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L’elezione del nuovo papa e le prime pagine dei giornal

La dittatura torna a far parlare di sé L’elezione di papa Francesco

4.1. L’elezione del nuovo papa e le prime pagine dei giornal

Non ne ero a conoscenza ma anche in occasione dei conclavi vengono indette scommesse su chi potrebbe diventare il nuovo papa della Chiesa cattolica e vescovo di Roma.

Navigando on line all’interno dei siti che proponevano dei pronostici circa i plausibili candidati che avrebbero potuto sostituire papa Benedetto XVI prima dell’entrata dei 115 vescovi in conclave, ovvero nell’isolamento della Cappella Sistina e di Casa Santa Marta, l’albergo sito in Vaticano dove risiedono i porporati durante la clausura, nemmeno uno nomina l’arcivescovo di Buenos Aires Jorge Mario Bergoglio. Il favorito sembrava essere l’arcivescovo di Milano, Angelo Scola, con diversi nominativi per le seguenti posizioni (il canadese Marc Armand Ouellet, il brasiliano Odilo Pedro Scherer, il messicano José Francisco Robles Ortega, il ghanese Peter Kodwo Appiah Turkson, l’italiano Tarcisio Pietro Evasio Bertone, lo statunitense Sean Patrick O’Malley, il filippino Luis Antonio Gokim Tagle) ma, come ha affermato il vaticanista de La Stampa Andrea Tornielli, “i pronostici dei vaticanisti non si avverano mai.”467 E, in effetti, è stato proprio così. Si stima che il valore delle puntate registrate dalle agenzie di scommesse internazionali che affinano le quotazioni abbia superato i 10 milioni di euro che, dicono, sia stato un livello da record per un evento di natura non sportiva. In quei giorni la domanda ricorrente era la seguente: “Ci sarà una sorpresa come quella di Wojtyla nel 1978 [nessuno allora lo aveva menzionato] oppure tutto andrà a finire secondo copione come con Ratzinger nel 2005? Ovvero il 266esimo vescovo di Roma sarà uno dei cardinali di razza su cui puntano gli scommettitori internazionali o un outsider che emergerà dopo le prime votazioni nella Cappella Sistina? Fino all’Habemus Papam c’è ancora tempo per scommettere.”468 Sky TG24 spiega che “il gioco delle puntate non si esaurisce nel tentativo di indovinare quale sarà il cardinale prescelto. Anche la nazionalità, l’età e il nome adottato dal futuro pontefice sono oggetto di scommesse. Sul fronte anagrafico, secondo il bookmaker Paddy Power, il prossimo papa potrebbe essere relativamente giovane. La quota per un successore di Pietro sotto i 65 anni è, infatti, 2,88, la più bassa. Un capo della Chiesa tra i 71 e i 75 anni è, invece, dato a 3, tra i 66 e i 70 a 3,5, oltre i 76 anni a 4,5. Quanto alla provenienza geografica l’agenzia vede favorita l’Italia (2,2) rispetto all’America Latina (3), l’Africa (4,5) e il nord America (6). Infine, il nome. Il più accreditato dall’agenzia (e dunque quello con la quota inferiore) è Leone (2,1), seguito da Gregorio (3,5), Pio (5,5), Pietro (7) e Giovanni (8). Questo per restare a quelli considerati più probabili. Chi volesse provare a mettere insieme un bel gruzzolo può puntare su Valentino, Sisto o Damiano (tutti a 101). Da notare, infine, l’assenza di Francesco dalla lista. Anche ai bookmaker quello del frate di Assisi sembra, infatti, un appellativo un po’ troppo ingombrante per il futuro papa.”469

467 Grana Francesco Antonio in Il Fatto Quotidiano.it, Conclave 2013, il toto Papa: in pole il ciellino Scola e il

brasiliano Scherer, 11.03.2013. Consultato il 28.01.2018. Fonte: https://www.ilfattoquotidiano.it/2013/03/11/conclave-

2013-toto-papa-in-pole-ciellino-scola-e-brasiliano-scherer/527011/.

