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La visita alla ESMA della Commissione interamericana dei diritti umani dell’Organizzazione degli Stati Americani (OSA) nel

Chiesa cattolica, dittatura militare e Santa Sede: le relazion

3.3. La visita alla ESMA della Commissione interamericana dei diritti umani dell’Organizzazione degli Stati Americani (OSA) nel

Come già anticipato nel capitolo introduttivo, l’unica amministrazione americana degli anni ’70 e ’80 interessata ai diritti umani e alla loro protezione, tanto da criticare l’operato dei presidenti precedenti, fu quella del democratico Jimmy Carter (gennaio 1977 – gennaio 1981). Per le altre era preferibile evitare l’ulteriore espansione del comunismo, favorendo quindi l’avvento di dittature militari vicine agli interessi statunitensi, piuttosto che preservare la vita di decine di migliaia di persone che furono vittime di queste o quelle Forze Armate nei vari stati dell’America meridionale. Già agli inizi del 1977, con il cambio di presidenza negli USA e con le prime timide inchieste provenienti dall’Europa che iniziavano a far conoscere quello che probabilmente stava accadendo nel paese latinoamericano, si cominciò a parlare di una possibile visita della Commissione interamericana per i diritti umani in Argentina inviata dall’Organizzazione degli Stati Americani – di cui anche l’Argentina faceva parte dal 1948 –, dato che due degli obiettivi principali dell’Organizzazione sono la promozione della democrazia e la difesa dei diritti umani. In particolare la stampa europea sosteneva che nella Scuola di Meccanica della Marina (ESMA) di Buenos Aires operasse un CCD dove venivano eseguite torture, interrogatori e detenzioni illegali. Nonostante le insistenze delle denunce internazionali, le accuse di persone che erano sopravvissute al centro di concentramento della ESMA (o a uno degli altri 339) e che, successivamente, erano fuggite all’estero rendendo noto alle autorità quanto avevano vissuto e gli esposti delle associazioni atte alla salvaguardia dei diritti umani, la Giunta era riuscita a rimandare fino al 6 settembre 1979 tale ispezione. Affinché gli ispettori non trovassero prove di quanto andavano cercando e, quindi, non avessero modo di incontrare i detenuti della Marina, i militari utilizzarono uno stratagemma alquanto macchinoso ma che risultò essere efficace: i prigionieri dovevano essere spostati e i locali della ESMA ristrutturati per sembrare semplici uffici. Questo è quello che avvenne ma la cosa che più sorprende e che mette in risalto il legame tra militari e clero argentino è che i sovversivi non vennero trasferiti in un altro CCD ma in due case situate in un’isola, El Silencio, di proprietà della Curia nell’arcipelago del Tigre nel delta del fiume Paraná, che, in precedenza, veniva utilizzata come luogo per il riposo del cardinale di Buenos Aires, Juan Carlos Aramburu, per giornate di escursione dei membri dell’Arcidiocesi e per festeggiare l’ordinazione dei nuovi seminaristi.

È importante ora analizzare bene da chi erano composte le parti dell’atto di compravendita di El

Silencio:

La parte acquirente era composta da un certo signor Juan Héctor Ríos, che altro non era che il nome in codice, utilizzato come copertura, del tenente di vascello Jorge Radice, responsabile delle finanze del reparto speciale della ESMA. Per farlo utilizzò i documenti contraffatti di un ex detenuto della ESMA, Marcelo Camilo Hernández (uno dei responsabili delle finanze dei Montoneros), che aveva preso parte e concluso con successo il programma di recupero e riabilitazione per i prigionieri politici lavorandoci come fotografo e laboratorista. Venne liberato e gli venne concessa l’autorizzazione di lasciare il Paese, verso la metà di gennaio del 1979.

La vendita, invece, che venne effettuata circa due settimane più tardi, venne gestita da un gruppo di amici tra i quali c’era una persona all’epoca molto vicina ai militari che “conosceva diversi membri del reparto speciale della ESMA ed era al corrente di quanto accadeva nei campi di concentramento

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clandestini della dittatura”328: mons. Emilio Teodoro Grasselli, il segretario del Vicariato generale castrense.

Una volta che l’acquisto fu portato a termine e che i detenuti furono spostati nel loro nuovo luogo di detenzione (sopra alcune foto329 degli edifici in cui vennero rinchiuse le persone sequestrate), dove rimasero circa un mese, i militari provvidero all’ultimazione dei lavori di ristrutturazione dell’edifico della ESMA finalizzati a sviare i membri della Commissione interamericana per i diritti umani. “Il bagno sarebbe stato rifatto completamente e avrebbero sostituito l’acquaio in cui lavavano i piatti. Avrebbero sistemato un nuovo tavolo di marmo, lavabi d’acciaio inossidabile e uno specchio a tutta parete, per dare al posto un aspetto meno lugubre. Le stanze dovevano sembrare uffici. Avrebbero rimosso i tramezzi e le catene incassate nel pavimento e murato la scala che collegava il seminterrato alla soffitta.”330 Un altro escamotage che i membri della Marina utilizzarono con il fine che la visita della Commissione si concludesse a vuoto fu la pubblicazione di un articolo, un vero e

proprio reportage di disinformazione, sulla rivista

Para Ti del 10 settembre 1979

la cui copertina331 (a destra) titolava così: “«Derechos Humanos: Habla la madre de un subversivo muerto».” Il pezzo, totalmente inventato (contenuto e protagonisti), avrebbe dovuto sembrare

“«Una testimonianza

illuminante e sconvolgente che svela i metodi impiegati dalla sovversione.» […] La

rivista si vantava di «far luce sulla verità e l’infamia» di «gruppi dalla natura manifestamente e

328 Verbitsky, L’isola del silenzio. Il ruolo della Chiesa nella dittatura argentina, op. cit., p. 117.

329 Immagini degli edifici in cui vennero sistemati i carcerati della ESMA nell’isola di El Silencio. In Argentina Centro

de Medios Independientes, El largo regreso a la Isla El Silencio, 10.02.2015. Consultato il 04.08.2017. Fonte:

http://argentina.indymedia.org/news/2015/02/872066.php.

