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Dolore sociale e vocalità

Nel documento Etologia del dolore. Una visione comparativa (pagine 101-104)

Vocalizzazioni del dolore

5.3. Dolore sociale e vocalità

L’esperienza del dolore può essere suddivisa in due componenti ben specifiche: il dolore come esperienza nocicettiva e il dolore come esperienza affettiva. (Melzack, 1968). I meccanismi del dolore sono stati ampiamente e dettagliatamente illustrati nei capitoli precedenti, possiamo riassumere però dicendo che i meccanismi di rilevazione del dolore funzionano e sono strutturati per rivelare lesioni fisiche, reali o potenziali ed elaborare conseguenzialmente una reazione. I meccanismi affettivi del dolore funzionano come promotori della sensazione di spiacevolezza che è spesso caratteristica della sensazione di dolore stesso, così come innesco di emozioni future come conseguenze del pregiudizio (Price, 2000). In questi meccanismi di reazione affettiva al dolore aumentano il senso di avversità, attirano l’attenzione sulle lesioni e forniscono una motivazione per porre fin e all’esposizione alla situazione dolorosa.

Il dolore sociale è stato definito come “una specifica reazione emotiva alla percezione che un individuo è stato escluso dalle relazioni desiderate o che sia stato svalutato dal partner o dal suo gruppo sciale” (MacDonald, 2005). Dove l’esclusione si riferisce alla negazione di un rapporto con un individuo o con un gruppo, per qualsiasi ragione, come un rifiuto o la morte di una persona amata o la separazione forzata. La svalutazione si riferisce a sentirsi meno valoroso con un partner

in una relazione, che sia amico, partner romantico, membro di un gruppo (Leary, 2000). Leary e Springer (2000) suggeriscono che i sentimenti feriti sono la sensazione più sentita in risposta alla svalutazione relazionale. Tuttavia, altri stati affettivi, come l’imbarazzo, la vergogna, la colpa o la gelosia possono anche essere indicatori che potrebbero essere segnali di dolore affettivo. Mc Donald e Leary (2005) sostengono che i sentimenti dolorosi sono stati associati come indicatori predittivi di esperienze di esclusione sociale, questo perché le pressioni evolutive hanno reso la regolazione dello stato inclusivo critico fondamentale alla sopravvivenza. La teoria sociale del dolore suggerisce, inoltre, che il sistema del dolore ha fornito due importanti comportamenti per adattamento in risposta alle “minacce” di esclusione: 1) il dolore promuove una reazione rapida in risposta alla minaccia e 2) fornisce una fonte di punizione per insegnare agli organismi come evitare stimoli minacciosi. In sostanza, si può sostenere che sia il dolore sociale che il dolore fisico portano a reazioni che preparano un organismo per una rapida reazione ad un pericolo non specificato. Tale risposta facilita la reazione tempestiva alla minaccia, ma a volte può portare reazioni inappropriate e, quindi, esclusione sociale. Se la risposta sociale è regolata dallo stesso sistema che gestisce la risposta alla minaccia fisica, la comprensione del sistema di risposta ad essa dovrebbe fornire approfondimento sulle reazioni all’esclusione.

Secondo Gray (2000) il comportamento in risposta alla minaccia sociale è regolato in base a due variabili. La prima è la distanza difensiva effettiva, cioè il grado di percezione della minaccia in una data situazione, la seconda variabile è la direzione difensiva, che si riferisce alla presenza o meno di una motivazione per affrontare uno stimolo potenzialmente pericoloso. La risposta emotiva all’avvicinamento ad uno stimolo potenzialmente pericoloso è l’ansia che incoraggia un approccio cauto. L’ansia e il comportamento prudente dovrebbero aumentare se la distanza difensiva è ridotta. Sono ancora poche le ricerca che indagano la connessione del dolore espresso vocalmente e l’impatto sociale e psicologico che ne deriva, pur non di meno DeWall e Baumeister (2007) hanno scoperto che vivere una condizione sociale dove il dolore viene manifestato quotidianamente, provoca un intorpidimento emotivo. Nel complesso le ricerche hanno messo in

evidenza come vivere il dolore nella sua socialità porta alla riduzione del soddisfacimento di bisogni fondamentali, aumenta gli effetti negativi e manifesta un innalzamento del livello di aggressività. Molti studi dimostrano che il dolore sociale e fisico si sovrappongono nelle conseguenze fisiologiche, a supporto di questa tesi si rilevano prove neurologiche (DeWall, 2010; Eisenberger, 2007) e prove genetiche (Way, 2009) e si afferma, inoltre, che il processamento del dolore sociale utilizza come percorso di trasmissione il circuito che processa il dolore fisico. Anche il semplice richiamare un episodio di dolore passato può causare l’abbassamento dell’autostima, riascoltare le vocalizzazioni del dolore di qualsiasi specie provoca un aumento della negatività, dell’aggressività e vengono messi in atto comportamenti di stress. In una prospettiva evoluzionista possiamo affermare che le vocalizzazioni del dolore (che ne permettono l’immediata condivisione sociale) prodotte durante l’esperienza del dolore fisico potrebbero servire per ottenere auto-aiuto, un immediato soccorso dai conspecifici e aumentare quindi, la possibilità della sopravvivenza della specie. Questo sarebbe coerente con la selezione del tratto della condivisione sociale del dolore da un punto di vista filogenetico, indirizzato soprattutto alla comprensione delle vocalizzazioni e dell’espressioni faciali. La semplice esistenza dell’espressione del viso riconducibile al dolore, può fornire a chi soffre l’opportunità di comunicare uno stato di dolore tramite un messaggio osservabile che può essere facilmente interpretato nell’ambiente circostante (Williams, 2002).

In modo complementare, le ricerche passate dimostrano che quando un individuo che prova dolore è consapevole che avrà comunque un sostegno sociale per affrontarlo, aumenterà il senso di coalizione e condivisione sociale. Un esempio è quello di un bambino ferito che cerca i suoi genitori per affrontare il dolore condividendolo (Maner, 2007). Inoltre, è stato dimostrato che i processi infiammatori aumentano la disconnessione sociale (Eisenberger et al., 2010). Se da un lato i sentimenti di ostracismo rappresentano una risposta comune al dolore fisico, dall’altra, soddisfare le esigenze sociali legate al dolore, ne potrebbe annullare alcuni effetti psicologici negativi, aumentando la tolleranza al dolore stesso.

Da una parte la selezione naturale avrebbe selezionato comportamenti di dolore facilmente osservabili e interpretabili per attirare potenziali aiuti e dall’altro, sono state selezione risposte emotive che portano gli individui fisicamente feriti a vocalizzare e cercare sostegno.

Nel documento Etologia del dolore. Una visione comparativa (pagine 101-104)