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Le esposizioni di Halles Saint Pierre

LE ISTITUZIONI PIONIERISTICHE NELLA CONSIDERAZIONE DELL'ARTE IRREGOLARE DUE NAZIONI A CONFRONTO: SVIZZERA E ITALIA

3.IL LAVORO CURATORIALE DI HALLES SAINT PIERRE IN FRANCIA, UNA COLLABORAZIONE TRA GLI ATELIER ITALIANI E L'ESTERO

3.1 Le esposizioni di Halles Saint Pierre

Il museo di Halles Saint Pierre affonda le sue radici nella collezione di Max Fourny (1904 – 1991), un motociclista professionista convertito al collezionismo e all'editoria. Egli crea nel 1986 il museo dedicato all’arte irregolare per raccogliere una parte della sua collezione (l’altra si trova presso l’abitazione di Vicq, nei pressi di Versailles). Alcuni anni più tardi, nel 1995 il museo si presenta a livello nazionale con un’esposizione temporanea intitolata “Art brut et Compagnie, la face cachée de l’art contemporain”, che raccoglie le opere di sei collezioni diverse, tra cui quella di Losanna. L’allestimento ha avuto grande risonanza nell'ambiente francese, dove le mostre di arte irregolare in questa decade non erano molto frequenti.

Lo scopo di questa istituzione è quello di promuovere esclusivamente l'art brut. Situato nella struttura di un vecchio mercato coperto degli inizi del novecento ai piedi di Montmartre, il museo ospita vari spazi, tra cui: una galleria, un bar, una libreria e lo spazio espositivo per le mostre temporanee. Appositamente per la promozione sono pensati alcuni spazi che la compongono: come la libreria, “la librerie éphémère” che contiene più di 600 titoli di 50 editori diversi, una vasta scelta di riviste, giornali, pubblicazioni e cataloghi tutti dedicati all'art brut e alla “low-brow”193, ovvero la parte più

“indipendente” dell'arte contemporanea che raggruppa diversi generi espressivi come i graffiti, erotica ma anche fumetti, ne fanno parte autori come Mark Ryden, Ray Caesar, Camille Rose Garcia e Sas Christian. La scelta di testi fatta nella libreria sembra quasi che accolga il concetto di arte naïf, brut … in un’accezione molto ampia. Questi dati portano a pensare che la direzione del museo parta dalla definizione di Art Brut di Dubuffet di arte marginale e anti culturale ma allo stesso tempo offra spazio a campi che si avvicinano a quest'idea, che mantengono però il carattere di una certa “non approvazione ufficiale”.

La produzione curatoriale di questo museo può essere divisa in due grandi tematiche194., entrambe dedicate all’arte

irregolare, passata e presente. La prima è quella dedicata alle mostre monografiche. Alcuni artisti che sono stati esposti sono Luis Pons (2000), Lena Vandres (2001), Gilbert Peyre (2001), Stani Nitkowski (2002), Unic Züm (2006/2007), Fred Deux e Cécile Remis in una mostra intitolata “La ligne de partage” (2009). La seconda tematica è quella dedicata alle esibizioni tematiche. È possibile ritrovare alcuni temi principali come la provenienza dell’artista, quindi esposizioni tematiche carattere “nazionale”, dedicate in particolare a Taiwan (1998), Haïti in una mostra dal titolo “Haiti: Anges et Demons” (2000), al Brasile (2005), alla Gran Bretagna (2008) e Giapponese (2011). O ancora esposizioni che hanno lo scopo di presentare delle collezioni di art brut, quelle collettive (cfr. tabella n.1) e omaggi a riviste specifiche. Quest’ultima tematica è stata esplorata solamente in tempi molto recenti (2011) e sono dedicate, per ora esclusivamente, alle riviste di “row” art e “lowbrow”,“HEY!” e “Row Vision”.

194 Dati tratti dal sito dell’istituzione, <http://www.hallesaintpierre.org/category/exposition/ >(consultato in data 17.01.2014). Purtroppo

per l’analisi dell’attività di questo museo non è stato possibile recuperare materiale bibliografico perché non esistente, soprattutto in italiano.

99 Analizzando l’elenco delle mostre (tutte temporanee ovviamente) emergono dati interessanti. Le mostre tematiche sono una presenza costante sin dall’apertura al grande pubblico nel 1995, e solitamente si alternano tra percorsi tematici, nazionali e monografici per il periodo che va dal 1998 al 2011.

