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elice te, ch'il regno Ampio dei venti, ito,

a’ tuoi verdi anni cortevi,..

Il ci.

E dire: chi ci darebbe retta? Chi.ci darebbeten) vuol dire 4 #0i, e non 4 lui, o a lei, o a loro. È un brutto vizio invalso nella lingua parlata, per influsso specialmente dell’Itàlia del nord.!

L'uso del lei riferito a uomo.

Nell’italiano antico si usava il voî in segno di rispetto, come ancora fa il pòpolo delle campagne, dove i figliuoli dànno del voi ai genitori. Ma circa tre sècoli addietro * si cominciò a dare del lei, e questo, le? riferito a uomo e a donna, è oramai di uso comune.

Come mai questo lei, (ella) che è terza persona femminile, è usato invece della seconda persona ma- schile? Sarebbe avvenuto così: il discorso, invece che alla seconda persona, uomo o donna che sia, sarebbe rivolto alla signoria, alla dignità, alla eccellenza della persona alla quale si parla. Da ciò il lei. Come sta lei? cioè: come sta la signoria di lei?

Gli antichi greci e latini dàìvano del #4 a tutti, e così fanno i bambini naturalmente, e anche alcuni del pòpolo dell’Itàlia centrale e meridionale. È la maniera più spon- tànea.

Soltanto in età molto tarda i romani cominciàrono a dare del voi agli imperatori. Questo vo? ìndica maestà, sovranità.

I re, i papi, le grandi autorità pàrlano usando il plurale; non i0, ma noi. Noi decretiamo, e perciò, nel 53

siii I

ps

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parlare diretto, si dice vostra 2 a e Non sua 729

stà À

po, poi, nel proseguimento del disco o Santità, semplicità di passare dal voi al lej I pòpoli di nuova civiltà sono in queste TSO accade per titoli molto più brevi e sèmplici USANZE dej Pronomi possessivi.

Dai pronomi di persona si nomi. per indicare che una co ate, o aly, 04 loro, 0 a se nomi possessivi 77/0, ÎUO, suo e loro.

Suoi 0 loro?

IL soldato ha le « sue» armi, î soldati hanno le

«loro» armi.

Dante ha scritto: « /e spade » delle punte sue (invece di /oro).

Il pòpolo, anche in Toscana, usa suo e S4oi invece di loro, e abbòndano esempi di buoni autori. È con- sigliàbile però non abusare,

sono formati altri Pro.

Sa aAPpattiene

g me, 0 Stesso, ed ecco ; pro.

» nostro, VOStro, suoi

tronche e private

n Differenza tra questo, cotesto (0 codesto) e quello.

| Questo ìndica persona o cosa che sta vicina a chi

|

| dica persona o cosa vicina alla persona rivolgiamo. Io Scrivo a cotesto

Patla, o che da poco è nominata; cofesto

fo ministero. Ministero e non 4 alla quale ci

invece ìn-

e linguàggio si dice questi e quegli con

€, ma soltanto in funzione di soggetto:

J

di là per qui mi mena, perciò è impro- di questi, di quegli come si trova molto uegli che ve

prio dire:

esso. < 3 ì SE SERIE

sp Così gli avverbi costà e costt. Costà accenna più lontananza € più indeterminatezza di costì. Verrò costà, nel luogo dove sei tu.

Quello indica persona o cosa lontana.

Queste relazioni fra questo, cotesto, quello, non sempre sono osservate così scrupolosamente specie quando il dimostrativo si riferisce a idee o cose in cui il pensiero di vicinanza e di lontananza è escluso.

Questo è quello che mi dispiace.

Invece che dire questa cosa, spesso diciamo ciò, che è voce invariàbile, da cui si forma cioè = questa cosa è.

Costui (costei, costoro) = questo, ma contiene

spesso un senso di sprezzo. Chi è costui che senza morte va per lo regno della morta gente?

Altri, altro, altrui.

Altro (altra) ìîndica persona o cosa differente da quella di cui si ragiona. In nòbile linguàggio altri è usato in funzione di persona e di soggetto. Me degno a ciò nè io nè altri crede. i

Altro da solo vale altra cosa: altro è parlar di morte, altro è morire.

Altrui = altri; ma non però come soggetto. În nòbile linguàggio si usa da solo, cioè senza dî, 4, da.

Prègoti che alla mente altrui mi rechi. Non lascia

altrui passar per la sua via. È 5 Vale anche

gettivo che ìndica Possesso: Lg 053 de ag:

altri.

i

Il quale.

