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L’EVOLUZIONE DEL DIGITAL DIVIDE: LE IPOTESI DI NORMALIZZAZIONE E STRATIFICAZIONE

RELATIVI ALL’ACCESSO UNIVERSALE

L’EVOLUZIONE DEL DIGITAL DIVIDE: LE IPOTESI DI NORMALIZZAZIONE E STRATIFICAZIONE

Dopo aver constatato l’esistenza di un divario complesso nell’accesso, nell’uso delle ICT e nei vantaggi ad esso correlati, gli studiosi si sono anche posti la questione dell’evoluzione del digital divide allorché i tassi di penetrazione fossero aumentati.

Le due ipotesi più citate sono sostanzialmente quella della “normalizzazione” (Mochella & Atkinson, 1998) e della “stratificazione” (Norris, 2001).

Partendo da una considerazione comune, i due modelli di sviluppo del divario digitale si distinguono principalmente nella previsione della diffusione delle ICT tra la popolazione; entrambi infatti sostengono che la penetrazione di Internet nelle società contemporanee può essere rappresentata dalla curva ad “S”.

La motivazione di tale andamento è dovuta al fatto che spesso le nuove tecnologie subiscono un lento processo di adozione iniziale da parte delle società, aumentando progressivamente nel periodo successivo e raggiungendo il picco massimo quando il livello di penetrazione raggiunge un punto denominato “saturazione”. Superata questa fase, la diffusione del medium si stabilizza e il livello di penetrazione si mantiene costante. Secondo il modello di normalizzazione, condiviso dagli studiosi più “cyber-ottimisti” (cfr. Powel A.C., Compaine B.M., 2001), la diffusione tecnologica segue l’andamento mostrato in FIG 3.

Essi considerano i nuovi media come strumenti in grado di aiutare a superare le diseguaglianze sociali esistenti, idealizzando Internet quale risorsa utile a ridurre i problemi nelle società in via di sviluppo (VDS). Il Digital Divide verrà superato dalla combinazione dell’innovazione tecnologica con il potere del libero mercato e un ruolo attivo da parte delle istituzioni statali. Attuando delle politiche di investimento nelle infrastrutture tecnologiche e dell’innovazione, soprattutto nelle aree ad oggi escluse dalla Rete, sarebbe possibile ridurre il gap esistente. I fautori della “normalizzazione” enfatizzano il superamento delle diseguaglianze al tempo T e intravedono la possibilità, offerta dalla diffusione di Internet in tutti i gruppi sociali, di una maggiore democrazia e partecipazione di tutti i cittadini alla vita pubblica.

Figura 3: La “normalizzazione” della percentuale di divario digitale

Dopo una fase iniziale nella quale vengono adottate le risorse, le capacità e le conoscenze volte a trarre vantaggio dalle tecnologie digitali, segue una forte crescita fino a raggiungere la saturazione.

Raggiunto questo punto, il livello di diffusione tecnologica tenderà a normalizzarsi; questo processo è dovuto al fatto che , a lungo termine, la saturazione permetterà ai prezzi di subire un calo notevole rendendo maggiormente pervasivo l’accesso alle nuove tecnologie, e permettendo ai ritardatari di recuperare il terreno perso. Non escludendo quindi una fase iniziale di forte crescita ma che , inevitabilmente, è legata ad un ampliamento delle disuguaglianze sociali, questo modello mostra come la conseguenza della diffusione tecnologica risulta portare alla chiusura totale del digital divide, sfociante in una convergenza tra i diversi gruppi che utilizzano e sfruttano le nuove tecnologie. Nella fase iniziale, chi ha accesso alle tecnologie si caratterizza come un’élite in base a variabili socio-demografiche, che tuttavia si allargherà a tutti i livelli della scala sociale con la diffusione delle ICT (Compaine, 2001).

Come nota anche Sartori (2006) questo modello è valido solo se si adotta un’ottica bipolare del digital divide, che distingue have e have- nots, associando l’idea che col tempo la tecnologia diventerà meno costosa, più facile da usare e quindi più accessibile, senza il bisogno di interventi pubblici. Il progressivo livellamento delle differenze in termini di accesso e una diminuzione generale della domanda (saturazione) permetterà anche ai gruppi più lenti nell’adottare le ICT (per scarse risorse culturali, economiche o sociali), avranno l’opportunità di recuperare il terreno perduto.

Secondo il modello di stratificazione invece, approvato dagli autori “cyber scettici” (cfr. Norris, 2001; Castells, 2002), la diffusione tecnologica con il connesso divario, può essere raffigurata secondo l’andamento mostrato nella FIG 4.

Figura 4: La “stratificazione” della percentuale di divario digitale

Come il precedente modello, si riscontra una fase iniziale di forte epansione e investimento nelle tecnologie digitali, ma che, a differenza del modello di normalizzazione, dopo la fase di saturazione continua a mantenere vive le distinzioni tra i differenti gruppi coinvolti, non si verifica dunque una convergenza a cui consegue la chiusura del gap tecnologico, in quanto i “ritardatari” non avranno mai la possibilità di ridurre le distanze, mantenendo i divari costanti, se non in aumento, nel lungo periodo. L’effetto della penetrazione delle nuove tecnologie porterà alla permanenza, se non la dilatazione, delle disuguaglianze

sociali già esistenti. L’enfasi è quindi posta sul sistema di stratificazione sociale e sulla consistenza di una sottoclasse non qualificata all’accesso tecnologico. Il divario digitale è destinato a mantenersi inalterato non solo a livello internazionale, tra paesi occidentali avanzati e paesi in VDS, ma anche all’interno di ogni singola nazione.

L’ipotesi rafforza l’idea della nascita di nuove disuguaglianze sociali, creando disparità di potere tra gli info-ricchi e gli info-poveri, aumentando i benefici dell’élite già esistenti.

“…l’impatto culturale più importante della Computer Mediated- Communication potrebbe potenzialmente tradursi nel consolidamento delle reti sociali culturalmente dominamti, come nell’aumento del loro tenore di cosmopolitismo e globalizzazione” (Castells, 2002, p 419).

Alcuni autori, per avvalorare l’ipotesi di stratificazione della disuguaglianza, introducono una distinzione tra prodotto e servizio in relazione alla loro diffusione (Di Maggio et al, 2003; Norris, 2001). L’acquisto di una tecnologia come prodotto (ad esempio la televisione o la radio) richiedono solo un investimento iniziale di risorse; l’adozione di un servizio (come può essere il telefono, ma soprattutto Internet) richiede invece il pagamento di un canone, ripetuto nel tempo per poter usufruire del servizio stesso.

Secondo Sartori (2006), ad oggi i dati disponibili sembrano dare maggior credito a questo secondo modello (di stratificazione), che considera il fenomeno del divario digitale come multidimensionale, dove

è possibile indicare curve diverse di adozione della tecnologia per distinti gruppi di persone. L’esistenza di traiettorie specifiche rende utile, se non necessario, un intervento regolativo per ridurre le distanze tra gruppi sociali (Leigh & Atkinson, 2001).

CAPITOLO 3

L’ACCESSO UNIVERSALE: ALCUNE