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LE DONNE: AGRIPPINA, LA COGNATA

Livia era una donna evoluta; Antonia lo era solo in parte, e Livilla quasi per nulla. La più emancipata di tutte fu Agrippina. Probabile che non fosse bella: delle altre gli storici lodano la bellezza, definendola a volte straordinaria (l’adulazione, certo, influì non poco sul giudizio estetico); su Agrippina si tace, ed il silenzio a volte è più significativo delle parole. 203 Pesa anche il cliché della “mascolinità” di Agrippina, che giustifica la sua intensa ed aggressiva azione politica: “tra i suoi nipoti era Agrippina, pù dei rampolli maschi, l’unica veramente dotata della tempra e della grinta del nonno”. 204

Attorno alle due cognate, Agrippina e Livilla, si coagularono due partiti della Domus, a seconda che la gens di riferimento fosse la Giulia o la Claudia. Nel partito di Agrippina, inoltre, confluirono gli intellettuali che avevano fatto parte del circolo letterario di Germanico, poeta lui stesso, nonché soggetto di poesia: le sue gesta furono cantate da Albinovano Pedone, autore di un poema epico sulle guerre combattute in Germania. Nel circolo si notavano Manilio, Suillio, Rabirio, Cornelio Severo, Grazzio, tutti fautori di una monarchia di stampo ellenistico, quindi in perfetto contrasto con la visione di Augusto e Tiberio. 205

Alessandro Galimberti ha messo in evidenza come sia costantemente esistito un “partito delle donne”, 206 che agiva soprattutto nei momenti in cui si dovevano

203 Tra le illustrazioni che ho allegato, ho scelto due immagini di Agrippina: la prima, idealizzata,

presenta una figura che somiglia a quella delle altre principesse imperiali; la seconda, più realistica, mostra una donna dal naso importante e dalla mascella protrusa.

204 V. L. Braccesi, Agrippina, la sposa di un mito, cit., pp. 44 – 45. 205

Per approfondire le mutevoli relazioni fra i partiti repubblicano, augusteo ed antoniano, i loro contrasti ed i loro riavvicinamenti, come pure la congiura dell’anno 2 (ad opera di Giulia e Iullo Antonio), con le sue conseguenze, v. G. Zecchini, Il Carmen de Bello Actiaco – Storiografia e lotta

politica in età augustea, Historia, Stuttgart, 1987. 206

Una chiara esposizione di cosa si debba intendere per pars e factio, nell’epoca di cui ci stiamo occupando, con un’analisi sintetica ma esaustiva dei contributi recati negli ultimi anni dagli storici che hanno affrontato questo argomento, è in G. Zecchini, I partiti politici nella crisi della

repubblica, in G. Zecchini (a cura di), Partiti e fazioni nell’esperienza politica romana, Milano,

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affrontare problemi di successione e di continuità dinastica, a partire dal I secolo a. C., fino a tutto il III secolo d. C. e all’età dei Severi. 207 “Not a political party in the modern sense, at least a factio with a degree of cohesion and continuity, ascertainable objectives and a recognized leader”. 208

Di un siffatto partito si può parlare già nel 35 a. C., quando a Livia ed Ottavia viene attribuita la sacrosanctitas. Al tempo di Tiberio, una prima contrapposizione fu quella che vide il princeps, sostenuto da esponenti della nobilitas di origine repubblicana e dai vecchi compagni delle sue campagne militari, avversare la factio di Giulia, cui facevano capo Iullo Antonio, Quinzio Crispino Sulpiciano, Appio Claudio Pulcro, Publio Cornelio Scipione, Sempronio Gracco, tutti fautori di una linea politica di stampo antoniano. Il partito fece successivamente capo a Livia, impostandosi su tre linee fondamentali: la volontà di stabilire un rapporto diretto con il senato, la ricerca di popularitas e del favore dei militari, l’attribuzione di un ruolo di primo piano all’Augusta, vista come benefattrice e filantropa. Tiberio avversò costantemente il “partito delle donne”, e gli interventi di alcuni senatori, quale quello di Cecina,209 vanno inquadrati in queste coordinate. Dal 24 d.C. in avanti, le due factiones furono quelle pro e contro Agrippina; 210 si noti infatti che Germanico e Druso non ebbero tra loro contrasti: Barbara Levick parla di “genuine and remarkable concord between Germanicus and Drusus”; 211 ma le due mogli si trovarono ben presto a militare in campi opposti. 212 Agrippina già nel 14 d. C. aveva svolto un

207

V. A. Galimberti, Fazioni politiche e principesse imperiali (I – II secolo d. C.), in G. Zecchini (a cura di), “Partiti” e fazioni nell’esperienza politica romana, cit., pp. 121 – 153.

