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edificio per abitazioni e negozi (1956-60) via Guicciardini,

te già nei disegni di progetto – che generano, al variare della luce, scultorei effetti di luce e ombra.

I due piani superiori, che ospitano rispettivamente un solo appartamento per piano, si distinguono invece, dalla fascia basamentale del piano terra, per l’uso del cemento a vista, dell’intonaco ritmato da listelli di botti- cino e per le ampie finestrature continue che incidono orizzontalmente quasi l’intero prospetto.

Finestrature, con infissi e montanti in legno che ripren- dono la partitura di quelli in botticino, sottolineate da ininterrotti ricorsi orizzontali che diventano, da soglia, balaustra per le porte-finestre – con balcone legger- mente in aggetto – o generano un sopraluce continuo, tagliando, per l’intera lunghezza, la serie di finestre e porte-finestre.

«Le due case di via Guicciardini – come ci racconta Gio- vanni Klaus Koenig – son fra i pochi esempi positivi del- la ricostruzione del centro di Firenze, e, come abbiamo già notato, furono anche fra le ultime ad essere rico- struite, nel 1956-57; dopo che Michelucci aveva atteso per vari anni alla loro progettazione, in una lunga serie di varianti e di prove. [...] Quando mi è capitato di di ac- compagnare in via Guicciardini un architetto o un criti- co straniero (senza far nomi, dirò però che si trattava di persone famose), a cui facevo vedere con orgoglio uno dei rarissimi esempi in cui l’antico e il nuovo andavan d’accordo, mi son visto guardare con stupore, e talvol- ta con disappunto, come se non fosse valso la pena di arrivare fin lì per vedere una cosa così insignificante. Il che fa indubbiamente riflettere. Delle due l’una: o le case di Michelucci sono un fenomeno puramente loca- le, che noi dilatiamo con gli occhi amorevoli del disce- polo; oppure, il suo è un discorso così sottile da non poter essere capito da chi non capisce perfettamente l’ambiente architettonico toscano. Forse la verità, come

spesso avviene, sta nel mezzo: è un’esperienza limitata, e che quindi non può avere risonanza al di fuori di colo- ro che sono a conoscenza del particolare codice archi- tettonico che denota le cose fiorentine. Però, il valore di questa esperienza è tale da superare questi limiti e da imporsi nel mondo dell’arte; esattamente come le poesie del Belli, che chi non conosce il romanesco non potrà mai gustare veramente, ma che rientrano a pie- no diritto nella storia della poesia italiana»1.

note

1 G. Klaus Koenig, Architettura in Toscana, 1931-1968, ERI Edizioni Rai,

Torino, 1968, p. 78

1 Pianta piano seminterrato, pianta piano terra, pianta piano primo

Bibliografia

N. De Mayer Due edifici di Giovanni Michelucci a Firenze, in

“Casabella-continuità”, n. 229/1959 L. Lugli Giovanni Michelucci, il pensiero e le opere

Istituto di Architettura ed Urbanistica, Bologna, 1966, p. 130

G. Klaus Koenig Architettura in Toscana, 1931-1968

ERI Edizioni Rai, Torino, 1968, pp. 73-101 A. Belluzzi, C. Conforti Giovanni Michelucci. Catalogo delle opere

Electa, Milano, 1986, p. 113 G. Gobbi Sica Itinerari di Firenze Moderna

Alinea, Firenze, 1987, p. 109 A. Esposito Giovanni Michelucci, Itinerari Domus

in “Domus”, n. 692, 1988

L. Macci Nuove stagioni della città: progetti e architetture, Electa, Milano, 1993

AA VV Giovanni Michelucci, 1891-1990

Electa, Milano, 2006, pp. 184-185

3 Sezione trasversale 2 Prospetto su via Guicciardini

Referenze iconografiche

Le fotografie (p. 210 e 4, 5, pp. 213-214) e i relativi diritti, sono di proprietà dell’autore.

I disegni (1,3, pp. 212-213) sono tratti da: G. Gobbi Sica, Itinerari di

Firenze Moderna, Alinea, Firenze, 1987, p. 109

Il disegno (2, p. 213) è tratto da: A. Belluzzi, C. Conforti,

Giovanni Michelucci. Catalogo delle opere, Electa, Milano, 1986, p. 113.

«Fra gli architetti della generazione laureata nel dopo- guerra [...] dobbiamo citare Ugo Saccardi, anch’egli pro- fessore alla facoltà fiorentina di Architettura, autore di un edificio in piazza Conti, che è un esempio unico, a Firenze, di quel tipo edilizio che a Roma si chiama “pa- lazzina”, così scaduto da far entrare nel gergo degli ar- chitetti il termine dispregiativo palazzinaro per indicare il progettista succube del volere delle imprese edilizie. Ma se questo dispregio è sacrosanto a Roma [...] ben di- versamente avviene a Firenze, dove certe strade e piaz- ze dell’ampliamento del primo Novecento non possono che guadagnare dagli interventi come quello operato dal Saccardi. Il quale ha saputo nobilitare questo gene- re tipologico con un robusto ed al tempo stesso raffina- to giuoco di terrazze sfalsate, dal linguaggio organico (è forse l’edificio fiorentino dove l’influsso di Wright è più evidente); e con alcune finezze in cui si riconosce l’inse- gnamento di Michelucci, come quella delle tampona- ture in pietraforte, che contribuiscono all’accordo con l’ambiente di una così notevole emergenza formale»1. La palazzina di piazza Conti sorge su di un lotto d’ango- lo, precedentemente occupato da un villino a due piani con un ampio terrazzo sulla piazza, di forma trapezoi- dale, con due lati che affacciano sulla corte interna, e due prospicienti rispettivamente, via Marsilio Ficino, e la piazza stessa. L’influenza delle teorie e delle opere di Frank Lloyd Wright – la mostra, a lui dedicata, nel 1951 a Palazzo Strozzi ha notevoli ripercussioni nella riflessione architettonica del tempo – ispira la serie di piani sfalsati indipendenti e aggettanti che si allargano, sporgendo, in ogni direzione che, diventando il tema conduttore del progetto, rappresentano un vero e pro- prio omaggio urbano alla famosa casa Kaufmann. Ogni piano dell’edificio è infatti marcatamente segnato dalla presenza di lunghi balconi aggettanti, completamente

Ugo Saccardi

edificio per abitazioni (1962-63)