330 Verbitsky, L’isola del silenzio. Il ruolo della Chiesa nella dittatura argentina, op. cit., pp. 5-6.

331 L’immagine rappresenta l’articolo pubblicato sulla rivista Para Ti del 10 settembre 1979, pochi giorni dopo l’arrivo

della Commissione interamericana per i diritti umani. In Becerra Martín in Quipu – Políticas y tecnologías de comunicación, La impunidad periodística a juicio, 17.02.2012. Consultato il 04.08.2017. Fonte:

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inequivocabilmente ideologica che si fanno scudo di una presunta e strumentale difesa dei diritti umani».”332 Perché sembrasse più credibile, la presunta madre – Thelma Jara de Cabezas, prigioniera del reparto speciale della ESMA dall’aprile 1979, che aveva sì un figlio desaparecido ma non morto come descritto nel testo – venne accompagnata in una pasticceria da alcuni ufficiali dove effettuarono la presunta intervista per il giornale Para Ti e un fotografo scattò delle foto per illustrarla.

La visita dei delegati dell’Organizzazione degli Stati Americani, come previsto dalle Forze di sicurezza, portò alla conclusione che nulla di anormale accadeva all’interno della ESMA e negli altri CCD sparpagliati nello stato; quindi, non trovarono quello che cercavano. Agli occhi degli ispettori, le “insegne sulle porte [degli uffici che i detenuti illegali avevano battezzato Acquario] lasciavano pensare che vi si svolgessero ricerche idrografiche. In realtà le persone che vi lavoravano facevano parte del servizio di intelligence della Marina.”333 Sebbene la struttura interna dell’ESMA fosse stata completamente rivoluzionata e i militari cercarono di dimostrarsi il più estranei possibile circa quello che si diceva in merito alla situazione argentina, comunque la relazione conclusiva dell’OSA, diffusa il 18 aprile 1980, accertò “numerose e gravi violazioni di diritti umani fondamentali per azioni od omissioni delle autorità argentine tra il 1975 e il 1979”334 e “considerò morti per mano ufficiale le migliaia di detenuti-desaparecidos dando per certo l’uso allarmante e sistematico della tortura e altri trattamenti crudeli, disumani e degradanti.”335 Questo accadde perché i commissari che fecero l’ispezione in Argentina, una volta ritornati nei rispettivi Paesi – ma avevano iniziato già prima del settembre 1979336 –, continuarono ad ascoltare e ricevere nelle loro strutture testimonianze e racconti di esuli ed ex detenuti fuggiti dal Paese e fu per tale ragione che, nonostante l’esito positivo della visita, giunsero a una conclusione così drastica.

Una volta che il pericolo sembrava essere scampato, tra il 2 e il 3 ottobre 1979 i detenuti da El

Silencio furono riportati alla ESMA. Pochi mesi più avanti, nel 1980, non avendo più bisogno

dell’isola, i militari la vendettero a loro volta. La cessione fu realizzata sempre a nome dell’ex prigioniero della ESMA, Hernández, ma chi materialmente firmò l’atto fu sempre il signor Ríos. Credo che il modo migliore per concludere questo paragrafo sia citare le dichiarazioni di mons. Grasselli – rilasciate al giornalista Verbitsky tra l’agosto del 2002 e il gennaio del 2003 quando stava preparando il suo libro L’isola del silenzio – che, essendo a conoscenza della diffusa repressione all’interno del Paese, ha avuto un ruolo considerevole in questa vicenda in quanto sicuramente sapeva a cosa sarebbe servita ai membri della Marina la proprietà che volevano acquistare in vista della visita della Commissione per la salvaguardia dei diritti umani: “A dispetto di tutte le testimonianze, Grasselli negò che lì ci fossero state persone sequestrate. «Non lo ritengo verosimile, perché erano semplici casette di legno sopraelevate, piccole, assai scomode, come potevano tenerci delle persone? Chiunque poteva scappare.» Inoltre, «non c’era nessuna garanzia di

332 Verbitsky, L’isola del silenzio. Il ruolo della Chiesa nella dittatura argentina, op. cit., p. 106. 333 Ibid., p. 107.

334 Verbitsky, Doppio Gioco. L’Argentina Cattolica e Militare, op. cit., p. 469.

335 Verbitsky, Il volo. Le rivelazioni di un militare pentito sulla fine dei desaparecidos, op. cit., p. 68.

336 Furono proprio le denunce pervenute alla Commissione interamericana dei diritti umani che fecero sì che si iniziasse

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sicurezza, come potevano sorvegliarli? E poi di fronte alla casa passa l’imbarcazione del trasporto collettivo, è molto in vista».”337