208

V. R. Bauman, Women and Politics in Ancient Rome, London – New York, 1992, p. 154.

209

V. supra.

210 V. R. Bauman, Women and Politics in Ancient Rome, cit., p. 143, e A.A. Barrett, Agrippina: Sex, Power and Politics in the Early Empire, New Haven, 2006, pp. 33 – 34; secondo Bauman, le partes Agrippinae di cui parla Tacito (Annales, IV, 17, 3 e Annales, IV, 40, 3), sono “the first specific political movement to be headed by a woman”: “but in September 23 two things happened … Tiberius’ son Drusus died; and Sejanus began the ascent that almost took him to the top. These events were the great watershed, in Agrippina’s political life as in Tiberius’ reign as a whole. Agrippina’s sons became the heirs apparent – at least in the eyes of the Julian members of the Domus. The pressures building up around that issue gave rise to the first specific political movement to be headed by a woman, and the Julian identity began crystallizing as something separate and distinct from the Claudian party of the Domus. What had hitherto been largely kept within the domestic circle was now poised to erupt into the public sphere. The reaction of the regime would be to enlist the assistance of the public criminal law; disputes within the Domus would now begin to be submitted to the arbitration of the criminal courts”.

211

V. B. Levick, Tiberius the Politician, London – New York, 1999, p. 152. La concordia fra i due fu favorita dall’imparzialità di Tiberio nei loro confronti: “Tiberius impartiality was matched by the

good relations that Tacitus says prevailed between the two brothers. Drusus shed tears over his brother’s death and treated the suspected murderer with reserve”. (V. ibidem, p. 148).

212

“Even in the lifetime of Germanicus there were signs of rivalry between the wives of the

brothers. Agrippina might sit by while her siblings were disgraced and destroyed; but she was fierce for her own claims which, with that ancestry, were high, and for the claims of her numerous children. The wife of Drusus, Livia Julia, or Livilla, was a great-niece of Augustus and had once been married to Gaius Caesar; but her beauty in womanhood was not matched by fecundity; at

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ruolo attivo per tentare di imporre la linea Giulia nella successione ad Augusto, e, dopo la morte di Germanico (19 d.C.), aveva provato a contrastare Seiano appoggiandosi alla plebe urbana. Nel 24 d.C. cominciano anche i processi promossi da Seiano contro i sostenitori di Agrippina: nel 24 i processi a Gaio Silio e Sosia Galla, nel 26 quello a Claudia Pulcra, nel 27 – 28 a Quintilio Varo e Tizio Sabino, nel 29 alla stessa Agrippina e ai suoi figli. 213

È significativo che il saggio di Galimberti non citi Livilla: quanto alla personalità delle due cognate, non ci fu mai gara: Agrippina superava sotto ogni aspetto, fecunditate ac fama, salvo le doti fisiche, la tacita Livilla, 214 che, stando agli storici, parlò una volta sola, e lo fece per dire una malignità sul fratello. 215 Invece Agrippina, “sommando all’immagine della moglie fedele e virtuosa la prontezza della donna impavida, persino di arringatrice di legionari in rivolta, iniziò a fare molto di più di quanto a una matrona del tempo poteva essere consentito; coniugò politica e passionalità in una dirompente miscela che la trasformerà, ai danni di Tiberio e in favore di Germanico, e in difesa dei familiari, in una superba protagonista degli eventi, regista nell’ombra e – secondo la tradizione – raffinata intrigante”. 216

Comunque, entrambe le factiones si esaurirono senza conquistare il potere, 217 Livilla e Agrippina furono accomunate da una morte analoga, i figli di entrambe ebbero sorte infausta; Caligola pervenne al sommo gradino, ma fece, per così dire, parte per se stesso, non divenne princeps perché sospinto dal partito della madre.

È opportuno riflettere anche su questo punto, che mette in evidenza una delle ambiguità del personaggio di Livilla: una figura, si è detto, per più versi “inferiore” rispetto alle altre donne della Domus, eppure in grado di coagulare attorno a sé forze politiche sufficienti a costituire una factio, e svolgere dunque un ruolo di primo piano.