468 Ibid.

469 Mastrolonardo Raffaele in Sky TG24, Conclave, ecco i favoriti dei bookmakers, 12.03.2013. Consultato il

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Andò tutto all’opposto di quanto era stato immaginato: candidato, nome, provenienza, età. Questo accadde, forse, perché gli esperti vaticanisti avevano escluso Bergoglio in quanto, avendo Benedetto XVI rinunciato alle porte degli 86 anni principalmente per questioni di vecchiaia, si pensava che i cardinali elettori avrebbero scelto un candidato più giovane (Bergoglio nel marzo 2013 aveva 76 anni). Inoltre, si mormorava che il cardinale di Buenos Aires avesse problemi di salute dovuti anche a una polmonite avuta a 21 anni per la quale i medici dovettero asportargli la parte superiore di un polmone, oltre agli acciacchi relativi alla non più giovane età che lo avevano portato a inviare a Benedetto XVI, un paio d’anni prima, la sua formale rinuncia alla carica di arcivescovo della capitale per aver superato il limite anagrafico consentito (rinuncia che non ebbe luogo in quanto gli venne prolungato il mandato su autorizzazione papale). In aggiunta, un altro fattore che aveva portato il suo nome a non emergere tra gli altri, fu quello per cui, nel conclave avvenuto nel 2005 a cui lui partecipò e che terminò con la scelta del cardinal Joseph Aloisius Ratzinger, era considerato uno dei candidati più in vista e, a quanto pare, fu il secondo più votato. Per tutte queste ragioni si pensava che Bergoglio non sarebbe stato scelto ma, al contrario, la sua tenacia nelle questioni relazionate con i poveri, lo sguardo vispo e la grande forza di spirito, probabilmente, lo hanno premiato.

Fu un’elezione a sorpresa, quindi, perché presumo nessuno si aspettasse che venisse eletto Jorge Mario Bergoglio, dal 1998 arcivescovo di Buenos Aires, in seguito alla morte del cardinal Antonio Quarracino, e primate di Argentina. Il 21 febbraio 2001 era stato creato cardinale da papa Giovanni Paolo II e nel 2005 nominato presidente della Conferenza Episcopale Argentina con un ulteriore rinnovo nel 2008. La sua nomina provocò, appunto, una reazione di stupore che è ben rappresentata dalle prime pagine dei principali quotidiani nazionali e internazionali del 14 marzo 2013, viste anche le inedite caratteristiche che contraddistinguono papa Bergoglio come il fatto di aver deciso di chiamarsi Francesco (nessuno dei precedenti 265 pontefici aveva utilizzato questo nome), il fatto

di appartenere all’Ordine dei

Gesuiti (nessuno dei vescovi eletti

poi alla carica di papa proveniva

da questo Ordine religioso), il

fatto di essere il primo papa

originario dal continente

americano e, di conseguenza,

anche il primo vescovo di

Roma a essere argentino

(nonostante i genitori fossero

emigranti italiani dal Piemonte

trasferitisi a Buenos Aires nel

1928) e il fatto di essere il

primo santo padre a essere

eletto dopo che il precedente

aveva rinunciato per ragioni di

138 Come si può notare, alcune di esse hanno riportato titoli che denotano gioia e felicità per la scelta effettuata mentre altre hanno mantenuto un profilo pacato ma, in controtendenza assoluta, c’è la prima pagina470 del quotidiano

Página/12 (a destra), giornale in cui scrive il

giornalista Horacio Verbitsky che abbiamo imparato essere il principale accusatore di Bergoglio per il caso descritto nell’ultimo paragrafo del capitolo 3, quello dei Gesuiti Jalics e Yorio, sequestrati per cinque mesi dai militari della Marina nel 1976.

Dal momento successivo all’elezione del nuovo papa, anche grazie a giornalisti come Verbitsky che su di lui alzarono polvere, iniziarono immediatamente a circolare voci sul presunto

atteggiamento controverso verso il regime e sul coinvolgimento negli avvenimenti occorsi durante la dittatura militare argentina. “Un’ombra”, secondo la stampa, “che grava sul neo pontefice argentino Jorge Bergoglio. Un’ombra che che negli anni ha coinvolto il Gesuita.”471 A corroborare le accuse, in rete apparse anche una foto che dimostrava come Bergoglio avesse continuato a intrattenere rapporti con l’ex dittatore Jorge Rafael Videla anche dopo la caduta del regime e il ritorno alla democrazia. La foto472 in questione è quella a lato e mostra un sacerdote di spalle (che, quindi, non è riconoscibile) mentre impartisce il sacramento della comunione o eucarestia al

470 Prima pagina del quotidiano argentino Página/12 del 14.03.2013, giorno successivo all’elezione di papa Francesco.

In Página/12, ¡Dios mio!, 14.03.2013. Consultato il 28.01.2018. Fonte:

https://www.pagina12.com.ar/diario/principal/diario/index-2013-03-14.html.

471 Sky TG24, Papa Bergoglio e la dittatura Argentina: un’ombra, 14.03.2013. Consultato il 28.01.2018. Fonte:

http://tg24.sky.it/mondo/2013/03/14/papa_francesco_jorge_bergoglio_ombra_regime_argentina_.html.

