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Esplicitazione del noi e iterazione del aggettivo possessivo

1. Berlinguer: uso del noi e rapporto con altri pronomi

1.1 Esplicitazione del noi e iterazione del aggettivo possessivo

La forte componente identificativa si osserva soprattutto nella frequente esplicitazione del noi. Dividendo gli interventi parlamentari da quelli non parlamentari si osservano 98 occorrenze del pronome di I persona plurale esplicitato per i discorsi parlamentari e 55 per i discorsi non parlamentari. Tali dati, che pure sono influenzati dalla lunghezza dei testi parlamentari rispetto agli interventi al di fuori delle aule istituzionali, evidenziano comunque un uso frequente e a tratti martellante dell’esplicitazione del noi volto all’identificazione tra comunisti da una parte e alla contrapposizione rispetto agli altri gruppi dall’altra. Tale effetto è reso anche grazie alla combinazione del pronome con appellativi volti ad un’ulteriore affermazione di identità da parte del gruppo comunista:

[…] Anche noi comunisti non chiediamo altro che le forze laiche si destino e che si impegnino pienamente sull’intero territorio nazionale tutti i partiti, tutti i gruppi, tutte le associazioni e persone che sono per il «no», ognuno con la propria fisionomia e con le proprie motivazioni. Per quanto riguarda noi, partito

comunista italiano, non possiamo certo metterci in disparte, non possiamo non

essere in prima fila in una prova che chiama in causa grandi valori di libertà e i principi di sovranità e laicità dello Stato.

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[…] Abbiamo vissuto e viviamo giorni che non dimenticheremo mai. E perché? Per la soddisfazione immensa e legittima che noi comunisti, noi rivoluzionari, sentiamo ogniqualvolta i nostri ideali e la nostra politica si affermano e vincono, in misura più o meno grande: e questa volta essi si sono affermati nella misura più grande che si potesse immaginare.

(Roma, 3 maggio 1975, comizio elettorale alla Basilica di Massenzio, grassetto mio) Un’importante funzione è svolta anche dall’aggettivo possessivo nostro che in alcuni casi accompagna l’esplicitazione del pronome noi e in altri la sola I persona plurale, consolidando la forza dell’enunciazione:

[…] Noi comunisti intendiamo gettare tutto il nostro peso e dare tutto il nostro contributo per fare maturare una siffatta alternativa di governo. Perché a ciò si giunga bisogna che l’unità di sinistra superi i limiti che tuttora esistono. Scaturisce da ciò il nostro discorso verso il partito socialista. Riconosciamo il cambiamento positivo che vi è nella linea del partito socialista; e lo facciamo con tanta più forza perché sappiamo che la nostra politica unitaria, perseguita tenacemente anche nei momenti in cui la polemica era più aspra, è stata una delle condizioni di questo cambiamento.

(Milano, 13-17 marzo 1972, rapporto e conclusioni al XIII Congresso Nazionale del PCI, grassetto mio) In altri casi, in assenza del pronome esplicitato o del verbo alla I persona plurale, l’iterazione dell’aggettivo possessivo va ulteriormente a ribadire il medesimo spirito identitario, di appartenenza e coesione del gruppo comunista tramesso dall’enunciatore. Un esempio di tale fenomeno è la conclusione dell’intervento alla Camera dei deputati del 22 marzo 1974, dove in breve spazio troviamo cinque anafore di nostra opposizione, a cui si aggiungono altri sostantivi accompagnati dall’aggettivo nostro: nostra battaglia,

nostro legame, nostre critiche, nostri recentissimi pubblici documenti, nostre proposte,

nostra parte politica, nostra analisi, nostra linea politica.

In generale il pronome noi e l’aggettivo nostro determinano inclusività nelle situazioni pubbliche ove si mira al coinvolgimento del pubblico che condivide i medesimi valori del partito, mentre risultano esclusivi negli interventi pronunciati in Parlamento

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dove forte è l’identificazione dell’io-Berlinguer, voce del suo intero schieramento, con i compagni di partito, escludendo gli altri parlamentari, in base ad uno schema che può essere riassunto come: noi = io-Berlinguer + loro-comunisti, escludendo gli interlocutori

voi-parlamentari. Tali fenomeni possono poi sfociare in aperte contrapposizioni verso gli

avversari politici in base alle dinamiche noi/voi o noi/loro come approfondiremo in seguito.

Seppur non si tratti della maggioranza delle occorrenze, in alcuni casi la I persona plurale può includere tutti i parlamentari, soprattutto quando il fine è ricordare all’uditorio interventi già avvenuti con espressioni quali abbiamo sentito ieri o coinvolgerli in azioni che accomunano l’intero gruppo parlamentare senza distinzioni: leggiamo (di solito un testo programmatico), vediamo (una situazione), non escludiamo (riferito ai paesi socialisti all’interno dell’intervento al Parlamento europeo). Anche l’aggettivo nostro può risultare inclusivo rispetto all’intero parlamento, cancellando le distinzioni: si tratta dei casi in cui la finalità non è trasmettere la posizione del PCI, ma convogliare nell’uditorio uno stesso interesse al bene della nazione. Tale senso patriottico spesso passa semplicemente da espressioni quali il nostro paese, il nostro Parlamento, la nostra

Repubblica. Sono presenti però anche esempi più estesi come il seguente intervento volto

ad un comune spirito di collaborazione per la risoluzione delle controversie e dei problemi dell’Europa e del suo ruolo nella politica mondiale:

[…] Altra è la funzione, altro è l’interesse dei nostri popoli. Il nostro interesse è quello di impegnarci per nuovi progressi nella distensione, e anzitutto per la distensione tra l’Ovest e l’Est del nostro continente, di lavorare con decisione per la riduzione degli armamenti e di fare in modo che l’Europa si apra alle realtà nuove del Terzo Mondo per stabilire con essa, abbandonando ogni spinta e velleità di tipo colonialistico o neocolonialistico, rapporti di pacifica cooperazione, di pari dignità e di pari diritti, con l’obiettivo di giungere a un nuovo ordine economico internazionale. Solo questa può essere la strada per salvaguardare e sviluppare la parte migliore del patrimonio di civiltà accumulato dai nostri popoli, per promuovere anche fra i nostri Paesi e al loro interno uno spirito di solidarietà e di fratellanza, e per ridare slancio, su basi nuove, più sane e più giuste, allo stesso sviluppo economico e sociale di ognuno dei nostri Paesi e dell’insieme della Comunità; e per contribuire al tempo stesso alla piena

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affermazione dei diritti e delle libertà di ogni uomo e di ogni donna nei nostri

Paesi e in ogni parte del mondo.

(Parlamento europeo, seduta del 18 luglio 1979, grassetto mio)