I. Poesia e prosa: questioni di metodo
I.2 Il ritmo come peculiare configurazione prosodica
I.2.2 La melodia, o unità melodica
5. Fra la metrica del racconto e la metrica del canto
5.5 Seconda tipologia ritmica Le forme metriche della tradizione italiana: il
5.5.4 L'endecasillabo
Compare infine, nei Dialoghi, un discreto uso dell'endecasillabo, pari al 7% dei brandelli ritmici totali. Questo è un aspetto significativo, innanzitutto perché Pavese aveva letteralmente “bandito” l'uso dell'endecasillabo dalla raccolta di poesie contemporanea ai Dialoghi, e cioè da La terra e la morte. Aveva, infatti, preferito utilizzare metri più “corti”, come il senario o il settenario anapestico, e, al massimo, il novenario.
Si sviluppa qui una vera e propria predisposizione alla forma metrica per eccellenza, l'endecasillabo, appunto.
Sono pochi, tuttavia, i casi in cui Pavese compone delle vere e proprie “strofe” di endecasillabi. Più spesso, invece, alterna questa struttura metrica ad altre, preferibilmente più corte e agili.
[E quando viéne il giorno chiáro (9)] [e tu ti accósti leggéra alla rúpe, (11)] [è
troppo bello per pensarci ancóra. (11)]385
[Per te la mórte è una cósa che accáde, (11)] [come il giórno e la nótte. (7)]386
[Iacinto invéce non fú che un ragázzo. (11) [Visse i suoi giórni venerándo il suo signóre.(13)]387
[Io dormívo una séra sul Látmo -era nótte- (tetrapodia)] [mi ero attardáto nel vágabondáre, (11)] [e dormivo seduto contro un trónco. (11)]388
[Voglio dire... non conosci la stória (11)] [del pastore lacerato dai cani, (11)] [l'indiscréto, l'uomo cérvo? (8)]389
A conclusione di questa analisi trasversale degli endecasillabi presenti nel testo, sembra indispensabile riportare le conclusioni che Costanzo Di Girolamo, in Teoria e prassi della versificazione, ha avanzato nell'ultima pagina del capitolo dedicato proprio al verso di Pavese. Lo studioso, infatti, afferma che gli endecasillabi non sono affatto rari nella prosa pavesiana successiva al 1939, e in particolar modo nella prosa dei Dialoghi. Conclude, infatti, affermando che è di notevole importanza il fatto che l'endecasillabo, struttura che Pavese aveva evitato come peste melodica390
nel canzoniere Lavorare stanca, in prosa è ammesso e persino agevolato.391
385 DL, La nube. 386 Ivi.
387 DL, Il fiore. 388 DL, La belva. 389 Ivi.
390 Costanzo Di Girolamo, Teoria e prassi della versificazione, cit. p. 196. 391 Ivi.
Conclusioni.
Attraverso lo spoglio prosodico delle strutture metriche all'interno dei Dialoghi con Leucò di Cesare Pavese, crediamo di aver dato delle risposte preliminari a tutti quei dubbi riguardanti la presenza di «brandelli ritmici» di cui si è tanto parlato nel corso della nostra trattazione.
Il capitolo centrale, quello che comprende la trascrizione dell'intera opera attraverso l'uso di segni grafici (le parentesi quadre che racchiudono segmenti ritmici astraibili dalla pagina; i numeri tra le parentesi tonde che indicano la lunghezza sillabica di tali segmenti, e che includono nel computo delle sillabe quelle atone successive all'ultima tonica) ha la pretesa di fungere da catalogo da consultazione delle strutture metrico-prosodiche da noi isolate. Consideriamo, questo, un aspetto importantissimo di tutto il lavoro: il lettore potrà, in questo modo, avere a disposizione tutto il testo, senza eccezioni, e così potrà materialmente rendersi partecipe di un aspetto della scrittura di Pavese che non può passare inosservato, e cioè la volontà dell'autore di fare poesia in forma di prosa.
Poesia in forma di prosa, prosa ritmica: questo sono i Dialoghi. Una precisazione: se bisogna evitare di confondere l'infinita mobilità di ciò che si intende con «ritmo» con la codificazione metrica che via via la tradizione ne ha tratto, e ammetterne varie possibilità di manifestazione, non bisogna nemmeno intendere «ritmo» semplicemente come sinonimo di «movimento», e accontentarsi dell'uso metaforico che di questo termine si fa continuamente. Sulla scia di Esposito, in Metrica e poesia del Novecento392, distinguiamo il ritmo dal metro: il metro costituisce, infatti, la misura del ritmo, la regola che astrattamente regge il verso e che si è radicata nella tradizione.
