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Eck, Tra epigrafia, prosopografia e archeologia Scritti scelti, rielaborati ed aggiornati, p 172, nt 23 F Canali De Rossi, Il ruolo dei patroni nelle relazioni politiche fra il mondo greco e Roma in età

132 Lastre sepolcral

W. Eck, Tra epigrafia, prosopografia e archeologia Scritti scelti, rielaborati ed aggiornati, p 172, nt 23 F Canali De Rossi, Il ruolo dei patroni nelle relazioni politiche fra il mondo greco e Roma in età

repubblicana e augustea, Roma, 2000, p. 111.

R. Lanciani, Storia degli scavi di Roma e le notizie intorno alle collezioni romane di antichità, VI, Roma, 2000, p. 108.

142

N. inv. 10

CIL, VI, 9935 (add. p. 3896)

Provenienza e storia collezionistica.

Rinvenuta nella vigna del Collegio Clementino nel corso degli scavi di Ficoroni del 1733. Successivamente è attestata nella raccolta capitolina dal catalogo del Guasco (1775-1778).

Roma, Musei Capitolini, n. inv. 2656.

Descrizione del supporto. Misure: cm 15 x 24.

Lastra in marmo rettangolare a sviluppo orizzontale; fori di affissione ai lati . Il testo, disposto su tre righe, risulta abbastanza centrato.

Le lettere presentano un‘accentuata apicatura e risultano di modulo inferiore nella r. 3; lettera montante (T) alla r. 3.

Contenuto.

P(ublius) Curius / Eupor / tibiarius de Sacra via.

Iscrizione funeraria relativa a Publius Curius Eupor, probabilmente di condizione libertina. Oltre al nome, l‘iscrizione indica la professione del defunto, tibiarius, ovvero fabbricante di flauti, in prossimità della Sacra

Via. Nell‘ambito di questo tratto della necropoli della via Appia sono attestate diverse figure di artigiani e

commercianti che avevano la loro bottega sulla Via Sacra: ricordiamo CIL, VI, 9548, proveniente da vigna Moroni, relativa al liberto Lucius Stlaccius Eros di professione margaritarius; CIL, VI, 5287, proveniente dall‘area compresa tra Appia e Latina, relativa a Sellia Epyre citata anche in CIL, VI, 9214, dove è indicata come auri vestrix; CIL, VI, 9212, proveniente dalla via Latina, relativa al liberto Aulus Septicius Salvius,

acceptor auri.

Datazione: prima metà del I sec. d.C. (M. Alfiero, in Gregori-Mattei 1999). Bibliografia.

H.J. Loane, Industry and Commerce of the City of Rome (50 BC - 200 AD), Baltimore, 1938, p. 133, nt. 76. M.Christol, in «Latomus», 1971, p. 660.

M. Guarducci, in «BCom», 93, 1989-1990, p. 326, nt. 13. D. Palombi, in «DialA», 1, 1990, p. 70, nt. 89.

P. Pergola, R. Santangeli Valenzani, R. Volpe, Suburbium: il suburbio di Roma dalla crisi del sistema delle

ville a Gregorio Magno, Roma, 2003, p. 311.

R. Lanciani, Storia degli scavi di Roma e le notizie intorno alle collezioni romane di antichità, VI, Roma, 2000, p. 108.

L. Spera, in «AJA», 107, 2003, p. 35, nt. 52. C. Bruun, in «ZPE», 112, 1996, p. 221.

143

N. inv. 11

CIL, VI, 10097 = 33960; CLE 1111; AE 2000, 99

Provenienza e storia collezionistica.

Rinvenuta nella vigna del Collegio Clementino nel corso degli scavi di Ficoroni del 1733. Successivamente è attestata nella raccolta del museo Kircheriano dal catalogo di G. Brunati (1837).

Roma, Museo Nazionale Romano, n. inv. 33960.

Descrizione del supporto. Misure: cm 36,5 × 73.