Augustus’ death she had only one surviving child, and that a girl. There was much in the position of Agrippina between 14 and 19 that might anger Livilla, still more in the position of Livilla after the death of Germanicus to make his widow jealous and even fearful for her children, for all the apparent benevolence of Drusus. It would not be surprising if these women saw the power structure of the Principate in nakedly monarchical terms. Their sex forced them to operate behind the scenes, within the confines of the court, using allies and agents that were sometimes senators, more often, since the growth of women’s influence meant a corresponding decline in the power of the Senate, knights, freedmen, or slaves.” V. ibidem, p. 153.

213

Si noti che, se tra le vittime di Seiano ci sono donne, ciò può significare che svolgevano ruoli di rilievo all’interno della factio, al punto da rendere necessaria la loro eliminazione.

214

L’espressione è di Tacito: “et coniunx Germanici, Agrippina, fecunditate ac fama Liviam,

uxorem Drusi, praecellebat” (“la moglie di Germanico, Agrippina, eccelleva, per la sua fecondità e

per la sua reputazione, su Livia, sposa di Druso”). V. Tacito, Annales, II, 43, 6.

215

V. Svetonio, Vita di Claudio, III.

216 V. L. Braccesi, Agrippina, la sposa di un mito, cit., p. 48. 217

“The banishment of Agrippina and Nero signalled the virtual end of Partes Agrippinae”. V. R. Bauman, Women and Politics …, cit., p. 153.

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Le due factiones sembrano essere state di pari importanza, e non vanno intese come elementi fissi nei rapporti di forza all’interno della domus Augusta, ma piuttosto come aggregazioni fluttuanti in un gioco complesso e ricco di variabili; semplici simpatie, intese di breve durata su punti di interesse comune, nonché vere e proprie alleanze, si creavano e disfacevano di continuo, spesso per un semplice pettegolezzo. Rari i casi di fedeltà di lunga durata, come quello dell’univira Antonia, fedelissima al marito prima ed a Tiberio poi. Le due cognate invece, essendo personaggi di spessore molto diverso, hanno attratto in diversa misura l’attenzione degli storici, che di necessità si è prevalentemente appuntata sulla figura di Agrippina. Appare evidente che Tacito descrive la coppia dei principi, Germanico e Agrippina, con speciale benevolenza: “(Germanico) neptem eius (di Augusto) Agrippinam in matrimonio pluresque ex ea liberos habebat, ipse Druso fratre Tiberii genitus, Augustae nepos, sed anxius occultis in se patrui aviaeque odiis, quorum causae acriores, quia iniquae. … Nam iuveni civile ingenium, mira comitas et diversa a Tiberii sermone, vultu, adrogantibus et obscuris. Accedebant muliebres offensiones novercalibus Liviae in Agrippinam stimulis, atque ipsa Agrippina paulo commotior, nisi quod castitate et mariti amore quamvis indomitum animum in bonum vertebat.” 218

La virtù di Germanico e Agrippina aveva avuto modo di manifestarsi durante una sommossa militare: “eo in metu arguere Germanicum omnes quod non ad superiorem exercitum pergeret, ubi obsequia et contra rebelles auxilium: satis superque missione et pecunia et mollibus consultis peccatum. Vel si vilis ipse salus, cur filium parvulum, cur gravidam coniugem inter furentes et omnis humani iurus violatores haberet? Illos saltem avo et rei publicae redderet. Diu cunctatus, aspernantem uxorem, cum se divo Augusto ortam neque degenerem ad pericula testaretur, postremo, uterum eiuse et communem filium multo cum fletu complexus, ut abiret perpulit. Incedebat muliebre et miserabile agmen, profuga ducis uxor, parvulum sinu filium gerens, lamentantes circum amicorum coniuges, quae simul trahebantur; nec minus tristes qui manebant. Non florentis Caesaris neque suis in castris, sed velut in urbe victa facies, gemitusque ad planctus etiam militum aures oraque advertere. Progrediuntur contuberniis: quis ille flebilis sonus? Quod tam triste? Feminas inlustres, non centurionem ad tutelam, non militem, nihil imperatoriae uxoris aut comitatus soliti, pergere ad Treviros et externae fidei. Pudor inde et miseratio et patris Agrippae, Augusti avi memoria, socer Drusus, ipsa insigni fecunditate, praeclara pudicitia; iam infans in castris genitus, in contubernio legionum

