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CAPITOLO 3 – Evoluzioni della pianificazione urbanistica

3.1 L’urban planning in Cina

3.1.1 Evoluzione storica

In Cina, il concetto di pianificazione urbanistica non è nuovo: antiche pratiche di organizzazione spaziale sono state riscontrate nella tendenza a racchiudere le città all’interno di mura e ad ispirarsi ai principi del fengshui e della geomanzia.

Più recentemente, a partire dalla fondazione della Repubblica di Cina nel 1911, si è aperto un periodo estremamente propizio per lo sviluppo della pianificazione urbanistica negli agglomerati di maggiori dimensioni, come Shanghai e l’allora repubblica, Nanchino. Questo periodo era caratterizzato dall’influenza occidentale nello stile architettonico e nella costruzione di città satellite nelle periferie delle grandi città.

Il concetto di pianificazione urbana si è poi venuto a modificare nel periodo che va dal 1949 al 1984, in cui i progetti erano strettamente controllati dal governo e dovevano rispecchiare la visione del Partito Comunista Cinese. In particolare, negli anni Cinquanta venne adottato il sistema dei piani quinquennali e al loro interno vennero inserite anche misure riguardanti la pianificazione urbana, le quali risentivano fortemente dell’influenza sovietica e si caratterizzavano per la preferenza di un’architettura di tipo monumentale. In quell’epoca, lo scopo della pianificazione spaziale era quella di incoraggiare e assistere lo sviluppo industriale. Tuttavia, nel periodo del Grande balzo in avanti (1958-1960) i progetti di urbanistica venivano aspramente criticati per le loro inefficienze sia dal punto di vista scientifico che da quello della loro fattibilità ed erano noti per avere un approccio non realistico, centralizzato, rigido e non democratico122. Per questo motivo la maggior

parte di essi venne abbandonata.

Con i cambiamenti apportati dalla politica di “riforma ed apertura” del 1978 la pianificazione urbanistica conobbe nuovamente un periodo di prosperità, ma solo dopo aver subito una profonda trasformazione segnata dal cruciale passaggio da un planning di stile sovietico ad uno maggiormente orientato al mercato. Il nuovo sistema venne

121 Dove non indicato diversamente, le informazioni in questo paragrafo derivano da DOUAY, Nicolas,

“Fulong Wu, Planning for Growth: Urban and Regional Planning in China” (Book Review), China

Perspectives, Vol. 4, 2015, pp.71-72.

122 SUN, Yeran, “Applying a spatial decision support system to the integrated regional planning of China”,

93 ulteriormente consolidato nel 1990, quando venne adottata una legge riguardante la pianificazione urbanistica, di cui l’elemento fondamentale era rappresentato dal trasferimento di competenze alle autorità locali. Nello stesso periodo all’interno del piano quinquennale vennero inseriti altri tre progetti paralleli tra loro: un piano rurale e urbano, un piano per l’utilizzo del suolo (di cui si è parlato anche nel capitolo precedente) e un piano di sviluppo socioeconomico. Ciascuno di questi piani era supervisionato da differenti commissioni o ministeri e questo tipo di organizzazione ha causato l’emergere di diversi problemi dovuti all’assenza di coordinazione e ad una errata allocazione delle risorse. Di conseguenza, anche il ruolo dello Stato cambiò e si articolò su livelli differenti: i governi locali vennero così ad assumere un maggiore controllo sui progetti di urbanistica, in modo tale da superare le barriere legislative e regolamentari e garantire il raggiungimento di nuovi obiettivi di crescita.

Fu con l’adozione di questo nuovo sistema che si rese possibile l’entrata in gioco delle forze private all’interno dei processi di pianificazione urbanistica. Allo stesso tempo, le pratiche di pianificazione furono modificate e adattate al nuovo contesto e ai nuovi obiettivi del governo, diventando meno formali e più concettuali: si iniziò dunque a basare la pianificazione spaziale sulle strategie di sviluppo territoriale di lungo periodo, cosicché l’urban planning divenne uno strumento al servizio della crescita e non più una mera allocazione di risorse. In questo senso, la pianificazione spaziale iniziò a rappresentare un punto di incontro tra lo Stato e il mercato, in quanto diventò il fondamento della crescita, grazie alla sua capacità di provvedere spazi che sarebbero diventati essenziali per l’espansione economica del Paese. Con il passaggio al nuovo sistema, il ruolo delle autorità diminuì fortemente e la loro azione fu invece sostituito dai meccanismi di mercato. Ciò non toglie tuttavia che restava ancora necessario un forte interventismo da parte del governo, in quanto l’adozione di meccanismi di mercato aveva dato luogo a nuove sfide sociali e ambientali, rendendo indispensabile l’adozione di piani regolatori.

A partire dagli anni Novanta dunque, l’orientamento allo sviluppo e alla crescita economica ha iniziato a caratterizzare l’urban planning cinese e lo strumento maggiormente utilizzato è diventato la creazione di nuove città o di eco-città. In realtà, la creazione di

94 nuovi centri urbani è una classica caratteristica della pianificazione spaziale in Cina, come dimostra la sopracitata tendenza a costruire città satelliti attorno alle metropoli come Shanghai. Tuttavia, oggi questo tipo di pratica si concretizza in mega-progetti, i quali conferiscono un nuovo significato alla pianificazione urbana, in quanto sono da un lato espressione del desiderio di mantenere alto il livello di crescita del Paese, ma sono allo stesso tempo simbolo del desiderio del governo di assumere un approccio sostenibile. Resta tuttavia vero che nella pratica tali progetti sono soggetti all’influenza dei gruppi di potere politico locali e ai criteri di profitto degli investitori, pertanto gli obiettivi di sostenibilità passano spesso in secondo piano.

Ciò che è molto importante rilevare, inoltre, è il fatto che l’urban planning si è adattato al nuovo contesto di mercato, diventando uno strumento per il marketing territoriale123.

Questo è dovuto principalmente alla riforma che ha determinato il passaggio ad una maggiore decentralizzazione e ad una maggiore autonomia e influenza delle autorità locali sui progetti urbanistici. Prima della riforma, i governi locali erano dei semplici dipartimenti del governo centrale e si limitavano a seguire i comandi di quest’ultimo, in un’organizzazione di tipo top-down. Tuttavia, successivamente i governi locali sono diventati gli attori principali nel processo di modifica degli spazi urbani, rappresentando gli interessi locali e agendo in modo attivo e flessibile per promuovere la competitività territoriale. In questo mutato contesto, l’urbanizzazione sostenibile viene ad assumere un nuovo significato, in quanto diventa uno strumento per attirare un maggior numero di residenti, investimenti, turisti e un certo tipo di industria. Di conseguenza, per aumentare il vantaggio competitivo delle loro città, i governi locali organizzano progetti di urban

renewal in collaborazione con il settore privato, dando vita a partnership pubblico-private

per la gestione urbana integrata. È quest’ultima pratica di collaborazione tra il settore pubblico e quello privato che caratterizza la pianificazione urbana cinese dei giorni nostri e funge da volano per lo sviluppo economico e sostenibile del Paese.

123 WANG, Lei, SHEN, Jianfa, “The Challenge of Spatial Plan Coordination in Urban China: The Case of

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