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DRESSEL 24 / MID ROMAN AMPHORA

5. LE PRODUZIONI EGEO-ORIENTAL

5.4 DRESSEL 24 / MID ROMAN AMPHORA

Nella tavola di Dressel85 il numero 24 identifica un contenitore di forma ovoidale o globulare terminante in un piccolo puntale troncoconico, anse a manubrio a sezione ovale che si impostano nella parte superiore sul collo troncoconico, il quale termina con un orlo che in linea di massima assume un aspetto imbutiforme86; sulla base di recenti studi condotti sul confronto morfologico e degli impasti con altri esemplari rinvenuti in differenti siti antichi, è stato possibile tracciare con maggior precisione il quadro tipologico evolutivo e di diffusione della forma.

Il modello sopracitato proveniente dall’immondezzaio del Castro Pretorio a Roma è considerato l’archetipo e trova un riscontro con alcuni esemplari rinvenuti a Pompei87

; sarebbero poi seguite alcune filiazioni coeve identificabili nel tipo Dressel 24/Knossos 1888 ampiamente diffuso nelle zone pontiche ed egee e caratterizzato da un labbro fortemente introflesso, appiattito ed aggettante verso l’interno, denominato perciò “ad uncino”, nel tipo Benghazi MRA 18/Zeest 90/Opait Dressel 24 similis D89

circolante nel Ponto, in Pannonia e spesso recante bolli in lettere greche, presenta un alto orlo imbutiforme, labbro inspessito ed introflesso, il quale trova somiglianze nella forma a “lungo collo” cilindrico, tipo Opait Dressel 24 similis A90

, che si diffonde anche ad Aquileia91 e a Brindisi e bollato in un caso Kouartou92, di produzione ionica a Erythrai, Chios e forse a Kyme eolica.93

84

CIPRIANO, FERRARINI 2001, p. 84, fig. 9.

85 CIL, XV, 2, tav. II. 86 BELOTTI 2004, pp. 74-75. 87 PANELLA 1976, p. 152. 88

HAYES 1983, p. 147; OPAIT 2007, p. 636.

89 OPAIT 2007, pp. 632-642, per il tipo diffuso nel basso Danubio e il Mar Nero, che sembrerebbe avere

origini istro-pontiche; altre presenze si hanno lungo la ripa pannonica e negli insediamenti sarmati in Ungheria, si veda HARSHEGYI 2008, p. 174; GABLER et alii 2008, p. 288; per il relitto di Babin, sul Danubio, che trasportava derrate di noci pontiche contenute in queste anfore, si veda DYCZEK 2008; si avvicinano tipologicamente anche gli esemplari M 235 nell’Agorà di Atene e Mid Roman 18 a Berenice, RILEY 1979, pp. 234-237.

90 OPAIT 2007, p. 639. 91

Si ritrova in ambito del Porto Fluviale, attestato assieme al tipo Dressel 24/Knossos 18, si veda AURIEMMA, DEGRASSI, QUIRI 2012, p. 276.

92 BENEA 2000, pp. 437-438; AURIEMMA 2007, p. 46; GABLER et alii 2008, p. 68. 93 DYCZEK 2007, p. 828.

102

La seconda linea evolutiva sarebbe rappresentata dalla tipologia Dressel 24/Knossos 15, che si evolverà dal IV secolo nella LRA 2 e che in età medio imperiale si trova diffusa nell’alto Adriatico, come a Trieste negli scavi di via Crosada e nella domus della Curia, dove proviene da strati della seconda metà del III secolo d.C.94

Il quadro appare tutt’ora incerto relativamente all’origine di queste anfore ed alla derrata trasportata; le caratteristiche macroscopiche degli impasti95 e le iscrizioni in greco presenti su alcuni degli esemplari rinvenuti96, potrebbero suggerire una produzione dalle isole del Mediterraneo orientale (come indicherebbe la somiglianza con le LRA 297), da dove le merci raggiungevano l’Italia ed anche il Mar Nero, in cui le presenze si contano numerose, aspetto che ha fatto ipotizzare una fabbricazione proprio dalle regioni istro- danubiane.98

