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Estratti e segnalazioni

Televisione e infanzia

Juliane Metzger, L ’enfant et la télévision, pubblicato in « Ikon »

(Revue Internationale de Filmolo­ gie), voi. VII, n. Jf, ottobre-dicem­ bre 196i. Si tratta di un articolo già apparso nella versione origi­ nale in « Fernsehen der Kinder » (« Psychologische Praxis », H. 33), nel quale si pì'endono in esame al­ cuni dei temi più comuni e discussi del problema dell’influenza della televisione nella formazione del ca­ rattere dei giovani.

Quale è innanzi tutto, il posto che occupa la televisione nella vita dei giovani? Esso, nota l’A., è ben diverso a seconda del gruppo socio- culturale cui il fanciullo specifica- mente appartiene. Si consideri, per esempio, dice, il fanciullo prove­ niente dall’ambiente cittadino colto

e quello che vive nei paesi e nelle campagne, più direttamente a con­ tatto con la vita della natura. In generale infatti « per l’uomo colto, le trasmissioni, almeno al livello in cui oggi ci sono presentate, non rappresentano altro che un insieme di pessimo gusto. Ma, al contrario, per i lavoratori della terra, esse vanno considerate come ciò che di più alto l’ industria moderna può offrire loro ».

E ’ quindi per la popolazione delle campagne che la televisione sembra comportare gli sconvolgimenti più drammatici. Nei luoghi dove le no­ vità della scienza e della tecnica appaiono solo raramente, dove i fanciulli vivono direttamente l’ espe­ rienza del fiorire della vita nei cam­ pi, dell’avvicendarsi delle stagioni, la televisione si impone con un irresistibile potere di attrazione, quasi una novità magica ; « si riget­ tano — sottolinea l’A. •— con di­ sprezzo le buone, vecchie cose per la novità il cui valore è ancora dubbio. Tanto i parroci, quanto i maestri sono dell’avviso che in se­ guito all’arrivo di un apparecchio televisivo, la presenza degli adulti nei luoghi di riunione, di culto e nella scuola, anche se fino a quel momento era buona, subisce un immediato declino ».

La televisione viene quindi ad acquistare un ruolo di primo piano nella vita della gente delle cam­ pagne, specie per i fanciulli. Ciò che ne risente soprattutto sono i giochi all’aria aperta. Anche a que­ sto riguardo comunque la situa­ zione presenta delle sfumature di­ verse a seconda che si tratti di fanciulli delle città o delle cam­ pagne. La differenza che si nota in seguito all’arrivo della televi­ sione è — secondo l’A. — più forte

e sostanziale per i secondi dato che i fanciulli dei paesi e delle cam­ pagne, si è detto, « nonostante la penetrazione della tecnica e del commercialismo (...), sono ancora in contatto diretto con gli insetti, l’erba, i fiori, l’acqua, gli animali, e grazie a tutto ciò vivono il cam­ biamento del tempo e delle sta­ gioni, la nascita e la morte » ; tanto più quindi per essi « l’arrivo della televisione è un avvenimento im­ previsto (...)• Tutto ciò che è per­ duto già da molto tempo per i fan­ ciulli delle città, se essi non hanno avuto la poco probabile fortuna di passare gli anni della loro infanzia in una piccola casa con giardino, in una strada tranquilla della peri­ feria, a tutto ciò il fanciullo della campagna volta le spalle brusca­ mente quando si abbandona alla contemplazione passiva della ” con­ serve artif ideile ” ch’è la televi­ sione, a detrimento della realtà vi­ vente e del lieto agire. La televi­ sione, infatti, esige l’ immobilità e l’ inazione; invece di agire si è saturati da un insieme di avveni­ menti tutti sensazionali, partite di calcio, corse automobilistiche, pu­ gilato, catastrofi aeree, incendi, av­ venimenti mondani, e altre distra­ zioni delle grandi città, sfilate di moda, concorsi di bellezza e riviste, cose nuove e incomprensibili per il fanciullo della campagna, mentre quello della città vi si è già assue­ fatto in modo tale che esse gli sono ormai da molto tempo divenute indifferenti ».

