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LA SOCIETA’ IN RETE

Uno degli autori più citati per quanto riguarda gli studi sul rapporto tra reti tecnologiche e configurazioni sociali è Castells. Questo studioso propone un nuovo modello di società: la «società in rete».

La sua analisi si sviluppa seguendo il «network approach», ma a differenza dell’empirica network analysis, che si concentra sullo studio dei legami tra attori sociali, in questo caso il network viene applicato ad un diverso livello di astrazione.

La società contemporanea secondo Castells è costituita prevalentemente da networks. Ciò significa che gli elementi che la costituiscono, come i mercati finanziari, l’economia globale, i movimenti sociali e il sistema di comunicazione, sono prevalentemente organizzati secondo una struttura reticolare.

I networks, o reti, hanno da una parte il vantaggio di avere una grande flessibilità e adattabilità, ma d’altra parte, oltre una certa misura, diviene difficile gestire la loro complessità. Così i networks possono favorire l’interazione delle persone, la solidarietà e il supporto reciproco, ma risultano essere poco adatti per mobilizzare e organizzare le risorse. Per questo, nella storia della società, accanto alla struttura a rete ci sono sempre stati apparati centralizzati che risultavano essere migliori nel gestire le situazioni caratterizzate da competizione, come la guerra o l’esercizio del potere, e nell’organizzazione della produzione. Secondo Castells con lo sviluppo delle nuove tecnologie dell’informazione questo

limite delle strutture reticolari è stato superato. Infatti, la comunicazione elettronica dà la possibilità ai networks di decentralizzare e gestire le varie mansioni così come di coordinare i vari obiettivi e i processi decisionali. Per questo i networks hanno gradualmente eliminato le forme di organizzazione centralizzate e gerarchiche determinando una società in cui la struttura più comune delle organizzazioni è proprio quella a rete. Il cambiamento è talmente importante che la struttura sociale, intesa come il modo in cui le persone organizzano la produzione, il potere e l’esperienza, viene completamente ridefinita sulla base delle reti di informazione.

La struttura sociale composta da networks è un sistema interattivo, continuamente in movimento. Da una parte gli attori sociali si organizzano seguendo questa logica diventando parte dei vari networks in cui sono coinvolti. Dall’altra i networks, costituiti da vari nodi, che possono per esempio rappresentare attori sociali con i loro valori e le loro credenze, formano delle consuetudini che cambiano e si ridefiniscono con il cambiare dei componenti e degli obiettivi del network stesso.

Castells crea per questa struttura una nuova metafora: la nuova società è paragonata al processo autogenerativo delle cellule scoperto dalla biologia molecolare, secondo il quale le cellule nascono e si sviluppano interagendo in un network di networks, relazionandosi sia con il corpo

che con l’ambiente. La società delle reti è composta da networks interattivi.

Secondo Castells, quindi, siamo passati dall’era industriale all’«era dell’informazione», attraverso la trasformazione della nostra società: sono stati coinvolti, ad un tempo, elementi tecnologici, economici, sociali, culturali, politici e geopolitici. In particolare, questo nuovo periodo storico nasce dall’interazione di tre processi indipendenti che si sono sviluppati tra la fine degli anni Sessanta e la metà dei Settanta: - La rivoluzione della tecnologia dell’informazione, che comprende la tecnologia delle comunicazioni e le tecnologie biologiche

- La crisi economica del capitalismo e dello statalismo

- La nascita di nuovi movimenti sociali come il femminismo, l’ambientalismo, la difesa dei diritti umani, della democrazia, delle libertà sessuali, dell’uguaglianza etnica…

La rivoluzione tecnologica ha avuto effetti particolarmente importanti sulla nostra società perché ha fatto sì che la struttura delle attività umane prendesse la forma di «rete». Inoltre, grazie alla rivoluzione tecnologica si sviluppa anche un fenomeno chiamato dall’autore «informazionismo»: quel meccanismo per cui l’esercizio del potere e la creazione della ricchezza e dei codici culturali dipendono soprattutto dalla capacità tecnologica della società e degli individui. Castells sottolinea che in ogni periodo storico la conoscenza e l’informazione sono stati determinanti per lo sviluppo, ma ciò che determina il

passaggio all’«era dell’informazione» è che la principale fonte di produzione diventa «l’azione della conoscenza sulla conoscenza stessa».

La crisi dei modelli economici tradizionali, che si sono manifestati nel capitalismo e nello statalismo, ha dato modo di svilupparsi ad una nuova forma di capitalismo, detta da Castells «capitalismo informazionale», caratterizzata dalla globalizzazione delle attività economiche centrali, dalla flessibilità organizzativa e da un più ampio potere del management sul lavoro.

Nello stesso periodo che questi cambiamenti stavano prendendo forma, in tutto il mondo industrializzato si sono formati importanti movimenti sociali con l’obiettivo non tanto di conquistare il potere ma piuttosto di cambiare il modo di vivere.

L’interazione di questi tre eventi ha dato origine ad una nuova era che si differenzia dal periodo storico precedente perché caratterizzata da una diversa struttura sociale, la «società in rete»; una nuova economia, l’«economia informazionale-globale»; e una nuova cultura, la «cultura della virtualità reale».

Per analizzare questa nuova società, la società dell’informazione, Castells è partito dall’analisi di tre elementi: i rapporti di produzione, l’esperienza e il potere.

Nel passaggio dal capitalismo industriale al «capitalismo informazionale» i rapporti di produzione si sono trasformati sia

socialmente che tecnicamente. Alla base dell’«economia informazionale-globale» si ha la produttività, che deriva essenzialmente dall’innovazione, e la competitività, che dipende invece dalla flessibilità. Per questo i rapporti di produzione sono stati gradualmente organizzati in modo da massimizzare l’innovazione e la flessibilità. Inoltre, in questo sistema assumono particolare importanza le tecnologie dell’informazione, che hanno permesso lo sviluppo di un nuovo tipo di organizzazione che ha come primo obiettivo l’adattabilità e il coordinamento simultaneo, che viene raffigurato tramite la metafora dell’«impresa a rete». All’interno di questo nuovo sistema di produzione il lavoro è fortemente differenziato tra «lavoro generico» e «lavoro autoprogrammabile» e diviene indispensabile un certo grado di flessibilità.

L’esperienza viene definita da Castells come «l’azione dei soggetti umani su sé stessi, determinata dall’interazione tra identità biologiche e culturali…. si basa sull’infinita ricerca di realizzazione di bisogni e desideri umani». Nella società industriale i rapporti di genere, che sono strutturati secondo valori patriarcali, e quindi prevedono la dominazione degli uomini sulle donne, hanno avuto una particolare importanza nel determinare l’identità dei soggetti sociali. Oggi stiamo assistendo al graduale declino del modello patriarcale a causa della concorrenza di cambiamenti strutturali e individuali.

Il potere è inteso in senso weberiano18 come quella azione che, sulla base della produzione e dell’esperienza, «impone la volontà di alcuni su altri attraverso l’uso potenziale o reale di violenza». Le relazioni di potere nelle società sono garantite dalle istituzioni della società.

Tutto ciò determina sia la comunicazione simbolica tra gli uomini sia il rapporto tra uomo e natura che, in relazione al tempo e allo spazio, si cristallizza e genera diverse culture e identità.

LA NASCITA DEL PARADIGMA DELLA TECNOLOGIA DELL’