Ecco il pronome più frequente e anche un po più difficile, benchè sia del tutto regolare: ;/ quale la quale, i quali, le quali. La sua funzione è molto ciare, le parti del discorso: il libro, il quale ty leggi, è bello. Ma per maggior scioltezza dirò: ;/ libro, che tu leggi, è bello. Dunque la parola che, nella fun.

zione di pronome, sostituisce ;/ quale, Specialmente come soggetto oppure come oggetto,*

bello stile che m'ha fatto onore.

> Quando si sostituisce ci?

Cui non si sostituisce mai come soggetto, quindi di cui, a cui, da Cui, con cui, e come oggetto sa di ricercato e di antico.*

SINGOLARE

soltanto) (raro czi)

a, con la quale = da, con cui.

PLURALE

° i — che

; quali, le quali = € para

CIT Jelle quali = di cu 5. i ) Lui alle quali — acui (0 cui soltanto ai 7

le quali = che (raro cui)

i quali; con le ecc., quali = da, con cui.

dai, coi, €CC-> quali, dalle,

Si può dire: oggi sono stanco, per cui rimango a letto? Non sarebbe troppo ben detto, perchè questo cui si riferisce più specialmente a persona. Dirai per- ciò, per questo, ecc. Più esatto sarebbe dire: per la qual cosa, ma sa di pedantesco. te

Si può dire: è di cui, dei o del di cui, ecc., come:

questi giòvani, i di cui costumi mi sono noti, ecc.?

Suona male. Ditai con più eleganza, portando via il di: i cui costumi; o i costumi dei quali, ecc.

Spesso nei poeti e nella antica prosa si trova la parola onde = con cui (o con il quale, o con i quali).

Serpentelli onde le fiere tèmpie erano avvinte.

Onde fare, onde mangiare, onde vivere, ecc., in- vece di per fare, per mangiare, per vivere, non è affatto bello. Lo èùsano molti; ma non è buona ra- gione.

Onde vuol dire da dove: onde vieni? Vuol dire anche cagione, maniera, orìgine: La gola, e °l sonno e le oziose piume hanno dal mondo ogni virtù sban- dita, onde è dal corso suo quasi smarrita nostra natu- ra, vinta dal costume. Esagerazione poetica antica; ma anche Mussolini ha detto: Noi disprezziamo la vita comoda.

Che.

Si usa, come abbiamo

veduto, in ] bi ù nome 7 quale, la quale.

980 del Pro.

Che è congiunzione

fra due Proposizioni. lo

che tu sei buono.

Io credo ch’ei credette ch’io credessi,

so

Che si usa hei confronti; è mèglio vivere no da leone che un sécolo da pècora.

Chè vuol dite perchè, e si scrive con l'accento, Oggi è poco dell’uso.

Un gior

Padre mio, chè non m’aiuti?

Che vuol dire anche in cui, quando, nel tempo che:

» nella stagion che il ciel ràpido inchina...

=E o rifiuto, cosa incredìbile, e anche per indicare Chè, con l'e aperta, è interiezione disapprovazione pet significare _ Che? Serve per interrogare, e più compiutamente si dice: Che cosa?

__ Conun po di attenzione s

= dei troppi che.

i può evitare il susse.

nome molto usato, più specialmente è chi, ed è uguale a colui j/ quale: chi Ma si usa pure in forma di com-

è la punizione di chi ge ts sj 12): A chi piace una cosa, a chi un at

(de i co 5 n indefinito, e vale ad chi tocca! (a colui al quale).

Bazza 4 Ghi si usa altres detto? *

hi l'ha

Pronomi ed aggettivi indefiniti.

Sono chiamati

modo preciso. tc: ]

Ogni: parola invariàbile, sempre unita ad un no- me, e usata solo nel singolare: ogni 40720 è mortale = tutti, ma considerati individualmente.

Tutto -a, tutti -e. Indica la totalità, considerata nell'insieme. Siamo tutti fratelli in Cristo.

Ognuno -a, (da ogni + uno -a). Non ha plurale e vale come ogni. È pronome, cioè sta da solo, 0g14#0 pensa a sè.

Ciascuno -a. Non ha plurale, vale come ognuzo,

ma si può dire tanto ciascuzo come ciascun Uomo, e

cioè è aggettivo e pronome. ;

Qualche: parola invariàbile, sempre unita ad un <A nome, e soltanto al singolare. Qualche libro. Indica

una parte pìccola di una totalità.