Lastra in marmo di forma rettangolare a sviluppo orizzontale. Il campo epigrafico ribassato è delimitato da una cornice modanata a listello e gola rovescia. Il lato superiore della cornice è decorato con tre maschere teatrali scolpite in rilievo, di cui quella centrale di dimensioni leggermente superiori rispetto alle due laterali. Il testo occupa completamente il campo epigrafico, addensandosi sul margine sinistro; la r. 1 e le ultime lettere delle rr. 6 e 12 sono incise sulla cornice.

Le lettere, di modulo decrescente, sono apicate e incise in modo regolare. Contenuto.

D(is) M(anibus) / Ti(berius) Claudius Esquilina (tribu) Aug(usti) Tiberinus / hic situs est fecit Tampia Hygia mater filio pientissimo. / Tu quicumque mei veheris prope limina busti / supprime festinum quaeso viator iter / perlege sic numquam doleas pro funere acervo / invenies titulo nomina fixa meo Roma mihi patria est media / de plebe parentes vita fuit nul┌l┐is tunc violata malis / gratus eram populo quondam notusque favore nunc sum defleti parva / favilla rogi quis bona non hilari vidit convivia voltu / adque meos mecum pervigilare locos quondam ego pierio vatum / monimenta canore doctus cycneis enumerare modis / doctus maeonio spirantia carmina versu dicere Caesareo carmina nota foro / nunc amor et nomen superest de corpore toto quod spargit lacrimis / maestus uterque parens serta mihi floresque novos mea gaudea ponunt / fusus in Elysia sic ego valle moror quod meat in stellis Delphin quod Pegasus ales / tot mea natales fata dedere mihi.

Iscrizione funeraria dedicata a Tiberius Claudius Tiberinus, probabilmente un liberto imperiale di Claudio o di Nerone (anche se manca l‘indicazione l(ibertus) accanto al titolo imperiale), dalla madre Tampia Hygia. La dedica è seguita da un carme in distici in cui il defunto, rivolgendosi al viandante, ricorda la propria attività di lettore di componimenti lirici ed epici che gli ha permesso di raggiungere la fama nonostante la propria nascita a Roma da una famiglia di modeste condizioni. Questa attività connessa al mondo della poesia e della recitazione spiegherebbe la decorazione della lastra con maschere teatrali.

Dalla zona in esame provengono numerose iscrizioni appartenenti a membri della gens Claudia: cfr. nn. 39- 41, 52, 211, 220-224.

Datazione: età flavio-traianea (Beucheler 1897, Friggeri 2001). Bibliografia.

144

E. Galletier, Étude sur la poésie funéraire romaine d'après les inscriptions, Paris, 1922, p. 142, nt. 10; p. 241, nt. 1 .

A. Brelich, Aspetti della morte nelle iscrizioni sepolcrali dell'impero romano, Budapest, 1937, pp. 7, 43, 45. G. Sanders, Bijdrage tot de studie der Latijnse metrische grafschriften vhheidense Rome: de begrippen

"licht" en "duisternis" en verwante themata, Bruxelles, 1960, pp. 59, 105, 236, 283, 397.

A. Degrassi, Scritti vari di antichità, I, Roma, 1962, pp. 34, 540.

J.E. Spruit, Studi in onore di Edoardo Volterra, III, Milano, 1971, p. 580 nt. 4. G. Barbieri, in «Miscellanea greca e romana», 4, 1975, pp. 310, 318.

G. Forni, in L'onomastique latine (Actes du Colloque International, Paris, 13-15 octobre 1975), édités par H.G. Pflaum, N. Duval, Paris, 1977, p. 93.

S. Mazzarino, in «Helikon», 20, 1980, p. 5, nt. 3. P. Cugusi, in «AnnCagl», 5 n.s., 1981, pp.7, 13-14. M.J. Strazzulla Rusconi, in «ArchCl», 34, 1982, p. 136.

M.L. Ricci, P. Carletti Colafrancesco, P. Gamberale, Atti del convegno virgiliano di Brindisi nel bimillenario

della morte (Brindisi, 15-18 ottobre 1981), p. 213, nt. 98.

M. Buonocore, P. Cugusi, in «Epigraphica», 47, 1985, p. 49, nt. 45.

P. Cugusi, Aspetti letterari dei Carmina Latina Epigraphica, Bologna, 1985, pp. 92-93, 184, 270. G. Forni, Le tribù romane. Le pseudo tribù, 3.1, Roma, 1985, p. 4, nt. 4.

