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Le donne nel Genji monogatari

1.4. I L RUOLO DELLE DONNE : I PERSONAGGI FEMMINILI NEL G ENJI MONOGATARI

1.4.2. Le donne nel Genji monogatari

Tornando al tema delle donne nel Genji monogatari, si è visto in precedenza come, secondo gli studiosi, esse costituiscano, in realtà, il tema portante dell’opera.

A partire dal protagonista Genji, per poi proseguire con l’amico Tō no Chūjō, Yūgiri, Kashiwagi e gli affascinanti Niou e Kaoru, protagonisti dell’ultima parte del romanzo, numerosi sono gli uomini che prendono parte alla storia, ciononostante l’attenzione sembra non porsi mai pienamente su di loro. La loro immagine, differentemente da quella delle controparti femminili, non si riflette mai chiaramente nella mente del lettore, facendo di loro un semplice pretesto, una “guida” alla scoperta dell’intricato tessuto psicologico che caratterizza i ben più interessanti personaggi femminili.

Certo, per le donne del tempo, che così poco conoscevano del mondo esterno, era probabilmente naturale porre maggiore attenzione sui personaggi appartenenti al proprio

77 Per approfondire la questione dei matrimoni in epoca Heian si veda: William H. MCCULLOUGH, “Japanese

Marriage Institutions in the Heian Period”, Harvard Journal of Asiatic Studies, Vol. 27, 1967, pp. 103-167, http://www.jstor.org/stable/2718385; oppure: Peter NICKERSON, “The Meaning of Matrilocality. Kinship,

Property, and Politics in Mid-Heian”, Monumenta Nipponica, Vol. 48, No. 4, 1993, pp. 429-467.

78 MORRIS, Il mondo del principe...,cit. p. 318.

79 Per uno studio approfondito sui mononoke all’interno del Genji monogatari si consiglia la lettura di Doris G.

BARGEN, A Woman’s Weapon. Spirit Possession in The Tale of Genji, Honolulu, University of Hawaii Press, 1997.

sesso; nondimeno, nel caso del Genji monogatari, il genio letterario di Murasaki Shikibu giocò senza dubbio un ruolo essenziale in questa sottile suddivisione dei ruoli.80 È così che le donne diventano, a tutti gli effetti, le protagoniste indiscusse dell’opera, relegando Genji a un ruolo del tutto secondario nel romanzo a lui stesso dedicato. Al protagonista non rimane così che il compito di accompagnare il lettore nelle sue avventure sentimentali, tra grandi storie d’amore, incontri casuali, epiloghi tragici e “incidenti di percorso”, portandolo a conoscere via via le più diverse figure femminili che entrano nella sua vita influenzandola e, soprattutto, venendone a loro volta influenzate.

L’autrice racconta i suoi personaggi femminili analizzandoli con estrema attenzione e ritraendoli mediante un realismo psicologico senza precedenti, scandagliandone gli animi fin nei meandri più profondi per portarne a galla paure, insicurezze e fragilità. Donne raffinate, orgogliose, schive, fragili, affettuose, accecate dalla gelosia, ma anche goffe, immature e sfrontate. I personaggi femminili che prendono forma davanti agli occhi del lettore sono nettamente differenziati gli uni dagli altri e tutti eccezionalmente caratterizzati e complessi, privi di alcun eccessivo distacco nell’attenzione rivolta all’una o all’altra figura, centrale o secondaria, di rango medio o elevato che sia.

Incontriamo così, fra le tante: Fujitsubo, moglie del padre di Genji e suo ideale inarrivabile di perfezione femminile; la timida e ritrosa Aoi, prima moglie del protagonista e da lui giudicata troppo fredda per attirare le sue attenzioni; la piccola Murasaki, presa con sé da Genji quando ancora in giovane età e da lui cresciuta e modellata fino a farne la sua donna ideale; la passionale Signora di Rokujō, simbolo della forza distruttiva della gelosia femminile; la Dama di Akashi, di origini modeste ma estremamente colta e raffinata; Suetsumuhana, la strana e poco affascinante Principessa dal naso rosso, e protagonista della presente dissertazione; l’anziana Seconda Dama delle Stanze Interne, incapace di rinunciare ai piaceri della vita; Akikonomu, figlia della Signora di Rokujō, indissolubilmente legata al ricordo della madre; Asagao, che fino all’ultimo rifiuterà di cedere al corteggiamento di Genji; la Terza Principessa, poco accorta e infantile.

E poi, nella seconda parte del romanzo: Kumoi no Kari, incapace di accettare il desiderio di Yūgiri di dedicare le sue attenzioni anche a un’altra donna; Ōigimi, che arriverà a lasciarsi morire di fame pur di non accettare il corteggiamento di Kaoru; la fragile e sfortunata Ukifune, che finirà con il nascondersi agli occhi del mondo intero.