In Italia si parla pochissimo di poesia in prosa. Non solo esistono pochissimi studi sull'argomento, ma addirittura è quasi impronunciabile il sintagma che nomina questo genere, e cioè “poesia in prosa”. A questo vengono sostituite e preferite altre designazioni, più vaghe: “prosa lirica”, “prosa poetica”, “prosa d'arte”, che rendono
poca giustizia ad un modo di narrare che è ben radicato nella nostra tradizione letteraria.
In Pavese il ritmo della prosa, la sua poesia in forma di prosa, è monotono ritorno dell'identico, è il balbettio di chi forza l'espressione fino ai suoi limiti, per ritrovare, alla fine, quel ritmo che si attua nella ripetizione delle strutture metriche principali. A Costanzo di Girolamo, come abbiamo più volte ricordato nel corso della nostra trattazione, si deve la preziosa osservazione secondo la quale l'uso della prosa nella poesia contemporanea può essere paragonato a forme simili di prosificazione che nel passato delle letterature romanze avevano interessato, ad esempio, la narrativa. Per cui nel sintagma che definisce il genere “poesia in prosa” la parola “poesia” avrebbe il valore ristretto di “poesia lirica”. In questo senso, Di Girolamo respinge l'etichetta che di tale paradosso rende conto e propone la definizione di “prosa lirica”, sintagma estraneo alla connotazione ossimorica dell'altra definizione (“poesia in prosa”). In questo senso illuminanti sono le parole dello scrittore Riccardo Bacchelli, in Amore di poesia, il quale esprime con forza il concetto che
[…] Che si possa far poesia in prosa, questa è verità dimostrata, tanto che, una volta scoperta, pare esista sempre, e non si riesce più a concepire epoca e menti alle quali sia stata celata. E mentre esteticamente essa è una conseguenza delle dottrine della poesia pura, della liricità dell'arte, ogni lettore di poesia moderna scopre a prima vista le linee del disegno storico della prosa poetica, chiarissimo nel secolo scorso ed in questo: niente di meno che un nuovo genere. [...]393
Sempre sulla scia di Di Girolamo possiamo affermare con sicurezza che è fuori di ogni dubbio una presenza ritmico-prosodica nella produzione in prosa di Pavese, riconoscendo comunque i limiti oggettivi costituiti dalla diversità di genere letterario. Questo lavoro vuole essere un punto di partenza per una indagine metrica sull'intera produzione in prosa di Pavese. Per fare ciò il ruolo dello spoglio prosodico è fondamentale: soltanto così si potrà capire l'importanza dell'uso di determinate
Bibliografia
Testi
Pavese, Cesare, 1999 [1947]. “Dialoghi con Leucò”, introduzione di Sergio Givone, Torino, Einaudi.
Pavese, Cesare, 2002 [1946]. “Feria d'agosto”, introduzione di Elio Gioanola, Torino, Einaudi.
Pavese, Cesare, 2010 [1952]. “Il mestiere di vivere, diario dal 1935-1950”, a cura di Marziano Guglielminetti, introduzione di Cesare Segre, Torino, Einaudi.
Pavese, Cesare,1998 [1962]. “Le poesie”, a cura di Mariarosa Masoero, Torino, Einaudi.
Pavese, Cesare, 1962. “Poesie edite e inedite”, a cura di Italo Calvino, Torino, Einaudi.
Pavese, Cesare, 2008 [1956]. “Vita attraverso le lettere”, a cura di Lorenzo Mondo, Torino, Einaudi.
Bibliografia generale delle opere citate e consultate
Andreoli, Annamaria, 1977. “Il mestiere della letteratura. (Saggio sulla poesia di Pavese)”, Pisa, Pacini Editore.
Barthes, Roland, 1982. “Il grado zero della scrittura”, Torino, Einaudi.
Pavese”, SIGMA, 3-4, pp. 87-94.
Beccaria, Gian Luigi, 1975 (e 1989). “L'autonomia del significante”, Torino, Einaudi.
Beccaria, Gian Luigi, 2001. “Le forme della lontananza. La variazione e l'identico nella letteratura colta e popolare. Poesia del Novecento, fiaba, canto e romanzo”. Milano, Garzanti.
Beccaria, Gian Luigi, 2013 [1964]. “Ritmo e melodia nella prosa italiana: studi e ricerche sulla prosa d'arte”, Firenze, Olschki.
Beccaria, Gian Luigi, 2011. “La luna e i falò: tra prosa e poesia”, «Cuadernos de filologia Italiana», Volumen exstraordinario, pp. 61-71.
