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L’uso sistematico della tortura da parte dei militar

In questo paragrafo conclusivo del primo capitolo ci avviciniamo al tema cardine di questa tesi ovvero il legame tra le Forze Armate e la Chiesa cattolica nello stato argentino.

Durante la guerra in Algeria e negli altri conflitti coloniali francesi, come quello in Indocina, i paracadutisti dell’esercito francese, addestrati da alti ufficiali esperti in antiguerriglia e controinsurrezione, affinarono tecniche di tortura e sequestro di dissidenti ed oppositori politici che sarebbero state successivamente tramandate ai militari argentini. Questi soldati francesi facevano parte di Cité Catholique, un’organizzazione nata all’interno delle Forze Armate francesi dove alcuni degli appartenenti avevano sviluppato un concetto innovativo per il tempo: quello della sovversione. Secondo loro, era perpetrata da un nemico poliedrico, la cui finalità era “sovvertire l’ordine cristiano, la legge naturale o il progetto del Creatore.”35

Come avvenne qualche decennio dopo in Argentina, anche in Francia la Chiesa (se non tutta, una parte) si schierò con i militari riconoscendo metodi non in linea con gli insegnamenti del cristianesimo. “Quando la tortura praticata dai paracadutisti francesi in Algeria suscitò reazioni e condanne, i cappellani militari recarono conforto alle anime turbate degli ufficiali. Uno di loro, il acerdote Louis Delarue, scrisse un documento che ebbe diffusione in tutti i reparti: «Se la legge, nell’interesse di tutti, consente di sopprimere un assassino, perché mai si dovrebbe qualificare come mostruoso il fatto di sottoporre un delinquente, riconosciuto come tale e pertanto passibile di morte, a un interrogatorio duro ma il cui unico fine è, grazie alle rivelazioni che farà sui suoi complici e sui suoi capi, proteggere degli innocenti? In circostanze eccezionali, rimedi eccezionali».”36

Quando la guerra in Algeria cominciò a volgere al termine mettendosi male per i francesi (nel luglio 1962 l’Algeria divenne indipendente dalla Francia), il fondatore di Cité Catholique decise di creare filiali dell’organizzazione in varie parti del mondo che avrebbero dovuto accogliere numerosi membri dell’organizzazione in fuga dalla Francia e dall’Algeria. La prima venne istituita a Buenos Aires nel 1958. Infatti, tra la fine degli anni ’50 e l’inizio degli anni ’60, in Argentina iniziarono a diffondersi la dottrina della guerra controrivoluzionaria e la tecnica della tortura portate dall’Europa dagli aderenti a Cité Catholique e dai consulenti ufficiali inviati dal governo francese. Uno dei fuggiaschi clandestini, il colonnello Jean Gardes, che era stato condannato a morte, arrivò nel 1963. “Quarant’anni più tardi, sua figlia Florence mostrò alla giornalista francese Marie-Monique Robin gli appunti del padre. In uno di questi […] annota che nel marzo del 1963 un capitano di corvetta, tale Roussillon, gli propose questo scambio: gli avrebbe assicurato la protezione del governo argentino per stabilirsi a Neuquén, […] se avesse accettato di tenere una serie di conferenze presso la ESMA sulle tecniche antisovversive impiegate nelle guerre coloniali. […] I manoscritti di Gardes

35 Verbitsky, L’isola del silenzio. Il ruolo della Chiesa nella dittatura argentina, op. cit., p. 18. 36 Ibid.

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conservati dalla figlia coincidono con l’incartamento relativo all’ufficiale di Marina Lucas Roussillon. […] Secondo il suo incartamento, Roussillon nel 1963 prestava servizio nell’Intelligence della Marina.”37 A questi seminari parteciparono anche, per l’appunto, i cadetti dell’Accademia navale che furono istruiti circa le nozioni della guerra controrivoluzionaria. “In uno dei corsi assistettero alla proiezione del film La battaglia di Algeri, una coproduzione italo-algerina nella quale il cineasta comunista Gillo Pontecorvo denunciò i metodi utilizzati dall’Esercito coloniale francese. Lì e nelle scuole militari statunitensi”, come nella US Army School of the

Americas38, “ci si serviva di quel film per l’addestramento nelle tecniche antisovversive.”39 Un altro istituto in cui le Forze Armate argentine, ma anche di altri stati sudamericani, venivano addestrate ed educate era l’École Militaire di Parigi. Di solito, la proiezione era preceduta da un discorso introduttivo di presentazione in chiave religiosa eseguito dal cappellano della Marina. Già una dozzina d’anni prima dell’inizio del Proceso de Reorganización Nacional la Chiesa (sempre senza generalizzare) giustificava e non condannava l’utilizzo della tortura, per mano delle forze di Polizia, come mezzo per estorcere delle confessioni ai detenuti che, però, come spiegato nel paragrafo 1.1., sempre più spesso erano cittadini comuni, conterranei proprio di coloro che infliggevano queste tremende pene. Trentacinque anni più tardi due dei cadetti della Marina che avevano partecipato a una di quelle conferenze sul tema della battaglia contro la sovversione raccontarono la loro esperienza a Marie-Monique Robin: “«Il cappellano giustificava i metodi della Battaglia di Algeri?».

Anibal Acosta: «Interamente». «Inclusa la tortura?»

Julio César Urien: «Sì. La tortura non era considerata un problema etico, bensì un’arma».

