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Tavolo di Lavoro sull’Educazione alla Cittadinanza Mondiale del Consorzio Ong Piemontesi, Presidente Ong CISV e coordinatrice Piattaforma Italiana dell’Educazione allo Sviluppo

1. Fare cooperazione internazionale a scuola?

La scuola nel mondo sta cambiando, tra luci ed om- bre: dalla volontà di comprendere la nuova condi- zione dell’uomo planetario alla lotta per la difesa del diritto all’istruzione per tutti (mai darlo per acquisito anche nei paesi più ricchi!).

Un esempio di questa trasformazione che investe la scuola è il fatto che, a partire dagli anni 2000 numerosi stati, compresa l’Italia, hanno cambiato i programmi scolastici, in vari momenti successivi 1. “ La nostra scuola deve formare cittadini italiani che siano nello stesso tempo cittadini dell’Euro- pa e del mondo. I problemi più importanti che oggi toccano il nostro continente e l’umanità tut- ta intera non possono essere affrontati e risolti all’interno dei confini nazionali tradizionali, ma solo attraverso la comprensione di far parte di grandi tradizioni comuni, di un’unica comunità di destino europea così come di un’unica comunità di destino planetaria. Perché gli studenti acquisi- scano una tale comprensione, è necessario che la scuola li aiuti a mettere in relazione le mol- teplici esperienze culturali emerse nei diversi spazi e nei diversi tempi della storia europea e della storia dell’umanità. La scuola è luogo in cui il presente è elaborato nell’intreccio tra passato e futuro, tra memoria e progetto” scriveva il Mi-

nistero alla Pubblica Istruzione nel documento fondativo verso le Nuove Indicazioni Nazionali 2. Le ong del COP, associazioni transnazionali che operano da 40 anni in Africa e in America Latina oltre che sul territorio piemontese, hanno matu- rato competenze significative per partecipare a questa ricerca culturale: la capacità di dialogo tra diversi, il decentramento dei punti di vista, la co- struzione di reti sociali nel territorio, il pensiero globale applicato all’agire locale.

La cooperazione internazionale decentrata, fon- data sul partenariato e sulla relazione tra comu- nità, è un costante impegno a favore dell’ acces- so alla conoscenza e di processi di inclusione e coesione sociale. L’educazione svolge un ruolo fondamentale nel cammino di corresponsabilità e di azione comune con tutti i partner con cui ci troviamo ad agire, nei Nord come nei Sud del mondo.

Per questo stiamo collaborando al processo di rinnovamento della scuola nei vari paesi in cui operiamo, con una visione condivisa con molti docenti e ricercatori nel mondo: la trasformazio- ne interculturale del quadro vigente dei saperi,

delle discipline, dei programmi scolastici non può risolversi aggiungendo a questo quadro, la- sciato di per sé immutato, temi e prospettive di respiro europeo o mondiale. Non si può agire soltanto per estensione, aggiungendo un tocco di esotico a ciò che è tradizionale e locale, o fa- cendo un salto, che dalla cultura nativa ci tra- sporta magicamente in un’altra a noi estranea. Un respiro interculturale e mondiale dei saperi e della didattica si acquisisce quando si affina la memoria critica della tradizione a cui appar- teniamo, la conoscenza del territorio locale, per potersi comparare e confrontare con altri. Quan- do si ricercano in modo plurale e policentrico le fonti del sapere. Quando si sperimentano viag- gi di andata e ritorno tra le culture, dialoghi e condivisioni tra mondi diversi, imparando così a riconoscere un orizzonte di senso più vasto per tutti, che non è solo la somma delle culture del mondo, ma piuttosto un orizzonte che le mette in cammino e le fa incontrare.

P

ortare Ilmondo a scuolacon la cooPerazIone decentrata

1 In specifico in Italia si sono susseguite la riforma De Mauro nel 2000, la riforma Moratti nel 2003, la riforma

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2. Inserire i problemi dello sviluppo sostenibile

e della solidarietà nei curricula scolastici.