Per le esposizioni a tematica nazionale si cerca di trovare come soggetti luoghi lontani dalla nostra cultura occidentale, dunque ci si rivolge a paesi esotici richiamando indirettamente elementi “primitivi”. Infatti è inevitabile pensare ad atmosfere mistiche quando si parla di Tahiti, Taiwan, India, Brasile.. . Ma ce ne sono altri che sono stati presi come soggetto e hanno invece una connotazione diversa, come nel caso particolare del Giappone. Si accentua l’emarginazione sociale, nettamente più forte, di una società altamente organizzata ed efficiente. Il visitatore si trova attratto dal contrasto che crea l’immaginario della società giapponese e l’art brut, il controllo e la misura contro lo sfogo emotivo. Un altro esempio è dedicato all’art brut Inglese, anche qui però si tratta di un ambito nazionale inusuale che gioca sulla novità di una nazione “nuova” nel campo dell’arte irregolare. La tabella (cfr. tabella n. 1) riassume la lista delle mostre tematiche. Come si può notare dalle date, hanno cadenza annuale, sin dall'apertura del museo con la mostra del 1996. Il catalogo che le accompagna inoltre è abbastanza simile per tutte. La grafica e il carattere del titolo col tempo sono diventati marchi di riconoscimento della produzione curatoriale di Halles Saint Pierre. Inoltre nei titoli viene sempre ben specificato il tema principale della mostra: l'Art Brut ( immagine n. 12, 13). Altra dimostrazione della volontà di richiamare un ampio pubblico, anche quello di non conoscitori, è che dedichino interi allestimenti alla presentazione di collezioni (esempio quella di Chicago – 1998/1999), presentando così una parte della storia dell'art brut e introducendo ai temi dell'arte irregolare.

La maggior parte dei cataloghi sono curati dalla direttrice del museo Martine Lusardy, presente ad Halles Saint Pierre dal 1995: questo fa capire la dimensione in cui lavora il museo, che nonostante sia abbastanza affermato e conosciuto, sta mantenendo una linea costante, nella forma e nei contenuti. Le collaborazioni con teorici però danno un indizio sull’importanza del museo, e su quanto la direttrice abbia come obbiettivo quello della diffusione del lavoro curatoriale che si fa nel museo. Infatti per il catalogo di “Art spirite, médiumnique visionnaire – Messages d’outre-monde” (1999/2000) è stato interpellato anche Michael Thèvoz, ex direttore del museo di Losanna, e per “Banditi dell’arte” (2012/013) l'allestimento e il catalogo sono stati affidati anche a Gustavo Giacosa195, Gabriele Mina196, Daniela Rosi197,

Lucienne Peiry, Jean-Louis Lanoux198.

In conclusione il museo segue una linea di lavoro espositivo ad ampio raggio ed è al passo con le teorie sull'Art Brut più attuali e indipendenti. È un centro internazionale che si confronta anche con realtà più marginali come l'Italia, che a volte si rivolgono proprio a questo museo per poter allestire una mostra che acceda direttamente al mondo dell’arte. La linea museale di Halles Saint Pierre fa delle caratteristiche emarginative dell'outisider un sistema di esposizione molto forte, e si pone come soluzione a questo problema proprio con la sua attività museale.

195 Gustavo Giacosa (?), inizia la sua formazione teatrale nel 1991 con Pippo Delbono . attraverso il gruppo di artisti. Responsabile e

fondatore nel 2005 del gruppo interdisciplinare di artisti chiamato “ContemporArt” a Genova. Attraverso questa attività scopre l’art brut e la approfondisce in altri allestimenti dedicati esclusivamente a questo tema, come “Due ma non due. Aperture ed incontri nell’arte dopo Basaglia” (Loggia della mercanzia, Genova, 2008) e “Noi, quelli della parola che sempre cammina” (Museoteatro della commedia di Prè, Genova, 2012)

196 Gabriele Mina ( ? ) cofondatore dell’associazione “Costruttori di Babele” che si occupa della promozione e protezione di creazioni

architettoniche irregolari.

197 Daniela Rosi (1959) e la responsabile dell’”Osservatorio nazionale di Art brut “ di Verona, presso l’Accademia di Belle arti di

Verona. (cfr. cap. 3.3 Vittorino Andreoli e Carlo Zinelli: Il linguaggio grafico della follia (2012)

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