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Dal 2008 al 20012: evoluzioni e dilemmi

6. La classe aperta Storia di un’accoglienza provata

6.3. Dal 2008 al 20012: evoluzioni e dilemmi

Nel marzo del 2008 un’aggressione fisica nei confronti di una docente da par- te, prima, di un’allieva (la nostra scuola è frequentata in larga parte da allieve anche se negli ultimi anni la presenza di adolescenti maschi è aumentata) e, poco più tardi, della madre accorsa in suo aiuto, manifesta lo stato delle no- stre relazioni con gli studenti e le famiglie.

Giunti a tal punto le reazioni che avevamo a disposizione erano due: esacer- bare, sdoganandolo, l’atteggiamento autoritario oppure tentare una risposta educativa. Scegliamo di percorrere la seconda via, chiediamo e otteniamo il supporto dall’Assessorato e così variamo un percorso di condivisione con il collegio dei docenti. Di fronte a questo stimolo il corpo docente si scopre frammentato tra chi vede nell’esclusione - supportata da un intervento autori- tario della direzione - l’unica opzione valida, chi rimane indifferente o si mostra contrario a qualsiasi proposta e chi è disposto a mettersi in gioco. Al termine di vivaci discussioni il collegio dei docenti approva la via della risposta edu- cativa.

36 Il legislatore è consapevole del cruciale cambiamento che sta avvenendo dentro le scuole, in particolare in quelle professionali, tanto che nel 2005 la Legge Provinciale sulla scuola trentina introduce per la prima volta in Italia, all’interno dei bisogni educativi speciali, l’attenzione nei confronti degli studenti che vivono “situazioni di svantaggio determinate da particolari con- dizioni sociali o ambientali” (Legge Provinciale 7 agosto 2006, n. 5, Art. 2 Finalità e principi generali, comma h).

Di lì a breve viene costituito presso l’Assessorato un gruppo di lavoro guidato da Marco Rossi-Doria che elabora una proposta di intervento organico che andrà ad incidere profondamente nella vita della scuola: è il “Progetto Cam- pus”37 che si basa sulla presa in carico adulta e responsabile dell’adolescente,

sul riassetto del contesto scolastico attraverso la messa in campo dei dispo- sitivi cardine di seguito riportati.

• L’accoglienza del ragazzo - ancora iscritto alla scuola secondaria di pri- mo grado - e della sua famiglia, che inizia con i colloqui estivi e termina nel mese di settembre (prima dell’inizio della scuola) con uno o due giorni di attività strutturate.

• Il tutoraggio costante ma decrescente per tutti i ragazzi iscritti in prima (ciascun insegnante diviene tutor di cinque/sei allievi che seguirà sino al termine dell’anno) che può continuare l’anno successivo allorché se ne manifesti la necessità.

• Il presidio responsabile del limite, che mira a sostituire la sospensione con giornate da svolgere a scuola destinate ad attività utili alla comunità. Le attività lavorative sono intervallate da momenti - guidati da un adulto - dedicati al pensiero e alla riflessione per comprendere i motivi che hanno portato il ragazzo a infrangere le regole.

È importante sottolineare come il presidio del limite sia rivolto a contenere i comportamenti di chi eccezionalmente infrange le regole e non a risolvere le manifestazioni dirompenti dei ragazzi che le infrangono con costanza, pro- fonda rabbia e ostinazione. Per cercare di offrire una risposta a queste situa- zioni estreme continuiamo a realizzare i progetti personalizzati che, grazie al pensiero inaugurato dal Progetto, assumono una forma meno estemporanea e si trasformano in progettualità strutturate che vengono gestite di norma da un educatore e da un insegnante. Le progettualità, se ancora prevedono il ricorso alle esperienze lavorative esterne, ruotano ora attorno ad attività di recupero della relazione e delle competenze scolastiche. Si realizzano certo in uno spazio fisico fuori dall’aula, ma definito e riconosciuto dalla comunità scolastica. Si tratta di un passaggio significativo ma che continua a togliere i ragazzi dalla classe e a garantire al consiglio di classe la possibilità di delega- re la presa in carico del giovane in affanno.

• L’estensione dell’offerta formativa oltre l’orario scolastico (di norma il ve- nerdì pomeriggio che è per noi l’unico momento libero dalle lezioni) che per- mette la nascita dei gruppi musica e teatro e della cooperativa scolastica. La possibilità di partecipare ad attività socializzanti ed artistiche oltre il cur- ricolo rappresenta un interessante laboratorio sociale perché fa incontrare i ragazzi motivati e i ragazzi che vivono a cavallo tra il desiderio di partecipare e quello di abbandonare. Avvicinandosi (o partecipando) alle attività che si svol- gono dentro la scuola oltre le lezioni i ragazzi demotivati hanno l’occasione di affacciarsi (qualche volta anche sperimentare) a contesti sani che aprono su mondi altrimenti per loro difficilmente accessibili, di vivere la scuola in modo meno frustrante e di iniziare a viverla come meno ostile.

37 AA. VV., Progetto Campus. Un possibile modello per una scuola che accoglie, IPRASE, Trento 2015.

Il Progetto Campus, definendo chiaramente l’impostazione pedagogica e ri- organizzando il contesto, permette alle tensioni di allentarsi, all’adulto di ri- definire il suo ruolo, ai ragazzi di riprendere fiducia nell’adulto e alle famiglie di ritornare a confrontarsi più serenamente con la scuola. Nonostante tutto permane vigoroso in molti docenti l’atteggiamento di delega rispetto alla pre- sa in carico dei ragazzi; ancora i consigli di classe faticano a programmare proposte coordinate e condivise, ancora non riusciamo a realizzare interventi capaci di colmare le lacune che i giovani hanno accumulato in molti anni di scuola frequentata male ma che devono essere sanate se vogliamo permet- tere loro di affrontare con successo le scuole superiori; ancora molti ragazzi dentro le aule non ci sanno stare, continuano a violare l’istituzione e il diritto di apprendere di chi indossa l’abito dello studente.