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ETNIA ED IDENTITA’: UNIONE SOVIETICA

La questione delle nazionalità e dei nazionalismi è uno dei temi chiave della storia europea ottocentesca e novecentesca. I nazionalismi contribuirono, per esempio, alla disgregazione dell’Impero austroungarico, la questione delle nazionalità era particolarmente sentita anche dai leader bolscevichi che dovevano

governare l’Unione Sovietica, erede dell’Impero russo, a suo volta stato multietnico nel quale si erano manifestate tendenze nazionaliste. Lenin aveva compreso la rilevanza della questione nazionale ed assieme a Stalin nei primi anni Venti adottò il principio dell’autodeterminazione e dell’uguaglianza dei popoli, sperando così di far in modo che tutte le aree dell’Unione si unificassero per livello sociale ed economico e la questione delle nazionalità potesse esser trattata come una fase intermedia che una volta risolta lasciava spazio al problema principale, la lotta di classe327. I bolscevichi ritenevano che il nazionalismo bielorusso fosse una reazione allo sciovinismo russo ed erano preoccupati che la coscienza nazionale potesse distrarre

323Anders Rudling, The Rise and the Fall of Belarusian nationalism, pg. 107 324 Чигринов, Белорусскаяистория, pg. 646 325 Чигринов, Белорусскаяистория, pg. 902 326Чигринов, Белорусскаяистория, pg. 903 327

il popolo dalla lotta di classe328. L’obiettivo, quindi, era creare una coscienza che fosse nazionale nella forma ma socialista nel contenuto,329 sistema che veniva adottato in tutta l’Unione Sovietica. D’altro canto la gran parte delle masse in Bielorussia possedeva forme di coscienza identitaria premoderne, legate

principalmente all’aspetto religioso, ed aggiungerei, territoriale (Tuteišy, ad esempio), poco aveva potuto fare la Repubblica Popolare Bielorussia per forgiare questa identità mentre i bolscevichi, che controllavano l’intero apparato statale, impiegarono i mezzi in loro possesso per imporre il concetto di etnicità330. I bolscevichi si appropriarono del passato bielorusso sottolineando come gli eventi salienti della sua storia (la pubblicazione del primo libro stampato nel XVI secolo, l’attività di Ja. Kolas e Ja. Kupala, dei giornali “Naša Dolja” e “Naša Niva” ecc.) fossero legati da un filo di continuità che portava fino alla nascita della

Repubblica Socialista Sovietica Bielorussa331. Quindi, come i nazionalisti, anche i bolscevichi si appellarono al passato per creare un legame fra presente e futuro, allo scopo di rafforzare l’identità nazionale.

In merito all’aspetto linguistico si rileva come questo abbia acquisito maggiore importanza, solo nel contesto sovietico. I bolscevichi ritenevano che la lingua fosse l’elemento fondamentale della cultura nazionale, necessario per lo sviluppo di quest’ultima332. Il bielorusso in periodo sovietico divenne lingua ufficiale, evento in contrapposizione al periodo imperiale durante il quale non godeva di supporto da parte delle autorità. Con la nascita della Repubblica Socialista Sovietica Bielorussa i termini “Bielorussia” e “bielorusso” iniziarono a circolare tanto nel quotidiano quanto negli ambiti ufficiali, si assistette inoltre all’introduzione degli stessi nell’inno della Repubblica. Se si esclude il tumultuoso periodo che precede la nascita della RSSB, fase che si caratterizza per i diversi e successivi tentativi di creazione di uno stato bielorusso, è la prima volta che la parola “Bielorussia” non indica una regione geografica.

Il movimento nazionale bielorusso ed in particolare la temporanea Repubblica Popolare Bielorussa si erano attivati per elaborare una simbolica nazionale, la stessa cosa avvenne quando la Bielorussia diventò una delle repubbliche sovietiche. Venne abbandonata la simbologia elaborata in precedenza in favore di una nuova bandiera ed un nuovo stemma sovietici333.