G. Sanders, Cultura epigrafica dell'Appennino. Sarsina, Mevaniola e altri studi, Faenza, 1985, p. 19 nt. 4; 55, nt. 88.

G. Sanders, in «Epigraphica», 47, 1985, p. 213.

L. Gasperini, in «Abruzzo», 23-28, 1985-1990, p. 510, nt. 8. J. Fairweather, in «ClQ», 37, 1987, p. 188, nt. 31.

S. Panciera (a cura di), La collezione epigrafica dei Musei Capitolini: inediti, revisioni, contributi al

riordino, Roma, 1987, p. 268, nt. 9.

M.L. Tele, in «AnnCagl», 6 n.s., 1987, pp. 57, 61; p. 73 nt. 76; pp. 78, 80. P. Cugusi, in «Epigraphica», 53, 1991, p. 107.

G. Sanders, Lapides memores. Paiens et chretiens face a la mort. Le temoignagede l'epigraphie funeraire

latine, Faenza, 1991, pp. 30-31, nt. 10; p. 165; p. 188, nt. 19; p. 431, nt. 7; p. 465, nt. 98.

H. Chantraine, in «Gnomon», 62, 1991, p. 141.

E. Courtney, Musa Lapidaria. A selection of Latin verse inscriptions, Atlanta, 1995, p. 330, n. 123. G. Guillaume-Coirier, in «MEFRA», 107.2, 1995, p. 1150 nt. 161.

C. Morselli, in LTUR, II, Roma, 1995, p. 300.

S. Frascati, La collezione epigrafica di Giovanni Battista de Rossi presso il Pontificio Istituto di Archeologia

Cristiana, Città del Vaticano, 1997, p. 71 nt. 134.

G. Forni, Le tribù romane. Tribules, 3.2, Roma, 1999, p. 411, n. 1096.

R. Lanciani, Storia degli scavi di Roma e le notizie intorno alle collezioni romane di antichità, Roma, VI, 2000, p. 108.

P. Vexne, in «AnnHistScSoc», 55, 2000, p. 172, nt. 17.

R. Friggeri, (a cura di), La Collezione epigrafica del Museo Nazionale Romano alle Terme di Diocleziano, Roma, 2001, p. 162.

M. Corda (a cura di), Cultus splendore. Studi in onore di Giovanna Sotgiu, Senorbì, 2003, p. 453, nt. 94; p. 473, nt. 193; p. 487, nt. 267.

145

N. inv. 12

CIL, VI, 10119 (add. p. 3906); ILS 5235

Provenienza e storia collezionistica.

Rinvenuta nella vigna del Collegio Clementino durante gli scavi degli anni 1731-1733 documentati da Ficoroni. Successivamente è attestata nella raccolta capitolina dal catalogo del Guasco (1775-1778).

Roma, Musei Capitolini, n. inv. 1430.

Descrizione del supporto. Misure: cm 8 x 19.

Lastra in marmo pseudoansata con campo epigrafico delimitato da una cornice incisa con solco triangolare. Nelle pseudo anse, di forma triangolare, sono presenti i fori di affissione. Il testo non appare ben centrato entro lo specchio epigrafico e l‘ultima lettera della terza riga si sovrappone alla cornice.

Contenuto.

L(ucius)Axius / Daphnus / choraules.

Iscrizione funeraria relativa a Lucius Axius Daphuns, ricordato per la sua attività di choraules ovvero flautista durante le processioni.

Datazione: prima metà del I sec. d.C. (M. Alfiero, in Gregori-Mattei 1999). Bibliografia.

G.L. Gregori, M. Mattei (a cura di), Roma (CIL, VI). 1, Musei Capitolini, Roma, 1999, n. 659.

R. Lanciani, Storia degli scavi di Roma e le notizie intorno alle collezioni romane di antichità, Roma, VI, 2000, p. 108.

146

N. Inv. 13

CIL, VI, 10141 (add. p. 3906); ILS 5261

Provenienza e storia collezionistica.

