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Elementi di contrasto fra salvaguardia e sviluppo

CAPITOLO 2 Le AREE PROTETTE e lo SVILUPPO RURALE

2.1 Elementi di contrasto fra salvaguardia e sviluppo

La rapida crescita nel numero di aree protette istituite negli scorsi decenni ha comportato un aumento dei contrasti fra conservazione naturale e sviluppo, dovuto al fatto che una parte rilevante di queste aree va a interessare territori caratterizzati da una struttura socio-economica già radicata.

Secondo l’opinione di Arzeni, la capacità di gestire al meglio l’introduzione di un parco naturale in quello che è il sistema economico proprio di una realtà territoriale costituisce il passo fondamentale per evitare la nascita di possibili conflitti comportati da squilibri fra diverse attività economico-produttive.

Un caso di particolare attenzione riguarda il rapporto fra l’attività agricola e le aree protette, segnato, per un lungo periodo, dall’incapacità di coniugare la conservazione e valorizzazione naturale dell’ambiente con il settore agricolo, comportando ricorrenti problemi di gestione del territorio.

Dalla sua nascita fino a una svolta nella sua evoluzione storico-legislativa, l’area protetta può divenire una minaccia per i lavoratori agricoli poiché inizialmente vista come un impedimento allo sviluppo delle proprie attività e come una sottrazione di terreno a uso agricolo.

Una limitazione quindi e non una nuova possibilità per gli agricoltori tanto che, per molti anni, “ l’agricoltura in Italia è rimasta in generale fuori dai parchi e quando vi è stata compresa, lo è stata con riluttanza e diffidenza, se non addirittura per costrizione.” [Valbonesi, 2010]

Con l’istituzione di nuove aree protette, il settore agro-silvo-pastorale si trovava svantaggiato se non addirittura marginale rispetto ad altre attività produttive e la situazione era ancor più aggravata dal carico vincolistico che caratterizzava il sistema di protezione delle prime aree protette istituite.

La naturale conseguenza era una opposizione all’istituzione di queste aree viste come un ostacolo allo sviluppo locale socio-economico e un conflitto fra conservazione ambientale e uso delle risorse naturali.

Il difficile rapporto fra aree protette e sviluppo è superato con il successivo riconoscimento dell’importante ruolo svolto dall’agricoltura nella conservazione dell'ambiente e delle sue risorse naturali e per il mantenimento della ricchezza della biodiversità.

Cambiando i vincoli originari dei parchi naturali si è arrivati a instaurare una relazione fra agricoltura e ambiente proponendo la valorizzazione del territorio e paesaggio agricolo, lo sviluppo e la diversificazione delle attività agricole, l’incentivazione a colture a basso impatto ambientale, l’integrazione delle attività agricole tradizionali con quelle extra agricole come il turismo.

Si tratta di un nuovo rapporto tra agricoltura e aree protette basato sul concetto di multifunzionalità dell’agricoltura vista come fattore di arricchimento e di diversità biologica per i parchi e come garanzia per la conservazione dell’ambiente e dei suoi prodotti tipici.

Nelle aree protette, specialmente in quelle collocate in zone di montagna e/o svantaggiate, l'attività agricola, condotta con metodi tradizionali, viene, infatti, a rappresentare un elemento essenziale per tutelare la struttura sociale, economica e storico-culturale delle stesse comunità locali favorendo e agevolando la loro permanenza.

Le aree protette diventano così aree speciali, dove attuare forme di politica agro- ambientale con particolari obiettivi che riguardano la diminuzione degli input, la conservazione del paesaggio, il miglioramento della qualità dei prodotti tipici ma allo stesso tempo anche l'ammodernamento delle strutture agricole e la prosecuzione delle attività più tradizionali della popolazione rurale.

Questi obiettivi sono resi evidenti nella nuova programmazione della Politica Agricola Comune che richiede l’utilizzo di specifici strumenti per le aree protette con l’intento di favorire un’attività agricola a minore impatto ambientale per discostarsi dalle precedenti tendenze.

L’iniziale politica di mercato della PAC, con il sostegno incondizionato dei prezzi, aveva provocato, infatti, una notevole diminuzione nella qualità ambientale dovuta al massiccio utilizzo dell’agricoltura intensiva.

2.1.1 Gli obiettivi delle aree protette

Il primo Parco Nazionale istituito a livello mondiale fu il parco di Yellowstone (Stati Uniti d’America) nel 1872, a cui poi seguirono altri parchi nazionali nati allo scopo di tutelare la natura dall’attività dell’uomo.

L’istituzione dei parchi naturali nell’America del Nord ha, infatti, una storia particolare legata alla conquista degli spazi da parte dei coloni non curanti del loro impatto negativo sulle risorse naturali. Di fronte a questa situazione, viene a svilupparsi un interesse nel proteggere delle particolari aree che, nella gran parte dei casi, coincidono con zone selvagge che devono essere sottratte allo sfruttamento naturale.

I primi parchi nazionali degli Stati Uniti sono quindi caratterizzati da elementi base comuni come l’ampia estensione territoriale, una grande biodiversità e una assenza antropica.

Dall’esempio di Yellowstone anche in Europa sono istituite le prime aree protette ma con peculiarità e scopi differenti da quelli nord americani.

Il concetto moderno di parco naturale parte, infatti, dall’America del Nord e non dall’Europa poiché il nostro continente non è caratterizzato da ampi spazi selvaggi ma più da aree segnate dalla storia della cultura umana. Questa peculiarità porta alla nascita di parchi con lo specifico obiettivo di tutela e protezione più a livello strettamente estetico che naturale.

Mentre i primi parchi americani sono finalizzati alla conservazione e alla difesa scientifica di specie animali e vegetali, i parchi europei attuano delle politiche di tutela più strettamente paesaggistica, con maggiore attenzione agli elementi antropici che a quelli naturali.

Oltre all’obiettivo di tutela ambientale, in ottica differente a seconda della situazione, fra le finalità tradizionali dei parchi naturali si ritrova anche la fruizione sociale che si basa su una possibile impostazione paesaggistico – ricreativa di queste aree.

A seconda quindi dei vari territori nazionali sono creati dei parchi naturali che svolgono compiti differenti in base alla storia, alle specificità culturali e ai fenomeni politici e socio-economici che li caratterizzano, ma, nella maggior parte dei casi europei, l’interesse per la protezione globale dell’ambiente e degli ecosistemi non ha ancora acquisito importanza centrale.