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Capitolo III. La riconquista bizantina Strutture istituzionali,

1.2 Gli equilibri politici tra le potenze del meridione d’Italia e le

Gli anni che seguirono le vittorie militari dei Bizantini nel Mezzogiorno, furono caratterizzati soprattutto dalle lotte tra i principi longobardi campani, il duca-vescovo di Napoli Atanasio, che si alleò con i Saraceni superstiti di Agropoli e del Garigliano, e la figura politicamente ambigua di Guido, duca di Spoleto17. Quest’ultimo, di stirpe franca e dunque in origine vicino alla causa carolingia, perse il favore di Carlo il Grosso, quando nell’883, attaccato dagli Arabi di

L’antica città longobarda di Acerenza riman sede d’un gastaldo, nominato dal principe di Salerno. Ma la vera autorità di questo gastaldo è sempre più limitata dall’azione degli ufficiali bizantini, insediati nelle vicinanze» (ibidem, pp. 166-167).

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A tal proposito, cfr. infra, III.3, La creazione della metropolia greca di Reggio (813-820). 14

LUPUS PROTOSPATHARIUS, Chronicon, a. 901; FALKENHAUSEN, La dominazione bizantina, p. 42 e nota 125.

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GAY, L’Italia meridionale, p. 128. Le testimonianze in tal senso per Taranto e Bari sono, come si sa, numerose: cfr. per es. ERCHEMPERTO, Historia, 48; Chronicon Salernitanum, 129 (entrambi per Bari); Theophanes Continuatus, V, 65-66 (per Taranto e Puglia); LUPUS PROTOSPATHARIUS, Chronicon, aa. 875 (Bari), 880 (Taranto).

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GAY, L’Italia meridionale, p. 129; FALKENHAUSEN, La dominazione bizantina, p. 77. 17

124 Sepino, chiese, con una legazione diretta a Costantinopoli, l’aiuto del basileus e accettò da questi l’oro che suggellò il rapporto clientelare di Spoleto nei confronti di Bisanzio. Carlo III lo fece arrestare con l’accusa di tradimento, ma Guido riuscì a fuggire18 e scampò alle ire del sovrano carolingio, mantenendo anche il suo titolo e il ducato, grazie alla nota debolezza in cui versava l’autorità carolingia in quegli anni19.

Non è certo se Guido successivamente abbia appoggiato il potere franco o si sia alleato con Bisanzio. D’altronde egli avrebbe potuto essere cliente e alleato dell’impero d’Oriente, senza subire la stessa sudditanza a cui erano più soggetti i principati meridionali, a causa della loro posizione geografica. Fatto è che con i suoi ripetuti tentativi di occupare Benevento e Siponto, Guido fece forse il gioco dei Bizantini, che a partire certamente almeno dall’890 avevano sottomesso Salerno alla loro autorità20, rendendo più agevole l’occupazione delle zone periferiche del principato salernitano21.

Gli imperatori Leone e Alessandro, infatti, avevano insignito Guaimario I del titolo di patrizio, riconoscendogli e confermandogli i diritti che egli aveva acquisito ai tempi della divisio ducatus Beneventani22. Presto anche Atenolfo di Capua, minacciato da Atanasio di Napoli – il quale a sua volta combatteva anche il principe beneventano Aione, fratello di Radelchi, ribellatosi al dominio bizantino – si arrese alla protezione di Bisanzio, come fu costretto a fare forse anche lo stesso Aione, come dimostrerebbe la titolatura di un atto beneventano23. Certamente il dominio bizantino si estese anche su Benevento, negli anni immediatamente successivi, quando i greci penetrarono nella città e la occuparono per quattro anni circa, tra l’891 e l’894.

La guerra tra beneventani e Bizantini era, in verità, iniziata nel migliore dei modi per Aione: egli aveva reagito ai ripetuti attacchi che lo stratega Teofilatto

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ERCHEMPERTO, Historia, 79; Chronicon Salernitanum, 142. 19

GAY, L’Italia meridionale, p. 131. 20

Nell’886 Guaimario I non possedeva ancora il titolo di patrizio (CDC, I, c. 101), che compare invece a partire dall’890 (ibidem, c. 111), in mezzo una lacuna documentaria, che può far assegnare il viaggio del principe salernitano alla volta di Costantinopoli (ERCHEMPERTO, Historia, 67) a partire dall’887, come fa lo Schipa (HIRSCH-SCHIPA, La Longobardia meridionale, pp. 142-143, nota 6).