Beccaria, Gian Luigi, 1981. “Il «volgare» illustre di Cesare Pavese”, «Le Forme e la storia», n. 1-2, pp.3-14.
Beltrami, Pietro, 2011 [1991]. “La metrica italiana”, Bologna, Il Mulino.
Beltrami, Pietro, 2012 [2002]. “Gli strumenti della poesia”, Bologna, Il Mulino.
Berardinelli, Alfonso, 1994. “La poesia verso la prosa, controversie sulla lirica moderna”, Torino, Bollati Boringhieri.
Berruto, Gaetano, 1976. “«La langa» di Cesare Pavese: una lettura “sociolinguistica””, «Lingua nostra», XXXVII (3-4), pp. 96-106.
Bertinetto, Pier Marco, 1971. “Ritmo e modelli ritmici”, Torino, Rosemberg & Sellier.
Bertone Giorgio, 1981. “Appunti e nozioni di metrica italiana, con alcune ricerche novecentesche”, Roma, Bozzi.
Bertone, Giorgio, 1999. “Breve dizionario di metrica italiana”, Torino, Einaudi.
Bianchi Alberto, 2002. “Il dialogo oscuro. Appunti sulla scrittura dialogica di Cesare Pavese”, «Narrativa», 22, pp. 151-161
Bosetti, Gilbert, 2002. “Addenda sur la mythopoiétique de Pavese et sur la poésie”, «Chroniques italiennes», pp. 31-42.
Bozzola, Sergio, 2006. “Forme della brachilogia nei romanzi di Pavese”, «Stilistica e metrica italiana», n.14.
Bussolino, Claudia e Quaglino, Margherita, 2011. “Incidentali nella prosa di Pavese”, «Cuadernos de Filologia Italiana», Volumen Extraordinario, pp.83-108.
Calvino, Italo, 1946. “Pavese in tre libri”, «Agorà», 2,8, pp. 8-10.
Carrera, Alessandro, 2005. “I poeti e la prosa del mondo”, «Habenon», X, pp. 49-66.
Cohen, Jean, 1974. “Strutture del linguaggio poetico”, Bologna, Il Mulino.
Coletti, Vittorio, 2000 [1993]. “Storia dell'italiano letterario: dalle origini al '900”, Torino, Einaudi.
Contini, Gianfranco, 1986. “Breviario di ecdotica”, Napoli, Ricciardi.
Contini, Gianfranco, 1994, “Presenze femminili nell'opera di Pavese”, «Otto- Novecento», I, pp. 199 e ss.
Corti, Maria, 1978. “Il viaggio testuale”, Torino, Einaudi.
Cortinovis, Cristina, 1994. “L'architettura dei Dialoghi con Leucò”, «Testo», n. 27, pp. 67-86.
Curi, Fausto, 2001. “La poesia italiana nel Novecento”, Bari, Laterza.
De las Nieves Muniz Muniz, Maria, 1992. “Introduzione a Pavese”, Bari, Laterza.
De Rooy, Ronald, “Il narrativo nella poesia moderna. Proposte teoriche ed esercizi di lettura”, Firenze, Francesco Cesati Editore.
Demarchi Silvano, 1976. “Valori ritmici e tonali nella poesia di Cesare Pavese”, Ravenna, Longo.
Di Girolamo, Costanzo, 1976. “Teoria e prassi della versificazione – Il verso di Pavese”, Bologna, Il Mulino.
Esposito, Edoardo, 1992. “Metrica e poesia del Novecento”, Milano, Francoangeli.
Frongia, Eugenio, 1984. “«Letteratura parlata» e «ritmo del quotidiano»”, «Canadian Journal of italian studies», n. 2-3, pp. 29-49.
Giovannetti, Paolo, 1998. “Al ritmo dell'ossimoro. Note sulla poesia in prosa italiana”, «Allegoria», X, gennaio aprile, pp. 19-40.
Giovannetti, Paolo, 2008. “Dalla poesia in prosa al rap. Tradizioni e canoni metrici nella poesia italiana contemporanea”, Novara, Interlinea.
Girardi, Antonio, 2001. “Prosa in versi: da Pascoli a Giudici”, Padova, Esedra.
Grassi, Claudio, 1964. “Osservazioni su lingua e dialetto nell'opera di Pavese”, SIGMA, n. 3-4, pp. 49-71.
Guglielmini, Guido, 2002. “Poesia della prosa”, «Poetiche», n. 3, pp. 337-352.
Guidotti, Angela Flora, 1981. “Tra mito e retorica. Tra saggi sulla poesia di Pavese”, Palermo, S.F. Flaccovio Editore.
Guiducci, Armanda, 1974. “Invito alla lettura di Cesare Pavese”, Milano, Mursia.