Rinvenuta nella vigna del Collegio Clementino durante gli scavi degli anni 1731-1733 documentati da Ficoroni. Successivamente è attestata nella raccolta capitolina dal catalogo del Guasco (1775-1778).

Roma, Musei Capitolini, n. inv. 1492.

Descrizione del supporto. Misure: cm 23,5 x 40.

Lastra in marmo di forma rettangolare a sviluppo orizzontale.

Il campo epigrafico ribassato è delimitato da una cornice modanata a listello e gola rovescia.

Il testo, disposto su quattro righe, occupa completamente la metà superiore dello specchio epigrafico, sovrapponendosi alla cornice con l‘ultima lettera della seconda riga.

Da notare la presenza di una lettera nana (r) e di un nesso alla r. 2, di una soprallineatura e della forma

Caeseris al posto del corretto Caesaris alla r. 3. La metà inferiore della lastra presenta tracce di scalpellatura,

evidenti nel lato inferiore della cornice quasi completamente abraso. Contenuto.

Dis Man(ibus) Naidi Caesaris vernae / ex numero Pyrriche v(ixit) a(nnis) XXV m(ensibus) II d(ie) uno / Onesimus Caeseris (!) n(ostri) coniugi b(ene) m(erenti) / fecit et sibi et suis posterisq(ue) eorum.

Iscrizione funeraria relativa a Nais, verna della famiglia imperiale ricordata per la sua attività di danzatrice di

pyrricha morta all‘età di venticinque anni. La dedica è posta dal marito Onesimus, anch‘egli servo imperiale.

La forma Caeseris è attestata in diverse epigrafi di provenienza urbana databili tra la metà del I e gli inizi del II sec. d.C. (un confronto specifico si trova in CIL,VI, 19172, in cui compare la dedica Hedisto vernae

Caeseris n(ostri) con analoga soprallineatura).

Datazione: seconda metà del I sec. d.C. (M. Alfiero, in Gregori-Mattei 1999). Bibliografia.

H. Chantraine, Freigelassene und Sklaven im Dienst der römischen Kaiser. Studien zu ihrer Nomenklatur, Wiesbaden, 1967, p. 203 nt.33.

P. Sabbatini Tumolesi, in «PP», 1970, p. 329, n. 12. D. Manacorda, in «DialA», 1974-1975, p. 501 nt. 26, 29.

L. Vidman, in «LF», 1976, p. 158. G.L. Gregori, M. Mattei (a cura di), Roma (CIL, VI). 1, Musei

Capitolini, Roma, 1999, n. 659.

R. Lanciani, Storia degli scavi di Roma e le notizie intorno alle collezioni romane di antichità, Roma, VI, 2000, p. 108.

147

N. inv. 14

CIL, VI, 10146 (add. pp. 3425, 3492)

Provenienza e storia collezionistica.

Le notizie sul rinvenimento di questa iscrizione e di CIL, VI, 10148 = n. 15, entrambe relative al collegio degli scabillarii, sono contraddittorie.

Ficoroni, nella sua opera Le maschere sceniche del 1736 afferma che le due iscrizioni, ritrovatesi l‟anno

1734 ne‟ colombarj discovertisi nella vigna contigua all‟antica chiesa di S. Cesareo de‟ RR. PP. Somaschi, furono da me acquistate con altre ottanta iscrizioni sepolcrali, mediante il favore del dottissimo P. D. Francesco Baldini.

In realtà CIL, VI, 10146 viene citata dallo stesso Ficoroni in una lettera per A.F. Gori del 2 agosto 1732 (BMF, A 77, f. 98) insieme a CIL, VI, 2463, 10403, 10405, 23629 con l‘annotazione cinque mie lapidi

trovate in questi mesi. E‘ chiaro, quindi, che almeno il ritrovamento di CIL, VI, 10146 vada anticipato al

1732.