21

GAY, L’Italia meridionale, p. 132. 22

Cfr. a tal proposito la notizia dell’899, il cui testo riportiamo supra, p. 49 nota 42. 23

125 aveva portato nell’885-886 alle città longobarde24, assalendo improvvisamente Bari e conquistandola nell’886 giugno ai danni del patrizio Costantino, ÐÐÐÐπ¡¡¡¡ τ~~~~@@@@

τραπÐÜÐÜÐÜÐÜÝ@Ý@Ý@Ý@, preposto alla mensa imperiale25

. Ma Aione, minacciata la sua città capitale da Atanasio di Napoli, fu costretto ad abbandonare Bari, lasciandola al presidio locale, per fare ritorno in Campania26. Circa uno o due anni dopo, Costantino, dopo una iniziale sconfitta alle porte di Bari nell’887, in cui riuscì ad avere salva la vita miracolosamente27, recuperò sotto il suo controllo prima i dintorni poi la stessa città di Bari intorno all’888, quando Aione, impegnato nell’assedio, perse l’appoggio militare dei mercenari saraceni che aveva utilizzato nel corso dell’intera campagna e si vide negato l’intervento sperato delle truppe di Guido di Spoleto e Atenolfo di Capua. Quest’ultimo, minacciato da Atanasio, preferì tradire Aione per allearsi con i Bizantini di Costantino: il principe beneventano allora si arrese, ottenendo di tornare a Benevento28.

Da questa vittoria e dalla politica di sottomissione messa in atto nei principati longobardi, che fino a quel momento aveva dato i suoi faticosi frutti, l’impero bizantino ebbe via libera per dare inizio a un lungo periodo di predominio nel Mezzogiorno d’Italia, anche grazie a una serie di circostanze a ciò favorevoli: la disgregazione dell’impero carolingio con la deposizione (887) e la morte (888) di Carlo III; il conseguente periodo di anarchia nel regnum Italiae, che avrebbe distolto l’attenzione sulle vicende meridionali e assorbito le energie di alcuni signori che fino ad allora ebbero un ruolo importante negli equilibri politici del Sud; come nel caso di Guido di Spoleto, che si preoccupò in maggior parte di guadagnare una posizione eminente nella lotta per la successione al trono, allontanandosi sempre più dalle questioni di potere meridionali29.

24

ERCHEMPERTO, Historia, 66; FALKENHAUSEN, La dominazione bizantina, p. 77. 25

ERCHEMPERTO, Historia, 71; LUPUS PROTOSPATHARIUS, Chronicon, a. 886; Theophanes Continuatus, VI, 5; Chronicon Salernitanum, 142, secondo cui il funzionario bizantino aveva anche il titolo di «vaiulus», come anche in ERCHEMPERTO, Historia, 76; GAY, L’Italia meridionale, p. 135 e nota 3; FALKENHAUSEN, La dominazione bizantina, pp. 24, 77-78. 26 ERCHEMPERTO, Historia, 71. 27 Ibidem, 76. 28 Ibidem, 80. 29

GAY, L’Italia meridionale, p. 137. Guido fu subito impegnato nell’888 in uno scontro con Berengario I alle porte di Brescia, a cui seguirono periodi alterni di pace e conflitto tra i due pretendenti al trono del regnum, fino alla vittoria di Guido sulla Trebbia (889), per cui divenne

126 Nonostante i pericoli corsi con la rivolta di Aione, i Bizantini continuarono sulla stessa linea politica: incrementarono il loro predominio su Benevento, quando Aione tentava di consolidare il suo potere ormai in disfacimento, associando al trono il giovanissimo figlio Orso, appena decenne, nello stesso anno della sua morte (890)30. Intanto Costantino era stato sostituito dallo stratega di origine armena Simbatikios, il quale, volendo fiaccare qualsiasi tentativo di ribellione beneventana, ritenne opportuno in quel momento, morto Aione e in carica l’inadeguato Orso, conquistare prima Siponto (891 giugno), poi cingere d’assedio la città di Benevento31. L’esercito bizantino giunse sotto le mura beneventane il 13 luglio dello stesso anno e, dopo tre mesi di resistenza, riuscì a penetrare nella città il 18 ottobre32.

