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Eventi Lahar: Debris flow, Hyperconcentrated flood flow, Diluted flood flow

Il termine “lahar”, di origine in- donesiana, viene, o forse sarebbe meglio dire, è stato usato per indi- care un tipo di deposito a matrice prevalente che si genera a seguito di eruzioni esplosive da vulcani al cui interno craterico si erano forma- ti, nella fase di quiescenza, modesti specchi lacustri. Ne consegue che, al momento dell’eruzione esplosi- va, si riversa attorno al vulcano un insieme di acqua mista a materiale vulcanico, con granulometria co- arse/fine, che va a costituire una fanghiglia. Si definisce l’evento lahar di tipo sineruttivo, quando si verifica durante o direttamente in Fig.48 – La crescita del duomo, post Lateral Blast, all’interno della caldera del St.Helens. I danni prodotti dall’onda d’urto del lateral Blast sull’antistante foresta – Notare nel cerchio, in basso a destra, il raffronto dimensionale fra gli uomini e gli alberi abbattuti (modi- ficata da Tilling et al.,1984).

Fig.49 – Eventi Lahar di tipo sin-eruttivo o inter-eruttivo (modificata da Smith, 1981).

conseguenza di un’eruzione esplosi- va. Invece un evento lahar si definisce intereruttivo ovvero posteruttivo se si verifica durante le fasi di quiescenza di un vulcano. Questa terminologia indi- ca unicamente il tempo di accadimen- to ma non tiene presente degli aspetti strutturali dei depositi che si formava- no a seguito dell’evento (fig. 49).

In linea generale, i depositi de- rivati da questi processi rientrano nell’ambito dei prodotti vulcanoclasti- ci, termini questi che indicano depositi rimaneggiati costituiti principalmente da frammenti di origine vulcanica. Per- tanto il temine depositi vulcanoclasti- ci si utilizza in contrapposizione alla dizione depositi piroclastici che sta invece ad indicare termini in giacitu- ra primaria derivanti direttamente da un’eruzione a carattere esplosivo.

In una Penrose del 1991 G.A. Smith ed altri autori proposero, per i depositi vulcanoclastici, l’adozione di una terminologia sedimentologica (Lithofacies) usata per i depositi da piene eccezionali (FLOOD) in ambien- te fluviale (fig.50). Il sistema proposto è notevolmente semplice avendo agli estremi del sistema il 90% di acqua ed il 90% di sedimento. Ne consegue che (fig.51):

- il deposito si definisce DEBRIS FLOW se la fase solida è più del 50% della miscela;

- il deposito assume la dizione HYPERCONCENTRATED FLOOD FLOW se la fase

solida rappresenta circa il 40% della miscela.

- il deposito si definisce DILUTED FLOOD FLOW se la fase solida non supera il

20% della totalità della miscela.

Ne consegue che risulta evidente che nel passare da un “debris flow deposit” ad un “flood flow deposit” gli aspetti strutturali e tessiurali cambiano fortemente in quan- to di passa da un deposito ad alta densità ad un altro dove le particelle vengono facil- mente trasportate secondo un meccanismo di rotolamento, saltazione e sospensione. Le strutture sedimentarie che si rivelano in questa miscela acqua/sedimento variano da canali di erosione sin-sedimentari alla stratificazione incrociata. Tutti gli elementi presenti (vulcanici e non) sono fortemente arrotondati, a luoghi in forte con- centrazione in canali sin-deposizionali.

Questi eventi Lahar spesso avvengono in periodi di quiescenza di un vulcano in Fig.50 - Distribuzione delle lithofacies ad andamento parallelo o tra-

sversale alla direzione della corrente (modificata da Smith, 1981.