Per quanto riguarda il luogo del rinvenimento, occorre considerare che questo stesso gruppo di cinque iscrizioni viene menzionato anche nelle schede epigrafiche che Ficoroni invia al Gori (BMF, A6, f. 481v). Esse compaiono all‘interno di un elenco di dubbia localizzazione (i compilatori del CIL attribuiscono gran parte delle epigrafi trascritte in questo foglio agli scavi del 1731-1733 presso il bivio tra Appia e Latina); accanto alla numero 23629, tuttavia, è presente l‘annotazione vinea dextrorsum ante porta Appia che i compilatori del CIL collegano a vigna Moroni ma che potrebbe anche riferirsi alla vigna del Clementino e che potrebbe estendersi a tutto il gruppo di cinque iscrizioni rinvenute contestualmente.

Anche CIL, VI, 10148 compare nelle schede epigrafiche inviate al Gori ma in un foglio differente (f. 476 v) nel quale molte iscrizioni sembrano provenire da S. Cesareo (anche se, incrociando i vari dati desunti dalla documentazione di Ficoroni, in questo foglio compaiono molte iscrizioni su cui l‘antiquario fornisce una diversa indicazione di provenienza).

In assenza di dati univoci, considerando la concordanza tra quanto affermato nelle Maschere sceniche e i dati topografici che sembrano potersi attribuire all‘iscrizione 10148, si può supporre che le due iscrizioni provengano dal medesimo contesto nell‘area di S. Cesareo, forse indagato in due momenti diversi tra il 1732 e il 1734.

Il catalogo di G. Brunati (1837) attesta l‘epigrafe presso il museo Kircheriano Roma, Museo Nazionale Romano, n. inv. 29342.

Descrizione del supporto. Misure: cm 7 x 15.

Lastra in marmo di forma rettangolare a sviluppo orizzontale mancante dell‘angolo inferiore destro; fori di affissione ai lati.

Il campo epigrafico è delimitato da una cornice incisa. Il testo risulta abbastanza centrato entro il campo epigrafico con la tendenza ad addensarsi sul margine sinistro. Le lettere sono incise con solchi piatti e risultano di modulo costante.

Contenuto.

Dec(uria) XII / C(aius) Iulius / Cythisus / colleg(io) scabill[ar](iorum).

Iscrizione funeraria relativa a Caius Iulius Cythisus, appartenente alla dodicesima decuria del collegio degli

148

Dagli scavi di Ficoroni del 1731- 1733 presso il bivio tra la via Appia e la Latina proviene CIL, VI 10147, anch‘essa relativa al collegio degli scabillari: D(is) M(anibus) / M(arcus) Ofanius / Aristionis / d(ecuria) XVI

fecit / sibi et M(arco) Ofa / nio Primo fil(io) / col(legio) sca(billariorum).

Senza indicazioni di provenienza risulta CIL, VI 10145: C(aio) Galerio Fortun[ato] / collegi(io)

scab(illariorum) dec(uria) (decima) / Pininius Felix / d(e) s(uo) d(edit).

Datazione: I sec. d.C. (Avetta 1985). Bibliografia.

E.I. Jory, in «Hermes», 1970, p. 251 nt.5.

L. Avetta, Roma, via Imperiale: scavi e scoperte (1937-1950) nella costruzione di via delle Terme di

Caracalla e di via Cristoforo Colombo, Roma, 1985, p. 34.

R. Lanciani, Storia degli scavi di Roma e le notizie intorno alle collezioni romane di antichità, Roma, VI, 2000, p. 108.

149

N. inv. 15

CIL, VI, 10148 (add. p. 3425)

Provenienza e storia collezionistica. Cfr. n. 14.

Roma, Museo Nazionale Romano, n. inv. 29343.

Descrizione del supporto. Misure: cm 10 x 20.

Lastra in marmo pseudoansata di forma rettangolare a sviluppo orizzontale. Fori di affissione in corrispondenza degli angoli centrali delle pseudoanse.

Il testo, disposto su cinque righe, è centrato entro il campo epigrafico; la prima riga è completamente abrasa. Le lettere, di forma piuttosto allungata e di modulo costante, sono incise in modo sommario con solchi piatti. Contenuto.

V//R//// / et Phurpuries / Lyde collegio / scabillarioru(m) / d(ecuria) (decima).

Iscrizione funeraria relativa a membri della decima decuria del collegio degli scabillari.

