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2. IL METODO OSSERVATIVO E NARRATIVO IN GRAVIDANZA

3.5 Ecografie e altri esami diagnostici

“E poi ce lo immaginiamo, a parte tutte le ecografie in cui la cosa principale era vedere se era sano, anche quando si muove dentro la pancia

chi chiediamo “sarà la testa?, saranno i piedi?”, e quindi come è disposto nella pancia...”

(Francesca, 34 anni)

L’ecografia, ma anche tutta la tecnologia al sevizio dell’investigazione fetale, ha trasformato radicalmente l’attesa del bambino. Essa sollecita il confronto tra il bambino immaginario e il bambino reale, "rende sfuocati i confini del “fuori” e del “dentro”: il feto diventa visibile e esposto allo sguardo" (Bydlowski, 2012, p. 110). La sua presenza reale rende difficile parlare di lui in termine di feto. Egli diventa il “bambino” e i suoi futuri genitori divengono “genitori”.

La formazione del legame tra i genitori ed il figlio e la costruzione della relazione cogenitoriale possono quindi essere favorite dall'ecografia ostetrica, che rende il bambino più concreto e più condivisibile dai genitori. In più le nuove tecnologie,

come l'ecografia in 3D e 4D che comprende anche l'aspetto dinamico del movimento del bambino, rende questa esperienza ancora più vivida e profonda.

A differenza della donna, come dicevamo prima, l’uomo in attesa di un figlio non è coinvolto direttamente nei cambiamenti fisici della gravidanza; questo comporta che il contatto con il bambino, soprattutto all’inizio della gravidanza, sia mediato dai cambiamenti corporei della madre.

Le “prove di realtà” dell’esistenza del bambino, come il test di gravidanza, la prima ecografia e la percezione dei movimenti fetali, hanno un ruolo importante per la transizione alla paternità e possono favorire la partecipazione del padre alla gravidanza, consentendogli di percepire il bambino in modo più concreto e diminuendo il senso di esclusione nella relazione con la partner (Odorisio, 2010). Le parole di Marco, un futuro papà che ha fatto l'intervista, svelano l'emozione dell'ecografia , in particolare la prima dal punto di vista del papà : "...Poi la prima ecografia, quello è un

evento che mi ricordo, era ancora 28 mm (ride), e anche altre ecografie dopo, alle quali ho sempre visto meglio di Francesca perchè lo schermo è un po' obliquo e dalla posizione del lettino lei aveva un po' di riflesso...quindi ogni ecografia, in particolare la prima è sempre stata molto emozionante, è stata la più incredibile, anche se il pancino che cresce lo vedo tutti i giorni ma vedere cosa c'è dentro è davvero incredibile... ".

Le rappresentazioni del bambino si sviluppano a partire dalla percezione dei primi movimenti fetali e dalla visione del feto nell’immagine ecografia: rendendo l’esistenza del nascituro improvvisamente più reale, questi dati oggettivi favoriscono nelle madri la differenziazione del feto dal sé e facilitano lo sviluppo delle rappresentazioni del bambino (Piontelli, 1992).

Missonnier (1999) definisce l’ecografia come un “rituale di iniziazione alla

genitorialità” e come una via di accesso privilegiata per accedere alla relazione precoce

tra i genitori ed il figlio, infatti l'ecografia può diventare un importante momento di “incontro” con il bambino, permettendo ai genitori di sviluppare quel legame speciale con il figlio, che da “fagiolino” o “chicco di caffè” della prima ecografia, diventerà piano piano bambino e figlio, con un volto ed un'identità propria.

Attualmente è riconosciuto che le ecografie ostetriche del secondo trimestre di gravidanza sono i principali fattori coinvolti nella formazione del legame materno-

fetale (Della Vedova et al. 2008); nell'ultimo trimestre di gravidanza, l'ecografia contribuisce a rinforzare la relazione con il figlio permettendo ai genitori di riconoscere aspetti più specifici del bambino: i movimenti delle braccia e delle gambe, i movimenti che il bambino fa con la bocca e soprattutto i lineamenti del volto.

L’ecografia ha un ruolo facilitante nella costruzione di quella catena relazionale dinamica che coinvolge la triade che formerà la futura famiglia : la madre, il padre e il bambino-feto. Di fronte allo schermo dell’ecografo le fantasie della coppia si trovano confrontano con un’immagine reale che si muove su due registri, uno visivo (l’immagine sullo schermo con caratteristiche fisiche ben definite) e uno verbale, simbolico, rappresentato dalla parole espresse dall'ecografista che "dà voce" al bambino e fa da tramite tra quest'ultimo e la coppia genitoriale (Righetti e Sette, 2000).

Nella generalità dei casi, lo stato di gravidanza predispone la donna incinta a tre momenti principali della sorveglianza ecografica: il primo all’inizio della gestazione; il secondo a metà percorso (ecografia morfologica); il terzo nell’ultimo trimestre (Bolis, 2013). La donna è sottoposta all’ecografia alla dodicesima settimana: la sua potenza rivelatrice è estrema e l’immagine che si profila sullo schermo è investita di un forte valore emotivo.

