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Epidemiologia della listerios

1.9 Listeria monocytogenes

1.9.7 Epidemiologia della listerios

L’epidemiologia dell’infezione da Listeria monocytogenes è cambiata radicalmente nel decennio 2001-2012 rispetto ai dieci anni precedenti, sia per quanto riguarda l’incidenza, sia per quanto riguarda i soggetti colpiti, riguardando sempre di più individui ultrasessantenni (Mook et al., 2011). Questi cambiamenti non sembrano essere artefatti correlati a modificazione dei sistemi di sorveglianza o delle caratteristiche nella

popolazione relative a età, sesso ed etnia, ma sembrano invece essere legati all’aumento della popolazione con condizioni di immunodeficienza e alla maggiore diffusione di comportamenti a rischio.

La listeriosi è definita dall’OMS come malattia a bassa incidenza (5 casi per milione di abitanti), ma nonostante ciò preoccupante a causa dell’elevato tasso di mortalità (20% per le forme invasive) e di ospedalizzazione (90,5%) che la caratterizza. A causa di questi fattori, l’impatto economico e sociale di questa patologia è considerato tra i più alti tra le malattie trasmesse dagli alimenti.

Negli Stati Uniti, negli anni compresi tra il 2004 ed il 2009, sono stati riportati da FoodNet 762 casi sporadici di listeriosi invasiva, di cui il 17% erano donne in stato di gravidanza e il 53% pazienti con età superiore ai 65 anni. In questo arco di tempo l’incidenza annuale della listeriosi è passata da 0,25 a 0,32 casi su 100000 abitanti, non mostrando un cambiamento significativo (Silk et al., 2012).

L. monocytogenes è stata isolata dal feto nel 54% delle donne in gestazione con

listeriosi e nei neonati la diagnosi precoce è stata effettuata nel 41% dei casi dopo 1 giorno dalla nascita, nel 51% dopo 1 settimana e nel 78% dopo 2 settimane; nel 44% dei casi, il neonato ha contratto la meningite (Silk et al., 2012). I pazienti over-65 hanno mostrato un’incidenza di batteriemia (68%) e di meningite (41%) maggiore rispetto alle altre fasce d’età (Silk et al., 2012).

Numerosi casi di listeriosi sono stati associati all’assunzione di alimenti contaminati, in particolar modo di hot dogs, yogurt e latte intero non pastorizzato (Silk et al., 2012). Nel 2000, il CDC di Atlanta ha evidenziato come L. monocytogenes rappresenti il patogeno alimentare con più alto tasso di ospedalizzazione (90,5% dei casi) e sia al secondo posto per l’elevato tasso di mortalità tra i pazienti ospedalizzati (20-30%). Tuttavia, come spesso accade per le malattie trasmesse dagli alimenti, nonostante la notifica sia obbligatoria, assistiamo ad una sottostima dei casi di listeriosi poiché vengono infatti notificati solo i casi più gravi, che necessitano di ricovero.

Negli anni dal 1989 al 1993, negli Stati Uniti si è verificata una diminuzione dell’incidenza della listeriosi (da 7,9 a 4,4 casi per milione di abitanti), grazie alla messa in atto di pratiche preventive associate a campagne informative. Un’ulteriore riduzione del 40% dei casi è stata osservata dal 1996 al 2002, a seguito della creazione del sistema di sorveglianza FoodNet.

Secondo l’OMS, un trend di riduzione analogo si è osservato anche in Europa, in Gran Bretagna e in Australia. In Francia, le misure preventive avrebbero ridotto del 68% la

presenza di Listeria nel decennio 1987-97 e, al fine di ridurre ulteriormente il trend di incidenza, nel 2003 il CNR francese ha avviato, in collaborazione con 27 laboratori europei, uno studio per la sorveglianza microbiologica delle infezioni da Listeria in Europa, che ha istituito un database elettronico condiviso sui profili genetici dei ceppi identificati nei diversi Paesi e sui diversi cibi, denominato progetto PulseNet Europa. Per quanto riguarda i dati ufficiali relativi all’epidemiologia della listeriosi in Europa, il bollettino annuale delle patologie trasmissibili steso nel 2012 dall’ECDC (ECDC, 2012) ha rilevato 1624 casi nel 2010, con un’incidenza di 0.33 casi per 100000 abitanti. I paesi con la maggior incidenza di notifiche sono risultati la Finlandia (1.33/100000), la Danimarca (1.12/100000) e la Svevia (0,67/100000), a causa del maggior consumo di pesce affumicato, mentre solo il Portogallo non ha riportato dati. I tassi d’incidenza sono risultati più alti nella fascia d’età degli over-65 anni, seguita da quella dei bambini sotto i 5 anni. Fra gli anziani sono più colpiti gli uomini, mentre nelle fasce d’età più giovani la patologia colpisce di più le donne, a causa della maggior attenzione posta alla listeriosi quando si tratta di donne in età fertile e in gravidanza, in particolare tra i 25 e i 44 anni. Per quanto riguarda la stagionalità, è stato riscontrato un trend stagionale con un aumento di casi tra giugno e ottobre (ECDC, 2012).

In Europa gli episodi epidemici sembrano essere correlati principalmente dall'assunzione di prodotti caseari: negli anni 1983 e 1987 gli alimenti maggiormente coinvolti nelle epidemie in Svizzera sono stati i formaggi molli non pastorizzati; analogamente, nel 1986, in Austria si è verificata un’epidemia a causa del consumo di latte non pastorizzato, mentre, nel 1995 in Francia l’alimento coinvolto è stato un tipo di Brie a base di latte non pastorizzato. In Finlandia, nel 1998, è stato registrato un caso di listeriosi legato al consumo di burro contaminato successivamente alla produzione: su 18 pazienti, 16 hanno sviluppato gravi forme di setticemia, in 1 caso è stato coinvolto il Sistema Nervoso Centrale e in 4 casi l’exitus è stato fatale.

La direttiva europea 92/59/EEC ha stabilito la realizzazione del Rapid Alert System for Food and Feed (RASFF), un sistema rapido di allerta che ha lo scopo di notificare agli Stati membri della Comunità Europea, in tempo reale, i rischi diretti o indiretti per la salute dei consumatori associati ad un prodotto alimentare. Si tratta quindi di uno strumento attraverso il quale gli enti sanitari territoriali possono avere informazioni su notifiche, fonti di contaminazione, prodotti e Paesi coinvolti in epidemie legate al consumo di alimenti.

L’Annual Report del RASFF relativo all’anno 2011, ha riportato 107 notifiche relative a

Listeria monocytogenes, in particolare legate al consumo di pesce (61 casi). I formaggi,

di diverso tipo e provenienza, sono stati coinvolti in 23 casi di notifica, con un maggiore coinvolgimento di quelli prodotti in Francia e Italia.

In Italia, la notifica della listeriosi rientra tra quelle con obbligo di notifica, come previsto per le tossinfezioni alimentari dal Decreto Ministeriale del 15 dicembre 1990. Dal 2002 al 2003 è stato attivato un sistema di sorveglianza attiva che coinvolge 40 laboratori localizzati in 10 regioni, affiancato al sistema delle notifiche obbligatorie. Questo studio ha raccolto 192 casi, con un’incidenza dell’1.3/1000000 abitanti/anno, che contrasta con il dato presentato dal Ministero della Sanità relativo alle notifiche obbligatorie, che nello stesso intervallo di tempo ha stimato un’incidenza di 0,8/1000000 abitanti/anno (Gianfranceschi et al., 2007).