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2. Craxi: usi del noi e incremento dell’io

1.3 Il prepotente ingresso dell’io

Con i discorsi di Craxi vediamo comparire nel testo con sempre maggiore frequenza l’io dell’enunciatore. Non si tratta solo di una funzione metalinguistica di guida all’interno dell’intervento, come succedeva spesso negli interventi di Berlinguer, ma di un vero e proprio ingresso dell’individualità dell’uomo politico sia nel contesto parlamentare che in quello non parlamentare, seppur con caratteristiche diverse.

Nei discorsi parlamentari sopravvive ancora l’uso discorsivo dell’io con espressioni quali: vorrei ripetere, ho già avuto occasione di dire, debbo ribadire o brevi incisi che mirano a mitigare la forza delle affermazioni: io spero, io credo. Inoltre la I persona singolare è spesso usata per ringraziamenti di circostanza rivolti alle Camere e al Presidente della Repubblica in occasione della presentazione delle dichiarazioni programmatiche di governo o ad alcuni deputati per il contributo e l’appoggio dato ai progetti del governo come l’accordo tra Stato e Chiesa del 1985:

[…] La coerente posizione astensionistica del gruppo liberale ci è ben nota, onorevole Patuelli, e le sono molto grato per aver sottolineato che con i nuovi accordi si compiono importanti passi avanti nella direzione separatista, propria di altre democrazie, con il capovolgimento della logica del 1929. Ringrazio anche l’onorevole Bressani per il vivo apprezzamento delle novità di cui è portatrice la riforma che stiamo esaminando […] Sono grato all’onorevole Testa per aver

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ripercorso con attenzione l’iter culturale e politico dei socialisti italiani, per aver richiamato la posizione socialista alla Costituente.

(Camera dei deputati, seduta del 20 marzo 1985, grassetto mio) Nei discorsi parlamentari l’io emerge poi con maggiore forza lì dove è posto al centro Craxi nel suo ruolo di Presidente del Consiglio, come ad esempio nel caso della Achille Lauro di cui egli riferisce in Parlamento:

[…] Informavo tuttavia l’ambasciatore Rabb del fatto che non avevamo le sue stesse informazioni sul precipitare degli eventi. Ritenevo che si dovessero ancora ricercare vie d’uscita non cruente. Invitavo dunque alla prudenza, confermando tuttavia che, a mio giudizio, il Governo italiano era pronto a far ricorso all’opzione militare, anche d’intesa, dichiarando che, in questo caso estremo,

avrei sottoposto il problema alla decisione del Governo.

(Camera dei deputati, seduta del 17 ottobre 1985, grassetto mio) In questa occasione l’io è determinato soprattutto dalla carica istituzionale ricoperta da Craxi e dal suo ruolo chiave nella risoluzione del conflitto diplomatico di cui narra.

La I persona singolare emerge poi all’interno di discorsi parlamentari soprattutto nel momento in cui Craxi deve difendersi dalle accuse che lo coinvolgono nell’inchiesta “Mani pulite”:

[…] Io ho retto le responsabilità maggiori del partito socialista per sedici anni, guidandolo in dieci campagne elettorali; ed egualmente per un lungo periodo ho

partecipato e ho sorretto le responsabilità di governo. Delle attività della struttura nazionale del partito, ivi comprese quelle amministrative, mi sono

assunto tutte le responsabilità politiche e morali di fronte al Parlamento ed al paese, come era mio dovere. Ho respinto e torno a respingere accuse che

considero assolutamente infondate, pretestuose e strumentali, ed una campagna

di aggressione personale e politica che tutti hanno potuto vedere e valutare. […] Vengono poi elencate quarantaquattro società di diversi settori produttivi, in favore delle quali sarei intervenuto in concorso di attuazione di disegni criminosi. Non sono mai intervenuto, in tutti i casi citati ed in nessuna occasione,

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in favore di nessuna di queste quarantaquattro società, né ho intrattenuto rapporti con alcuna di esse, i loro uffici, le loro strutture, e per nessuna ragione, né per questo motivo, con i pubblici ufficiali citati, anche se spesso non nominati.

(Camera dei deputati, seduta del 29 aprile 1993, grassetto mio) Nel caso sopraccitato come nel successivo, appartenente ai discorsi non parlamentari, l’uso della I persona singolare è la conseguenza di una personalizzazione crescente nel dibattito politico e che si intensificherà nella seconda Repubblica. Attraverso l’impiego dell’io Craxi afferma la propria integrità e i propri meriti aumentando la propria credibilità agli occhi dei suoi interlocutori. Nel brano seguente, ad esempio, egli respinge le accuse di un suo coinvolgimento nella loggia P2:

[…] Ai critici più severi ed anche ai critici più imprudenti vorrei ricordare che ho sempre affrontato questa questione in modo chiaro e corretto fin dall’inizio. La

affrontai in un Comitato Centrale del partito, ponendo una serie di interrogativi,

che considero di fondo, a chi aveva avviato l’indagine e il lavoro di inchiesta; l’ho fatto nel corso di lunghe ore di deposizione di fronte alla Commissione di inchiesta parlamentare, alla quale ho detto tutto quello che sapevo e quello che

pensavo. […] Su questo io non sono mai stato reticente nel dire la mia opinione

né dal dare consigli. Li ho dati anche alla Commissione di inchiesta, dove sono

stato ringraziato e mi auguro che questi consigli siano di qualche utilità.

(Verona, 11-14 maggio 1984, XLIII Congresso Nazionale del PSI, grassetto mio) Nei contesti non parlamentari l’io viene inoltre variamente adottato da Craxi per accentuare l’emotività di un intervento come nel brano seguente dove parla del caso Moro:

[…] Io non posso non ritornare con commozione all’angoscia di questi giorni. Non posso non riandare ai motivi della lotta che il Partito Socialista ingaggiò per impedire alla barbarie dei terroristi un nuovo crimine e che fu costretto a condurre contro la linea della rassegnazione. Non posso non considerare aperta la questione morale che si pone alla coscienza democratica. Non posso non riprendere il filo della riflessione politica che da allora ci porta sino ai giorni nostri.

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L’alternanza tra noi ed io si osserva anche all’interno di alcune dinamiche di opposizione come nell’attacco polemico che Craxi scaglia contro Andreotti attraverso l’uso del lei:

[…] E ritorno a lei, onorevole Andreotti, e al suo Governo, per dare una risposta alle voci che accompagnano questo difficile parto: per quanto ci riguarda, siamo

contrari ad una esperienza «balneare». […] Vede, onorevole Presidente del

Consiglio, uno scrittore inglese ha definito il diplomatico «un galantuomo che si invia all’estero perché menta per il bene del suo paese». Ella per il bene della democrazia cristiana – mi consenta – una piccola bugia la dice quando sorvola sul problema politico costituito dalle forze su cui il suo Governo si potrà reggere. Ella

sa benissimo che il suo Governo deve cercare di reggersi a sinistra, sfuggendo ai condizionamenti della destra, principalmente quella interna al suo partito, che ella del resto conosce bene, e che oggi già le si rivolge con la poco amichevole reminiscenza del «Governo amico».

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V Capitolo

La seconda Repubblica: Berlusconi e Renzi