I bolscevichi ritenevano che la bielorussificazione dell’omonima repubblica fosse necessaria per rafforzare il loro controllo sul territorio, consci però del rischio che una bielorussificazione forzata potesse scatenare il malcontento, e quindi dare origine ad un’opposizione costituita dalle minoranze, il governo portò avanti in contemporanea una politica similare nei confronti degli altri gruppi etnici, in particolare per quel che concerne Polacchi ed Ebrei334. Quest’ultimo aspetto è anche dimostrato dall’adozione, in

Bielorussia, di quattro lingue ufficiali, bielorusso, yiddish, polacco e russo, con il bielorusso quale lingua della maggioranza che quindi doveva prevalere nelle diverse sfere della vita sociale.

Fra le misure adottate che contribuirono allo sviluppo della coscienza nazionale vi fu, in Bielorussia come in altre parti dell’Unione Sovietica, la korenizacija (indigenizzazione), questo fenomeno interessava diversi ambiti della società. Prevedeva il reclutamento della popolazione locale che andava a lavorare nei quadri delle amministrazioni. Prima di tali misure la percentuale di Bielorussi che figuravano nelle

amministrazioni era del 21%, grazie a queste iniziative nel 1927 si arrivò al 60%335, nel 1928 l’80% dell’amministrazione centrale del partito parlava in bielorusso336.

E’ senza dubbio un risultato degno di nota in un Paese, quale la Bielorussia, dove la percentuale di

328Anders Rudling, The Rise and the Fall of Belarusian nationalism, pg. 125 329Anders Rudling, The Rise and the Fall of Belarusian nationalism, pg. 125 330

Anders Rudling, The Rise and the Fall of Belarusian nationalism, pg. 131

331

Anders Rudling, The Rise and the Fall of Belarusian nationalism, pg. 133

332Anders Rudling, The Rise and the Fall of Belarusian nationalism, pg. 125 333

Anders Rudling, The Rise and the Fall of Belarusian nationalism, pg. 130-131

334

Anders Rudling, The Rise and the Fall of Belarusian nationalism, pg. 134-135

335Kappeler, La Russia, storia di un impero multietnico,pg. 339 336

analfabetismo era, in periodo imperiale, molto elevata. La korenisazija, che in questo Paese divenne bielorussificazione di diverse sfere della società, interessò anche l’ambito scolastico. L’obiettivo dichiarato era la liquidazione dell’analfabetismo, in questo settore vennero fatti evidenti passi in avanti, infatti secondo le percentuali del 1897 solo il 13,5% della popolazione era analfabeta. Nel 1927 il 90% dei Bielorussi era in grado di leggere e scrivere337. Le scuole, inoltre, venivano aperte nelle lingue nazionali, favorendo quindi lo sviluppo di una propria identità etnica. Nel 1929-30 il 93,8% delle scuole era in lingua bielorussa, più lentamente procedeva il passaggio delle scuole superiori e delle università dal russo al bielorusso338.

Anche la pubblicazione di giornali e riviste in lingua bielorussa rientra fra le misure di

bielorussificazione, nell’arco di pochi anni la stampa divenne quasi esclusivamente bielorussofona339. Giornali e riviste da un lato servivano alla propaganda politica, dall’altro rinforzarono lo status del bielorusso stesso340.

Fra le figure che più contribuirono al processo di bielorussificazione troviamo U. Ihnatoŭski e U. Pičeta, A. Smolič341.

Nel suo testo Anders Rudling sottolinea come il supporto al nazionalismo bielorusso da parte delle autorità sovietiche fosse visto anche come strumento per combattere il nazionalismo polacco ed indebolire la Polonia incoraggiando l’irredentismo bielorusso nei territori di quest’ultima342. Sebbene con intenzioni “particolari” le politiche sovietiche degli anni Venti gettarono le basi per la formazione di un’identità bielorussa, riuscendo, forse, dove i nazionalisti avevano fallito: divulgare il concetto alle masse grazie alla stampa di giornali, all’istruzione in lingua, a lezioni sulla cultura bielorussa cui dovevano prendere parte gli impiegati delle amministrazioni.