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“Egli aveva sposato la nipote di lui, Agrippina, da cui aveva avuto parecchi figli, ed era nipote di Augusta, in quanto figlio di Druso, fratello di Tiberio, ma era preoccupato per l’odio che sia lo zio sia la nonna nutrivano segretamente contro di lui per ragioni tanto più gravi quanto più ingiuste. … infatti il giovane aveva sentimenti liberali e maniere straordinariamente cortesi, ben lontane dal modo di parlare e di trattare di Tiberio, sempre altezzoso e ambiguo. Si aggiungevano poi risentimenti tipicamente femminili per le punzecchiature da matrigna che Livia non risparmiava ad Agrippina, la quale per parte sua era piuttosto facile a lasciarsi trasportare dall’ira, se non che, con le sue virtù di sposa fedele e affettuosa, sapeva indirizzare al bene anche l’eccessiva fierezza del suo carattere”. V. Tacito, Annales, I, 33, 1 - 3.

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eductus, quem militari vocabulo Caligulam appellabant, quia plerumque ad concilianda vulgi studia eo tegmine pedum induebatur”. 219

Infine, si consideri il momento clou della vicenda, quello in cui Agrippina non esita ad assumere il ruolo di un vero e proprio comandante. “Pervaserat interim circumventi exercitus fama et infesto Germanorum agmine Gallias peti, ac, ni Agrippina impositum Rheno pontem solvi prohibuisset, erant qui id flagitium formidine auderent. Sed femina ingens animi munia ducis per eos dies induit, militibusque, ut quis inops aut saucius, vestem et fomenta dilargita est. Tradit C. Plinius, Germanicorum bellorum scriptor, stetisse apud principium pontis, laudes et grates reversis legionibus habentem. Id Tiberium animum altius penetravit: non enim simplices eas curas, nec adversus externos <studia> militum quaeri. Nihil relictum imperatoribus, ubi femina manipulos intervisat, signa adeat, largitionem temptet, tamquam parum ambitiose filium ducis gregali habitu circumferat Caesaremque Caligulam appellari velit. Potiorem iam apud exercitus Agrippinam quam legatos, quam duces; compressam a muliere seditionem, cui nomen principis obsistere non quiverit. Accendebat haec onerabatque Seianus, peritia morum Tiberii odia in longum iacens, quae reconderet auctaque promeret.” 220

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“In quel frangente tutti disapprovavano Germanico perché non si recava presso l’esercito superiore, dove avrebbe trovato soldati pronti a ubbidirlo e a dargli aiuto contro i ribelli; già troppi errori – dicevano – si erano commessi accordando congedi e donativi e prendendo provvedimenti poco energici. Se Germanico aveva in poco conto la propria vita, perché continuava a tenere il figlioletto, e la moglie incinta in mezzo a quei folli violatori di ogni umano diritto? Almeno restituisse quelli incolumi all’avo e alla patria. Germanico esitò a lungo, mentre la moglie con fierezza si rifiutava di partire appellandosi alla propria discendenza dal divo Augusto e dicendosi non indegna della propria stirpe di fronte al pericolo. Infine, abbracciando con molte lacrime il grembo di lei e il comune figliolo, la persuase a partire. Si vide così avviarsi una miserevole schiera di donne: la sposa del comandante, profuga, con il figlioletto tra le braccia, e all’intorno, in lacrime, le mogli degli amici che venivano condotte via con lei; e non minore era la tristezza di quanti rimanevano. Questo non era già lo spettacolo di un Cesare nel pieno del suo vigore e nel proprio accampamento, ma piuttosto quello di una città conquistata; e quei gemiti e pianti di donne richiamarono l’attenzione dei soldati, che, usciti dalle tende, si avvicinarono stupiti di quanto udivano e vedevano: che significavano quelle voci lamentose? Che stava succedendo di tanto doloroso? E quelle donne illustri, senza la scorta di un centurione o almeno di un soldato! E la moglie del generale senza nulla di quanto si addice alla sua condizione e senza il suo solito seguito! E per di più si avviavano verso il paese dei Treviri, a cercar la protezione di una gente straniera! Allora furono colti da vergogna e da pietà ripensando ad Agrippa, padre di Agrippina, e all’avo di lei Augusto, al suocero Druso e ad Agrippina stessa, insigne per la sua fecondità e la sua onestà esemplare, e infine a quel figlioletto, natole nell’accampamento e cresciuto in familiarità di vita con i legionari, che essi nel loro gergo soldatesco chiamavano Caligola perché spesso, per conciliargli la simpatia della massa, gli si faceva portare quel particolare tipo di calzatura militare.” V. Tacito, Annales, I, 40 – 41.

