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Ontogenesi dello stress

3.FASE DI ESAURIMENTO

NATURA DELLO STRESS

4.7. Ontogenesi dello stress

Ogni età ha il suo stress, ogni individuo comincia a confrontarsi con lo stress addirittura, come abbiamo visto, ancor prima di venire al mondo, da quel momento in poi lo stress accompagnerà l’individuo nell’arco della sua vita. Il concetto che lo stress in gravidanza possa influenzare le future condizioni del nascituro è più che accertato. Una femmina gravida trasmette i suoi livelli di stress al feto attraverso gli ormoni che passano nella circolazione fetale attraverso il cordone ombelicale. Uno studio condotto in Gran Bretagna ha dimostrato che lo stress psicologico percepito in gravidanza aveva delle conseguenze negative sul sonno dei nascituri, i bambini esposti maggiormente allo stress materno avevano maggiore risvegli notturni, inoltre si è notato come questi individui potessero sviluppare maggiormente asma e avere maggiori livelli di ansia e paura. A supporto di queste osservazioni mediche si è cercato di riprodurre in laboratorio una situazione sperimentale stressante e tramite lo studio dello sviluppo della prole di animali differenti è stato possibile approfondire i meccanismi biologici sottostanti alla teorizzazione proposte in campo medico. In laboratorio si sono valutati accuratamente i livelli plasmatici di diversi ormoni nelle gestanti e la loro influenza sulla prole durante lo sviluppo. Un gruppo di ricercatori italiani e francesi hanno posto femmine di ratto durante l’ultima settimana di gestazione, in tubi di plastica di dimensioni ridotte, per delle sessioni di tempo di circa 45 minuti. I ricercatori hanno dimostrato come questo stress abbia conseguenze durante lo sviluppo

dell’individuo. Per esempio, la prole adulta cresciuta in queste condizioni sperimentali dimostra elevatissimi livelli di corticosterone in risposta a stress di entità lieve. Il sistema immunitario di questi individui risulta parzialmente compromesso se viene confrontato con i soggetti controllo (Laviola, 2004). I ricercatori in questo studio hanno osservato l’attività ludica in età adolescenziale nei ratti. Questo comportamento risulta fondamentale per comprendere i comportamenti che costituiscono le basi per l’interazione sociale corretta di questi animali, si affinano così le tecniche di lotta che serviranno, poi, nel momento in cui ci si troverà a competere per risorse fondamentali alla sopravvivenza e alla riproduzione. I ratti stressati nel ventre materno manifestano attività ludica inferiore rispetto ai soggetti controllo, non giocano con i loro simili o comunque i livelli di gioco sono molto bassi. Lo stress prenatale è, quindi, in grado di modificare lo sviluppo dell’asse HPA e tutta la serie di sistemi ad esso collegati: sistema immunitario, comportamento, tono dell’umore, ecc…

Sono stati condotti studi anche sulle scimmie del vecchio mondo: gli uistiti. I ricercatori hanno somministrato alle future mamme un ormone molto simile al cortisolo. Lo scopo dei ricercatori era quello di dimostrare i rischi collegati all’esposizione a questo ormone, infatti i nascituri avevano un basso livello di socialità, ridotte capacità motorie e cognitive. Vi sono ampi studi su differenti specie animali che dimostrano come i primi periodi della vita di un individuo siano fondamentali per il corretto sviluppo di quest’ultimo.

Ai tempi del crollo del regime di Ceausescu le tremende condizioni di stress in cui versavano gli orfanotrofi hanno, purtroppo, permesso un’attenta osservazione delle conseguenze devastanti causate da quelle condizioni di vita. I bambini erano abbandonati nelle loro culle senza nessun tipo di stimolo o di interazione, gli adulti non gli rivolgevano la parola e i bambini venivano alimentati con frullati tramite un biberon dall’imboccatura larga. Molti di questi bambini furono successivamente adottati da famiglie inglesi. I bambini adottati risultavano molto indietro con la crescita sia fisica che intellettuale. Le dimensioni del cranio erano molto più ridotte rispetto ai

bambini inglesi della stessa età, molti di questi bambini vivevano in un costate stato di stress e paura, con manifestazioni esagerate a qualsiasi evento che gli succedeva.

Harlow nel 1971 dimostrò come la separazione della madre dai cuccioli nei macachi fosse causa di stress. I cuccioli di macaco in natura, passano mesi della loro vita attaccati alla madre, sia come fonte di cibo che come protezione e sostegno. Harlow prese delle coppie di madre cucciolo e li divise. Le madri manifestarono stress a livelli altissimi riducendosi pure a limitare, se non ad eliminare completamente l’alimentazione, inoltre, mostravano accenni di autolesionismo e scarsa iterazione con i propri simili, i cuccioli furono messi in stanze con all’interno due madri surrogate, entrambe riscaldate ad una temperatura identica, la prima madre era di pelliccia sintetica e la seconda era di metallo, ma ad essa vi era attaccato un biberon per l’alimentazione. I piccoli di macaco preferivano stare sulla madre di pelliccia anche se sprovvista di cibo piuttosto che su quella di metallo fonte di cibo. I cuccioli rimasero più piccoli dei propri conspecifici della stessa età, dimostrarono nello sviluppo difficoltà di interazione e esagerate risposte emotive a piccoli stress.

Gli adolescenti di ogni specie animale sono degli individui particolari che subiscono il turbinio ormonale e la necessità, con la maturità sessuale, di trovare un partner, ma al contempo hanno difficoltà ad allontanarsi dal focus familiare. Proprio in questo periodo lo stress sociale aumenta e gli adolescenti cominciano ad imparare a dosare le reazioni allo stress. Passando da reazioni esagerate a reazioni blande fino a raggiungere un equilibrio in età adulta, se non si tratta di soggetti con deficit. Come scrisse Sapolsky per parlare di stress e di invecchiamento dovremmo farci un paio di domande: invecchiamo più rapidamente con lo stress che abbiamo subito nella vita? Quando invecchiamo non siamo più in grado di gestire lo stress? Se da un lato è vero che gli anziani di qualunque specie hanno un asse dello stress meno funzionante rispetto a quello degli individui più giovani, è anche vero che stress prolungati e intensi possono provocare alterazioni simili in individui non ancora anziani. Si può ipotizzare in fine che l’invecchiamento sia un insieme e un accumulo dello stress e delle sue conseguenze.