La comprensione della prima parte del testo risulta difficoltosa a causa dell‘abrasione della prima riga e dell‘ambiguità dell‘indicazione onomastica alla r. 2 che si presta a diverse letture (cfr. lemma CIL:

cognoscitur ET IHVRIVRIES).

Datazione: I sec. d.C. (Avetta 1985). Bibliografia.

E.I. Jory, in «Hermes», 1970, p. 251 n.5.

L. Avetta, Roma, via Imperiale: scavi e scoperte (1937-1950) nella costruzione di via delle Terme di

Caracalla e di via Cristoforo Colombo, Roma, 1985, p. 34.

H.H.J. Brouwer, Bona Dea. The Sources and a Description of the Cult, Leiden 1989, p. 26 nt. 41.

R. Lanciani, Storia degli scavi di Roma e le notizie intorno alle collezioni romane di antichità, Roma, VI, 2000, p. 108.

150

N. inv. 16

CIL, VI, 10296

Provenienza e storia collezionistica.

Rinvenuta nella vigna del Collegio Clementino nel corso degli scavi del 1638 documentati da J.J. Bouchard. Successivamente è attestata nella raccolta di Carlo Strozzi a Firenze.

Firenze, Museo Archeologico Nazionale, n. inv. 86265.

Descrizione del supporto. Misure: cm 27 x 47.

Lastra in marmo rettangolare a sviluppo orizzontale frammentaria sui margini superiore, destro e sinistro. Il testo, disposto su dieci righe, occupa totalmente la fronte della lastra.

Il testo è inciso a solchi triangolari, con lettere piuttosto apicate e di modulo variabile. Da notare la presenza di apices (rr. 5-6), e di soprallineature (r. 8).

Contenuto.

[- - -]m nomine concordiae [- - -] / [- - - ] [con]ficiat (denariis) D unde in locum eius [- - - ] / [- - - ] [fue]rint eadem condicione sequantur [- - - ] / [- - -]mat stipulatus est T(itus) Flavius Aug(usti) [l(ibertus)] [- - -] / [- - - ]us et populus poena autem infra s[cripta] [- - -] /[- - -] [commi]ssum fuerit collegium poena teneatur vel [- - -] / [- - -] [ K(alendas)] Apr(iles) quod si custos distractus non esset [- - -] / [- - -] [sa]crilego teneretur aut HS XXX m(ilia) n(ummum) s[- - -] / [- - -]us legem s(upra) s(criptam) fecerit inferre debe[bit] [- - -] / [- - -] actum Sex(to) Erucio C[laro II Cn(aeo) Claudio Severo co(n)s(ulibus)].

Epigrafe contenente il decreto di un collegio funerario. Poiché la lastra risulta frammentaria, non è possibile ricostruire l‘intero testo; la parte restante, parzialmente integrata dal Mommsen, sembrerebbe riguardare le norme relative alla custodia del sepolcro (cfr. r. 7) e, in particolare, le pene da infliggere in caso di cattivo comportamento da parte del custode.

Sono indicati il nome del presidente del collegio che stipula ufficialmente il decreto, un Titus Flavius liberto imperiale forse di Domiziano, nonché la data di approvazione del decreto stesso, avvenuta durante il consolato di Sextus Erucius Clarus e Cnaeus Claudius Severus.

Datazione: 146 d.C. Bibliografia.

P.R.C.Weaver, in «EpigraphSt», 11, 1976, p. 217.

L. Avetta, Roma, via Imperiale: scavi e scoperte (1937-1950) nella costruzione di via delle Terme di

Caracalla e di via Cristoforo Colombo, Roma, 1985, p. 32.

W. Kaiser, in «ZPE», 86, 1991, p. 178.

R. Lanciani, Storia degli scavi di Roma e le notizie intorno alle collezioni romane di antichità, Roma, V, 1994, p. 220.

151

N. inv. 17

CIL, VI, 10305 = CIL, III, 178a; (add. p. 3504)

Provenienza e storia collezionistica.

