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La doppia anima di Hernández

ANALISI DE EL LABRADOR DE MÁS AIRE.

3.6 La doppia anima di Hernández

La condanna a morte del poeta è segnata fin dal primo momento della sua cattura sia per il suo mancato adeguarsi al regime, come gli venne chiesto, sia dalla dura reclusione nelle varie prigioni che gli provocarono la tubercolosi, infatti dalla fine di novembre del 1941 entra in infermeria, dove rimane infermo fino alla morte, che avviene il 31 marzo 1942, dopo indicibili sofferenze. Muore assistito dai compagni di cella che lo vegliarono fino alla fine e, seguendo le sue ultime volontà mettono al sicuro i suoi scritti, riuscendo a consegnarli, eludendo la stretta sorveglianza, alla moglie. Tra questi poemi è inclusa la famosa Nanas de la cebollia dedicata al figlio, musicata recentemente dal cantante Juan Manuel Serrat. Un'altra particolarità della vita avventurosa di Miguel è il racconto degli altri carcerati che, dopo la sua morte, non riuscirono a chiudergli gli occhi, che rimasero spalancati come se volesse continuare a guardare la luce. Nonostante le spiegazioni medico- scientifiche di questa anomalia, legata all'ipertiroidismo, rimane comunque un fatto degno di nota, fra i tanti della sua vita49.

Nonostante la fine prematura, Hernández, aveva avuto modo di frequentare gli ambienti letterari più importanti del tempo. Nel suo primo viaggio a Madrid,

49 Ferris J. L., Miguel Hernández. Pasiones, cárcel y muerte de un poeta, Planeta, Madrid, 2010,

aveva conosciuto Gimenez Caballero, fondatore della rivista Robinsón, che ci ha lasciato la seguente descrizione del pastore poeta:

llegó a mi casa el pastor poeta. Me fijé en su cara y en sus manos. Su cara muy ancha y cigomática, clara, serena, y violenta, de ojos extraordinariamente azules [...] 50.

Agli occhi di García Lorca appare come un ragazzo di venti anni vestito da campagnolo, abbronzato dal sole, con uno sguardo in cui apparivano a tratti sia la malinconia, che una grande forza di volontà.

L'amicizia fra queste due grandi personalità non arriva a sbocciare, per un fraintendimento, avvenuto nel salotto del giornalista Santiago Delgado. Incitato dalle lodi di Raimundo de los Reynes, Miguel si era vantato di essere “el primer poeta de España”, suscitando il malumore di García Lorca. Da quel momento, nonostante le lettere di Hernández, il poeta granadino, interruppe i rapporti anche epistolari con il collega. Dovette muoversi un altro importante poeta, Pablo Neruda, che cercò di spiegare ad Hernández la situazione che si era creata con García Lorca51.

Inizialmente Neruda aveva descritto con un'immagine chiara Hernández, sottolineandone le origini rurali che secondo lui si riflettevano anche nei lineamenti del volto e nella pelle arsa dal sole, ma che conservava una “frescura subterránea” e continuava con queste parole:

Era ese escritor salido de la naturaleza como una piedra intacta, con virginidad selvática y arrolladora fuerza vital52.

Un'altra importante descrizione della personalità dell'artista è stata lasciata da Vicente Aleixandre:

Era un muchacho muy pobre, era un ser alegre, de fondo dramático. Un ser generoso al máximo. Ha sido uno de los amigos más íntimos, cómo diría yo, más entrañables que yo he tenido a lo largo de la vida. Ha sido

50 Ibidem, pag. 122. 51 Ibidem, pag. 157. 52 Ibidem, pag. 227.

para mí como un hermano de menor edad que yo53.

Aleixandre, nel libro Los encuentros approfondisce la descrizione di quel poeta provinciale che era entrato nella sua vita nella primavera del 1935:

En esos comienzo de verano, cuando han brotado los árboles y el aire brilla con potestad de cielo y la naturaleza parece poderle a la ciudad, Miguel era más Miguel que nunca54.

Anche Camilo José Cela, nelle sue memorie, ha lasciato un racconto vivace dei giorni di festa che lui con Miguel, Maruja e Cristino Mallo ed altri artisti trascorrevano a la Poveda sul fiume Henares.

Salíamos de la estación del Niño Jesús y al pasar por los viñedos de la Coslada nos bajábamos del tren, robábamos unos racimos de uva, corríamos un poco y volvíamos a bordo55.

L'incontro con Maruja Mallo, famosa pittrice e illustratrice dell'epoca, avvenne in casa di Neruda e si sviluppò attraverso delle frequentazioni di natura anche artistica ed intellettuale, nel momento in cui Miguel stava preparando un nuovo dramma Los hijos de la piedra ispirato ai fatti avvenuti nelle Asturie. Dal canto suo, Maruja aveva un ruolo importante nel campo artistico, poiché illustrava la Revista de Occidente, ed aveva dipinto le scenografie del teatro di Alberti ed esposto i suoi quadri anche a Parigi. La pittrice avrebbe potuto incaricarsi anche degli scenari del giovane poeta e lavorare di comune accordo a questo nuovo progetto. Dall'attrazione intellettuale ed artistica ben presto passarono a una intensa relazione amorosa:

La inocencia de Hernández, en efecto, debía contrastar mucho con los intereses más que artísticos y quizá nada corrientes de la pintora gallega56.