Alcuno -a, alcuni e-; aggettivo e anche pronome:

supplisce al plurale di zo e di qualche. (Vedi pàgi-

na 26). a”

Certo a-, certi -e; nel senso di alcuno; e si accom- pagna al nome: io bo certi libri.

così perchè non detèrminano in

1a er

Parècchio -a, parecchi “€, cioè piuttosto molti

TL molto.

| to

Nessuno -a: aggettivo e pronome = n

» pa del pl É ps €mmeno

uno, e manca del plurale. Nissuni, nissune, sono a i me antiche e dialettali toscane,

a Di

Qualungue solo al singolare: qualunque sia la n. causa, oppure guali che sìano le cause. Non qualun

,

È que sìano le cause. -

e, 5 ?

e Forme assolute: n/a, niente. (Il nulla, il niente) fr; Si può dire come dicono i lombardi: io so niente x

>

Re to conosco nessuno? Non è ben detto, occorre un non ha valore di nega- g= non davanti al verbo, che però

3 zione: {0 non so niente.*

G AR Uno, numerale, indicante unità, 4 omo.

Uno (ed anche uri) = unito. Liberi non sarena,

| Se won siamo uni (poètico, non comune ed anche . bello). poco Gli unie gli altri.

Uno = uno solo. Amore e cor gentil sono una

| cosa (latinismo).

Verbo

e: esprime le azioni della

» il re delle paro!

Verbo è il re 5 presente passato futuro), ita, i : di queste azioni (

ita, i tempi di que

i

sodi delle azioni (modo certo, incerto, preghiera, comando), € infine le persone (70, #4, lui, lei, not, voi, loro).

"Chi dice io andare, vot andare? Uno che non conosce l’italiano. Un italiano dice: î0 vado, voi an-

date. " E

Il verbo, dunque, per esprìmere questi tempi € modi e persone prende tante terminazioni: cioè una parte del verbo è fissa, e l’altra è variàbile: 70 417-0, noi am-ammo.

L’unione della parte fissa con le parti variàbili si chiama coniugazione, che vuol dire congiungimento.

Quando queste parti variàbili non bàstano da sole a coniugare un verbo, allora viene in aiuto un altro verbo, chiamato ausiliare, quasi aiutante: io ho amato.

Questa parola delle grammàtiche (ausiliare, o ausiliàrio), voleva significare truppe e soldati che venìvano in aiuto. I verbi, infatti, si pòssono consi- derare come un grande esèrcito diviso in tre schiere, cioè: la prima schiera è in -are (arz4re), la seconda

in -ere piano (vedere), € -ere sdrùcciolo (Iègger

la terza in -ire ( finire). €),

Un generale li comanda ed è il verbo che es o me la vita, senza la quale come Può èssere azione?

Ed ecco il verbo èssere.

Il verbo èssere ha una coniugazione sua Pròpria Quando non basta da solo, chiama in aiuto ] . stato del verbo stare: io sono stato?

Delle tre coniugazioni di cui abbiamo parlato, Ja prima in -gre è la più numerosa; non solo, ma è Ja più facile, così che tutte le volte che nasce un verbo nuovo, è sempre della prima coniugazione: telefona.

re, pedalare, amarare, ecc.

Perchè è più fàcile? Perchè è regolare. Sarebbe come dire: perchè sono soldati tutti con l’uguale mon- tura.

Quattro soltanto sono i verbi irregolari della prima coniugazione, e sono fare, stare, dare, andare ®

Avviene anche un altro fatto interessante. Il pò-

‘polo, quando può, invece di un verbo in -ere e in-ire, adòpera un verbo in -are. Percuòtere, bastonare:

cuòcere, cucinare; salire, montare; udire, ascoltare;

chièdere, domandare? ecc.

I verbi in «are hanno tutti la terminazione -ai (amzai) per esprìmere il Passato remoto cioè lonta- no, e la terminazione «ato (azzato) per esprìmere

a Voce

in -ere e in -ire il tempo passato re- chiesi, resi, bevvi,

passato re-

‘0 col passato remoto avviene specialmente nell'alta Si dove il passato remoto si può dire scomparso ine polare, mentre nell’Itàlia centrale e inferiore

>

Verbi transitivi e intransitivi, passivi, riflessivi.

Continuando nel paragone dei soldati, come i sol- 2%

dati sono di diverse armi: fanteria, gènio, cavalleria, asi ecc., così i verbi sono attivi transitivi, attivi intran- - s

sitivi, passivi, riflessivi. i o

Verbi transitivi: sono i verbi che ìndicano una

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