Simbatikios spostò la sua residenza da Bari a Benevento, occupando il palazzo principesco per meno di un anno. Da lì, nell’892 giugno, emanò un privilegio di conferma del patrimonio del monastero cassinese alla delegazione di monaci che si era recata a Benevento da Teano, dove si era rifugiato tutto il clero superstite dopo la distruzione del cenobio, espressamente per richiederlo33. Il principato si uniformò agli usi, alla moneta e al sistema di datazione vigente nel dominio bizantino34. Già nell’agosto di quell’anno fu sostituito a sua volta dallo stratega e patrizio Giorgio, che emana in favore del monastero vulturnese una conferma simile a quella già accordata per S. Benedetto35.

re d’Italia nello stesso anno, reggendo il trono prima da solo poi in associazione col figlio Lamberto (892) fino all’894, quando morì (ERCHEMPERTO, Historia, 81).

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«Aio predictus princeps dum tenuisset principatum Beneventanum annis VI, et Urso filio eius una cum ipso anno uno» (Chronicon Salernitanum, 143); «obiit Aio princeps, et surreni Ursus, frater eius» (LUPUS PROTOSPATHARIUS, Chronicon, a. 890), in cui si identifica erroneamente Orso col fratello di Aione e non col figlio; «Aio, frater eiusdem Radelchis, anni sex» (con poche variazioni per entrambe le lezioni) e «Ursus, filius predicti Aionis, ann. I» nel Cod. Vat. 5001, e «Ursus, filius praedicti Aioni, puer decinnis [o decimus], anno uno» nel Cod. Cav. 22 (Catalogus regum Langobardorum et ducum Beneventanorum, in MGH, Scriptores rerum Langobardicarum et Italicarum Saec. VI-IX, p. 494); essenzialmente stessa lezione «puer decennis» anche nell’elenco del Cod. Vat. 5001 (ibidem, p. 495) e «Ursus puer» anche nella Continuatio di quello (ibidem).

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LUPUS PROTOSPATHARIUS, Chronicon, a. 891. 32

Chronicon Salernitanum, 143; Catalogus regum Langobardorum, pp. 494-495; LEONE OSTIENSE seu MARSICANO-PIETRO DIACONO, Chronica monasterii Casinensis, I, 49. 33

TRINCHERA, Syllabus, c. 3. 34

CDC, I, c. 103 (Benevento, 892 marzo) 35

127 Giorgio proseguì la politica dei suoi predecessori e, col pretesto di combattere gli Arabi, provò ad assediare anche Capua e Salerno senza risultato36. Secondo il Chronicon Salernitanum egli «sine mora per Calabriae Apuliaeque

fines misit, et exercitus coadunavit, facies famam, ut super Agarenos, qui illo tempore in Gariliano degebat, ex improviso irrueret»37. Giorgio rimase in vita fino alla metà circa dell’894, dopodiché prese il posto vacante il patrizio Barsakios nella seconda metà dello stesso anno o al principio di quello successivo. Quest’ultimo non risiedette più a Benevento, bensì si trasferì a Bari, lasciando il governo di Benevento nelle mani del turmarca Teodoro38.