53 Ibidem, pag. 247. 54 Ibidem, pag. 248. 55 Ibidem, pag. 254.

56 Ferris J. L., Miguel Hernández. Pasiones, cárcel y muerte de un poeta, Planeta Madrid 2010, pag.

Da queste frequentazioni nascono alcuni interessanti quadri surrealisti di Maruja come: “Sorpresa del trigo”, “El canto de las espigas”, “La región de trabajo”. Hernández, invece, le ha dedicato, oltre a molte poesie de “El rayo que no cesa” un bellissimo componimento dal titolo “Yo no quiero más luz que tu cuerpo ante el mio57”, poesia sensoriale basata sulla naura e sul paesaggio. Ne “El rayo que no cesa” troviamo anche l'elegia per l'amico Ramon Sijé, morto in età giovanile, da cui si era distaccato per ideologie differenti; nella dedica il poeta sottolinea questo distacco con la preposizione “con” che precede “quien tanto quería”. Ramon Sijé inizialmente aveva consolidato, nel mondo poetico dell'amico, le radici religiose del cattolicesimo, che si possono ritrovare anche nell'immagine simbolica del toro, che da innocente viene immolato, alludendo al sacrificio di Cristo e alla transustanziazione.

Yo come el toro tú, mi sangre asada, que el cotidiano cáliz de la muerte, edificado con un turbio acero,

vierte sobre mi lengua un gusto a espada diluida en un vino espeso y fuerte desde mi corazón donde me muero58.

Similarmente anche il destino di Hernández sarà quello di affrontare il sacrificio della morte consapevolmente, per essere fedele ai suoi ideali.

57 Hernández M. Poesia Esencial. Alianza Editorial, Madrid, 2010, pag. 233. 58 Hernández M. Poesia Esencial. Alianza Editorial, Madrid, 2010, pag. 54.

CONCLUSIONE

Come volevamo dimostrare, l'opera teatrale e poetica di Miguel Hernández si rivela, sia nella struttura compositiva che nelle metafore, molto più significativa di quanto si possa rilevare ad una prima lettura. Negli ultimi giorni di vita, nell'isolamento più completo del carcere, le sue composizioni si orientano verso la rappresentazione di una tristezza profonda su un fondo di paesaggio atemporale, senza colori, senza natura, dove incombe l'idea della morte e lo strazio di dover lasciare i propri famigliari. Il poeta, sentendo arrivare gli ultimi giorni si preoccupa di far pervenire la sua eredità spirituale alla famiglia, temendo dei furti o la distruzione dei suoi scritti. Nella sua tragica situazione “Solo ombra. Senza stelle. Senza cielo” il tempo si è come condensato, ma rimane il ricordo del libero spazio della campagna che gli ha dato i natali. Ed ecco allora l'uso prima frequente ora incondizionato di immagini e di vocaboli che designano misure e distanze di spazio più che di tempo: “deserti”, “orizzonti”, “costellazioni”, “volta azzurra”.

La profonda conoscenza degli intrecci principali di Lope de Vega, che gli permettono di arrivare secondo al concorso della commemorazione del grande autore, confluisce nell'opera di Hernández e costituisce un substrato artistico che viene piegato alle esigenze della società degli anni trenta, attualizzando alcuni temi maggiormente sentiti come quello della riforma agraria. Nel drammatico contesto storico della guerra civile, del regime autoritario del Caudillo, viene meno la fiducia in figure politiche di riferimento che avevano animato l'arte del passato.

Nella letteratura di Lope de Vega, la fiducia riposta nei sovrani cattolici, costituisce un'ancora di salvezza, di cui Hernández è privo come uomo moderno soggetto a crisi di natura politica ed esistenziale; alle figure reali Hernández sostituisce in un’idea: nella fine delle ingiustizie sociali e nel trionfo “della falce e del martello”. Per questo non è possibile trovare un lieto fine nelle sue opere e neppure nelle sue vicende personali.

Gli ideali di appartenenza alla nazione spagnola erano stati messi fortemente in crisi dai drammatici fatti storici; la guerra civile, culminata nell'atroce distruzione della città dissidente di Guernica, avevano probabilmente orientato Miguel verso l'antifascismo militante e l'ideologia internazionale del partito comunista. La sua

fuga verso il Portogallo viene bruscamente interrotta per un fraintendimento e da lì ha inizio la sua odissea nelle carceri; la sua storia interiore è conosciuta proprio grazie alle sue numerose lettere scritte in prigione. A causa della ferrea disciplina carceraria, per eludere il controllo della censura che autorizzava solo una lettera per ogni prigioniero, ricorre ad alcuni pseudonimi: Fidel, Miguel-Fernando, Carmelo, Fancisco José, Manuel, José Carreas Colles.

Il 24 di settembre, giorno della Madonna della Mercede, patrona dei