per alcuni protagonisti dell’educazione.
I poteri pubblici hanno dichiarato la volontà di far si che il Senegal sia un paese “in fase di decollo all’interno di un ambiente armonioso e solidale” 1 e tra le strategie dichiarate figura “l’ aumento dell’accesso ai servizi so- ciali di base, alla protezione sociale, l’aumento dell’au- tonomia della popolazione e lo sviluppo sostenibile”. Una breve presentazione del contesto permetterà, in seguito, di parlare delle sfide dell’educazione allo svi- luppo sostenibile e alla solidarietà internazionale in Se- negal, si tratteranno: la questione del riconoscimento di questa disciplina, il contributo alla “sostenibilità”, la qualità dell’educazione e l’apporto alla considerazione delle questioni di sviluppo.
Il Senegal in un mondo in continuo cambiamento
Il Senegal, paese della « teranga » ossia dell’ospita- lità, è la punta più esteriore della costa occidentale dell’Africa dell’Ovest, come per voler rappresentare geograficamente la sua ospitalità.
Con una superficie di 197 000 km2 e una popola- zione, nel 2010, di circa 12 milioni di abitanti - la metà della quale ha meno di 20 anni- il Senegal, e ancor di più la sua capitale Dakar, sembra essere un incrocio internazionale e vive in pieno la mondia- lizzazione. Nel 2010 ha organizzato il FESMAN 2 e il Forum Sociale Mondiale nel 2011 e si prepara ad accogliere altri eventi che influenzeranno le dinami- che mondiali.
Nonostante il Senegal viva gli effetti della globa- lizzazione nelle sue differenti forme, il Documento strategico di riduzione della povertà non ha rag- giunto gli obiettivi prefissati. Fronte alla staganazio- ne dell’indice di povertà è stato elaborato il “Do- cument de politique économique et sociale-DPES” per affrontare i problemi dello sviluppo che la prece- dente strategia non ha saputo risolvere. Possiamo citarli rapidamente : la forte dipendenza dell’eco- nomia senegalese dalle fluttuazioni del mercato del petrolio, l’elevato tasso d’inflazione, la debole crescita demografica (2,7%), il significativo livello di disoccupazione (14,7%), in particolare dei giovani, le diffcoltà nel valorizzare il settore primario al quale
si dedica il 50% della popolazione, i molteplici pro- blemi ambientali (desertificazione, deforestazione, salinizzazione delle coste, ecc.), l’ineguaglianza so- ciale, i problemi di partecipazione e governanza,... Ora, l’ambizione è quella di trasformare il Senegal in un paese “in fase di decollo all’interno di un am- biente armonioso e solidale” e qui si parla di svilup- po sostenibile.
I risultati del PDEF sono legati a questa politica. Di fronte a queste problematiche di sviluppo, quale po- trebbe essere il contributo dell’educazione allo svi- luppo sostenibile e alla solidarietà internazionale ?
Le grandi sfide dell’educazione allo sviluppo
sostenibile e alla solidarietà internazionale
La questione del riconoscimento
La legge d’orientamento 3, que definisce i fonda- menti dell’educazione in Senegal, afferma che l’educazione nazionale mira “a preparare le condi- zioni per uno sviluppo integrale, a carico di tutta la nazione”. L’educazione cerca di rendere la po- polazione: “uomini e donne impegnati per il bene comune, rispettosi delle leggi e delle regole di vita sociale e capaci di migliorarle nel senso della giusti- zia, equità e rispetto mutuo”.
e
se la chIave delle ambIzIonI senegalesI nell’
ambIto dello svIluPPo fosse l’
educazIone allo svIluPPo sostenIbIle?
1 Documento di politica economica e sociale-DPES 2011 2 Festival mondial des arts nègres 3 Legge di orientamento dell’Educazione Nazionale, n°91- 22 del 30 gennaio 1991, Repubblica del Senegal
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Con lo stesso tono, la legge dichiara che “l’edu- cazione nazionale contribuisce allo sviluppo della capacità di transformazione dell’ambiente e della società e aiuta ciascun individuo a espandere le sue potenzialità assicurando una formazione che associa la scuola alla vita quotidiana, la teoria alla pratica, l’insegnamento alla produzione, adattando i suoi contenuti, obiettivi e metodologie ai bisogni specifici degli alunni”.