In conseguenza di ciò o appena precedentemente, durante il periodo intercorso tra la morte di Giorgio e l’arrivo di Barsakios, i beneventani videro il momento propizio per liberare la città dal dominio bizantino e col concorso dei Franchi di Guido di Spoleto – imparentato questi con l’omonimo imperatore e accordatosi forse con il cognato Guaimario I39 – cacciarono i greci da Benevento, dopo tre anni e mezzo di occupazione straniera, mentre il turmarca Teodoro ebbe salva la vita in cambio di cinquemila soldi40. Guido esercitò il suo potere diretto sulla città dall’895 agosto all’897, quando ritornò a Spoleto. Fallito il progetto

36

Chronicon Salernitanum, 145 (per Salerno); Catalogus regum Langobardorum, continuatio, p. 495 (per Capua): aggiungendo anche «eoque ibi consistente», il che fa ritenere allo Schipa che Atenolfo accettò la supremazia dei Bizantini (HIRSCH-SCHIPA, La Longobardia meridionale, pp. 145-146), ma in tal senso non si hanno in realtà riscontri certi, come sembra propenso a concludere anche il Gay (GAY, L’Italia meridionale, p. 139).

37

Chronicon Salernitanum, 145. 38

Catalogus regum Langobardorum, continuatio, p. 496. 39

Guaimario è ripetutamente attestato nelle fonti di cui sopra intrattenere relazioni col cognato spoletino, ma è quasi certo che non partecipò attivamente alla guerra contro i Bizantini, come dimostrerebbero le intitolazioni degli atti salernitani tra l’895 dicembre e l’897 agosto, in cui figura ancora con il titolo di patrizio imperiale (CDC, I, cc. 108-109). Probabilmente il principe salernitano si limitò a consigliare e a persuadere Guido circa il pericolo bizantino (HIRSCH- SCHIPA, La Longobardia meridionale, p. 147) oppure rimase neutrale al conflitto (GAY, L’Italia meridionale, p. 140). Guido, per conto suo, può essere stato influenzato anche dalla sua parentela con Ageltrude, madre dell’imperatore Lamberto di Spoleto e sorella dei principi Aione e Radelchi II. Quando Lamberto e Ageltrude vengono a Spoleto, infatti, egli lascia Benevento per incontrarli; inoltre Itta, sorella di Guido IV e moglie di Guaimario, si definisce così in Chronicon Salernitanum, 153: «ego sum ex regali stegmate orta»; infine Gisulfo I di Salerno e la moglie Gemma ereditarono forse nel 962 da parte di Itta i beni già di Lamberto, localizzati «per comitato Marsicano, et per Balba, et per comitatu de Furcone, et per comitatu de Amiterno, et pro finibus, et pertinencia de marcha de Firmo, et marca de Spoliti» (HIRSCH-SCHIPA, La Longobardia meridionale, diplomi, c. 22, p. 255); cfr. anche ibidem, pp. 147-148 nota 17 e GAY, L’Italia meridionale, p. 141.

40

Chronicon Salernitanum, 147; LUPUS PROTOSPATHARIUS, Chronicon, a. 894; Catalogus regum Langobardorum, continuatio, p. 496; LEONE OSTIENSE seu MARSICANO-PIETRO DIACONO, Chronica monasterii Casinensis, I, 49.

128 originario di annettere Benevento a Salerno e ricomporre l’antico ducato a vantaggio di suo cognato Guaimario41, Guido lasciò in sua rappresentanza a Benevento il vescovo Pietro, il quale, minacciato dai Bizantini, richiese l’intervento dell’imperatrice Ageltrude (897), che restaurò il principato di suo fratello Radelchi II (881-884), nipote del Radelchi I protagonista della vicenda della divisio ducatus42.

Ma anche l’autorità di quest’ultimo non tardò a dimostrarsi ugualmente debole e precaria: Atenolfo, in carica già da dodici anni a Capua, è allora infatti il signore longobardo più autonomo del Mezzogiorno, alleato dei Bizantini, non risentiva della sudditanza all’impero a cui erano soggetti i principati di Salerno e di Benevento e fu così che riuscì a portare a compimento la sua congiura di palazzo (col concorso della fazione dell’aristocrazia cittadina opposta a Radelchi II) e a divenire nell’899 principe di Capua e Benevento43. Egli associò al trono suo figlio Landolfo, la cui discendenza governerà su Capua e Benevento ancora per circa due secoli, sostituendosi a Benevento con quella di Radelchi, che deteneva il potere dall’840 (parentesi bizantine e franche a parte).