Un altro fattore tutt’altro che irrilevante è la quesitone dei passaporti interni dell’Unione Sovietica, nei quali veniva indicata anche la nazionalità del proprietario.In altre parole è con la comparsa della Repubblica Bielorussa che nacque veramente anche la nazionalità bielorussa (a mio avviso un aspetto di notevole importanza se si pensa che meno di un ventennio prima i Bielorussi erano ritenuti o Russi o Polacchi). Sebbene sia evidente che l’indicazione della nazionalità nei passaporti possa aver contribuito alla nascita di una coscienza e di un’identità nazionale, d’altro canto questo aspetto, dal mio punto di vista, ha del paradossale. La spiegazione a questa mia affermazione sta nel fatto che nell’Unione Sovietica fino al 1932 nei censi vigeva ancora il principio di autodeterminazione della nazionalità343. Questa pratica in Bielorussia venne abbandonata già nel 1924, quando la Bielorussia venne ampliata per la prima volta; la ragione di tale evento è individuabile nella scelta delle autorità, queste infatti, frustrate dall’incapacità dei Bielorussi di aver un’identità etnica in chiave moderna, decisero che la scelta della nazionalità doveva esser fatta da esperti etnografi344. Per le autorità sovietiche anche ricorrere a fonti precedenti, in particolare alle ricerche di Karskij, per la definizione di quali fossero i confini della Bielorussia fu di vitale importanza al fine di comprendere quali territori includere in questa repubblica. Spesso nelle loro indagini le autorità

rilevavano come i Bielorussi non facessero distinzioni fra Grandi Russi, Ucraini e Bielorussi stessi, arrivando a chiamare semplicemente tutte le popolazioni come “Russi” e a spiegare in fluente bielorusso che

337Kappeler, La Russia, storia di un impero multietnico,pg. 340 338

Anders Rudling, The Rise and the Fall of Belarusian nationalism, pg. 160

339

Anders Rudling, The Rise and the Fall of Belarusian nationalism, pg. 160

340Anders Rudling, The Rise and the Fall of Belarusian nationalism, pg. 126-127 341

Anders Rudling, The Rise and the Fall of Belarusian nationalism, pg. 135

342

Anders Rudling, The Rise and the Fall of Belarusian nationalism, pg. 139

343Anders Rudling, The Rise and the Fall of Belarusian nationalism, pg. 140 344

parlavano esclusivamente in russo345.

Non credo sia comunque sbagliato affermare che la nascita di una Repubblica Bielorussa, l’uso del termini “bielorusso” nei documenti, negli atti ufficiali, il riconoscimento della nazionalità bielorussa sono tuttielementi che contribuirono a rafforzare, o forse più propriamente creare, l’auto-percezione di questo popolo. Questo punto di vista è espresso anche da Ioffe, il quale aggiunge inoltre che “…the Soviet period was the longest time span of Belarusians’ nationally conscious existence”346. Le politiche sovietiche influirono quindi notevolmente sulla formazione nazionale di questo Paese.

In seguito la politica sovietica nei confronti delle nazionalità cambiò e le misure adottate per favorire lo sviluppo dei popoli dell’Unione Sovietica vennero soppiantate da un altro tipo di pensiero a carattere più internazionalista. Parlando della Bielorussia R. Radzik afferma che i Bielorussi recepirono la visione sovietica della “bielorussicità”, la quale era circoscritta all’etnografia e al folclore, ed aggiunge che “В Беларуси, в отличии от стран Балтии, советская идеология не накладывала на национальную идеологию, но замещала ее: в итоге уровень национаольной самоидентификации в белорусском обществе оказался намного ниже, чемо бычно бывает в Европе”347. Pertanto da un lato vi fu una presa di coscienza dei Bielorussi della loro nazionalità, dall’altro l’appartenenza al mondo sovietico evidenziava il ruolo marginale del gruppo etnico, conseguentemente un Bielorusso all’interno dell’URSS si sentiva “the ‘most Soviet of the

Soviet’”348. Data affermazione è supportata anche da un’indagine della VCIOM (ВЦИОМ– всероссийский

центр изучения общественного мнения–Centro panrusso per lo studio dell’opinione pubblica) del 1991 dove solo il 24% dei Bielorussi si identificava come cittadino della RSSB mentre il 69% si definiva, in primo luogo, cittadino dell’URSS, quest’ultima cifra si dimostra al di sopra della media delle altre nazionalità349. Nel corso degli anni ’80, a seguito dei cambiamenti portati dalla perestrojka e dal riaccendersi dell’interesse verso la questione etnica, in Bielorussia si iniziò a studiare l’archeologia, il folclore locale, le proprie

tradizioni al fine di scoprire il proprio passato. Come evidenziato dalla Gapova, ebbe luogo quello che alcuni studiosi definiscono come “invenzione delle tradizioni”, che sarebbe servito da base per un progetto nazionale350.