Anibal Acosta: «Un settore della gerarchia cattolica difese quella pratica. Ci fecero vedere quel film per prepararci a un tipo di guerra che non era affatto quella che ci aveva convinti a entrare in Accademia, la guerra tradizionale. Ci addestravano a missioni di Polizia contro la popolazione civile, che diventò il nuovo nemico».”40

Anche dalla storia del capitano della Marina Adolfo Scilingo, sopraffatto dall’angoscia e dal rimorso per le azioni che aveva compiuto eseguendo gli ordini che a lui e ai suoi compagni erano stati impartiti dai loro superiori (pensando di fare il giusto cioè un atto supremo per il proprio paese) durante la guerra sporca, raccontata al giornalista Verbitsky vent’anni dopo l’inizio della dittatura, emerge come una parte del clero, in questo caso i cappellani militari, non sanzionassero la pratica del volo o quella della tortura nei confronti dei ‘nemici’. Se nel periodo di governo delle Forze Armate “«sono stati impiegati tanti metodi non convenzionali era perché la guerra non era convenzionale».”41 L’uso dell’espressione ‘non convenzionale’ è un eufemismo per indicare che

37 Ibid., pp. 18-19.

38 La US Army School of the Americas o Escuela de las Américas (SOA) fu fondata nel 1946 e si trovava nella Zona

del Canale di Panama, oggi Repubblica di Panama. Aveva il preciso scopo di addestrare militarmente il personale delle Forze Armate dei paesi latinoamericani alleati con gli USA e insegnar loro le tecniche di contro insurrezione anticomunista. Nel 1984 la SOA venne trasferita in Georgia e nel 2001 fu trasformata nel Western Hemisphere Institute for Security Cooperation (WHINSEC).

39 Verbitsky, L’isola del silenzio. Il ruolo della Chiesa nella dittatura argentina, op. cit., p. 19. 40 Ibid., pp. 19-20.

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nell’età dittatoriale fra gli anni ’70 e ’80 si sono utilizzati abbondantemente sistemi banditi dallo stesso diritto nazionale argentino e dalle norme internazionali, oltre che dai precetti morali ed etici della Chiesa che, invece, li accettava e li considerava una “forma cristiana e poco violenta.”42 Scilingo spiegò la posizione dei religiosi vicini alle idee della Giunta: “«Da un punto di vista religioso, parlando con il cappellano, tutto ciò [si riferisce ai voli e alla ‘persuasione al pentimento’, come definì lui stesso le torture] era accettato».”

Segue poi la domanda di Verbitsky: “«I cappellani approvavano il metodo?»”

Scilingo rispose: “«Sì. […] Il giorno dopo [allude al suo primo volo della morte] non mi sentivo molto bene e sono andato a parlare con il cappellano della Scuola che mi ha fornito una spiegazione cristiana della cosa».

«Qual è stata la spiegazione cristiana?»

«Mi diceva che era una morte cristiana perché non soffrivano, perché non era traumatica. Diceva che dovevano essere eliminati, che la guerra era la guerra, che perfino nella Bibbia era prevista l’eliminazione dell’erba cattiva dai campi di grano [Parabola della zizzania nel Vangelo di Matteo, cap. 13, 24-43]. Un po’ mi ha sostenuto».”43

Nell’ottobre 1961 l’arcivescovo di Buenos Aires nonché vicario generale castrense e cardinale Antonio Caggiano, il quale nello stesso anno – per orientare i soldati cattolici nella lotta al comunismo – aveva redatto il prologo dell’edizione in spagnolo del libro di Jean Ousset intitolato

Marxismo-Leninismo, “inaugurò insieme al presidente Arturo Frondizi il «primo corso

interamericano di guerra controrivoluzionaria», organizzato presso la Scuola Superiore di Guerra. […] Il corso contava sulla consulenza dei colonnelli francesi […] e tra i docenti figuravano intellettuali come Mariano Grondona [giornalista e sociologo] e sacerdoti come Victorio Bonamín […]. All’inaugurazione, il direttore della Scuola Superiore di Guerra disse che il corso avrebbe trattato di un nuovo tipo di guerra «che potremmo classificare come guerra interna», che si combatte «senza mezzi termini, né scrupoli o principi etici». Una guerra che non ha limiti geografici e tra i cui nemici figurano la demagogia, l’immoralità, i vizi, le basse passioni, utilizzati «dalla dialettica d’azione comunista» che fomenta «opposizioni e contraddizioni». Il «mondo libero deve capire che la guerra è già iniziata». Caggiano, che presenziò alla cerimonia alla destra di Frondizi, impartì la benedizione e invocò l’aiuto di Dio sui militari affinché trovassero «il giusto sentiero per difendere la pace dei nostri popoli». Come d’abitudine, [monsignor Emilio Teodoro] Grasselli era al suo fianco.”44 La figura di Grasselli – segretario particolare al Vicariato castrense del cardinal Caggiano prima e dell’arcivescovo Adolfo Servando Tortolo dopo –, come quella di altri prelati, sarà fondamentale per il tema di questa tesi quando si tratterà del coinvolgimento, per non parlare di quando fu connivenza, dell’alto clero della Chiesa cattolica argentina con i militari. Si occupava, lui come molti altri, prevalentemente dei rapporti con i familiari delle vittime che, disperati, gli chiedevano udienza in cerca di notizie. Questa parte dell’Episcopato argentino rappresenta forse l’emblema del legame, tipico di quegli anni ma anche della storia argentina in generale, tra sfera religiosa e sfera secolare, tra potere spirituale e potere terreno. Questo stralcio dal

42 Ibid., p. 31. 43 Ibid., pp. 40-41.

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libro di Verbitsky, che descrive una foto in cui sono presenti il cardinal Caggiano e un militare, rappresenta appieno quello che cercherò di evidenziare nel corso del mio lavoro e cioè di come ci fosse una connessione tra Chiesa e dittatura: “Vestito di nero, con una fascia viola alla vita, il Cardinale posava accanto al Generale. […] Il prelato simboleggiava la promiscuità ecclesiastica con il potere temporale.”45

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2. Capitolo 2