80 MATSUO Satoshi, Genji monogatari. Fukōna joseitachi (Storia di Genji. Donne infelici), “Matsuo Satoshi

Spesso la varietà di caratteri femminili offerti dal Genji monogatari è stata interpretata dalla critica come “altrettante proiezioni della personalità dell’autrice, capace di osservare con occhi perspicaci e talvolta critici il mondo che la circondava.”81 Nondimeno, è impossibile pensare che proprio questa spiccata capacità di osservare il mondo, che così tanto ne fece tessere le lodi nei secoli a seguire, non avesse spinto Murasaki a osservare con profonda attenzione la moltitudine di dame con cui entrò in contatto nel corso della sua vita, alla corte imperiale così come in provincia, cogliendone con estrema arguzia le particolarità più nascoste del carattere per poi serbarle con cura in un angolo della sua mente e farne una miniera di fonti e ispirazione destinate ad arricchire, un giorno, la sua opera omnia.

Il Genji monogatari si erge così a manifesto femminile della società di epoca Heian, una società influenzata da rigide gerarchie e da una netta e indissolubile distinzione tra gli appartenenti a differenti ceti sociali. Ciononostante, fra le sue pagine è possibile imbattersi, negli alti così come nei medi ranghi della società, in fanciulle che variano dalla più elegante, colta e raffinata82 a quella spaventosamente maldestra.83 Nessun indizio sembra mai propendere a favore di una delle due categorie, sottolineando piuttosto come l’eccessivo attaccamento della società Heian al grado nobiliare rischiasse talvolta di rivelarsi ingiustificato.84 Questa teoria è ulteriormente confermata dalle stesse parole dell’autrice che nel corso del sesto capitolo, Suetsumuhana 末摘花 (Il fiore di cartamo), scrive:

È proprio vero che le qualità di una donna non dipendono dal suo rango.85

In questo modo, Murasaki riesce a rendere giustizia a quella metà della società tendenzialmente lasciata in disparte, dimostrando come le donne, spesso ridotte a un mero strumento di conseguimento del successo sociale e politico, possano risultare sovente ben più interessanti e degne di attenzione della controparte maschile, e come l’appartenenza a un determinato rango nobiliare non sia sufficiente a creare una netta categorizzazione all’interno del loro genere.

Unico filo conduttore tra le donne ideate da Murasaki Shikibu rimane la debolezza di fondo che ne mina l’esistenza, rendendole vittime inermi della società cui appartengono.

81 ORSI, “Introduzione”, cit. p. XVIII.

82 Da Aoi e la Dama di Rokujō, fino a Murasaki e la Dama di Akashi.

83 La Terza Principessa, Suetsumuhana e la Dama di Ōmi, figlia ritrovata di Tō no Chūjō. 84 In questo il Genji monogatari si presenta come un’opera dal forte carattere moderno. 85 ABE, AKIYAMA, IMAI kōchū, Genji monogatari (1), cit. p. 371.

Queste figure conducono tutte una vita infelice: sono donne condannate a un’esistenza precaria, vittime dell’insicurezza che deriva dalla loro totale dipendenza da una figura maschile e coscienti di non potersi ribellare all’ineluttabilità del fato.86

Ma l’etichetta Heian che vuole le donne obbedienti e remissive le condanna altresì all’impossibilità di dar voce alle proprie insoddisfazioni: un severo limite imposto alla libertà di espressione che impedisce loro di sfogare le proprie paure, costringendole a reprimere gelosie e sofferenze e, con esse, la propria individualità. Nel trentanovesimo capitolo, Yūgiri 夕霧 (Nebbia di sera), Murasaki no ue esprime così il proprio discontento:

Non esiste nessuno soggetto a costrizioni e infelice quanto una donna. Costretta a fingere di non comprendere l’emozione né il divertimento, impossibilitata a lasciar trapelare i propri sentimenti davanti agli altri, cosa potrà mai offrirle gioia e distoglierla dall’ozio di questo mondo effimero? Essendo da tutti considerata una creatura ignorante e insignificante, non è un peccato anche per i genitori che l’hanno allevata con tanta cura? E non è inutile, pur sapendo discernere il bene dal male, dover tenere tutto per sé, come nelle storie infelici del Principe Silenzioso che raccontavano i monaci? Come si può fare per continuare a vivere dignitosamente?87

Con queste parole, Murasaki no ue, e con lei la stessa autrice, si fa così portavoce del dolore di tutte quelle donne che, in periodo Heian, erano costrette a reprimere nel silenzio i propri sentimenti, mettendo per la prima volta su carta il disagio che pervadeva la loro esistenza. D’altronde fu proprio il bisogno di esprimere ciò che nutrivano in fondo al proprio cuore, ormai incapaci di tacerlo, a spingere le donne del tempo a dar vita all’imponente fenomeno letterario, tutto al femminile, di cui lo stesso Genji monogatari è parte integrante.

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