Fig.51 – Rapporto sedimento/acqua: in virtù di questo rapporto si pas- sa da un deposito di tipo Diluite Streamflow ad un Debris Avalanche (modificata da Smith,1991).

seguito a picchi di piovosità di forte inten- sità e di breve durata; l’evento è maggior- mente sviluppato se, in un vulcano attivo o momentaneamente quiescente, l’ultima eruzione è stata di carattere esplosivo ed ha depositato prodotti nelle aree circo- stanti il vulcano variandone il profilo mor- fologico; questo tenderà a riequilibrarsi con l’ambiente esterno a seguito di eventi Lahar intereruttivi che causeranno il tra- sporto e la sedimentazione di materiali clastici che vanno a costituire le differenti lithofacies distribuite in aree perivulcani- che. I depositi (litofacies) di eventi Lahar possono essere o non essere confinati ed in entrambi i casi sono altamente pericolosi per le aree perivulcaniche. Al Somma–Vesuvio un evento di tal genere è stato registra- to fra due eruzioni esplosive: quella del 79 d.C. e quella del 472. In particolare dopo l’eruzione del 79 d.C. il profilo di equilibrio morfologico del vulcano variò fortemente determinando una ripresa dell’erosione dei fianchi dell’apparato, erosione che fu acu- ita da eventi meteorici di forti intensità (oggi vengono definite bombe d’acqua!).

Fig.53 – Torre Annunziata (NA) - Eventi Lahar: sche- ma dettagliato delle strutture sedimentarie rilevate nelle lithofacies (B) (modificata da Lirer et al,2001). Fig.53 – Torre Annunziata (NA) - Eventi Lahar: Variazioni verticali di lithofacies

(A) nei depositi vulcanoclastici del Somma-Vesuvio nella sequenza stratigrafica in località Torre Bassano;

Fig.52 – Torre Annunziata (NA) - Eventi Lahar: Lithofacies di lahar inter-eruttivi affioranti in falesia sulla spiaggia di Torre Annunziata (NA); il campione TA10 è un livello piroclastico, in giacitura prima- ria, relativo all’eruzione del 472 d.C.

B A

In conseguenza si generarono de- positi, attualmente presenti in fa- lesia sia a Torre del Greco (località Torre Bassano) che a Torre Annun- ziata (fig.52), nei quali sono state individuate cinque litho-facies di deposizione da grossolana a fine che probabilmente rappresentano l’evoluzione della sedimentazione di un gravity flow che orizzontal- mente segrega popolazioni di dif- ferenti dimensioni (figg.53,54).

Sempre nell’area vesuviana a nord del Somma, le colate di fango verificatesi a Sarno (SA) il 5-6 mag- gio del 1998 furono conseguenza della mobilitazione dei depositi pi- roclastici, in gran parte da caduta (attività del Somma-Vesuvio degli ultimi 10 ka) che si erano accumu- lati sui circostanti contrafforti car- bonatici preappenninici (fig.55).

Nel giugno del 1991 nelle Filippine, dopo circa 400 anni di quiete, il vulcano Pinatubo, pres- so l’isola di Luzon, rientrò in atti- vità esplosiva generando la secon- da più grande e violenta eruzione del XX secolo. Grazie alla attenta azione di monitoraggio pre-erut- tivo quasi tutti gli abitanti furono evacuati e alla fine dell’eruzione si registrarono soltanto un migliaio di vittime circa. A seguito di questa eruzione si deposero nell’area vulcanica e peri- vulcanica quantità ingenti di depositi piroclastici che furono, negli anni successivi, mobilizzati da forti piogge monsoniche che dettero origine alla formazioni di Lahar posteruttivi disposti radialmente che distrussero una serie di villaggi in cui vivevano quasi due milioni di abitanti.

Fig 54 – Torre Annunziata (NA) - Eventi Lahar Inter - eruttivi: Sequenza stratigrafica, ricostruita da sondaggi, in cui si evidenziano depositi Lahar Intereruttivi che erodono i depositi piroclastici del’eruzione del 79 d.C. (mo- dificata da Lirer et al,2001).

Fig.55 - Episcopio - Sarno (SA). Frana del 5 maggio 1998. Sono stati mo- bilizzati dall’improvviso e violento evento meteorologico i depositi pirocla- stici da caduta del Somma-Vesuvio sedimentati negli ultimi 10 Ma. sulle assise sedimentarie del pre-appennino campano.