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Gli elementi classici: l'utilizzo del verbo 道 dào (dire) Vorrei porre l'attenzione anche su un'altro punto importante della scrittura di Zhang Ailing, e

Nel documento “Sutra del cuore” di Zhang Ailing (pagine 72-76)

Commento traduttologico

3.3 Analisi traduttologica Come abbiamo già anticipato, Zhang Ailing è una della scrittrici cinesi più famose e amate È

3.3.4 Gli elementi classici: l'utilizzo del verbo 道 dào (dire) Vorrei porre l'attenzione anche su un'altro punto importante della scrittura di Zhang Ailing, e

forse anche uno dei più immediati e percepibili dal lettore, ovvero il continuo e costante uso del verbo 道dao (dire), e dei suoi composti 笑道xiaodao, 问道 wendao, 说道 shuodao, con i quali esprime le varie sfumatura del verbo dire come per esempio ridendo disse, rispose,

un verbo utilizzato in epoca classica e nelle storie in baihua (lingua volgare). Per esempio in “Il sogno della camera camera rossa” il verbo 道 dao è fortemente usato, ma anche i suoi

composti 笑道xiaodao, 问道 wendao, 说 shuodao, 回道huidao.

Zhang Ailing, infatti, costruisce i dialoghi all'interno dei suoi romanzi con il seguente sistema tradizionale:

Soggetto + Verbo 道+ discorso diretto

Il fatto che questo verbo sia usato spessissimo, rende la traduzione di questo termine uno dei problemi traduttologici più cospicui della sua produzione letteraria. Infatti, il continuo tradurre 道dao con l'italiano dire, rispondere, esclamare eccetera, rende il testo noioso e di difficile lettura. In particolare, in “Sutra del cuore” vi è un uso costante del composto 笑道

xiaodao, che può essere tradotto in vari modi come “ridendo disse”, “si mise a ridere”,

“scoppiò a ridere”, “disse con un sorriso”. Chiaramente questo verbo è utilizzato per amplificare al massimo il contrasto con la drammaticità della storia narrata, ricreando una situazione quasi surreale se messa a confronto con le difficoltà e le notizie stravolgenti che affrontano i personaggi. La voluta ripetizione di questi verbi non deve essere stata facile da proporre ad un editore nemmeno per Zhang Ailing, in quanto anche in lingua cinese creano una struttura narrativa molto ripetitiva. Però, a causa della già nota fama della scrittrice, accettò comunque e il racconto (non solo questo, questa è una caratteristica che si ritrova quasi in tutti i suoi scritti) ebbe successo. L'utilizzo di questa forma ripetitiva non è solo una scelta stilistica. La sua continua ripetizione e costanza nel testo sono una scelta voluta con il fine di creare una struttura importante a sostegno di una cornice o una rete che sembra rappresentare un ambiente che non cambia mai. Xiaohan e gli altri personaggi sembrano come intrappolati in un ambiente perennemente uguale e claustrofobico che sembra non avere possibilità di sviluppi. Vorrei aggiungere che, oltre all'ambiente, quello che sembra non cambiare mai è la mentalità delle persone. Sembrano ferme in un tunnel di pensiero da cui non escono e da cui hanno timore di uscire. Questa rete creata dalla semplice ripetizione di un verbo, è da considerarsi un'elegante e sottile protesta alla Cina opprimente di quegli anni da cui la stessa Zhang Ailing decise di allontanarsi per non rimanerne anche lei stessa in trappola. Anche solo per dare un'idea visiva del continuo uso del verbo 道 dao, riporto qui di seguito

Anche solo graficamente, questo piccolo testo è in grado di dare un'idea della continua ripetizione del verbo:

小寒道:“哦?是吗?他不喜欢她,他喜欢谁?”

Xiǎohán dào:“Ó? Shì ma? Tā bù xǐhuān tā, tā xǐhuān shuí?”

Xiaohan rispose: “Eh? Davvero? Ma allora a chi è interessato?» 绫卿顿了一顿道:“他喜欢你。”

Língqīng dùnle yī dùn dào:“Tā xǐhuān nǐ.”

Lingqing fece una pausa e poi disse: «A te!» 小寒笑道:“什么话?”

Xiǎohán xiào dào:“Shénme huà?”

Xiaohan compiaciuta, rispose: «Ma che dici?!» 绫卿道:“别装佯了。你早知道了!”

Língqīng dào:“Bié zhuāng yángle. Nǐ zǎo zhīdàole!”