Se la sigla oleum tracciata su un esemplare pertinente al tipo Knossos 18 (poi rivisto in Knossos 1599) del Monte Testaccio a Roma100 indica chiaramente un trasporto oleario, il titulus pictus recitante “liquamen matumi” nell’esemplare emerso dagli scavi del Canale Anfora ad Aquileia101 e presentante tracce di impeciatura interna, delinea una funzione polivalente, avvalorata anche dai ritrovamenti di noci e salagioni negli esemplari di Dressel 24/Benghazi MRA18 dal relitto di Babin102.

Seppur limitate rispetto all’area del Mar Nero, lungo il basso Danubio, nell’Egeo e a Berenice103, le presenze si contano numerose in area adriatica e in Cisalpina104

da contesti datati tra la metà del II d.C. e la prima metà del secolo successivo; in particolare dalla X Regio le evidenze si concentrano a Trieste dove il tipo Knossos 15

94 AURIEMMA, DEGRASSI, QUIRI 2012, p. 277.

95 I corpi ceramici sono generalmente depurati di tonalità giallo chiaro tendente al rosso (7.5YR 8/6) o al

rosa (7.5YR 8/3, 8/4 o 5YR 7/4), ma anche marrone chiaro o rosso chiaro tendente all’arancione, con inclusioni di piccole dimensioni di silice e calcite e numerosi inclusi di mica.

96 CIL, XV, 4824, 4825, 4873, 4881, si tratta delle iscrizioni riportate nei contenitori del deposito del

Castro Pretorio a Roma; BENEA 2000.

97

L’ipotesi di somiglianza tra i due tipi è stata formulata inizialmente da SCORPAN 1977, pp. 274-276; RILEY 1979, p. 219.

98 BENEA 2000, p. 436. 99

AURIEMMA, DEGRASSI, QUIRI 2012, p. 277.

100

CARRERAS MONFORT 1999, pp. 97-98.

101 AURIEMMA, DEGRASSI, QUIRI 2012, p. 277. 102 DYCZEK 2007, pp. 829-832.

103 AURIEMMA, QUIRI 2004, p. 49. 104

Agli esemplari più antichi di I d.C. di Pompei e Roma, PANELLA 1986, p. 625, si aggiungono quelli medio imperiali di Ostia, Ostia I, tav. XLV, n. 579, Brindisi, PASTORE 1994 e di Alba, BRUNO 1997, p. 524; l’anfora LR2 di Milano risulta molto simile a tali contenitori, BRUNO, BOCCHIO 1991, pp. 280- 281.

103 costituisce oltre la metà delle anfore orientali ritrovate105, mentre il tipo Knossos 18 è stato riscontrato ad Aquileia negli scavi del Canale Anfora unitamente ad altri quattro orli di una generica tipologia Dressel 24 proveniente dai riempimenti dei tagli di spoliazione tardo antichi della domus delle Bestie Ferite.106

Dagli scavi di via Fornasatta a Concordia sono state individuate 6 anfore che trovano un riscontro con i tipi di Roma e Pompei107, mentre la tipologia MRA 18 sembra diffondersi nei siti di Verona e Brescia108 dagli scavi dei rispettivi templi forensi, di cui il secondo ne conserva un folto numero.

I quattro frammenti d’orlo109

provenienti dalla località Ghiacciaia ad Altino, trovano riscontri negli esemplari proposti da Brunella Bruno dagli scavi del Capitolium di Brescia; gli impasti si presentano al tatto prevalentemente lisci (tranne per il 250 che risulta più ruvido) e di tonalità che variano dal rosso mattone (numeri 247-249) all’arancio carico (numeri 248-250). Hanno una forma introflessa con labbro ingrossato110, mentre l’esemplare numero 250 appare svasato “ad imbuto”, ma caratterizzato da settore terminale leggermente ingrossato e piano.111