungere i paesi di mon­ tagna, non lo pensammo soltanto noi quando lo vedemmo ; era già stato confermato dall’espe­ rienza. (Ci fu detto che si continua però a co­ struirne altri, con criteri modernissimi ; ma alcu­ ne modifiche, che per motivi di funzionalità si sarebbero dovute apportare, sono state scartate per ragioni di « estetica ». Tra l’altro era sorto il problema dei leggìi per i lettori; per risparmio di spazio si era pensato di poterli collocare, inseribili, smontabili, tra le gambe del lettore : ma questa trovata non fu messa in atto perché si notò che tra i lettori sarebbero potute capitare anche delle donne con relative sottane. Con sedie girevoli disposte circolarmente di fronte ad una cattedra, si è provveduto a rendere i nuovi veicoli più utilizzabili nell’interno; si parla anche di bibliobus allargatali durante le soste).

2.000 volumi sono sistemati in 30 metri di scaffalature metalliche, alle quali il pubblico può accedere liberamente. Questi libri vengono concessi soltanto in consultazione; essi sono schedati per autore ed argomento.

Cominciò quindi il nostro incontro con i visi­ tatori del torpedone, dai ragazzi delle scuole ele­ mentari ai Parroci e ai Sindaci : il numero dei visitatori variava a seconda delle località. A Den- zano, piccola frazione che conta 400 abitanti, dove non vi é acqua potabile, né luce elettrica, né cor­ riera, né negozi di alcun genere, all’arrivo del bibliobus era presente, si sarebbe detto, la popo­ lazione intera. Ci sentivamo come immersi nella gente. Accadeva invece che in Comuni di più mi­ gliaia di abitanti, sostando in piazze affollate in giorni di fiera, non si avesse alcun visitatore.

Molti visitatori salivano soltanto per guardare; come quelle ragazze di Fossa (Concordia) che, appena uscite dal lavoro presso una sarta, erano ancora con il ditale al dito, e con una gran fretta di scendere. Tanti erano spinti invece da un inte­ resse preciso. Un operaio, a Montese, ordinò contro assegno un certo libro sulla fresatrice meccanica e le saldature, dicendo : « Non se ne sa mai abbastanza. Ora poi non lavoro e quando

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