Rinvenuta nella vigna del Collegio Clementino nel corso degli scavi degli anni 1731-1733 documentati da Ficoroni. Successivamente l‘epigrafe passa nella collezione Manin di Venezia insieme alle iscrizioni nn. 47, 65, 75, 111. In seguito, l‘intero gruppo confluisce nella raccolta di Antonio e Jacopo Danieli a Zara, quindi, nel 1858, viene acquistato da Pietro Cernazai per la sua collezione di Udine. Nel 1881, alla morte del sacerdote Francesco Maria Cernazai, fratello di Pietro, il nucelo epigrafico resta in custodia del Seminario Arcivescovile di Udine per poi essere assegnato dal Ministero dell‘Istruzione Pubblica al museo di Cividale. Cividale del Friuli, Museo Archeologico Nazionale, n. inv. 2257.

Descrizione del supporto. Misure: cm 11 x 30.

Lastra in marmo rettangolare a sviluppo orizzontale frammentaria in corrispondenza dell‘angolo inferiore destro.

Il testo, disposto su quattro righe, risulta centrato entro il campo epigrafico. Le lettere, incise ad ampi solchi triangolari poco accurati, sono apicate e di modulo variabile.

Lettere montanti (T) alla r. 1. Contenuto.

Q(uintus) Mettius (mulieris) l(ibertus) Pamphilus / benificio (!) / P(ubli) Metti (mulieris) l(iberti) Philemonis / mag(istri) quinq(uennalis).

Iscrizione funeraria che attesta la donazione di un loculo a Quintus Mettius Pamphilus, liberto di una Mettia, da parte del colliberto Publius Mettius Philemonis in qualità di magister quinquennalis. Allo stesso contesto dovrebbe appartenere CIL, VI, 10306, attestata da J. F. Seguier presso Ficoroni: Q(uinti) Metti (mulieris)

l(iberti) Pamphili / m(agistri) v(ices) a(gentis) dat / benificium (!) / P(ublio) Volumnio P(ubli) l(iberto) Soso / Herenniae Tertiae / (mulieris) l(ibertae). In questo caso Quintus Mettius Pamphilus, agendo egli stesso in

qualità di magister, assegna altri due loculi dello stesso sepolcro ai liberti Publius Volumnius Sosus ed

Herennia Tertia.

Da notare, in entrambi i casi, la forma benificium per beneficium. Datazione: fine del I sec. d.C. (Mainardis 2004).

Bibliografia.

A.Chastagnol, in «REL», 1984, p. 278 nt. 20.

G. Alföldy, Studi di epigrafia augustea e tiberiana di Roma, Roma, 1992, p. 36 nt.7.

R. Lanciani, Storia degli scavi di Roma e le notizie intorno alle collezioni romane di antichità, Roma, VI, 2000, p. 101.

F. Mainardis, Aliena saxa. Le iscrizioni greche e latine conservate nel Friuli-Venezia Giulia ma non

152

N. inv. 18

CIL, VI, 10495

Provenienza e storia collezionistica.

L‘iscrizione è presente nelle schede epigrafiche di Ficoroni (BMF, A6, f. 477r) all‘interno di un foglio che si apre con l‘indicazione rep. post antiquam ecclesiam S. Caesarii dextrorsum viae Appiae. La provenienza dalla vigna del Collegio Clementino viene però messa in dubbio dagli autori del CIL, forse per la presenza a vigna Moroni di altre epigrafi della gens Acilia.

Lanciani la attribuisce agli scavi condotti a S. Cesareo tra il 1731 e il 1732. In seguito è attestata nella raccolta capitolina dal catalogo del Guasco (1775-1778). Roma, Musei Capitolini, n. inv. 1608.

Descrizione del supporto. Misure: cm 10,5 x 29.

Lastra in marmo rettangolare a sviluppo orizzontale.

Il testo, disposto su quattro righe, occupa quasi completamente il campo epigrafico. Le lettere, incise a solchi triangolari in modo regolare, presentano accentuate apicature. Contenuto.

M(anius) Acilius (mulieris) l(ibertus) Felix / Acilia Athenais / Fabia Alcione / sibi.

Iscrizione funeraria relativa a due liberti della gens Acilia, Manius Acilius Felix e Acilia Athenais, e a Fabia

Alcione.