«Non fare finta di niente! Lo sapevi già!» affermò Lingqing. 小寒道:“天晓得,我真正一点影子也没有。”

Xiǎohán dào:“Tiānxiǎodé, wǒ zhēnzhèng yīdiǎn yǐngzi yě méiyǒu.”

Xiaohan disse: «Oh cielo, non ne avevo davvero idea».

绫卿道:“你知道不知道,倒也没有多大的关系,反正你不喜欢他。”

Língqīng dào:“Nǐ zhīdào bù zhīdào, dào yě méiyǒu duōdà de guānxì, fǎnzhèng nǐ bù xǐhuān tā.”

Lingqing disse: «Che tu lo sapessi o no, non ha troppa importanza perché comunque a te non piace lui».

小寒笑道:“你怎么知道我不喜欢他?”

Xiǎohán xiào dào:“Nǐ zěnme zhīdào wǒ bù xǐhuān tā?”

Xiaohan ridacchiando rispose: «Come fai a sapere che a me non piace lui?»

(ridendo rispose), perché il suo significato dovrebbe ritrarre una situazione divertente e

rilassata, ma quasi sempre quando Zhang Ailing usa questo verbo, non c'è nulla di divertente e nulla di cui ridere, ed è ben visibile che altrettanto spesso questo continuo ridere da parte delle protagoniste sta solo a descrivere una situazione in cui per loro è “educazione” farsi vedere divertite.

Uno degli episodi in cui più si nota questo atteggiamento da parte dei personaggi, è la scena iniziale in cui le compagne di classe della protagonista Xiaohan vanno alla sua festa di compleanno.

Dunque, rendere in italiano il 道dao, è molto complicato poiché decidere di tradurlo sempre con lo stesso termine diventa troppo ripetitivo, ma anche renderlo sempre diverso in traduzione sarebbe sbagliato perché snaturerebbe il vero significato della scelta linguistica dell'autrice, ovvero quello di far capire al lettore, tramite un sistema linguistico molto sottile, quanto i personaggi del racconto appartengano ad un sistema chiuso.

In traduzione ho deciso, quindi, di ricreare lo stesso sistema cercando di rimanerne fedele il più possibile. In alcuni punti sono stata ovviamente costretta a “snellire” la resa del 道 dao

per riuscire a rendere la lettura più scorrevole. La mia scelta è stata quella di mantenere un utilizzo di vocaboli italiani relativamente ristretto per riuscire a trasferire alla traduzione la stessa sensazione del testo originale, soprattutto perché tradurre il 道 dao ogni volta in

modo diverso, avrebbe snaturato l'intento originario dell'autrice.

3.3.5 I Chengyu

“I cinesi hanno sempre amato le citazioni. Brevi frasi, incisive ed eleganti, battute antiche di duemila anni che si mescolano liberamente alle conversazioni quotidiane. Queste fibre invisibili formano il nostro passato vivo e vegeto. La tradizione stessa ne trae forza perché viene costantemente utilizzata da nuove persone, per cose e situazioni nuove.”44

La lingua cinese è ricca di espressioni idiomatiche. Queste vengono spesso espresse attraverso una struttura semantica a quattro (o cinque) caratteri, chiamata 成语 (chéngyǔ). Si tratta di frasi che rimandano ad antichi fatti storici o a brani letterari e sono spesso utilizzati nel linguaggio comune e quotidiano per comunicare un messaggio sotto forma di analogia.

La loro traduzione letterale rischia di non essere riconoscibile dal lettore della lingua di arrivo, infatti i Chengyu sono locuzioni linguistiche estremamente particolari e legate in maniera indissolubile alla cultura della lingua di partenza. Oltre ad essere carichi di significato e ad avere un equilibrio prosodico (creato dalla struttura semantica a quattro/ cinque caratteri), a volte presentano anche un equilibrio tonale.

La difficoltà principale che si pone al traduttore, è quella di dover scegliere la migliore soluzione traduttologica. Prima di tutto, deve valutare la possibile esistenza di un corrispettivo nella lingua di arrivo, in questo caso l'italiano. Se, invece, non esiste alcun corrispettivo, il traduttore deve decidere se sottoporre l'espressione idiomatica a traduzione letterale, aggiungendo un nota esplicativa, o se rielaborare la frase in modo da rendere comprensibile il significato del Chengyu.

In “Sutra del cuore” si incontrano vari Chengyu, qui di seguito riporto due esempi presenti nel racconto:

Nel documento “Sutra del cuore” di Zhang Ailing (pagine 72-76)