Katia ricorda così la prima ecografia : "essendo completamente opposti io e

il mio compagno, io sono iperattiva, lui è pigro cronico, alla prima ecografia, io non vedevo il monitor, ma ho visto la faccia del mio compagno che si è messo la mano nei capelli e ha scosso la testa, quindi a quel punto io mi sono preoccupata perchè pensavo ci fosse qualche problema e così ho chiesto a lui cosa c'era e lui mi ha detto “guarda una ce la posso fare a reggerla, due no”, praticamente l'ecografia faceva vedere questa bimba che correva alla grande e quindi è stato simpatico perché ci siamo sempre chiesti a chi sarebbe somigliata, e avevamo già capito che tra i due opposti assomigliava a me, per questa iperattività! Poi la prossima settimana cominceremo il corso pre-parto insieme...e quindi anche lì ne vedremo delle belle!". L'ecografia ha

contribuito quindi a realizzare una rappresentazione mentale della bambina nel papà, ma non solo, ha alimentato quello scambio tra la coppia che è alla base della formazione del legame della triade che sarà presente dopo la nascita della bimba e quindi di una nuova famiglia.

Di fronte a questo manifestarsi del bambino attraverso l’immagine ecografica, allora, occorre chiedersi quale sia l’impatto sui processi della genitorialità. In altri termini, si tratta di immagini che favoriscono un processo dinamico oppure, al contrario, l’accesso al piano del reale frena l’immaginazione e il nuovo dato oggettivo si inserisce nell’elaborazione mentale e psicologica formulata precedentemente? Si tratta di uno strumento d’aiuto alla coppia nella transizione alla genitorialità? Facilita le interazioni precoci o le pone in pericolo, in particolare nel caso della scoperta di malformazioni del feto? Durante il lavoro svolto all'interno del consultorio ho potuto osservare come sia importante riflettere in merito a quegli elementi che possono avvantaggiare oppure intralciare il dinamismo dei processi di elaborazione della genitorialità durante le procedure diagnostiche, e in particolare quelle ecografiche. I futuri genitori danno molta importanza agli esami medici che effettuano e, purtroppo, a volte non trovano un ambiente sufficientemente accogliente pronto a sostenere le normali difficoltà nella transizione alla genitorialità.

Le implicazioni psicodinamiche dell’indagine ecografica sono state oggetto di una particolare attenzione da parte del gruppo di lavoro sulla maternità interiore di Gina Ferrara Mori (cfr cap. 1). Al contesto dell’esame ecografico è stato applicato il metodo osservativo (cfr cap. 2) e da ciò è emerso come non sia semplicemente un momento tecnico routinario, ma costituisca invece un’esperienza di forte mobilitazione emozionale per tutti i partecipanti all’esame (ecografista, partner,osservatore), e principalmente per la madre. Il gruppo si è occupato di riflettere sul “riverbero” emozionale che i momenti dell’incontro con l’immagine ecografica possono avere rispetto alla costruzione del rapporto interiore con il futuro bebè, e si è chiesto se, addirittura, i momenti dell’ecografia possano “prefigurare” o influenzare le qualità della relazione futura col bambino dopo la nascita (Ferrrara Mori, 2008).

A livello psicologico l'ecografia viene percepita generalmente come un'esperienza positiva, in particolare dalle madri, che oltre ad essere rassicurate sul benessere del bambino ed avere una conferma visiva della realtà della gravidanza, possono condividere il bambino con il marito e con gli altri membri familiari inoltre già a partire dal secondo trimestre di gravidanza, dopo avere visto l'ecografia entrambi i genitori iniziano a pensare al feto come al “proprio bambino” e ad immaginare se stessi come “madre” e “padre” (Righetti e Sette, 2000).

Senza un accurato accompagnamento, i futuri genitori potrebbero rimanere ancorati ad immagini che, piuttosto che favorire l’immaginazione, inibiscono la capacità di generare i pensieri. Certo, la presenza di un terzo soggetto nel percorso della gestazione, qualificato come professionista, può ingenerare un progressivo atteggiamento di passività da parte della gestante. Il ruolo delicato, in questo caso dell’ecografista, ma in generale di tutti i professionisti che accompagnano la coppia in attesa, è quello di sapere offrire risposte agli interrogativi dei futuri genitori. Il commento delle immagini deve interpretare la domanda esplicita che attiene alla richiesta di informazione, ma pure quella più profonda che rimanda al bisogno di ricevere sostegno nella transizione verso il posizionamento come attori responsabili all’interno del percorso di genitorialità.

In questo senso, l’ecografia è indubbiamente uno strumento che “interferisce” con l’elaborazione delle rappresentazioni genitoriali. L’ecografia ostetrica influisce positivamente sull’immagine che la donna ha di sé come madre e le permette di dare maggiore concretezza all’esperienza della gravidanza. "Questo pre-incontro è un

luogo in cui l’immaginario e il reale coesistono e si intersecano in un gioco illusorio dove è possibile riconoscere la prima immagine del proprio bambino e fantasticare sul suo avvenire" (Righetti, 2000, p. 180).

Inoltre, l’esperienza dell’ecografia apre un varco nella stretta e segreta relazione madre-feto nella quale può inserirsi il futuro padre che può così dare una sorta di “prova anticipatoria” del suo coinvolgimento nei compiti genitoriali (Cannella, 2005). Di per sé tuttavia, essa non ha il potere né di interrompere né di dare avvio all’identità dei genitori.

Con l’aiuto dell’ecografista le immagini sullo schermo si prestano a favorire le rappresentazioni, le proiezioni, l’anticipazione quali indicatori di coinvolgimento nel processo di costruzione della genitorialità e della relazione con il nascituro.

L’ecografia diventa così una sorta di schermo sul quale i genitori possono proiettare le fantasie, i dubbi e le speranze che danno forma e animano le ombre dell’immagine ecografica e al tempo stesso mobilitano emozioni e vissuti che mettono “a nudo” non solo il bambino che cresce nel grembo materno, ma anche gli adulti che lo guardano e che si preparano a diventare genitori.