Ma, indipendentemente dalla in­

fluenza sui fanciulli della città o della campagna, si possono ritro­ vare per ciò che riguarda l’ influenza della televisione sulla formazione del carattere dei giovani — dice l’A. ■—• alcuni elementi comuni, co­ me la tendenza ad un generale rifiu­ to da parte dei giovani (se non ad­ dirittura « disgusto ») per l’azione personale o come l’appiattimento, in certo senso, del livello emozionale individuale. Si può infatti notare come « un fanciullo che guarda la televisione per alcune ore al giorno, descriva senza emozione un inci­ dente realmente accaduto, del quale un altro fanciullo, che ancora non abbia subito tale deformazione, non potrebbe parlare senza tremare ».

Questo stesso fatto può portare a formulare l’ipotesi che esistano delle precise relazioni fra la pas­ sione per la televisione in un gio­ vane e i tratti della sua persona­ lità, positivi o negativi che siano. Cos’è in sostanza — si domanda innanzi tutto l’A. — che attira i fanciulli alla televisione? Si tratta soltanto della magia di quella mi­ rabile innovazione tecnica e della novità dei contenuti di cui essa si fa portatrice? V i è dell’altro; « v i sono spesso delle cause esterne più banali ». Così come il fatto che la televisione permette alle madri di dedicare il loro tempo in casa a qualcos’altro piuttosto che dover badare ai propri bambini, e altri fatti simili. Del resto — sottoli­ nea —- la passione per la televisione va vista, specie nei suoi atteggia­ menti più morbosi, in stretto colle­

gamento con la situazione psico­ sociale o con lo stesso carattere del fanciullo. I risultati di una inda­ gine condotta da Himmelweit e Riley in Inghilterra, interessante soprattutto « i giovani che guar­ dano la televisione in modo mor­ boso e molto assiduo », hanno mo­ strato che si tratta spesso di sog­ getti socialmente isolati e inibiti. In alcuni casi addirittura i fan­ ciulli presi in esame mostravano di non aver affatto « contatto con gruppi di coetanei (...), di esser sempre riservati. Quanto all’ intel­ ligenza essi si dimostrano per lo più al di sotto della media della loro età (...). Hanno continuamente un desiderio di distrazioni, che siano già belle e pronte e richie­ dano da parte loro il meno possibile di sforzo. Disdegnano le occupa­ zioni che richiedono un contributo attivo e una loro iniziativa perso­ nale ».

Per convèrso, quindi — osserva l’A. -— l’apparizione della televi­ sione può essere rivelatrice, attra­ verso i nuovi atteggiamenti che comporta nel fanciullo, « dei sin­ tomi di una situazione negativa nella vita » dello stesso.

Se questi sono gli elementi più generali riguardanti il rapporto fanciullo-televisione, ve ne sono altri, secondo l’A., più specifici che riguardano il tipo di « contenuti » di cui la TV è veicolo. Si è visto sopra come questi siano in generale accolti in modo diverso a seconda che lo spettatore appartenga ad una

comunità cittadina o di campagna, ma bisogna tener presente che in mezzo ai contenuti di cui si è par­ lato all’inizio « si intercalano dei programmi destinati ai fanciulli che, tutt’altro che essere loro ap­ propriati, nella maggior parte dei casi sono puerili e di cattivo gu ­ sto ». Osserva infatti l’A. : « L ’anno scorso i programmi per i fanciulli e per i giovani mi hanno spesso fatto tornare alla mente la mia infanzia, quando si presentavano in spettacoli speciali degli attori di terz’ordine, se non di quarto: come una Ifigenia dei capelli rossi e coperta di brillanti falsi, dell’età di 50 anni, per lo meno. Accade­ vano inoltre, a causa di una messa in scena affrettata, una serie di incidenti tecnici : la luna cadeva a terra (...) ». E su questo piano si possono trovare numerosissime le deficienze dei programmi televisivi per i giovani. Si pensi a come ven­ gono rappresentate le leggende: si fanno dei film — rileva l’A . — con una rappresentazione di tipo tradi­ zionale, recitati da cattivi attori. Si fanno poi programmi di mario­ nette e di cartoni animati troppo spesso infantili, e non si pensa che quelle stesse leggende che la tele­ visione tenta di riprodurre con un film sarebbero ottima materia per quei tipi di rappresentazione.

