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Il Monte Pinatubo è un vulcano attivo presso l’isola di Luzòn nelle Filippine. Il Pinatubo, alto 1745 metri, appartiene ad una catena vulcanica localizzata a 80 km a NO di Manila.

Della sua storia vulcanica non vi sono documentazioni tranne alcuni ricordi, per l’attività storica, della popolazione Aeta che vive in città e villaggi attorno alle falde del vulcano.

Le ricostruzioni stratigrafiche e le relative conseguenti datazioni assolute su pro- dotti esplosivi emessi dal Primo Pinatubo identificano l’inizio della sua attività intorno ai 45 ka a cui fece seguito, dopo un lungo periodo di inattività, la nascita dell’attuale Pinatubo la cui attività esplosiva, intervallata da fasi di riposo, è datata a 17 ka, 9 ka, 6-5 ka, 3.9-2,3 ka. Attraverso queste fasi di inattività il vulcano, data anche la sua vi- cinanza al mare, ha subito forti variazioni morfologiche per la presenza diffusa di pro-

Fig.4 – Distribuzione di depositi di scorie da caduta dell’eruzione del 1944 ( da Pesce e Rolandi,1994).

Fig.5 – Il cono vesuviano subito dopo la fine dell’eruzione del 1944 ( da Pesce e Rolandi,1994).

dotti piroclastici, facilmente erodibili, che si erano riversati, in un intervallo temporale di circa 15 Ma, in modo uniforme attorno all’apparato determinando probabilmente effetti post-eruttivi di Lahar di tipo intereruttivi. Nel contempo l’assenza nel’area di attività fumarolica intensa non ha impedito la creazione di una estesa foresta pluviale. Dai ricordi tramandatisi fra gli abitanti sembra che l’ultima attività storica avvenuta circa 500 prima del 1991 a cui fece seguito una lunga inattività al punto tale da far considerare il Pinatubo un vulcano spento, coperto da una fitta vegetazione e popo- lato da abitanti organizzati in villaggi e città.

L’eruzione pliniana del giugno 1991 fu la seconda più grande e violenta eruzione del XX secolo.

L’eruzione del 1991

L’eruzione probabilmente ebbe un importante precursore rappresentato dall’at- tività sismica registrata il 16 luglio del 1990 con un forte terremoto (magnitudo 7,8 Richter) il cui epicentro fu localizzato a circa 100 km dal vulcano. A seguito di questo evento sismico, che colpi intensamente l’isola di Luzòn, si registrarono fenomenologie come piccole frane e l’inizio da una attività di emissione di vapori sul vulcano lungo fratture.

Il 15 marzo del 1991 con un forte sciame sismico, avvertito dalla popolazio- ne, inizia l’Evento Eruttivo che fu dapprima caratterizzato da un’attività freatica nella parte alta del vulcano e da una continua attività sismica (sciami) giornalieri. Questa attività continuò anche nei mesi di aprile e maggio in cui furono misurate le emissioni di SO2 sempre più copiose verso la fine di maggio.

Queste condizioni furono stimate dall’Istituto di Vulcanologia e Sismologia delle Filippine come una fase pre-eruttiva e si predispose una azione, a salvaguardia della popolazione, per una eventuale grande eruzione. Infatti in questa fase la tiltimetria indicava segnali di un forte rigonfiamento del vulcano e le distanze ipocentrali dell’at- tività sismica davano segnali che il magma era in risalita.

L’attività esplosiva al cratere iniziò il giorno 3 giugno e il giorno 7 dello stesso mese una colonna di piroclasti sottili si innalzò nell’atmosfera fino a 7 km. Il giorno 12 giugno ebbe inizio una fase esplosiva sostenuta con un climax sempre più cre- scente al punto tale che la colonna eruttiva raggiunse dapprima i 19 chilometri ed dopo poche ore i 24 chilometri di quota atmosferica. Durante questa fase esplosiva i flussi piroclastici si riversarono intorno al vulcano andando riempire le valli fluviali che, terminata l’eruzione, lentamente furono nuovamente riattivate attraverso le piogge monsoniche che causarono eventi lahar con distruzione di molti villaggi localizzati a quote più basse.

L’incremento del climax eruttivo impose alle autorità governative l’evacuazione della popolazione in varie fasi che erano caratterizzate dall’aumento graduale della distanza di sicurezza per la popolazione che fu portata in misura di 10, 2, 40 km dal vulcano.

Gli effetti dell’eruzione furono avvertiti a livello planetario. Da questa eruzione furono immessi nell’atmosfera quantità di gas che formarono una zona di acido sol- forico che resterà presente anche nei mesi post-eruttivi. La temperatura della Terra diminuì di circa mezzo grado C°.

Al dinamismo eruttivo di questa eruzione (fig.1) si è giunti sia attraverso immagini satellitari sia attraverso una dettagliata analisi stratigrafica dei suoi prodotti osservati lungo la Marella Valley localizzata in direzione SO a circa 10 km di distanza dal Pina- tubo (Rosi et al. 2001). Gli autori ritengono che l’eruzione si è sviluppata attraverso quattro fasi: 1) sviluppo di una colonna pliniana a cui si associarono limitati PDCs; le immagini satellitari mettono in evi- denza che il climax della fase plinia- na (ore 13,41) nell’aumentare si me- scolò con una fase esplosiva iniziale che determinò l’aumento la densità della nube nella sua parte basale che iniziò a collassare; 2) mentre la colonna eruttiva si manteneva sta- bilmente ad alte quote (ore14,41), continuava la sedimentazione di po- mici da caduta e contemporanea- mente alla base della colonna si ge- neravano facies diluite di PDCs; 3) la colonna eruttiva diminuisce la sua quota (circa 30 km) nell’atmosfera (ore 16,41) e si delinearono le condi- zioni per la messa in posta di densi PDCs; 4) la colonna eruttiva nel suo insieme collassò (ore 19,11) generando PDCs, con associata fase di coignimbrite, che si diffusero intorno al vulcano coprendo le valli, disposte radialmente, ed i relativi percorsi fluviali, determinando in tal senso un nuovo aspetto morfologico del Pinatubo.

In definitiva l’eruzione durò circa sei ore durante le quali furono emesso notevoli volumi, difficili da quantificare, di prodotti piroclastici.

Attualmente mezzo milione di persone continuano a vivere, lontani circa 40 km dal vulcano, in due città come Angeles City (150.000 ab.) e Clark Ais Base (20.000 ab.) e in villaggi disposti intorno alla base del vulcano.