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“Intanto si era sparsa la notizia che il nostro esercito era stato accerchiato e che i Germani marciavano in armi contro le Gallie; e, se Agrippina non si fosse opposta alla distruzione del ponte sul Reno, vi sarebbero stati alcuni pronti a compiere per paura quel misfatto. Ma quella donna coraggiosa in quei giorni si assunse funzioni di comandante e fece distribuire indumenti ai soldati che ne fossero sprovvisti e medicamenti e bende a quelli feriti. G. Plinio, storico della

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Questo è un passo di notevole importanza, ai fini di quanto ci proponiamo di stabilire: abbiamo infatti a che fare, in questa occasione, non con una donna che accompagna il marito, restando in secondo piano, o si limita a brigare per realizzare qualche guadagno privato, in termini di denaro o di potere, inducendo un uomo (marito, figlio, amante che sia) a compiere alcune azioni da lei suggerite. Qui si tratta di qualcosa di totalmente diverso: Agrippina prende decisioni militari, si fa obbedire dalle gerarchie dell’esercito, si comporta in tutto come si comporterebbe Germanico se fosse presente. Tiberio comprende bene la portata della novità, e non può non temere una donna capace di tanto. Se il nostro scopo è quello di evidenziare la diversa caratura fra Agrippina e Livilla, questa testimonianza di Tacito ci mostra tutta la differenza fra le due donne. Mai Livilla avrebbe saputo comportarsi così. È anche l’occasione di verificare come Tacito, benchè in acune occasioni non manchi di esprimere critiche, si mostri tuttavia molto indulgente con la coppia Germanico – Agrippina, costantemente descritta come una coppia ideale, in cui è possibile trovare nel grado più alto tutte le virtù dei migliori Romani. E, se Antonia aveva manifestato un immenso dolore alla morte del marito Druso, non minore fu quello di Agrippina quando morì Germanico: “At Agrippina, quamquam defessa luctu et corporea egro, omnium tamen quae ultionem morarentur intolerans, ascendit classem cum cineribus Germanici et liberis, miserantibus cunctis quod femina, nobilitate princeps, pulcherrimo modo matrimonio, inter venerantes gratantesque aspici solita, tunc ferales reliquias sinu ferret, incerta ultionis, anxia sui et infelici fecunditate fortunae totiens obnoxia.” 221

Ripercorriamo il racconto del ritorno delle ceneri di Germanico:

guerra germanica, riferisce che Agrippina si pose a capo del ponte a dispensare lodi e ringraziamenti alle legioni che ritornavano. Questo colpì profondamente l’animo di Tiberio, in quanto pensava che quelle premure avessero un secondo fine e che non fosse diretto contro nemici esterni il favore che Agrippina cercava di guadagnarsi presso i soldati. A suo parere non rimaneva più alcuna autorità ai comandanti se una donna passava in rassegna i manipoli, si poneva accanto alle insegne, ricorreva al sistema dei donativi come se non fosse già prova di ambizione il portare in giro il figlio del comandante in veste di soldato semplice e lasciare che un Cesare fosse chiamato con il nomignolo di Caligola. Ormai Agrippina aveva sulle truppe un ascendente maggiore dei legati e dei generali: una donna era riuscita a sedare una rivolta che neppure il nome del principe era bastato a frenare. Acutizzava e aggravava questi rancori Seiano, che, ben conoscendo l’indole di Tiberio, gettava nel suo cuore i germi di un odio destinato a maturare in segreto, per esplodere un giorno con maggior violenza”. V. Tacito, Annales, I, 69.

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“Intanto Agrippina, sebbene fosse affranta dal dolore e in cattive condizioni di salute, tuttavia, insofferente di ogni indugio che potesse ritardare la sua vendetta, si imbarcò con i figli portando con sé le ceneri di Germanico tra la commiserazione di tutti i presenti, turbati alla vista di quella donna insigne per nobiltà di nascita e, sino a poco prima, per lo splendore del suo matrimonio,