Da vigna Moroni provengono altre due iscrizioni funerarie appartenenti a membri della gens Acilia: CIL, VI, 10493, dedicata a Caius Acilius Eros e ad Acilia Romana, e CIL, VI, 10507, relativa a Publius Acilius

Polydorus e ad Acilia Restituta.

Datazione: prima metà del I sec. d.C. (A. Capoferro, in Gregori-Mattei 1999). Bibliografia.

L. Avetta, Roma, via Imperiale: scavi e scoperte (1937-1950) nella costruzione di via delle Terme di

Caracalla e di via Cristoforo Colombo, Roma, 1985, p. 182.

G.L. Gregori, M. Mattei (a cura di), Roma (CIL, VI). 1, Musei Capitolini, Roma, 1999, n. 1553.

R. Lanciani, Storia degli scavi di Roma e le notizie intorno alle collezioni romane di antichità, Roma, VI, 2000, p. 108.

153

N. inv. 19

CIL, VI, 10564 = CIL, XI, *26,09

Provenienza e storia collezionistica.

Rinvenuta nella vigna del Collegio Clementino durante gli scavi degli anni 1731-1733 documentati da Ficoroni. Successivamente Honestus Honestinus la ricorda presso il monastero ravennate di S. Vitale. Ravenna, Museo Nazionale, n. inv. 238.

Descrizione del supporto.

Lastra marmorea pseudoansata composta da quattro frammenti combacianti tra loro; le pseudoanse sono ricavate attraverso il ribassamento della superficie degli angoli della lastra. Fori di affissione nelle pseudoanse.

Il testo è abbastanza centrato, le lettere sono apicate, di modulo costante e incise con cura a solchi triangolari. Contenuto.

P(ubli) Acuvili / Dimi / d(ecuria) XIV.

Iscrizione funeraria relativa a Publius Acuvilius Dimus, appartenente alla quattordicesima decuria di un collegio sconosciuto.

Salomies accosta il gentilizio Acuvilius ad Acuvius ma potrebbe trattarsi di una forma inesatta del gentilizio

Aquilius/Aquillius.

Datazione: prima metà del I sec. d.C. Bibliografia.

R. Lanciani, Storia degli scavi di Roma e le notizie intorno alle collezioni romane di antichità, Roma, V7, 2000, p. 108.

154

N. inv. 20

CIL, VI, 11127

Provenienza e storia collezionistica.

Rinvenuta nella vigna del Collegio Clementino durante gli scavi degli anni 1731-1733 documentati da Ficoroni; l‘epigrafe proviene probabilmente nel medesimo contesto delle nn. 21, 22. In seguito è attestata nella raccolta capitolina dal catalogo del Guasco (1775-1778).

Roma, Musei Capitolini, n. inv. 1459.

Descrizione del supporto. Misure: cm 7 x 20.

Lastra in marmo di forma rettangolare a sviluppo orizzontale, con fori di affissione ai lati. Il testo si svolge su un‘unica riga; le lettere sono apicate e incise con solchi triangolari.

Contenuto.

Aemilia Basis.

Iscrizione funeraria relativa a Aemilia Basis. La tipologia della lastra e il nome della defunta al nominativo potrebbero far pensare ad una iscrizione attestante la proprietà del loculo.

Membri della gens Aemilia sono attestati anche nelle iscrizioni nn. 21, 22, 141, 229. Datazione: prima metà I sec. d.C. (A.Capoferro, in Gregori-Mattei 1999).

Bibliografia.

H. Solin, Beiträge zur Kenntnis der griechischen Personennamen in Rom, Helsinki, 1971, p. 57 n. 2. H. Solin, in «Klio», 71, 1989, p. 298.

G.L. Gregori, M. Mattei (a cura di), Roma (CIL, VI). 1, Musei Capitolini, Roma, 1999, n. 1555.

R. Lanciani, Storia degli scavi di Roma e le notizie intorno alle collezioni romane di antichità, Roma, VI, 2000, p. 101.

155

N. inv. 21

CIL, VI, 11140

Provenienza e storia collezionistica.

Rinvenuta nella vigna del Collegio Clementino durante gli scavi degli anni 1731-1733 documentati da Ficoroni. Gli autori del CIL la attestano nelle raccolte del British Museum.