Si osserva — dice l’A. •— una negligenza molto grave nei pro­ grammi dei ragazzi, alla cui base sembra esservi « una mancanza ge­ nerale di interesse per i fanciulli e per i loro bisogni ». Non si tratta

infatti tanto di cambiare — sotto- linea — né il gusto, né i contenuti delle trasmissioni, è piuttosto la concezione con cui essi vengono attuati che deve cambiare. « Ci si meraviglia sempre nel constatare come restino poche cose nella me­ moria della maggior parte dei fan­ ciulli delle trasmissioni cui hanno assistito, nel vedere quanto poco si siano interessati e quanto poco profitto ne abbiamo tratto. Ma non è difficile scoprirne il motivo. E ’ evidente che per essi lo schermo non è altro che un luogo dove vi è continuamente qualcosa, dove un avvenimento si sussegue ad un al­ tro, senza che tra essi vi sia una successione logica. Tutto ciò resta sprovvisto di qualsiasi senso e spa­ risce da una memoria normale tanto rapidamente quanto rapidamente è stato registrato. Si precisa a tal proposito un importante argomento di indagine : determinare i limiti delle capacità infantili di assimila­ zione per conoscere, così, le condi­ zioni preliminari di una compren­ sione reale ».

E ’ evidente perciò che la lun­ ghezza della trasmissione deve es­ sere proporzionata all’età del fan­ ciullo : « la storia rappresentata deve essere corta, ma i suoi episodi devono durare più a lungo di quelli di un film per adulti ». Allo stesso modo la trasmissione deve svol­ gersi con lentezza, la « successione naturale degli avvenimenti deve es­ sere rispettata, ed è necessario evi­ tare, il più possibile, le anticipa­ zioni e i ritorni indietro », così

come non bisogna mescolare i sogni agli avvenimenti reali. Inoltre nella rappresentazione delle leggende non devono prender parte né attori­ bambini né adulti ; l’unico modo di rappresentarle deve essere quello dei pupazzi (marionette, burat­ tini, ecc.).

Ma a parte questi elementi spe­ cificamente appartenenti al linguag­ gio televisivo, un fatto soprattutto, secondo l’A., va tenuto presente: la televisione, cioè, non deve diven­ tare per il fanciullo l’occupazione esclusiva. « Bisogna che la televi­ sione non rimpiazzi, come qualcuno teme, tutto il resto e soprattutto non rimpiazzi l’attività personale. Se ben adoperata, può essere utile per dare nuovi stim oli; ridare ai fanciulli il gusto dei libri e dei giochi dimenticati (...), insegnar loro l’uso degli strumenti musicali, e molte altre cose che possono tro­ varvi il loro profitto ».

La télévision dans la vie des en­ fants è il sottotitolo del numero speciale di « Enfance » in. 2-3, 1964) che contiene un ampio sag­ gio-inchiesta di Jadwiga Komoro- WSKA, La télévision dans la vie des enfants (pagg. 81-240), e un saggio più breve di Marc Soriano, L’incidence des moyens contempo­ rains d’ information (radio, cinéma, télévision) sur les livres pour les jeunes {pagg. 241-251).

Jadwiga Komorowska, La télé­ vision dans la vie des enfants. Que­ sto lavoro, già pubblicato in

Ionia fra il 1963 (I parte) e il 1964 (II parte), presenta i risultati di una inchiesta svolta negli anni fra il 1959 e il 1962 su un com­ plesso di 239 allievi di una scuola di primo grado (dalla I alla V II) in una zona industriale della Po­ lonia. La ricerca è stata svolta nel quadro del lavoro scientifico della Accademia delle Scienze della P o­ lonia (Centro di Sociologia e di Storia della Cultura) e dell’Istituto di Filosofia e di Sociologia (Centro di Ricerche sulla Cultura di Massa).

« Un problema nasce dal conflitto delle idee con la realtà. Il problema che si trova alla base delle ricerche qui presentate — premette l’A. — scaturisce dal confronto degli ideali educativi con il corso reale del processo di socializzazione della generazione dei giovani; tale con­ fronto è stato posto in risalto da parte dei pedagogisti, dai politici e dai giornalisti contemporanei, nel momento dell’ irruzione spontanea della televisione nella vita dei fan­ ciulli e dei giovani ». Nell’ambito di questa problematica, e limitata- mente ad essa (lasciando cioè da parte i problemi strettamente psi­ cologici), una indagine che si ponga come scopo quello di determinare quale ruolo vada assumendo la te­ levisione nella vita dei fanciulli, trova lo spunto in alcune domande fondamentali, tali come:

— quali sono le modificazioni apportate dalla televisione nei vari tipi di occupazione dei fanciulli?

— quale è il contenuto delle trasmissioni viste dal fanciullo?