Jesi, Furio, 1964. “Cesare Pavese e la scienza del mito”, «SIGMA», n. 3-4, pp. 95- 120.
Laroche, Pierre, 2002. “La réel de l'écriture”, «Chroniques italiennes», pp.77-88.
Lorenzini, Niva, 2005. “La poesia italiana del Novecento”, Bologna, Il Mulino, pp.112-120 “I percorsi del realismo”.
Lotman, Jurij Michajlovic, 1976. “Struttura del testo poetico. Studi di linguistica e teoria letteraria”, Milano, Mursia.
Marazzini, Claudio, 2002. “La lingua italiana, profilo storico”, Bologna, Il Mulino, capitolo 13 “Il Novecento”, pp.415-452.
Marchese, Angelo, 1991. “Dizionario di retorica e stilistica: arte e artificio nell'uso delle parole”, Milano, Mondadori.
Mazzoni, Guido, 2005. “Sulla poesia moderna”, Bologna, Il Mulino.
Mengaldo, Pier Vincenzo, 2000. “La tradizione del Novecento”, IV serie, Torino, Bollati Boringhieri,“Linguaggio dei crepuscolari, capitolo 2.
Menichetti, Aldo, 2007. “Saggi metrici”, Firenze, Sismel.
Mortara Garavelli, Bice, 1971. “Fra norma e invenzione: lo stile nominale”, «Studi di grammatica italiana», I, pp. 271-315.
Mortara Garavelli, Bice, 1993. “Le figure retoriche-Effetti speciali della lingua”, Milano, Bompiani.
Pavese”, Torino, Einaudi.
Mutterle, Anco Marzio, 1998. “Rileggendo Pavese”, «Studi Novecenteschi», pp.179-204.
Ponzi, Mauro, 1977. “La critica e Pavese”, Bologna, Cappelli Editore.
Romanelli, Giovanna, 2002. “La «parola nuova» di Cesare Pavese”, «Chroniques italiennes», pp. 90-102.
Romanelli, Giovanna, 2008. “Omaggio a Cesare Pavese”, Roma, ARACNE.
Rusi, Michela, 1988. “Le malvage analisi. Sulla memoria leopardiana di Cesare Pavese”, Ravenna, Longo Editore.
Secchieri, Filippo, 1991. “Il monologismo esistenziale del dialogo letterario, sui “Dialoghi con Leucò” di Cesare Pavese”, «Lingua e Stile», XXVI, pp. 432-433.
Serianni Luca, 2001. “Introduzione alla lingua poetica italiana”, Roma, Carrocci.
Serianni, Luca, 1988. “Grammatica italiana, italiano comune e lingua letteraria”, Torino, UTET Università.
Serianni, Luca, 2012. “Italiano in prosa”, Firenze, Cesati.
Soletti, Elisabetta, 2000. “Nota linguistica. Appunti sulla sintassi di Pavese”, in Cesare Pavese, “Tutti i romanzi”, Torino, Einaudi.
Stella, Vittorio, 1969. “L'elegia tragica di Cesare Pavese”, Ravenna, Edizioni A.Longo.
Todorov, Tzvetan, 1989. “Poetica della prosa”, Roma-Napoli, Theoria.
Untersteiner, Mario, 1947. “Dialoghi con Leucò”, «Educazione Politica», n.I, fascicoli 11-12.
Valli, Donato, 2001. “Dal frammento alla prosa d'arte, con alcuni sondaggi sulla prosa di poeti”, Lecce, Penta Multimedia.
Van den Bossche, Bart, 2001. “Nulla è veramente accaduto. Strategie discorsive del mito nell'opera di Cesare Pavese”, Firenze/Leuven, Franco Cesati Editore/ Leuven University Press.
Vegliante, Jean-Charles, 2002. “Rytme du vers, rythme de la prose dans quelques pages de Pavese”, «Chroniques italiennes», pp. 103-125.
Venturi, Giacomo, 2000. “Letteratura e vita. Per ricordare Cesare Pavese e Elio Vittorini”, «Esperienze Letterarie», n. 3-4, pp. 153-162.
Zamjatin, Evgenij I., 1970. Tecnica della prosa, Bari, De Donato.
Zoppi, Matteo, 2009. “Una «certa tiritera di parole»: genesi, forma e funzione dell'anapesto in Lavorare stanca”, «Levia Gravia», XI, pp. 135-155.
Zoppi, Matteo, settembre-dicembre 2012. “«Raccontare è monotono»: il ritmo della prosa in Feria d'Agosto di Cesare Pavese”, «ACME» Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Milano, volume LXV fascicolo III, pp. 202-220.