472 Foto che fu la fonte delle critiche a Bergoglio nei primissimi momenti successivi alla sua elezione. In Il Post, C’è

una foto di Bergoglio con Videla?, 14.03.2013. Consultato il 28.01.2018. Fonte: http://www.ilpost.it/2013/03/14/ce-

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generale. I maliziosi pensarono subito al nuovo papa ma le calunnie vennero presto smontate dimostrando che l’immagine e le insinuazioni erano un falso. La fotografia originale, infatti, è salvata negli archivi dell’Agenzia fotografica Corbis e nella didascalia si può leggere: “L’ex presidente argentino Jorge Rafael Videla riceve la comunione in una chiesa di rito cattolico romano a Buenos Aires, in questa foto del 30 dicembre 1990. In seguito al colpo di stato militare contro Isabel Perón del 24 marzo 1976, Videla divenne presidente, guidando una Giunta militare che includeva il brigadiere generale Orlando Agosti e l’ammiraglio Eduardo Massera.”473 Oltre a non nominare Bergoglio e a essere in bianco e nero, la falsità è dimostrata dal fatto che nel 1990 l’attuale pontefice aveva appena compiuto i suoi 54 anni e aveva i capelli neri mentre il prete officiante nella foto è palesemente più vecchio e brizzolato. C’è stato chi ha pensato che la persona rappresentata fosse mons. Octavio Nicolás Derisi che nacque nel 1907 e nel 1990 aveva 83 anni. Non era nemmeno lui. Il nome del sacerdote che sta adagiando l’eucarestia nella bocca di Videla è Carlos Berón De Astrada. Il sacramento fu impartito durante la messa celebrata domenica 30 dicembre 1990 nella Capilla de la Casa Central de la Pequeña Obra de la Divina Providencia Don Orione a Buenos Aires. La certezza è data dal video al seguente link:

https://www.youtube.com/watch?v=TuI8xZjIuaY. Al secondo 0:02 si può vedere il flash di una macchina fotografica che proviene dalle spalle del prete; corrisponde proprio al momento in cui è stata scattata la fotografia riportata nella pagina precedente. Inoltre, ai secondi 3, 4 e 5 si nota bene il giovane che è in coda dietro all’ex dittatore in attesa di ricevere l’ostia.

C’è stato anche chi, consapevole del fatto che – per fortuna – nessun Gesuita fu assassinato in quegli anni, ha accusato Bergoglio di essere stato complice della Giunta e che questa ‘immunità’ per l’intera congregazione era una riconoscenza per il suo rapporto amichevole con gli ufficiali. Insinuazioni totalmente infondate e senza senso, visti i sotterfugi, che tra poco citerò, usati per salvare dei giovani in pericolo dalla violenza delle Forze Armate.

Per quanto mi sia documentato sui libri e per quanto abbia navigato in internet, le accuse che sono state rivolte dalla stampa mondiale all’ex arcivescovo della capitale argentina erano basate unicamente su quanto sosteneva il giornalista Verbitsky (che pressoché in ogni pezzo è citato con le sue opere) sul sequestro dei confratelli Gesuiti Francisco Jalics e Orlando Yorio e su null’altro. Ricordo, tra l’altro, che le critiche del reporter si basavano non su prove ma su deduzioni che gli erano sembrate logiche partendo dai resoconti raccolti da coloro che aveva avuto la possibilità di intervistare che, poi, erano sfumate con le dichiarazioni di padre Jalics nei giorni successivi alla fumata bianca. Con questo non giudico la qualità dei suoi libri che, indubbiamente, sono molto quotati, di notevole pregio a livello di contenuti e hanno portato alla luce storie sul rapporto Chiesa- militari che, altrimenti, sarebbero rimasti sconosciuti; bensì mi permetto di esprimere la mia opinione sul modo un po’ superficiale con cui è arrivato alla formulazione di tali insinuazioni che, sebbene siano state sempre negate dal papa pacatamente e, a volte, anche lasciate perdere, sono sicuro avranno avuto una ripercussione nella sua vita pubblica e privata. Nel libro-intervista Gesuita dei giornalisti Francesca Ambrogetti e Sergio Rubin uscito nel 2010 quando Bergoglio era ancora l’arcivescovo di Buenos Aires, tra le altre cose di cui si tratta, smentisce la tesi per cui sia stato lui a favorire la sparizione dei due Gesuiti dopo aver tolto loro la protezione dell’Ordine. Spiega nel

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dettaglio gli avvenimenti relazionati con questa vicenda e descrive come, probabilmente, anche grazie al suo agire, i militari, anche se dopo cinque mesi, abbiano proceduto alla liberazione.