Per operare in questa direzione la scuola ha in mano lo strumento del curricolo, che non è una li- sta di cose da fare, di temi da spuntare, di regole a cui ubbidire, ma è uno strumento di ricerca, di riflessività, di lettura dei bisogni e di progettualità. In Italia nel 2007 sono state emanate le prime “Indi- cazioni nazionali per il curricolo per la scuola dell’in- fanzia della scuola primaria” 3, e nel 2010 quelle per i licei, mantenendo la stessa titolazione 4, perché entrambe diverse dai Programmi Ministeriali di un tempo che non davano indicazioni, ma regole. Da queste indicazioni i docenti traggono le linee per impostare il lavoro didattico con autonomia proget- tuale, organizzativa, didattica, di ricerca e di sviluppo. La scuola può autonomamente costruire il suo Pia- no di Offerta Formativa e il suo curriculum in col- laborazione con il territorio. Come recita il Profilo educativo culturale e professionale dello studente 5 , “la progettazione delle istituzioni scolastiche, attra- verso il confronto tra le componenti della comunità educante, il territorio, le reti formali e informali, che trova il suo naturale sbocco nel Piano dell’offerta formativa; la libertà dell’insegnante e la sua capa- cità di adottare metodologie adeguate alle classi e ai singoli studenti” sono i fattori decisivi “ai fini del successo formativo”.

3. Cantieri metodologici in 85 scuole del

Piemonte.

Nel progetto “Des Alpes au Sahel” le scuole hanno trovato dei buoni alleati negli Enti locali territoria- li, nei ricercatori universitari e negli educatori del COP, con cui si è dato vita a cantieri metodologici, secondo la definizione di Marc Noailly, che hanno integrato la cooperazione decentrata con l’educa- zione alla cittadinanza mondiale, alla sostenibilità, alla solidarietà internazionale.

I fondamenti del metodo di lavoro possono essere così sintetizzati:

3.1. Progettare insieme “per problemi”

“Pas des problèmes, pas d’histoire” scriveva il grande storico francese Lucien Fèbvre.

“Niente problemi, niente educazione ambientale e alla solidarietà internazionale” potremmo dire noi oggi. Lavorare per problemi è il metodo principe per integrare i punti di vista delle diverse discipline e dei diversi attori territoriali. Si tratta di identificare quali problemi affrontare insieme, tra docenti ed educatori.

Problemi che siano significativi per lo studente che è al centro del processo di apprendimento.

Problemi che appartengano ai diversi territori con cui vogliamo dialogare.

Problemi che siano generativi di nuove visioni e di nuove forme cooperazione.

Un problema non esiste di per sé ma è una costru- zione cognitiva, individuale e sociale.“Hanno biso- gno di essere pensati per esistere”. È necessario che qualcuno si rappresenti una concatenazione

di elementi, di eventi, di ipotesi causali, all’interno di un quadro che le dia un senso e lo etichetti per l’appunto come un problema.

Negli incontri preliminari, scuola per scuola, si sono messe a fuoco le questioni da affrontare, usando anche il sito pedagogico “in costruzione” del progetto come bussola d’orientamento, con le sue porte d’accesso a temi interdisciplinari e globali: acqua, alimentazione, rifiuti, uso delle ri- sorse naturali, rifiuti, energia.

Il problema scelto veniva poi articolato nelle sue possibili componenti, per elaborare gli obiettivi mirati da raggiungere nel processo di apprendi- mento, le attività da programmare, le risorse e gli strumenti didattici da cercare (giochi, video, sto- rie, foto…) per stimolare la curiosità e motivare la “fatica di imparare” nuovi concetti e nuovi punti di vista.

Sono così nate esperienze molto ricche dal punto di vista interculturale e territoriale, come quelle che hanno messo in contatto 4 scuole a Vercel- li, Lyon, Folonzo (Burkina Faso), St. Louis (Sene- gal) nell’operazione cognitiva di esplorare il fiume che attraversa il proprio territorio, scoprendone la storia, le rappresentazioni culturali, l’importanza per l’economia locale ed i rischi ambientali che si stanno correndo in tutti e quattro i paesi.

Ma anche scambi su problemi più puntuali, ad esempio su “cosa si mangia a colazione” a Torino e a Louga (Senegal): per riflettere sui principi della sana alimentazione, sulle diverse abitudini culturali (per cui tutti i gusti sono giusti!), ma anche sull’im- portanza di consumare prodotti locali a Km 0, sia in Europa sia in Africa.

3 Vedi www.indire.it/indicazioni/show_attach.php?id_ cnt=4709

4 Vedi http://nuovilicei.indire.it/content/index. php?action=lettura&id_m=7782&id_cnt=10497 5

allegato al Regolamento dei licei 2010, che costituisce il preambolo alle Indicazioni per i Licei.

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