— quali fattori sono determi­ nanti nella ricezione delle trasmis­ sioni da parte del fanciullo?

— si verificano o meno, sotto l’ influenza della televisione, delle trasformazioni nella personalità so­ ciale del fanciullo e in particolare nella sua funzione nell’ambiente di cui fa parte? Quali sono eventual­ mente questi cambiamenti?

Risulta evidente da quanto sopra accennato che il presente lavoro — come l’A. avverte all’inizio •— differisce da lavori analoghi svolti in America, Inghilterra, Francia e altri paesi, poiché si limita a pren­ dere in esame il problema nei suoi

aspetti strettamente sociologici. In conseguenza proprio di tale pro­ gramma, quindi, i ricercatori si sono sforzati di elaborare degli strumenti di indagine che da una parte evitassero di tenersi stretta- mente sul piano dei tests (data l’artificiosità con cui la prova si pone in questo caso) e dall’altra su quello del questionario (data la vastità e l’elasticità dei dati che se ne raccoglierebbero). Si sono presi invece in considerazione vari metodi misti, applicati in momenti diversi, facendo l’uno tesoro dei dati ricavati dagli altri; ma tutti tendenti, in ultima analisi, a stu­ diare i soggetti considerati nel loro ambiente più naturale (fam iglia, gruppi di gioco, ecc.). La ricerca è in tal modo proceduta per varie fasi :

I. Esame e raccolta del mate­ riale letterario concernente il pro­

blema; raccolta di una vasta bi­ bliografia ;

II. Studio del materiale riguar­ dante più strettamente il ruolo del­ la televisione nella vita dei fan­ ciulli ;

III. Studio sul campo di quel materiale riguardante il ruolo della televisione nella vita dei fanciulli (osservazione, durata un anno, dei bambini dell’Autrice, osservazione sistematica e dettagliata dei bam­ bini di dodici famiglie scelte, « ana­ lisi di contenuto », per circa un anno, delle trasmissioni televisive ; inoltre, sulla base dei risultati avuti dalle osservazioni singole, colloqui con 164 fanciulli della scuola di I grado e con le famiglie, e prova di disegno libero con 239 allievi della stessa scuola);

IV. Elaborazione e « riprove » del materiale raccolto (prima ela­ borazione della ricerca svolta, col­ loqui con gli insegnanti di oltre 100 allievi con difficoltà particolari nell’apprendimento scolastico, rac­ colta delle osservazioni fatte dagli insegnanti su tutti i fanciulli con­ siderati durante la ricerca).

Durante tutto lo svolgimento della ricerca (4 anni circa) — av­ verte l’A. — inoltre « è stata e f­ fettuata una osservazione sull’in­ sieme della collettività, e partico­ larmente di 18 famiglie conside­ rate più in dettaglio ». Va pure tenuto presente che la data di ini­ zio della ricerca (1959) coincide

con una annata di grande diffusione e di sviluppo della rete televisiva in Polonia.

I. Attraverso il materiale rac­ colto — dice l’A. -— riguardante l’ambiente familiare dei soggetti considerati, si è giunti alla classifi­ cazione di tre tipi di famiglie : 1) tipo di famiglia urbana tradi­ zionale; 2) tipo di famiglia urbana moderna; 3) tipo di famiglia disso­ ciata. La famiglia di primo tipo è caratterizzata da elementi quale il fatto che il padre sia l’ unica fonte di guadagno, dall’obbedienza asso­ luta dei giovani agli adulti, in par­ ticolare ai genitori. La scuola deve soddisfare — nello spirito educa­ tivo di tali famiglie — gli interessi e le curiosità dei fanciulli. La fa­ miglia di secondo tipo vede la ma­ dre affiancarsi al padre nell’atti­ vità di guadagno, una suddivisione democratica dei compiti e delle re­ sponsabilità in casa e fuori. In essa il fanciullo entra nel ritmo della vita familiare senza difficoltà, ac­ quista un carattere di indipendente responsabilità con cui assume i suoi precisi compiti nella famiglia. « Il dominio ” privato ” del fan­ ciullo •— nota l’A. — è quindi più esteso e il controllo dei genitori meno rigoroso ; di conseguenza egli acquista una conoscenza della vita che oltrepassa l’ambito scolastico ». Nel terzo tipo di famiglia il padre, di solito, tende ad attribuirsi il ruolo paterno della fam iglia del primo tipo. I fanciulli cercano « molto presto di fuggire la pesante

atmosfera della famiglia, identifi­ candosi principalmente con il loro gruppo di gioco ».

