Gli effetti delle concentrazioni bancarie
Grafico 2.2: Numero di banche totali nei ventisette Paesi dell’Unione Europea.
2.6 Gli effetti sui risch
Per le banche coinvolte nelle operazioni di concentrazione è fondamentale determinare e monitorare gli effetti sulla qualità del portafoglio dei prestiti60. La letteratura in mate- ria individua due differenti effetti: le conseguenze sistemiche della diminuzione della numerosità delle banche e della loro crescita dimensionale e l’effetto sulla rischiosità delle singole banche coinvolte nell’operazione.
Il primo effetto si lega alla necessità di mantenimento della stabilità finanziaria nel mer- cato per la salvaguardia delle banche operanti e dei clienti. Gli effetti negativi connessi ad un eventuale evento di default di una banca si diffonderebbero velocemente anche alle altre banche in virtù dei rapporti economici esistenti tra di esse e sul livello di fidu- cia della clientela e degli investitori. Dal punto di vista della stabilità sistemica, quindi, è fondamentale tenere sotto stretta osservazione il livello di correlazione tra i rischi, considerando che essi possono considerevolmente aumentare in un sistema composto da pochi e grandi operatori.
Per quanto riguarda la seconda tipologia, possono essere individuati differenti profili di rischiosità che risultano influenzati: la capacità dei manager nella gestione dei portafogli divenuti più articolati e nella gestione delle complessità organizzative createsi nelle pro- cedure decisionali e nella fase di controllo dei rischi, le politiche aziendali di assunzione dei rischi messe in atto nel periodo successivo all’operazione che potrebbero essere condizionate da comportamenti opportunistici del management (effetto too big to fail), la difficoltà di disciplina da parte delle autorità di vigilanza nei confronti di soggetti di dimensioni considerevoli. Si individuando due differenti linee di pensiero:
- La maggiore diversificazione di portafoglio per settore ed area geografica delle controparti permette di ridurre la variabilità della performance economica (ap- proccio di portafoglio);
60 Questo ambito è posto sotto stretta attenzione anche da parte delle autorità di vigilanza che controllano il rischio dell’attivo, determinante fondamentale per il mantenimento della stabilità della banca.
69
- L’attività svolta nei confronti di nuovi segmenti di mercato e nuove fasce di clientela, su cui non si è in possesso di sufficienti informazioni o caratterizzati da un elevato grado di rischiosità, può portare a evidenti perdite e danni econo- mici.
Il rapporto, redatto nel 2001 dal gruppo di lavoro promosso dai ministri finanziari e dai governatori dei Paesi del G10 (Group of Ten), evidenzia come non sono ricavabili delle conclusioni univoche circa gli effetti delle concentrazioni sulla stabilità delle banche e del sistema: le operazioni possono essere analizzate solo singolarmente, data l’eterogeneità dei casi di M&A.
Il caso italiano è stato studiato da Chionsini, Foglia, Marullo Reedtz (2003)61 prendendo in considerazione due aspetti: il confronto tra il rischio di credito della banca acquirente prima e dopo l’aggregazione e la valutazione del rischio di credito della banca di nuova costituzione dopo un adeguato periodo di tempo. Il credit risk è stato misurato attraver- so le due principali statistiche della distribuzione di probabilità delle perdite ad un anno dei portafogli di prestiti delle banche: la perdita attesa, il valore medio della distribuzio- ne, e la perdita inattesa o VAR (Value at Risk), la massima perdita potenziale al netto della perdita attesa. Con la stima dell’expected loss è possibile valutare la qualità media dei portafogli della banca bidder e target nel periodo precedente la concentrazione: per conoscere la qualità dei debitori è necessario prendere in considerazione la probabilità di default (default probability – DP), il tasso di perdita in caso di insolvenza (loss given
default – LGD) e l’esposizione in caso di insolvenza (exposure at default – EAD). La
perdita inattesa, invece, determina gli effetti della diversificazione ed è misurata come grado di variabilità delle perdite attorno al proprio valore atteso e a fronte della quale occorre detenere risorse in eccesso rispetto al livello delle riserve (capitale economico). Per conoscere il rischio di credito sono state utilizzate la probabilità media di fallimento delle imprese e la perdita attesa del portafoglio. Dai dati elaborati risulta che, nel perio- do precedente l’operazione di aggregazione, il merito di credito dei clienti delle banche acquirenti è lievemente migliore rispetto a quello dei clienti delle banche acquisite; inol- tre, le bidder sono caratterizzate da una maggiore diversificazione dei propri portafogli,
61 Sono state prese in considerazione 30 operazioni di concentrazione avvenute tra il 1997 e il 2001, a cui hanno preso parte 20 banche bidder e 33 target. Da tenere presente è che, per poter evidenziare maggior- mente le eventuali alterazioni del profilo di rischio della banca acquirente, sono state coinvolte solamente le banche acquisite (o relativo gruppo) con un portafoglio crediti di ammontare pari ad almeno il 10% di quello della banca (o gruppo) acquirente.
70
grazie alla più elevata numerosità di controparti con cui operano. Per valutare l’impatto dell’operazione di M&A è necessario confrontare la perdita inattesa della banca acqui- rente prima e dopo l’evento, attraverso il metodo del VAR. I risultati evidenziano che le perdite inattese sono state ridotte a seguito dei processi di aggregazione grazie alla di- minuzione della concentrazione del portafoglio sui singoli affidati (è stata verificata l’esistenza della correlazione positiva e statisticamente significativa tra la variazione della perdita inattesa e la variazione dell’indice di Herfindahl-Hirschmann, misurato sia con riferimento alle esposizioni nei confronti dei singoli debitori sia con riferimento alle esposizioni settoriali).
Lo studio ha voluto, inoltre, determinare se la banca di nuova costituzione è portata a modificare la composizione del proprio portafoglio verso attività più rischiose. Il rischio di credito preso in considerazione è quello esistente dopo due anni l’operazione di ag- gregazione62. Nel caso italiano e per il periodo esaminato è stato riscontrato che la cre- scita dimensionale risultante da operazioni di aggregazione non si è tradotta in compor- tamenti opportunistici: la maggiore capacità di gestione dei rischi ha consentito alle banche un più efficiente utilizzo delle risorse. La diminuzione della rischiosità a seguito delle operazioni di concentrazione è stata accompagnata da un incremento della redditi- vità, ottenuto attraverso il miglioramento dell’efficienza allocativa e operativa del si- stema.