La legge d’orientamento del 1991 evoca inoltre la garanzia del diritto all’educazione, la presa in cari- co delle persone con disabilità, il radicamento nella cultura e nei valori nazionali. A nostro avviso, anche se l’educazione allo sviluppo sostenibile non viene esplicitamente citata, è evidente che la legge ne evoca degli elementi costitutivi ed essenziali quan- do afferma che la nazione intera è responsabile del- lo sviluppo: il bene comune, la giustizia, l’equità, la cittadinanza e la partecipazione. Per questo, l’educa- zione allo sviluppo sostenibile avrebbe dovuto esse- re in primo piano ma non è così .
Nell’ambito della riforma curriculare si parla dell’edu- cazione allo sviluppo sostenibile ma non nella ma- niera che le si addice. La considerazione dell’edu- cazione allo sviluppo sostenibile come dimensione strategica della politica dell’educazione potrebbe dare maggior senso alla legge d’orientamento. Riuscire a far riconoscere l’educazione allo sviluppo sostenibile con delle misure istituzionali, é una del- le grandi sfide del sistema educativo. L’esperienza avuta con l’educazione ambientale con il “Program- ma di formazione e informazione ambientale” (PFIE, nella sigla francese) dimostra l’impatto nel sistema educativo. Ma purtoppo non è stata reinevstita e generalizzata. La capitalizzazione avrebbe potuto es- sere una buona base per l’educazione allo sviluppo sostenibile.
Rispondere alla crescente richiesta d’educazione e contribuire agli obiettivi di accesso all’educazione. Se mettiamo in relazione la crescente domanda d’educazione e le risorse economiche disponibili nell’ ambito delle strategie e delle politiche in cor- so, è necessario riflettere sulla “sostenibilità” delle attuali opzioni. Non è allora necessario concentrar- si nei metodi e nei mezzi più adatti alle possibilità locali e accettati da tutti, in particolare dagli inse- gnanti, gli alunni e i responsabili del settore edu- cazione?
L’appoggio di questi attori, caratterizzati da una lun- ga tradizione di rivendicazioni, è una delle condizioni essenziali per sviluppare delle alternative, rompen- do con lo schema attuale, non sostenibile. Queste alternative non saranno rifiutate grazie all’educazio- ne allo sviluppo sostenibile e grazie alle innovazioni che esse apportano. Gli attori le apprezzeranno e in più contribuiranno alla loro promozione.
L’impegno dello Stato, delle famiglie e di differenti partner ha permesso un importante passo avanti nella prescolarizzazione 4 e nella scolarizzazione 5 ma il « gap » è ancora significativo, con un tasso di analfabetismo elevato, esclusioni e disuguaglianze di tutti i tipi. D’altronde, la forte scolarizzazione nel ciclo primario ha fatto crescere, ogni anno di più, la domanda per i cicli superiori ed il sistema fatica a soddisfarla.
Le ingenti somme mobilizzate negli scorsi 10 anni per l’educazione, che corrispondono al 42,4% del budget nazionale (escludendo il debito e le spese comuni), non sono infinite. L’attuale strategia non servirà a raggiungere alcuni obiettivi fissati dalla politica generale nel 2009:
• raggiungere l’istruzione primaria universale; • sviluppare l’insegnamento secondario di primo
grado nella prospettiva di un’istruzione di base di 10 anni e del miglioramento dell’accesso agli altri cicli;
• sradicare l’analfabetismo e promuovere le lingue nazionali ; realizzare l’educazione inclusiva ed eli- minare a tutti i livelli d’istruzione le disuguaglian- ze: inter e intra regionali, socio-economiche, tra sessi, ambientali (urbano/rurale).
Per questo è necessario sviluppare delle alternative per quanto riguarda le infrastrutture (aule, recinzio- ni, servizi igienici, sistemi idraulici ed elettrici), le at- trezzature e i materiali didattici per poter rispondere positivamente alla domande e correggere i diversi tipi di disuguaglianza.
L’educazione allo sviluppo sostenibile permette di comprendere le sfide di quest’approccio e mette in risalto le modalità con le quali le alternative si svi- luppano: costruzioni meno costose e più funzionali, adattate ai bisogni locali per mezzo di capacità en- dogene; la realizazzione di materiale didattico con gli stessi criteri di sostenibilità; l’uso sistematico delle energie rinnovabili. La valorizzazione del po- tenziale locale prende in considerazione gli aspetti culturali, sociali ed economici. Mettendo in relazio- ne le attività d’apprendimento con la vita reale e con 4 Passata dal 2,3 % al 9,8 %
5 Il tasso di scolarizzazione è aumentato dal 67,2% al 94,4% nella scuola primaria, da 19,6% al 41,4% nella scuola se- condaria di primo grado; dal 9,3% al 18,4% nella scuola secondaria di secondo grado.