II. Quali sono i fattori deter­ minanti il tempo consacrato alla televisione negli allievi osservati? Per dare una risposta a questo interrogativo •—• avverte l’A. — si è proceduto per mezzo di intervi­ ste (basate su precedenti esperien­ ze d’indagine diretta) presso 164 allievi e i loro genitori, conside­ rando poi, come risposta, la media

(delle ore passate davanti alla te­ levisione) fra le risposte dei primi e dei secondi.

Una prima importante differen­ za si nota fra i fanciulli che pos­ sono guardare la televisione in casa propria e coloro che non la pos­ seggono e la vedono altrove; tale differenza cambia inoltre a secon­ da del tipo di famiglia cui il fan­ ciullo appartiene. Per esempio i fanciulli, che hanno rapparecchio in casa, dedicano settimanalmente (in media) 13, 19, 10 ore a seconda

possiede un televisore da: 3 mesi

6 mesi 1 anno 3 anni e oltre

Risulta da questa tabella che, mentre i fanciulli delle famiglie di tipo tradizionale sono sotto un più rigido controllo e, a poco a

che si tratti rispettivamente di famiglie «tra d izion a li» (1), « m o ­ derne» (2), «d iss o cia te » (3 ); con lo stesso ordine i fanciulli che non possiedono in casa un appa­ recchio TV dedicano rispettiva­ mente 2, 3, 4 ore settimanali alla televisione. Va comunque notato che il tempo dedicato dai fanciulli alla televisione — almeno nei casi considerati nell’inchiesta, avverte l’A. — varia, diminuendo e poi sta­ bilizzandosi, col passar del tempo dall’acquisto di un televisore (o dall’ inizio alla frequenza ad un « posto di visione ») : dopo tre mesi, per esempio, le ore passate davanti alla TV sembrano diminuire sensi­ bilmente e ciò più per le femmine che per i maschi ; dopo tre anni — se si fa la media dei valori rilevati dall’inchiesta — il tempo di visione sembra essersi stabiliz­ zato intorno alle 15 ore settimanali. Ma questo stato di cose varia anche col variare del tipo di fam i­ glia, come risulta dal quadro se­ guente :

fam iglia tra dizion a le

ore settim anali fam iglia m odern a fa m ig lia d issocia ta 1 3 2 3 2 3 1 3 19 1 3 1 4 1 8 8 15 17 8

poco, vanno acquistando qualche diritto e libertà, i fanciulli delle famiglie di tipo moderno, lasciati liberi fin dall’inizio, se ne

cano poi volontariamente dopo l’ in­ teresse iniziale; i fanciulli delle famiglie dissociate, invece, mentre all’ inizio sono incuriositi e trovano nello schermo motivo di evasione, poi, quando la TV comincia a rien­ trare nell’abituale routine familia­ re, se ne allontanano.

E ’ stato poi osservato che il numero delle ore passate davanti alla televisione aumenta mano mano

tipo di famiglia: tradizionale moderna dissociata

Un altro fattore di estrema im­ portanza che condiziona il tempo dedicato alla televisione nei fan­ ciulli studiati dall’A. e dai suoi collaboratori, è quello del livello socio-culturale dei genitori. In ge­ nerale si può notare come sia im­ portante soprattutto il livello cul­ turale della madre (il massimo tempo dedicato alla TV si rileva nei fanciulli le cui madri sono di origine non cittadina) ; in ogni modo « presso i fanciulli più gio­ vani si osserva un legame inver­ samente proporzionale fra il li­ vello socio-culturale dei genitori e il tempo passato di fronte all’ap­ parecchio. Presso i fanciulli di me­ dia età (tra quelli considerati) questa interdipendenza non si os­ serva; al contrario presso i gio­ vani più avanti negli anni essa

che i fanciulli avanzano nell’età, pur tenendo presente che mentre nelle fam iglie di tipo (1) e (3) tale aumento è poco rilevante (circa 20% in più all’età di 13-14 anni ri­ spetto alle ore dedicate all’età di 8-9 anni), nelle fam iglie « tradizio­ nali » esso è molto forte e si delinea come la « conquista di un diritto » (età 8-9 anni = 6 ore, 10-12 anni = 16 ore, 13-14 anni = 20 ore).

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